La missione “costituente” del Renzi Matteo ben
esplicitata nel suo volume “Tra De
Gasperi e gli U2. I trentenni e il futuro” – Giunti editore (2006) -,
visione ripresa e ben illustrata con le doverose citazioni tratte
dall’autorevole scritto in “Il vecchio
pallino del turbo premier” di Lucio Giunio Bruto su “il Fatto quotidiano”
del 22 di ottobre dell’anno 2014: (…). Secondo lo sbrigativo presidente della
Provincia di Firenze (nei pronunciamenti che risalgono all’anno 2006, oggigiorno
primo ministro n.d.r.), “i vecchi codici del passato non dicono
più niente”, e per capirlo “basta esaminare dieci articoli della Costituzione
per fare i conti con la dimensione radicale della novità (...) i valori della
Costituzione valgono ancora per tutti?”. La risposta renziana è no. E per
dimostrarlo (...) comincia l’esame dei 10 articoli:
(...). “Art. 1. L’Italia è
una Repubblica democratica fondata sul lavoro (...). Bisogna prendere atto del
fallimento del nobile obiettivo dei Costituenti. Altro che fondata sul lavoro!
Oggi l’Italia è una Repubblica affondata sulla rendita finanziaria che è nemica
del lavoro” (...). “Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (...). È
vero che tutti i cittadini sono uguali, ma qualcuno è meno uguale degli altri”.
Ne consegue che anche questo articolo è vecchio e superato. (...). “Art. 4. La
Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro (...). Non
andremo da nessuna parte, se continueremo a restare aggrappati alla tenera
illusione di un mondo che non c’è più”. (...). “Art. 5. La Repubblica una e
indivisibile riconosce le autonomie locali (...). Una e indivisibile. Anche
sexy?” (...). E poi ci si lamenta se l’unico, vero difensore civico ormai è il
Gabibbo” (...) “Art. 10. L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle
norme del diritto internazionale generalmente riconosciute (...). Fatta
l’Italia, Cavour voleva fare gli italiani. Oggi per l’Europa vale il principio
opposto. È maturo infatti un forte sentimento di identità europea, soprattutto
tra i più giovani” (...). “Art. 11. L’Italia ripudia la guerra come strumento
di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali; consente... alle limitazioni di sovranità
necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;
promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo
(...). Ma a sessant’anni da quella Costituzione, qualcosa è cambiato. Il grande
sogno di avere organizzazioni internazionali finalizzate ad assicurare la pace
e la giustizia fra le Nazioni è sostanzialmente tanto necessario quanto (almeno
ad oggi) fallito”. “ART. 21. Tutti hanno diritto di manifestare
liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione (...). La Costituzione, con tutto il rispetto naturalmente, non se
la può cavare con l’espressione ‘ogni altro mezzo di diffusione’ (...) tutto è
in discussione con le nuove tecnologie” (...) “Art. 31. La Repubblica agevola
con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e
l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie
numerose (...). Chi vuole davvero difendere i principi costituzionali della
famiglia deve additare come responsabile la tv di Beautiful, che ha disgregato
la famiglia naturale fondata sul matrimonio (...). “Art. 49. Tutti i cittadini
hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo
democratico a determinare la politica nazionale (...) Bisogna prendere atto che
l’articolo 49 è poco più che una boutade nell’attività concreta quotidiana... I
cittadini, infatti, non hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti.
I cittadini hanno il terrore di farlo. E talvolta anche il ribrezzo”. (...).
“Art. 52. La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino (...). Non è più
il confine geografico a fare la Patria. Il mondo è piatto, senza confini, la
comunicazione raggiunge e tocca tutti gli angoli del villaggio globale (...).
La pochezza culturale che traspare dalle pagine di Tra De Gasperi e gli U2 è
tale da lasciare esterrefatti. L’arringa anti-Costituzione del presidente della
Provincia fiorentina è un incredibile pasticcio superficiale, ignorante e
velleitario, che non scalfisce neppure di striscio uno solo dei principi
costituzionali menzionati.
