Da “Caro Pd,
ascoltare la base non si fa più?” di Antonio Padellaro, pubblicato su “il
Fatto Quotidiano” del 15 di febbraio 2017: (…). Ora, nella discussione nel partito di
maggioranza relativa, tutta quanta di ceto politico, nessuno si preoccupa degli
8 milioni 644mila elettori che nelle ultime politiche del 2013 votarono Pd. O
dei 2 milioni e 800mila cittadini che parteciparono alle primarie vinte da
Renzi. O dei circa 380mila iscritti al partito del 2016 (previsti in calo
nell’anno in corso). L’opinione di quella che una volta era definita con un
certo rispetto “la Base” appare (e non da oggi) del tutto irrilevante (…). Potrebbero
sembrare osservazioni passatiste e abbastanza patetiche se il cosiddetto
“populismo” non fosse continuamente evocato da astrattisti e surrealisti come
il pericolo mortale per le democrazie e anzi la negazione stessa della civiltà.
Eppure per comprendere da dove scaturisca l’energia che muove la nuova barbarie
basterebbe riascoltare Donald Trump, il più barbaro di tutti, nel suo discorso
d’insediamento alla Casa Bianca là dove egli dice: “Oggi trasferiamo il potere
da Washingon D.C. restituendolo al popolo”. Detto fatto poiché l’orrendo
pupazzo dai capelli gialli ha nei primi dieci giorni della sua presidenza
cominciato a mantenere le principali orrende promesse fatte ai suoi elettori:
dal muro col Messico allo stop immigrazione. E se giudici e messicani non sono
d’accordo, ciò non fa che rafforzare il rapporto sentimentale tra The Donald e
i suoi elettori, i quali possono dire: lui sì che mantiene gli impegni, sono
quegli altri a non volere il bene dell’America. Vedrete, lo stesso farà
l’orrenda Le Pen se dovesse vincere le presidenziali in Francia con l’uscita
dall’Euro e le frontiere sigillate. Così la premier Teresa May (che populista
non è) ha subito avviato l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue come chiesto,
pensate un po’, dalla maggioranza degli elettori. Dunque, battere il cosiddetto
“populismo” si può: basta non tradire gli impegni presi con il popolo, non
dimenticarsi di essi già il giorno dopo la proclamazione dei risultati. Tornando
in Italia per rispettare il volere degli elettori sarebbe stato sufficiente,
per esempio non archiviare il plebiscito del 4 dicembre tra le varie ed
eventuali. Con la beffa del governo fotocopia Gentiloni composto dagli stessi
medesimi ministri renziani non meno coinvolti nella solenne bocciatura
popolare. Fregarsene allegramente di chi ti ha dato fiducia non è mai gratis e
il conto salato il Pd aveva cominciato a pagarlo con le amministrative della
scorsa estate. Come reagirebbe adesso una Base mai consultata se messa di
fronte a una rottura traumatica appresa dai giornali? Al di là dei calcoli di
bottega i due Pd frutto dell’eventuale scissione difficilmente saranno la somma
aritmetica dei consensi raccolti dall’attuale partito. La storia politica
italiana insegna che quasi sempre una forza si scinde in due debolezze. Voti
smarriti che gioveranno soprattutto ai 5Stelle, cioè proprio a quei populisti
brutti e cattivi contro cui il Pd (…) chiede la chiamata alle armi. Si chiama
eterogenesi dei fini. Ma anche suicidio.
Nessun commento:
Posta un commento