Il 23 di giugno dell’anno 2017 ci
lasciava Stefano Rodotà. Per ricordarne la persona ed il Suo pensiero propongo
un Suo scritto tratto da “Assalto alla
Costituzione” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 3 di maggio dell’anno
2013: (…). Sono stati descritti, in questi anni, alcuni caratteri che veniva
assumendo la società italiana, caratterizzata da una serie di fratture
profonde, non riferibili soltanto alla sfiducia crescente verso politica e
istituzioni, ma soprattutto alla progressiva lacerazione del tessuto sociale.
Ma queste rilevazioni oggettive non sono mai state prese seriamente in
considerazione. Poiché l'unica bussola è stata quella
dell'economia, e il mercato è vissuto come un'invincibile legge naturale,
tutto il resto è stato ritenuto "sacrificabile". E infatti la parola
"sacrifici" è stata correntemente usata con allarmante leggerezza,
senza essere capaci di rendersi conto che così veniva messa a rischio la
coesione sociale e s'inoculava il virus della violenza. (…). Siamo ormai di
fronte ai drammi dell'esistenza, e la capacità di governo dei processi sociali
si misurerà proprio in questa dimensione, che non può essere dominata dalla
prepotenza dell'economia. Se la politica vuole ritrovare il filo costituzionale
perduto, deve pur ricordare che la Costituzione parla di "esistenza libera
e dignitosa" collegata alla retribuzione, sì che né il lavoro può essere
considerato una merce, né l'azione pubblica può essere pensata solo come
rimedio per le situazioni di povertà, pur essendo evidente che interventi in
quest'ultima direzione siano urgenti. (…). Legalità e Costituzione ci portano
al non detto del programma di governo, al suo essere prigioniero della logica
della sottrazione. Non una parola del presidente del Consiglio (al
tempo del governo di Enrico Letta n.d.r.) sui diritti civili, terreno sul quale in
tutto il mondo si discute, si sperimenta, si innova, si legifera. I prossimi
anni saranno quelli di un isolamento civile del nostro paese? (…). Conosco la
vecchia obiezione. I diritti sono un lusso in tempi di crisi, Bertolt Brecht fa
dire a Mackie Messer, nell'Opera da tre soldi, "prima la pancia, poi vien
la morale". Ma la dignità delle persone, il rispetto dovuto a ciascuno
sono ormai un elemento costitutivo delle società democratiche. Possiamo
dimenticarlo, sia pure per un momento? Peraltro, la cancellazione della
dimensione dei diritti contraddice la dichiarata attenzione per l'Unione
europea, dove ormai la Carta dei diritti fondamentali ha lo stesso valore
giuridico dei trattati e afferma chiaramente l'indivisibilità dei diritti. Le
convenienze purtroppo spingono in questa direzione, e tuttavia questo erode la
legittimità del governo e la credibilità del Pd, cosa che dovrebbe preoccupare
assai, e spingere ad azioni concrete, quei parlamentari che hanno manifestato
critiche e preoccupazioni. E che dovrebbero essere memori, di nuovo, degli 8
punti di Bersani, dove comparivano la legge sui conflitti d'interesse e
sull'incandidabilità, sul falso in bilancio e sulla prescrizione dei reati.
Tutti temi che, malinconicamente, sembrano archiviati. (…). Preoccupa il
collegamento tra riforma elettorale e modifiche costituzionali, che contraddice
la proclamata urgenza del cambiamento della legge elettorale e rischia, in caso
di crisi, di farci tornare a votare con il porcellum (legge che contiene un
clamoroso vizio d'incostituzionalità). Preoccupa la spensieratezza con la quale
si parla di mutamento della forma di governo. Preoccupa lo spostamento in una
sede extraparlamentare di un lavoro che - cambiando il titolo V della
Costituzione, l'articolo 81, le norme sul processo penale - le Camere hanno
dimostrato di poter fare, con il rischio di avviare un improprio processo
costituente "suscettibile di travolgere l'insieme della Costituzione"
(parole di Valerio Onida nella relazione dei "saggi"). Inquieta la
pretesa di Berlusconi di vedersi attribuire la presidenza di questa
Convenzione, dopo essere stato l'artefice di una riforma costituzionale clamorosamente
bocciata nel 2006 da sedici milioni di cittadini. (…).
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