"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 17 dicembre 2025

Doveravatetutti. 41 Làszlò Krasznahorkai: «Homo erectus, fondandoti sulla tua esperienza, hai inventato il tempo, hai costruito veicoli e imbarcazioni, hai girovagato nell'Ignoto della Terra, saccheggiando tutto quello che poteva essere saccheggiato».

      

Sopra. Fotogramma dal film "Il cielo sopra Berlino" - 1987 - del regista Wim Wenders.

“Questo cielo è senza angeli”Cammino  avanti  e  indietro  e  penso agli angeli, anche in questo momento sto camminando avanti e indietro, non fatevi ingannare dai vostri occhi: potrà sembrarvi che stia qui in piedi a parlare in un microfono, ma no, in realtà sto camminando incessantemente, da un angolo all'altro e poi indietro da dove ero partito, e avanti e avanti, in tondo e in tondo, e sì, sto pensando agli angeli; agli angeli, e posso subito svelarvi che questi sono angeli di un tipo nuovo, sono angeli che non hanno le ali, ragion per cui non c'è bisogno di stare a rimuginare, per esempio, se le due ali spuntano fuori dalla schiena di questi angeli, se queste due ali enormi si stendono in fuori così pesanti passando anche attraverso la veste di questi angeli, e che razza di lavoro fa il loro sarto celeste, che razza di conoscenze sconosciute ha accumulato lassù nel suo atelier quando li deve abbigliare; le due ali sono al di fuori, naturalmente, al di fuori del loro corpo incorporeo, ma allora come fanno a metterle fuori da quella veste fisica incorporea che si avvolge così dolcemente intorno a loro e copre anche le ali, o all'inverso, se le ali non spuntano fuori, allora come fa quel manto celeste a coprire i loro corpi insieme alle ali, oh povero Botticelli, povero Leonardo, povero Michelangelo, e poveri Giotto e Beato Angelico! Ma non ha importanza ormai, questa domanda è evaporata insieme agli angeli di una volta, gli angeli di cui sto parlando sono i nuovi angeli, questo è chiaro mentre comincio a girare forsennatamente per la stanza, anche se tutto quello che vedete voi è che sto qui in piedi di fronte a un microfono ad annunciare, da vincitore del premio Nobel per la letteratura di quest'anno, che volevo parlare della speranza, ma invece non ne parlerò e al suo posto parlerò di angeli, comincerò da lì, e già si formano nel mio cervello contorni confusi mentre mi accingo al compito, assumendo una postura meditativa nel mio spazio di lavoro che non è particolarmente grande, complessivamente quattro metri per quattro in una stanza-torre, a cui bisogna sottrarre l'area della scala che porta su e giù dal piano terra; naturalmente non dovete immaginarvi una romantica torre d'avorio, questa stanza-torre, costruita con tavole di abete rosso di quelle più economiche e collocata nell'angolo destro di una casa di legno a un piano, si eleva sopra a tutto il resto, perché il mio terreno sta sopra una pendenza, perché l'intera costruzione è in cima a una collina, tutto l'appezzamento è su un pendio ed è inclinato, anzi è fortemente inclinato, verso una valle, e il che significa che quando ho deciso, perché ne avevo grande necessità, di allargare le stanze del piano terra, e mi serviva perché i libri stavano cospirando per occupare tutto lo spazio disponibile e dopo un po' non mi è più stato possibile rimandare l'opera, per via di questa pendenza la stanza in più che ho costruito si innalzava già come una torre sopra il piano inferiore, pesando su di esso; in ogni caso, qui vorrei parlare semplicemente di angeli,

