"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 9 febbraio 2025

Quellichelasinistra. 43 “Destra&Sinistra”.


Destra&Sinistra”. 1Caro Serra, la sinistra si è imborghesita e ha abbandonato la classe operaia. Mi sorge un dubbio: e se fosse il contrario? Rammento – sono anziano – giganteschi cortei di lavoratori in lotta per migliori condizioni di lavoro, oltre che per solidarietà per altri lavoratori. Mi è capitato di rivedere, anni dopo, tanti di questi compagni (alcuni fra i più esagitati, ai tempi) in preda al più strano degli scetticismi. Cosa era successo nel frattempo? Facciamo un esempio: c’è una località in Liguria dove la speculazione edilizia “made in Fiat” ha dato la possibilità ai propri dipendenti di comprarsi il localino al mare. È bastato questo tocco magico per passare dalla lotta di classe all’entrata in classe, e addirittura, ma non si deve far sapere, a votare per Berlusconi. E passiamo ai figli di quella generazione (la mia): anarcoidi-individualisti, educati a un continuo presente consumistico e quindi privati del domani (e fare figli è anche voglia di futuro); e senza futuro il presente è solo rabbia e rassegnazione. Troppo complicato essere solidali e di sinistra. Non ho paura del colpo di Stato, ma di noi stessi che dopo essere stati da quel potere raggirati, lo invochiamo per la nostra salvezza. Lasciami un ultimo delirio, celebrare l’incelebrabile: l’intellettuale radical chic, con quella sua brutta abitudine di fare cultura (da salotto) che tanto disturba le nostre certezze; quant’è meglio in salotto farci entrare il revolver di Delmastro, acerrimo nemico dell’umano pensare, ma che ti fa sentire, perché vuoi sentirlo, più al sicuro (democrazia all’americana aspettaci! Stiamo arrivando). M. C.

Ha scritto Michele Serra: Caro C., la tua mail mi fa pensare a quello che dice un mio amico, intelligente e disincantato: la sinistra sta scomparendo perché ha vinto, e dunque non serve più. Il suo compito era trasformare i servi in cittadini, i miserabili in classe operaia, dare a tutti il diritto di voto e l’uguaglianza formale. Lo ha fatto, attraverso lotte inenarrabili. Poi è bastato poco – la lavatrice, la casa di proprietà, quel poco o tanto di benessere – perché anche i poveri si sentissero integrati, e la smettessero di protestare, di sfilare in corteo, di organizzarsi in classe. Così come racconti, non è la sinistra che ha abbandonato i lavoratori, sono i lavoratori che, della sinistra, non sanno più che farsene. È uno schemino ruvido ma efficace, in parte anche verosimile. Ma non tiene conto del continuo riprodursi del conflitto sociale in altre forme, con altre parole. L’ingiustizia, la prepotenza, la guerra, la sete di dominio, la riduzione delle persone a merce, il disprezzo per i deboli e gli sconfitti: bussa alle nostre porte, come da sempre, lo scandalo della sopraffazione. Mi basta vedere la ministra americana in divisa da poliziotta, fresca di shampoo, che guida una retata di clandestini e li definisce “sacchi di spazzatura”, perché mi si rimescoli il sangue. C’è ancora tanto da fare, e si farà in forme diverse, e chissà se si chiamerà ancora sinistra: ma si farà. Quella ministra americana non creda di avere vinto. La sua messa in piega sarà sicuramente scompigliata dall’urto della Storia.

Destra&Sinistra”. 2 (…). Da ragazzo tifavo Msi, poi, appassionandomi allo studio della nostra Storia e scavando in profondità nei miei primi ricordi, ho compreso che ero dalla parte sbagliata. Le sbiadite immagini di quei terribili anni 40 vissuti in una Napoli distrutta dai bombardamenti e umiliata dalla miseria prendevano sempre più forma. Rivedevo i cadaveri dilaniati dalle granate e i palazzi crollati; riascoltavo le grida delle donne lacerate nel corpo e nell’anima e i pianti di noi bambini consumati dal terrore e dalla fame. Così mi allontanai da quella idea politica, causa e complice dell’immane tragedia della guerra voluta dal nazifascismo, delle leggi razziali e dello sterminio di milioni di innocenti! Adesso la destra ha riconquistato il potere anche se non tutti quelli dell’entourage della premier sono all’altezza del loro compito istituzionale. Mi chiedo se la premier se ne accorge, o preferisce guardare dall’altra parte? Pensa di fare qualcosa di concreto per i circa sei milioni di poveri tra cui ci sono tanti anziani malati che, causa lo sfascio della sanità, non riescono a curarsi? Cara Giorgia, sono tanti i poveri che gridano aiuto. R.

