"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 10 febbraio 2025

CosedalMondo. 33 Tomaso Montanari: «Impossibile non interrogarsi su un capitalismo che si toglie la maschera, dicendo apertamente che ormai non ha più bisogno della democrazia, il cui ciclo vitale sembra essersi esaurito».


Il dibattito politico-filosofico su cosa è la destra, cosa la sinistra, alla maniera ironica di Gaber o autorevole di Bobbio, è ormai pura accademia alla luce del brusco riallineamento della materia alla realtà contemporanea, che non va tanto per il sottile. Il merito, va detto, è tutto della destra, che per spiegare bene al mondo come stanno le cose ha imboccato la via dei fatti. (Mentre la sinistra si ripensa, e si ripensa, e si ripensa, una specie di moto perpetuo senza destinazione, la destra si avvale, con invidiabile allegria, della sua facoltà di non pensare: vuoi mettere il vantaggio?). La nuova Segretaria alla Sicurezza del governo Trump, signora Kristi Noem, ha personalmente guidato, vestita da poliziotta, la prima retata contro gli irregolari a New York. Mostrando uno di questi reietti nelle mani degli agenti, ha così postato sui social: “Sacchi di immondizia come questo vanno rimossi dalle nostre strade”. Ecco. Chiamare un uomo, sia costui un delinquente a piede libero o un povero cristo braccato come una preda, “sacco di immondizia”; e soprattutto farlo nel momento della sua massima debolezza, mentre viene portato via in manette, e della tua massima forza, tu ministro, lui ormai più niente; è, in termini di umanità, una cosa schifosa e basta. Ma in termini politici è la rivendicazione di un programma e di una mentalità. È la nuova destra trumpista che parla di sé. E la sinistra? Uno di sinistra non oserebbe chiamare “sacco di immondizia” nemmeno la signora Kristi Noem. Non saprei dirvi se per buona educazione o per la paralizzante incertezza sul da farsi. (Tratto da “La rimozione dei rifiuti” di Michele Serra, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 29 di gennaio 2025).

“Giù la maschera” di Tomaso Montanari pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 7 di febbraio 2025: (…). È la maschera il soggetto del murale di Evyrein apparso a Padova la notte del 25 gennaio scorso: la "mask" in cui è modificato, giocando sulla pronuncia, il cognome di Elon Musk; e la maschera che il protagonista si toglie, sfilandosi il volto del miliardario e facendo comparire sotto il suo "vero volto", quello di Adolf Hitler. Musk getta letteralmente la maschera: come ha fatto col saluto romano alla festa di insediamento di Donald Trump, e poi offrendo un clamoroso sostegno al partito tedesco erede di quello nazista. Chi avrebbe detto, solo pochi mesi fa, che l'uomo più ricco del mondo, membro del governo americano, avrebbe lavorato a un possibile ritorno del nazismo in Germania? È tutto così veloce, e terribile, che abbiamo bisogno di tempo per capire, realizzare, accettare la realtà: per scuoterci dall'ottundimento indotto da un'informazione capace di trovare accettabile anche la più inaudita enormità, quando venga dal potere costituito occidentale. Ed è qui che l'arte diventa preziosa, insostituibile. Perché è capace di dire sinteticamente, e in modo folgorante, ciò che non osiamo dire, ma sentiamo, distintamente: perché capace di dare letteralmente corpo alle nostre intuizioni, alle nostre paure. Nessuno potrebbe oggi argomentare credibilmente, a parole, circa l'idea che Elon Musk sia un nuovo Hitler: ma questo "Elon Mask" dipinto sotto cui compare Hitler coglie, e rende visibile e condiviso, il brivido che ci corre per la schiena quando lo sentiamo parlare. Fa balenare un'intuizione, ci costringe a reagire. E accanto all'interpretazione letterale, è evidente quella per così dire allegorica: vedendo questo murale è impossibile non interrogarsi su un capitalismo che si toglie la maschera, dicendo apertamente che ormai non ha più bisogno della democrazia, il cui ciclo vitale sembra essersi esaurito. Da millenni i muri delle città parlano, e lo spazio pubblico è il palcoscenico dove una selva di segni e figure agiscono simbolicamente il conflitto, tra persuasione e propaganda. Verrebbe voglia di dire: niente di nuovo sotto il sole. Se non fosse che il riaffiorare di quel volto mostruoso, sotto la maschera, ci dice che qualcosa di terribile si sta preparando. Prepariamoci anche noi.

