"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 23 giugno 2020

Cosedaleggere. 50 «L'unica bussola è stata quella dell'economia, e il mercato è vissuto come un'invincibile legge naturale».

Il 23 di giugno dell’anno 2017 ci lasciava Stefano Rodotà. Per ricordarne la persona ed il Suo pensiero propongo un Suo scritto tratto da “Assalto alla Costituzione” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 3 di maggio dell’anno 2013: (…). Sono stati descritti, in questi anni, alcuni caratteri che veniva assumendo la società italiana, caratterizzata da una serie di fratture profonde, non riferibili soltanto alla sfiducia crescente verso politica e istituzioni, ma soprattutto alla progressiva lacerazione del tessuto sociale. Ma queste rilevazioni oggettive non sono mai state prese seriamente in considerazione. Poiché l'unica bussola è stata quella dell'economia, e il mercato è vissuto come un'invincibile legge naturale, tutto il resto è stato ritenuto "sacrificabile". E infatti la parola "sacrifici" è stata correntemente usata con allarmante leggerezza, senza essere capaci di rendersi conto che così veniva messa a rischio la coesione sociale e s'inoculava il virus della violenza. (…). Siamo ormai di fronte ai drammi dell'esistenza, e la capacità di governo dei processi sociali si misurerà proprio in questa dimensione, che non può essere dominata dalla prepotenza dell'economia. Se la politica vuole ritrovare il filo costituzionale perduto, deve pur ricordare che la Costituzione parla di "esistenza libera e dignitosa" collegata alla retribuzione, sì che né il lavoro può essere considerato una merce, né l'azione pubblica può essere pensata solo come rimedio per le situazioni di povertà, pur essendo evidente che interventi in quest'ultima direzione siano urgenti. (…). Legalità e Costituzione ci portano al non detto del programma di governo, al suo essere prigioniero della logica della sottrazione. Non una parola del presidente del Consiglio (al tempo del governo di Enrico Letta n.d.r.) sui diritti civili, terreno sul quale in tutto il mondo si discute, si sperimenta, si innova, si legifera. I prossimi anni saranno quelli di un isolamento civile del nostro paese? (…). Conosco la vecchia obiezione. I diritti sono un lusso in tempi di crisi, Bertolt Brecht fa dire a Mackie Messer, nell'Opera da tre soldi, "prima la pancia, poi vien la morale". Ma la dignità delle persone, il rispetto dovuto a ciascuno sono ormai un elemento costitutivo delle società democratiche. Possiamo dimenticarlo, sia pure per un momento? Peraltro, la cancellazione della dimensione dei diritti contraddice la dichiarata attenzione per l'Unione europea, dove ormai la Carta dei diritti fondamentali ha lo stesso valore giuridico dei trattati e afferma chiaramente l'indivisibilità dei diritti. Le convenienze purtroppo spingono in questa direzione, e tuttavia questo erode la legittimità del governo e la credibilità del Pd, cosa che dovrebbe preoccupare assai, e spingere ad azioni concrete, quei parlamentari che hanno manifestato critiche e preoccupazioni. E che dovrebbero essere memori, di nuovo, degli 8 punti di Bersani, dove comparivano la legge sui conflitti d'interesse e sull'incandidabilità, sul falso in bilancio e sulla prescrizione dei reati. Tutti temi che, malinconicamente, sembrano archiviati. (…). Preoccupa il collegamento tra riforma elettorale e modifiche costituzionali, che contraddice la proclamata urgenza del cambiamento della legge elettorale e rischia, in caso di crisi, di farci tornare a votare con il porcellum (legge che contiene un clamoroso vizio d'incostituzionalità). Preoccupa la spensieratezza con la quale si parla di mutamento della forma di governo. Preoccupa lo spostamento in una sede extraparlamentare di un lavoro che - cambiando il titolo V della Costituzione, l'articolo 81, le norme sul processo penale - le Camere hanno dimostrato di poter fare, con il rischio di avviare un improprio processo costituente "suscettibile di travolgere l'insieme della Costituzione" (parole di Valerio Onida nella relazione dei "saggi"). Inquieta la pretesa di Berlusconi di vedersi attribuire la presidenza di questa Convenzione, dopo essere stato l'artefice di una riforma costituzionale clamorosamente bocciata nel 2006 da sedici milioni di cittadini. (…).

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