 e non di speranza,

e non quelli vecchi, i vecchi angeli voglio dire, perché i vecchi angeli, quelli con le ali - pensate ai più famosi di loro nei dipinti dell'Annunciazione, prodotti in quantità innumerevole durante il Medioevo e il Rinascimento - portavano un messaggio, il messaggio che Colui che Nascerà sarebbe nato; questi erano gli angeli di una volta, messaggeri celesti che arrivavano di continuo con questo o qualche altro messaggio, e secondo le scoperte dell'angelogia il più delle volte trasmettevano il messaggio al destinatario verbalmente, o come si vede nelle raffigurazioni del IX e del X secolo leggevano direttamente da un rotolo di carta ondulato, una frase-nastro, in raffigurazioni che accordavano alla parola un'importanza fuori dal comune; eppure questi angeli, anche quando adempiono alla loro missione, trasmettono ancora (per essere esatti trasmettevano) il messaggio di Colui che È Superiore a Ogni Cosa al suo eletto, la parola velata da luce o sussurrata nell'orecchio, a significare che, a prescindere dalle raffigurazioni, questi angeli non sono realmente distinguibili dal messaggio che recano (più precisamente, non erano realmente distinguibili dal messaggio che recavano), tanto che dovremmo dire, in realtà, che questi vecchi angeli erano essi stessi dei messaggi, erano essi stessi il messaggio che arrivava sempre da Colui che Non Può Essere Supplicato, lui li mandava, lui mandava gli angeli a noi, a noi che ci dibattiamo nella polvere, noi che vaghiamo, condannati a Imprevedibili Conseguenze - oh, i bei tempi !- in una parola, ogni angelo di una volta era un messaggio da qualcun altro a qualcun altro, un messaggio di novella nella veste di un comando o di una comunicazione, ma non intendo affrontare questo argomento qui in piedi di fronte a voi, mentre cammino forsennatamente avanti e indietro nella mia stanza-torre, che come già sapete è costruita con le tavole di abete rosso più economiche ed è quasi impossibile da riscaldare, e che è una torre soltanto per via della forte pendenza del terreno, insomma non parlerò di quelli vecchi, anche se le immagini che vivono dentro di noi - grazie ai geni del Medioevo e dell'inizio dell'era moderna, da Giotto a Giotto - anche se questi vecchi angeli, con i loro calzanti epiteti di meraviglioso, sublime e recondito, anche se riescono ancora a toccare le nostre anime in qualsiasi momento, perfino ora, anche se riescono a toccare le nostre anime incapaci di fede, perché erano i soli che nei secoli, grazie alle loro infrequenti apparizioni, ci consentivano di dedurre l'esistenza del Cielo, e con essa potevamo dedurre anche la direzione che creava dentro di noi la struttura dell'universo come direzione, perché dove c'è direzione c'è distanza, e quindi c'è lo spazio, e dove c'è direzione esiste anche una distanza tra due punti, e quindi c'è il tempo, e c'è di conseguenza, da secoli ormai (oh, e da millenni!), il mondo che si crede essere stato creato, dove questi incontri con loro, con questi vecchi angeli, ci offrivano la possibilità di una salda percezione del sopra e del sotto come qualcosa di autentico e reale, e perciò se volessi parlarvi dei vecchi angeli camminerei in cerchio partendo da un angolo e tornando allo stesso angolo, ma no, i vecchi angeli non ci sono più, ci sono solo quelli nuovi, e quanto a me non cammino in cerchio partendo da un angolo e tornando allo stesso angolo pensando a loro mentre sto qui in piedi in presenza della vostra attenzione, perché, come forse ho già detto,

i nostri angeli sono questi nuovi,

e avendo perso le ali non hanno più a disposizione quelle vesti che si avvolgono dolcemente intorno a loro, camminano tra di noi in semplici abiti di tutti i giorni, non sappiamo quanti siano, ma secondo qualche oscuro indizio il loro numero rimane invariato, e proprio come gli angeli vecchi ai vecchi tempi, questi nuovi misteriosamente compaiono chissà come qua e là, compaiono di fronte a noi nello stesso genere di situazioni nella nostra vita di quelli vecchi, e a dire il vero è facile riconoscerli se vogliono che li riconosciamo, se non nascondono quello che portano con sé, è facile perché è come se entrassero nella nostra esistenza con un tempo differente, un ritmo differente, una melodia differente da quella a cui camminiamo, noi che ci affanniamo e vaghiamo nella polvere quaggiù, e non possiamo nemmeno essere sicuri che questi nuovi angeli arrivino da un qualche parte lassù, perché non sembra neanche che ci sia più un «lassù», come se pure quello - insieme ai vecchi angeli - avesse ceduto il posto al QUALCHE PARTE eterno dove ormai solo le folli strutture degli Elon Musk di questo mondo organizzano lo spazio e il tempo, e da ciò può emergere che mentre voi vedete e sentite invariabilmente solo un vecchio uomo di fronte a voi, che parla nella sua lingua sconosciuta in occasione della sua cerimonia di premiazione del Nobel per la letteratura, un vecchio uomo che naturalmente sta camminando avanti e indietro immutabilmente e precisamente in quella stessa, irriscaldabile stanza-torre, tra le tavole di abete rosso, che sta camminando e camminando in tondo, che sarei io, quello che ora accelera il ritmo come a voler esprimere che le sue riflessioni su questi nuovi angeli necessitano di un diverso tipo di passo e un diverso tipo di velocità da quello della persona che sta pensando a loro, e in effetti, ora che accelero i miei passi, mi accorgo all'improvviso che non solo questi nuovi angeli non hanno le ali, ma che non hanno neanche un messaggio, di qualsivoglia tipo, che sono semplicemente qui tra noi, nei loro semplici abiti di tutti i giorni, irriconoscibili se così vogliono, ma se vogliono essere riconosciuti allora scelgono uno di noi, gli passano accanto e all'improvviso, in un unico istante, le cataratte ci cadono via dagli occhi, le placche ci cadono via dal cuore, vale a dire che avviene un incontro, rimaniamo lì sgomenti, oddio santo, è un angelo, sono qui di fronte a noi, solo che... non ci danno nulla, non c'è nessuna frase che ondeggia intorno a loro, non c'è nessuna luce con cui possano sussurrarci all'orecchio, voglio dire che non dicono una sola parola, come se fossero diventati muti, se ne stanno semplicemente lì e ci guardano, cercano il nostro sguardo, e in questa ricerca c'è la preghiera di guardarli negli occhi, così da poter essere