Ha scritto Natalia Aspesi: Caro R. penso che la signora Meloni sarà stata più che entusiasta per essere la sola europea invitata alla cerimonia con cui lui, il famoso Trump dai capelli molto spettinati, starà al suo terrificante gran potere da multimiliardario, per soli quattro anni, un tempo che vola in fretta e si spera senza atomica. L’hanno trovata tutti molto carina, tutti i miliardari che saranno al potere assieme a Musk, l’uomo più ricco del mondo, il cui grande compito sarà mettere in catene gli indesiderati che hanno cercato invano di trovare rifugio nella grande America. È nata così la nuova caccia all’uomo trumpiana, stanare degli irregolari e subito trovare il modo per cacciarli per sempre da quello che tutti vorrebbero, una vita dove si trova lavoro e con quel lavoro mantieni il resto della famiglia che cresce. In catene, che orrore. Adesso, il potere è in mano ai ricchi: ciò che vogliono ottengono, quasi sempre per sé e ovviamente anche Trump è uno di loro. La signora Meloni ha messo lei le persone nei ministeri, certi incapaci, altri fascisti, gente che non sa, gente come la Santanchè che lei stessa ha voluto per il ministero del Turismo, una pasticciona che ha passato la vita a inventarsi tutto quello che poteva e poi danneggiarlo.

“Giacomo Marramao. Il potere è impotente”, intervista di Nicola Mirenzi a Giacomo Marramao – nato a Catanzaro, settantottenne, professore emerito dell’Università “Roma tre” – pubblicata sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 31 di gennaio 2025: (…). «…la conclusione a cui sono giunto (…) è che nonostante tutti gli sforzi che fa per governare la vita, il potere è in fin dei conti impotente».

A chi è in mano il potere, oggi? «Non c'è dubbio che lo detenga chi ha i mezzi di produzione tecnici del capitalismo globale. Perciò, se dovessi fare un nome simbolo, farei il nome di Elon Musk».

Anche Musk è impotente? «Per prima cosa, bisogna chiarire cosa intendo dire quando dico che il potere è impotente».

Prego. «Il potere non è un dato di fatto: è una relazione. Significa che deve esserci necessariamente qualcuno che lo esercita, e qualcun altro che obbedisce».

E cosa vuol dire questo? «Che chiunque, in qualsiasi momento, può dire al potere: "No, mi rifiuto di eseguire i tuoi ordini". Se questa libertà non c'è, non stiamo più parlando di potere, ma di dominio».

È per questo che il potere, in realtà, non può nulla? «No. La questione è più sottile. L'insegnamento del pensiero femminista è che il potere teme più di ogni cosa il mutamento, la metamorfosi delle cose, delle persone, degli stati di fatto. Il suo scopo è cristallizzare la trama della vita. Incasellare le persone. Per impedirgli di divenire altro da ciò che sono».

Ma non ci riesce mai fino in fondo? «No, perché la vita è - come insegnava Eraclito - un eterno fluire delle cose. Oggi è così. Domani sarà diverso. E dopodomani ancora altro».

Rimane che Elon Musk è un uomo potente. «Indubitabilmente. Ed esercita il suo potere nei modi spregiudicati e aggressivi che vediamo. Ma la sua impotenza risiede nel progetto antropologico che coltiva, quello transumanista, che ha l'obiettivo di risolvere il problema del futuro dell'uomo, sfidando addirittura la morte. Un progetto che intenerisce per la sua ingenuità, e destinato irreparabilmente allo scacco. Al di là dei mezzi che Musk ha a disposizione, la vita sarà sempre più forte della sua pretesa di afferrarla una volta per tutte».

