"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 10 febbraio 2017

Paginatre. 69 “Populismo Mediatico”



Da “Sul regime di Populismo Mediatico” (2005) di Umberto Eco, riportato in “Pape Satàn Aleppe” – “La nave di Teseo” Editore, pagg. 469, € 20 – alle pagine 386/389: Nei giorni in cui Berlusconi annunciava a 'Porta a Porta' il presunto disimpegno italiano nell'Iraq, e poi nei giorni seguenti, mi trovavo a Parigi, dove si stava aprendo il salone del libro, e così ho avuto occasione di parlare delle cose italiane con i francesi, i quali sono specializzati nel non capire mai esattamente che cosa succede a casa nostra - e spesso non senza una qualche ragione. Prima domanda: perché il vostro presidente del consiglio ha annunciato una decisione così grave in una trasmissione televisiva e non in parlamento - dove forse avrebbe anche dovuto chiedere un parere o un consenso? Ho spiegato che questa è la forma del regime di populismo mediatico che Berlusconi sta instaurando, dove tra il Capo e il Popolo si pone un rapporto diretto, attraverso i mezzi di massa, esautorando così il parlamento (dove il Capo non ha bisogno di andare a cercare consenso perché il consenso ce l'ha assicurato - e quindi il parlamento tende a diventare il notaio che registra gli accordi presi tra Berlusconi e Bruno Vespa). Ho anche spiegato che l'Italia è uno strano paese fondato sulla malafede semantica. Mentre i giornali o le radio americane quando parlando dell'Iraq parlano di 'insurgency' (che a casa mia si traduce insurrezione, o come minimo guerriglia estesa) se qualcuno in Italia usa il termine più o meno corrispondente di 'resistenza', ci si strappa le vesti come se si volesse paragonare il terrorismo fondamentalista alla gloriosa resistenza italiana. Senza accettare l'idea che 'resistenza' sia un termine neutro, come insorgenza o insurrezione, che si deve usare quando in un paese parte della popolazione resiste in armi a un occupante straniero - anche se quello che fanno i resistenti non ci piace, e anche quando nel movimento di guerriglia s'inseriscono gruppi palesemente terroristici. Ho anche rivelato che i lamenti più appassionati per lo sfregio che si farebbe alla gloriosa resistenza italiana vengono tra l'altro da coloro che in altra sede stanno cercando di mostrare come la nostra resistenza sia stata opera di banditi e assassini. Ma questa è un'altra storia. Quindi ho chiarito che (altra curiosa debolezza semantica) molte persone si stracciano le vesti quando si parla di regime a proposito di Berlusconi perché pensano che ci sia stato un solo regime, quello fascista, e hanno buon gioco a mostrare che Berlusconi non sta mettendo i bambini italiani in camicia nera né cercando di conquistare l'Etiopia (cosa che neppure Storace, credo, pensa ancora di fare). Ma regime significa forma di governo tanto è vero che si parla di regime democratico, regime monarchico, regime repubblicano, eccetera. Quella che Berlusconi sta instaurando è una forma di governo inedita, diversa da quella sancita dalla costituzione, ed è appunto quel populismo mediatico di cui parlavo, tanto è vero che per perfezionarlo Berlusconi sta tentando di modificare la costituzione. Le domande si sono infittite i giorni seguenti quando, dopo le severe reprimende di Bush e Blair, Berlusconi ha detto di non avere mai detto che avrebbe ritirato le truppe dall'Iraq. Ma come è possibile che si contraddica così, mi chiedevano i miei interlocutori. Ho spiegato che questa è la bellezza del populismo mediatico. Se tu una cosa la vai a dire in parlamento, va agli atti, e dopo non puoi dire di non averla detta. Invece dicendola alla tv, Berlusconi ha ottenuto subito il risultato che si proponeva (guadagnare una certa popolarità a fini elettorali); e dopo, quando ha affermato di non averlo detto, da un lato ha tranquillizzato Bush e dall'altro non ha perduto quel tanto di consenso che aveva guadagnato, perché è virtù dei mass media che chi li segue (e non legge i giornali) dimentica il giorno dopo che cosa era stato esattamente detto il giorno prima, e al massimo conserva l'impressione che Berlusconi avesse detto una cosa simpatica.
Questo procedimento è tipico per esempio della televendita: chi vende una lozione per i capelli può mostrare alle otto e mezza le due foto di un cliente completamente calvo che ha poi riacquistato una folta capigliatura, per poi dire alle dieci e mezzo che naturalmente il suo prodotto è serio, non promette di far ricrescere i capelli perduti ma è miracoloso nell'arrestare la caduta di quelli che ci sono ancora. Frattanto gli spettatori sono cambiati, o se sono rimasti gli stessi si sono dimenticati di quanto era stato detto due ore prima, e conservano solo l'impressione che il venditore venda cose documentate e non false speranze. Ma, hanno osservato i miei interlocutori, gli italiani non si accorgono che così facendo Berlusconi (e con lui l'Italia) perdono di credibilità non solo presso Chirac o Schroeder ma anche presso Blair e Bush? No, ho risposto, di questo possono accorgersi gli italiani che leggono i giornali, ma costoro sono una minoranza rispetto a quelli che ricevono notizie solo dalla televisione, e la televisione dà solo le notizie che piacciono a Berlusconi. Questo è appunto il regime di Populismo Mediatico.

Nessun commento:

Posta un commento