"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 27 giugno 2020

Virusememorie. 30 «Oltre un certo limite, la crescita si traduce in privazione».

Sembra una provocazione questo post al tempo della pandemia, una “provocazione” almeno per il titolo – “Benvenuta recessione” – della intervista che il post riporta, intervista in verità datata che l'ambientalista George Monbiot ha concesso alla giornalista Mara Accettura (nel 2008?), intervista pubblicata su di un supplemento del quotidiano “la Repubblica”.
È come volersi dare allo snobismo, all’essere il bastian contrario, nel momento in cui tutti gridano allo sfascio imminente, alla fame universale. È che la fame la conoscono bene almeno i tre quarti della popolazione del pianeta Terra. I tre quarti che per secoli hanno subito dominazioni e sfruttamento ambientale e delle risorse. E che fame! E mentre con i soldi di tutti, anche di chi ha poco o quasi niente, si ripianano i buchi neri creati dalla pandemia ora e dalle illusioni finanziarie al tempo della globalizzazione. E mentre tutti i demagoghi ed i finti specialisti formulano le loro improbabili ricette di ripartenza e di salvezza. Una mancanza assoluta di onestà. Merce rara da sempre l’onestà! O forse che l’allarmismo dilagante e le predicozzole insignificanti e le misure straordinarie esistono solo nella misura in cui le popolazioni agiate si sentono minacciate dei loro spiccioli? E tutto ciò mentre demagoghi di una certa risma invitano il popolo ben mitridatizzato dagli slogan mediatici a ripartire, a riprendere a consumare; consumare che cosa? Ed allora si utilizzano le tessere “annonarie” del ventunesimo secolo per i cosiddetti meno fortunati. Tessere “annonarie” che concedono bonus di tutte le specie, ovvero un incremento dei consumi di X euro al giorno. Ci sarà di che scialarsi per tutti coloro che sono stati costretti a scivolare nel digiuno o nella astinenza dai consumi. Digiuno di cosa? Mancato consumo di cosa? Di quant’altre cianfrusaglie ed inutilità ancora? Ne riporto una parte di quella intervista: (…). - Se entro il 2030 i Paesi ricchi non taglieranno le emissioni di anidride carbonica del 90%, la temperatura salirà di 2 gradi. E 2 gradi è la classica goccia che fa traboccare il vaso: oltre, i principali ecosistemi iniziano a impazzire -, (…).
In uno dei suoi articoli più provocatori lei sostiene: ben venga la recessione, potrebbe essere l'unica speranza per rompere il patto faustiano con i combustibili fossili. Scherza? - Niente affatto -, (…). So che una recessione porterebbe via posti di lavoro. Che sarebbe drammatica per molte famiglie. Ma anche che una crescita sconsiderata è insostenibile, perché porterà all'esaurimento delle risorse. La crescita ha un effetto sedativo: la gente non protesta perché pensa che se l'economia va bene, la qualità della vita migliora. E chi ci governa si esonera dall'affrontare temi scomodi che gli farebbero perdere voti. Ma questa narrativa del progresso è sbagliata -.
Può spiegarsi meglio? - Oltre un certo limite, la crescita si traduce in privazione. Gli economisti prevedono una crescita annua del 3 per cento per tutto il secolo. Questo significa aumento del consumo globale, e impoverimento esponenziale delle risorse. La crescita, così, è insostenibile. Un esempio? Costruiamo più strade per ospitare più macchine, ma il traffico aumenta e su quelle strade ci muoviamo sempre meno. Durante le recessioni, invece, la gente diventa più consapevole politicamente, è costretta ad accettare delle misure che normalmente non si sognerebbe mai di prendere in considerazione -.