«Il “saluto romano” di Elon Musk mette tutti all’angolo del ridicolo» di Angelo D’Orsi, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, lunedì 10 di febbraio 2025: Per qualche giorno, mezzo mondo (per fortuna solo mezzo; l'altro mezzo se ne infischiava) ha fatto l'esegesi al braccio alzato di Elon Musk, mentre una sessantina di conflitti incendiavano la Terra, avvicinandoci ogni giorno di più alla guerra totale. Ora arriva un agile libro a chiarirci le idee sul cosiddetto "saluto romano': L'autore, Massimo Arcangeli, è un linguista tutt'altro che digiuno di conoscenze storiche, in vario ambito, e smonta con verve e competenza le tante sciocchezze che negli scorsi giorni abbiamo dovuto leggere e ascoltare in merito al braccio alzato (Quel braccio alzato. Storia del saluto "romano"; Castel vecchi Editore). Poiché quel gesto, piuttosto ridicolo, divenne ufficiale e obbligatorio nel "Ventennio", entrando formalmente nel cerimoniale fascista, Arcangeli ripercorre rapidamente, ma efficacemente, alcuni momenti e tratti della vicenda dei Fasci di combattimento, del Partito fascista, e poi del regime mussoliniano, tanto per ricordarci di che cosa parliamo quando parliamo di fascismo. E ne ricostruisce la genesi anche linguistica, a partire dai Fasci siciliani del 1898..., arrivando alle pagliacciate di gerarchi in camicia nera e fez d'ordinanza, fino ai "fogli di disposizione" di Starace, segretario del PNF (finito appeso a Piazzale Loreto), pontefice massimo del culto del Duce, con le loro minuziose indicazioni persino relative ai gradi dell'angolo disegnato dal braccio alzato, perché fosse un perfetto "saluto romano". Del resto anche Mussolini era concentratissimo sull'apparenza invece che sulla sostanza; lo notava il genero Galeazzo Ciano, che lo criticava per l'attenzione anche a come si dovesse marciare "romanamente", all'abbigliamento, e in specie, è ovvio, alla camicia nera, e alle formule da usare nel saluto, a seconda degli interlocutori. Il 2 maggio '39 il genero scrive sul suo diario che la situazione degli armamenti italiani è "disastrosa", alla vigilia dello scoppio del Secondo conflitto mondiale, e si chiede: "Ma il Duce che fa?". E risponde, sarcastico: "Si concentra piuttosto in questioni di forma: succede l'ira di Dio se il present'arm è fatto male o se un ufficiale non sa alzare la gamba nel passo romano...". L'umanità, e l'Italia in essa, stava precipitando nell'abisso della guerra totale, e "il più grande statista del secolo" (Gianfranco Fini), o quanto meno un "buon politico" (Giorgia Meloni), si preoccupa degli angoli delle braccia tese o delle gambe in marcia. Peraltro, al di là degli ossessivi richiami alla "romanità", quel braccio teso lo si ritrova in una vasta iconografia, per esempio nella Rivoluzione Francese, come testimoniano i quadri di David, o nell'epopea fondatrice degli Stati Uniti (lo si constata in tanti film), quindi nel partito e nel regime hitleriano, che sempre a detta di Ciano, era da seguire e imitare per quanto riguardava gli aspetti cerimoniali. Ci fa notare Arcangeli, rimase una differenza tra braccio fascista e braccio nazista. Il primo è teso con un angolo di 150 gradi, circa; il secondo, quello nazista, è di poco superiore ai 90 gradi. Sfumature, che comunque confermano la intimità fra partito fascista e partito nazista, anche se in definitiva fu Hitler a copiare Mussolini (che aveva copiato D'Annunzio). Ora chi ne ha voglia e pazienza, studi le immagini di Elon Musk, nel fatidico atto di sollevare il braccio, portarlo al cuore e poi farlo scattare in alto come un misirizzi, e si chieda quanti gradi aveva quel braccio alzato. È nazista o fascista? O semplicemente grottesco?

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