noi stessi

a trasmettere loro un messaggio, solo che sfortunatamente non abbiamo nessun messaggio da dargli, perché in risposta a quello sguardo implorante potremmo dire soltanto quello che fu detto in risposta molto tempo fa, quando c'era ancora una domanda, ma ora non c'è domanda né risposta, e quindi che razza di incontro è questo, che razza di scena celeste e terrena è questa, se ne stanno semplicemente di fronte a noi, ci guardano, e pure noi ce ne stiamo semplicemente lì a guardarli, e se loro magari capiscono qualcosa di tutta questa faccenda, noi di certo non capiamo che sta succedendo, il muto che parla al sordo e il sordo che parla al muto, come fa a nascere una qualsiasi conversazione da questo, come fa a nascere una qualsiasi comprensione, tantomeno parlare della presenza divina, quando improvvisamente viene in mente a ogni persona sola, stanca, triste e sensibile, come sta succedendo in questo momento - se posso annoverarmi tra voi - come viene in mente a me, che apparentemente sono qui davanti a voi a parlare nel microfono, ma in realtà sono lassù nella stanza-torre, come sapete, tra le tavole di abete rosso a buon mercato e quella coibentazione inqualificabile, arriva la presa di coscienza che questi nuovi angeli, nel loro infinito mutismo forse non sono più nemmeno angeli, ma sacrifici, sacrifici nel senso originario, sacro della parola, e rapidamente tiro fuori il mio stetoscopio, perché lo porto sempre con me, e ce l'ho anche adesso, mentre parlo da quella stanza-torre camminando avanti e indietro, e con gran delicatezza appoggio il diaframma e la campana sopra il petto di tutti voi, e immediatamente sento il suono del destino, sento i vostri destini, e così facendo entro in questo destino, sento questo destino battere e trasformare immediatamente questo momento, ma soprattutto il momento successivo che avrebbe dovuto esserci, perché no, il momento che all'apparenza sarebbe dovuto seguire non è il momento che segue, segue un momento completamente diverso, il momento di sgomento e di abbattimento che mi arriva addosso, perché il mio stetoscopio rileva la storia orribile di questi nuovi angeli che stanno di fronte a me, la storia che sono sacrifici, sacrifici: e non per noi, ma a causa di noi, per ognuno di noi, a causa di ognuno di noi, angeli senza ali e angeli senza un messaggio, e costantemente consapevoli che c'è guerra, solo e soltanto guerra, guerra nella natura, guerra nella società, e questa guerra non viene condotta soltanto con le armi, non viene condotta soltanto con la tortura, non viene condotta soltanto con la distruzione: ovviamente questo è uno degli estremi della scala, ma questa guerra avanza anche all'estremo opposto, perché una sola, singola parola cattiva è sufficiente, una sola, singola parola cattiva scagliata verso questi nuovi angeli, una sola azione ingiusta, irriguardosa, senza dignità è sufficiente, una sola singola ferita di corpo e anima, perché quando sono nati non erano fatti per questo, sono senza difese di fronte a questo, senza difese contro l'annientamento, senza difese contro l'abiezione, di fronte alla cinica spietatezza contro la loro innocuità e castità, un solo atto è sufficiente, ma anche una sola parola cattiva è sufficiente per ferirli in eterno, e io non posso porvi rimedio neanche con diecimila parole, perché è al di là di ogni rimedio.

