"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 16 febbraio 2025

MadeinItaly. 46 Massimo Giannini: «Il Paese ha il fiato corto, ma soprattutto sospeso: più che sul destino dei palestinesi a Gaza o degli ucraini a Kiev, dei trumpisti in America o dei neonazisti in Germania, si interroga sul belcanto di Fedez. E sono interrogativi esistenziali di vasta portata».


«Non ci dimentichiamo che la Meloni nel 2011 fu tra coloro che votarono in Parlamento che Ruby era la nipote di Mubarak», ci siamo detti spesso tra amici, parenti e colleghi, solo per ricordarci, senza peraltro nessun effetto concreto sullo stato delle cose, che colei che si è più volte detta "non ricattabile" (e una delle volte dove lo disse in maniera più netta fu proprio riferendosi a Berlusconi nei giorni delle consultazioni per la formazione del nuovo governo), per esporsi a tanto sprezzo del ridicolo ricattabile deve esserlo stata davvero (oppure ha pensato sul serio che Ruby fosse la nipote di Mubarak, e non so cosa sia peggio). Ripenso a quell'aneddotica circostanza nel momento in cui vedo e sento Nordio e Piantedosi contraddire se stessi nella loro informativa alle Camere sull'arresto e l'immediata liberazione con tanto di rimpatrio in Libia con volo di Stato italiano del criminale libico Almasri. Li vedo e provo sincero imbarazzo per loro, che forse senza rendersene conto, per difendere la ragion di Stato della loro sopravvivenza politica, stanno dicendo cose inaudite e disumane, coprendo di ridicolo se stessi e il governo, arrivando a cavillare sul "quando" il criminale in questione avrebbe stuprato, torturato e ucciso, non potendolo per fortuna fare sul fatto che quei reati siano stati compiuti davvero. Non so come si faccia a prestare la propria faccia per operazioni del genere. Penso a Salvini al confine tra Polonia e Ucraina. Penso a Piantedosi e alla Meloni stessa nel tragico Consiglio dei ministri di Cutro. E poi penso a un momento che in ogni seduta delle Camere arriva sempre, quello del saluto alle scolaresche in visita. (…). Ragazzi e ragazze sono vestiti per lo più in maniera elegante, e insomma si capisce che per loro l'occasione è prestigiosa o perlomeno gli è stata venduta come tale. Sembrano sempre intimoriti e non mi pare che tengano il telefonino in mano. Guardano e ascoltano, e quando il dibattito si interrompe per loro, i parlamentari gli battono le mani e sorridono. Per poi tornare a sostenere che è stato giusto liberare uno stupratore, torturatore, assassino e rimpatriarlo con un volo di Stato. A ogni seduta mi chiedo sempre che cosa racconteranno a casa della loro visita, quale considerazione delle istituzioni potranno avere mai e quanta distanza morale e professionale dalla classe dirigente attuale, pur alla loro età, possano effettivamente percepire. (Tratto da “I ragazzi vi guardano” di Diego Bianchi pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 14 di febbraio 2025).  

“Vinca il migliore”, testo di Massimo Giannini pubblicato sulla stessa edizione del settimanale “il Venerdì di Repubblica”: (…). Il Paese ha il fiato corto, ma soprattutto sospeso: più che sul destino dei palestinesi a Gaza o degli ucraini a Kiev, dei trumpisti in America o dei neonazisti in Germania, si interroga sul belcanto di Fedez. E sono interrogativi esistenziali di vasta portata. (…). Lo scopriremo solo vivendo, come ormai dicono in troppi, riempiendosi a sproposito la bocca Con il nastro rosa dell’immenso Lucio. Parliamo di musica. Stavolta non ce lo chiede l’Europa ma la Patria, bramosa di nascondere le sue povertà economiche e le sue mediocrità politiche sotto l’indistruttibile tappeto rosso del teatro Ariston. Meglio Giorgia cantante che Giorgia premier. Meglio Modà che Santanché. Meglio Gabbani che Tajani. Meglio Rkomi che Salvini. Meglio Marcella che Roccella. Meglio Michielin che Pichetto Fratin. Meglio Gaia che Zaia. Meglio Rose Villain che Elly Schlein. Potrei continuare, ma per il vostro bene mi fermo qui. Due giorni prima che iniziasse il Festival mi sono divertito a leggere quali sono stati gli artisti più ascoltati e scaricati su Spotify nel 2024. Lo confesso, mi sono assai depresso. Sarà sicuramente una questione anagrafica. Ma la top ten – dal primo al decimo, in ordine decrescente – è questa: Geolier, Sfera Ebbasta, Lazza, Tedua, Anna, Guè, Kid Yugi, Capo Plaza, Shiva, Tony Effe. Ora, a parte gli Sfera Ebbasta e i Tony Effe, noti per ragioni extra-canore, mi sono chiesto (e scusate il francesismo): ma chi minchia sono, questi nuovi “grandi della musica italiana”? Veramente i giovani ascoltano questa roba? Lo so, sono un ferrovecchio da rottamare. Ma dei miei anni ruggenti (una volta ruggivo anch’io) a me restano in testa, che so Rimmel di De Gregori o La canzone di Piero di De André, 4 marzo 1943 di Dalla o Auschwitz di Guccini, La libertà di Gaber o Compagno di scuola di Venditti, Luci a San Siro di Vecchioni o Mille giorni di te e di me di Baglioni. Non moda, musica eterna. A tratti poesia, che non passerà mai perché è oggettivamente bella. Ho letto anche che il singolo più ascoltato dell’anno è I p’me, tu p’te. Massimo rispetto per il rap napoletano: ma benedetti ragazzi, perché vi volete così male? Avete mai provato, una sera, a spegnere il fottuto cellulare e poi la luce, a sdraiarvi sull’amato divano e a far partire che so, The Great Gig in the Sky dei Pink Floyd, Firth of Fifth dei Genesis, o One degli U2? Provateci, una volta: a occhi chiusi, scoprirete geometrie celesti. Ci sono universi, oltre Sanremo e Geolier. Esplorateli, e poi chiedetevi, scimmiottando Raf: “cosa resterà / di questi anni Venti…”.

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