Molte delle proposte di Monbiot partono dal buon senso, anche se ci vorrebbe la volontà politica per realizzarle. Per riscaldamento, benzina, elettricità dovremmo avere a disposizione una quota fissa di energia annuale, oltre la quale si dovrebbe pagare extra. Costruiamo passivhouses, case isolate dal punto di vista termico, e iniziamo a convertire le altre. Potenziamo la rete dei trasporti pubblici. Utilizziamo il più possibile pullman per le lunghe distanze (ma non quelli sporchi e scomodi a cui siamo abituati, quelli di cui parla Monbiot sono salotti con postazioni Internet). Facciamo la spesa via Internet invece di usare l'auto. Compriamo prodotti di stagione e locali. Fin qui la pillola, sebbene amara, si può ingoiare. Ma se si tratta di trasporto aereo, Monbiot è categorico: smettete di volare. - I voli sono la fonte di inquinamento che cresce più velocemente sul pianeta. Per fare un esempio, su un volo Londra-New York ogni passeggero produce 1,2 tonnellate di CO2, esattamente la quantità che avremmo diritto a consumare in un anno se tagliassimo le emissioni del 90%. Purtroppo oggi non esistono alternative alla benzina -.
Avete capito bene? Dite addio al weekend a Parigi, la vacanza ai Caraibi, la casa di vacanza a Marrakech... - Il 99% dei viaggi aerei sono inutili. Per gli incontri di lavoro c'è la webcam, perché spostare 80 chili di persona da un posto all'altro? Salvo i voli per ragioni umanitarie. E le miglia d'amore, quelle percorse per i nostri affetti -.
Mr Monbiot, è sicuro di quel che dice? - So che non volare è un grosso sacrificio, ma vorrei farle notare che coinvolge una piccolissima parte della popolazione mondiale. Se le pare estremo, è perché in quella minima parte c'è proprio lei -.
Ma come facciamo a impedire di viaggiare a centinaia di milioni di indiani e di cinesi, che hanno iniziato adesso ad assaporare il benessere? - E infatti non siamo nella posizione di dire nulla -, (…). Noi, i maggiori inquinatori pro capite, dobbiamo prima tagliare le emissioni. Fino a che non daremo l'esempio, ci sentiremo rispondere: Sorry, no deal -.
Sorry, no deal anche per lei che in passato ha viaggiato per anni dall'Indonesia all'Africa? - So di partire da una posizione privilegiata. Quand'ero ragazzo non si conoscevano gli effetti sul riscaldamento globale. Volavo con la coscienza pulita. Oggi limito moltissimo gli spostamenti: e prendo il treno, vado in bicicletta, o a piedi -.
Frequenta i supermercati? - Ho smesso nel 1989. Coltivo 40 varietà di verdure. Non mangio carne, a parte l'occasionale coniglio. E vado a pesca. Sono felice. Non sento la privazione -.
In uno dei suoi articoli più infiammati, Monbiot attribuisce responsabilità molto gravi proprio al Nobel Al Gore. - Non è che mi spiaccia che abbia preso il premio -, (…). Sono più felice adesso di quando era vicepresidente durante Clinton. Perché nel 1997 affossò il protocollo di Kyoto -.
Ma certo una scomoda verità le è piaciuto... - È un'illustrazione molto chiara sul cambiamento climatico. Purtroppo è rovinato dagli ultimi cinque minuti, quando Gore dice che per contrastare gli effetti del global warming bastano un po' di lampadine a basso consumo e un po' di auto efficienti... Troppo poco. Più che il Nobel, meritava un Oscar. Perché la verità è troppo scomoda, anche per lui -.
Così torniamo alla recessione. - Sì, perché la gente non ne vuole sapere. È più facile parlare di terrorismo: dietro, c'è una narrativa eroica. Noi abbiamo bisogno di difenderci contro loro. Quella del riscaldamento globale è una storia squallida, e la campagna è molto difficile. Al contrario di altre, limita la nostra libertà: è contro di noi. È questo, difficilissimo da accettare -.

1 commento:

  1. "La libertà è il potere di fare ciò che è bene, non ciò che piace". Anonimo

    RispondiElimina