Ah, basta con gli angeli!

Parliamo invece della dignità degli esseri umani. Essere umano - creatura sbalorditiva - chi sei tu? Hai inventato la ruota, hai inventato il fuoco, hai capito che la collaborazione era il tuo solo mezzo di sopravvivenza, hai inventato la necrofagia per poter essere signore del mondo sotto il tuo comando, hai acquisito un intelletto di sconvolgente vastità e il tuo cervello è così grande, così corrugato e così complesso che grazie a esso hai acquisito realmente un potere, pur se abbastanza limitato, su questo mondo a cui hai anche dato un nome, arrivando a conclusioni su di esso che dopo hai scoperto non essere vere, ma ti hanno aiutato a progredire nel corso della tua evoluzione; il tuo sviluppo, avanzando con apparenti passi da gigante, ha rafforzato la tua specie sulla Terra e l'ha fatta crescere, ti sei radunato in orde, hai costruito società, hai creato civiltà, sei anche diventato capace del miracolo di non estinguerti, pur se questa possibilità esisteva, ma una volta di più ti sei alzato sulle tue due gambe, poi, come Homo habilis, hai fabbricato utensili con la pietra, e sapevi anche come usarli, poi, come Homo erectus, hai scoperto il fuoco e poi, grazie a un minuscolo dettaglio (al contrario dello scimpanzé, la tua laringe e il tuo palato molle non si toccano) ti è diventato possibile generare il linguaggio, parallelamente allo sviluppo dell'area del cervello dedicata alla parola; ti sei seduto insieme al Signore dei Cieli, se possiamo credere ai passaggi passati sotto silenzio del Vecchio Testamento, ti sei seduto insieme a Lui e hai dato nomi a tutte le cose create che Egli ti mostrava, poi, più tardi, hai inventato la scrittura, ma a quel punto eri già capace di ragionamenti filosofici, prima collegavi gli eventi e poi li separavi dalle tue credenze religiose; fondandoti sulla tua esperienza, hai inventato il tempo, hai costruito veicoli e imbarcazioni, hai girovagato nell'Ignoto della Terra, saccheggiando tutto quello che poteva essere saccheggiato, hai capito cosa significava concentrare la tua forza e il tuo potere, hai disegnato mappe di pianeti considerati inavvicinabili, e arrivati a questo punto non vedevi più il sole come un dio e le stelle come determinanti del destino, hai inventato, o meglio hai modificato la sessualità, i ruoli di uomini e donne, e molto tardi, anche se non è mai troppo tardi, hai scoperto amore per essi, hai inventato i sentimenti, l'empatia, le diverse gerarchie dell'acquisizione di conoscenze, e infine sei volato nello spazio, abbandonando gli uccelli, poi sei volato su fino alla Luna, e hai fatto i tuoi primi passi lassù, hai inventato armi talmente potenti che potresti far saltare per aria tutto il pianeta più e più volte, e poi hai inventato le scienze in maniera così flessibile che grazie a essa il domani prevale e mortifica ciò che oggi può essere solo immaginato, e hai creato l'arte dai disegni nelle caverne fino all'Ultima cena di Leonardo, dal magico e oscuro incanto del ritmo fino a Johann Sebastian Bach, infine, in accordo con il progresso storico, tu, con una completa e totale repentinità, hai cominciato a non credere più in nulla di nulla e grazie ai dispositivi che tu stesso hai inventato, distruggendo l'immaginazione, ti sei ritrovato ormai solo con una memoria a breve termine, e hai così abbandonato il nobile e comune possesso della conoscenza e della bellezza e del bene morale, e ora sei pronto per traslocare nelle terre basse, dove le tue gambe affonderanno, non muoverti, stai andando su Marte? invece: non muoverti, perché questo fango ti inghiottirà, ti trascinerà giù nella palude, ma è stato bello, il tuo viaggio attraverso l'evoluzione è stato entusiasmante, solo che, sfortunatamente, non può essere ripetuto.

N.d.r. Il testo sopra riportato è dello scrittore Làszlò Krasznahorkai – “Premio Nobel per la letteratura 2025” - che lo ha letto nel corso della cerimonia di premiazione avvenuta in Stoccolma il 7 di dicembre ultimo, pubblicato sul settimanale “Robinson” del quotidiano “la Repubblica” del 14 di dicembre 2025 .

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