Da “La
democrazia autoritaria” Marco Travaglio, su “il Fatto Quotidiano” del 6 di
luglio dell’anno 2014: Ecco cosa accadrà se le “riforme” di Renzi,
Berlusconi & C. entreranno in vigore: un regime da “uomo solo al comando”
senza opposizioni né controlli né garanzie. Cari lettori, scriveteci il vostro
pensiero sul modo migliore di opporci al rischio di questo disegno
incostituzionale e piduista. 1. Camera. Con l’Italicum e le sue liste bloccate,
sarà ancora composta da 630 deputati nominati dai segretari dei partiti più
grandi. Quelli medio-piccoli saranno esclusi da soglie di accesso altissime (3%
nell’ultima stesura n.d.r.). Il primo classificato (anche col 20%) avrà
il 55% (40% nell’ultima stesura n.d.r.) e potrà governare da solo,
confiscando il potere legislativo, che di fatto coinciderà con l’esecutivo a
colpi di decreti e fiducie. 2. Senato. Con la riforma costituzionale, sarà
formato da 100 senatori non eletti: 95 scelti dai consigli regionali (74 tra i
consiglieri e 21 tra i sindaci) e 5 dal Quirinale. Sarà dominato dal primo
partito e comunque non potrà più controllare il governo: niente fiducia né voto
sulle leggi (solo pareri non vincolanti, salvo per le norme costituzionali). 3.
Opposizione. I partiti di opposizione saranno decimati dall’Italicum. I
dissenzienti dei partiti governativi potranno essere espulsi e sostituiti in
commissione (vedi Mauro e Mineo). La “ghigliottina” entra in Costituzione:
corsia preferenziale per le leggi del governo da approvare in 2 mesi, con
divieto di ostruzionismo e emendamenti strozzati. 4. Capo dello Stato. Se lo
sceglierà il capo del governo e del primo partito dopo il terzo scrutinio,
quando la maggioranza dei 2/3 scende al 51%. Col 55% dei deputati, gli basteranno
33 senatori. Dopo il precedente presidenzialista di Napolitano, il Colle potrà
arrogarsi enormi poteri d’interferenza in tutti i campi, giustizia in primis. 5.
Corte Costituzionale. Il governo controllerà 10 dei 15 “giudici delle leggi”: i
5 nominati dal Parlamento e i 5 scelti dal capo dello Stato (gli altri 5 li
designano le supreme magistrature). Difficile che la Consulta possa ancora
bocciare leggi incostituzionali o dar torto al potere politico nei conflitti
con gli altri poteri dello Stato. 6. CSM e magistrati. Anticipando la pensione
delle toghe da 75 a 70 anni, il governo decapita gli uffici giudiziari. I nuovi
capi li nominerà il nuovo Csm, con 1/3 di laici vicini al governo e un
presidente e un vice fedelissimi al governo, previo ok del Guardasigilli.
Progetto di dirottare i giudizi disciplinari dal Csm a un’Alta Corte per 2/3
politica, cioè governativa. 7. Procuratori e PM. Dopo la lettera di Napolitano
e il voto del Csm sul caso Bruti-Robledo, il procuratore capo diventa
padre-padrone dei pm, privati dell’autonomia e dell’indipendenza “interne”. Per
assoggettare Procure e Tribunali, basterà controllare un pugno di capi, senza
più il bilanciamento del “potere diffuso” dei singoli pm. 8. Immunità. Superata
dai tempi e screditata dagli abusi, l’immunità parlamentare da arresti e
intercettazioni rimane financo per i senatori non più eletti. Il voto a
maggioranza semplice consente al governo di mettere in salvo i suoi uomini alla
Camera e di nominare senatori “scudati” i sindaci e i consiglieri regionali nei
guai con la giustizia. 9. Informazione. Senza abolire la Gasparri né toccare i
conflitti d’interessi, la tv rimane proprietà dei partiti: il governo domina la
Rai (rapinata di 150 milioni e indebolita dall’evasione del canone) e B.
controlla Mediaset. I giornali restano in mano a editori impuri: aziende
perlopiù ricattabili dal governo e bisognose di aiuti pubblici per stati di
crisi e prepensionamenti. 10. Cittadini. Espropriati del diritto di scegliere i
deputati e di eleggere i senatori, oltreché della sovranità nazionale (delegata
a misteriose autorità europee), non avranno altre armi che i referendum
abrogativi (sempre più spesso bocciati dalla Consulta) e le leggi d’iniziativa
popolare: ma per queste la riforma costituzionale alza la soglia da 50 a 250
mila firme.
Caro Aldo Ettore, stiamo andando male, molto male.
RispondiEliminaUn abbraccio Franca.