Lei non ha paura di Musk. «No. Consigliava Spinoza di non ridere, non piangere, né detestare, ma di capire. E quello che capisco, osservando quest'uomo speciale, è che le persone con un'infanzia difficile come la sua, bullizzato a scuola da piccolo, spesso coltivano pretese grandiose. Anche Hitler apparteneva a questo genere di persone. Qualcosa me lo ricorda. Sebbene siamo ormai vaccinati dal Novecento».

Il potere culturale, invece, a chi è in mano oggi? «La destra italiana ripete in continuazione la storia dell'egemonia culturale della sinistra, dipingendosi come vittima di un'esclusione. Ma la verità - e lo dico da marxista - è che la politica culturale non è affatto un'invenzione di Antonio Gramsci e della sinistra. Al contrario, è stato Giovanni Gentile durante il fascismo a inventarla, radunando il meglio della cultura italiana. Il Partito comunista non ha fatto altro che adottarla. Mentre la destra ha capito assai meno bene la lezione gentiliana».

Però oggi è al governo. «Perché Meloni è una donna intelligente e, a differenza di molti uomini del suo partito, non ha una storia familiare che la lega indiscutibilmente al passato fascista. Per questo contro di lei la critica antifascista ha assai meno presa che sul suo partito».

Il suo libro (“Contro il potere. Filosofia e scrittura”, n.d.r.) interroga anche sulle difficoltà della sinistra. «Perché penso che, di fronte a un capitalismo che ha smaterializzato anche il denaro, la sinistra dovrebbe avere l'umiltà di capire come stanno le cose e poi farle capire alle persone. Ma lei sente invece come parlano? Si issano sopra un pulpito e dispensano la propria verità. Pontificano. Ma le sembra l'ora di pontificare?».

Preferisce lo stile Trump? «Certo che no. Ma ho l'impressione che anche il neopresidente americano, dopo i fuochi d'artificio della campagna elettorale, abbia assunto un volto più meditabondo. Di fronte alla drammaticità della situazione attuale, forse è arrivato anche per lui il momento di guardare alle cose come sono, più che a come vorrebbe che fossero».

Perché, secondo lei, contro il potere bisogna schierare l'autorità? «La parola autorità viene dalla radice indo-europea aug(ere), che significa aumentare, accrescere. Mentre il potere, come dicevamo, vuole bloccare la vita. Ecco perché l'antidoto più efficace al potere è quello di sviluppare la potenza della vita, in ogni ambito dell'esistenza, da quello esistenziale a quello artistico. In questo senso credo nell'autorità. Non come fondamento del potere, ma come levatrice delle potenzialità umane».

Secondo lei, giocano pro o contro il potere le categorie sessuali del movimento Lgbtq+. «Credo che ogni richiesta di libertà, da qualunque soggetto venga rivendicata, debba essere accolta e sostenuta. Ma penso anche che la codificazione, anche quella sessuale, giochi sempre al servizio del potere. La differenza propugnata dal femminismo non è una forma diversa di controllo, ma una forma diversa di vivere, al di là delle categorie, dei modelli, degli schemi».

Molto prima del #MeToo, lei è stato accusato di molestie da una donna. L’accusa è stata archiviata. Ma cosa le hanno fatto pensare tutte queste donne che hanno preso il coraggio di denunciare? «Mi hanno fatto pensare a una richiesta di giustizia che ho ritenuto legittima, per non dire sacrosanta. Sebbene ogni caso vada giudicato a sé. L'accusa che ho subìto personalmente con grande clamore di stampa la rivivo ancora - a distanza di 32 anni - come uno dei momenti più dolorosi della mia vita. Anche se è stata subito archiviata da una pm donna. Mi ha fatto provare molti sentimenti. Ma mai - e dico: mai - mi è passato per la testa di prendermela con chi mi ha denunciato, anziché dimostrare la mia innocenza».

N.d.r. I testi sopra riportati a firma rispettivamente di Michele Serra e di Natalia Aspesi sono stati pubblicati sul settimanale "il Venerdì di Repubblica" del 7 di febbraio 2025.

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