"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 18 agosto 2023

Piccolegrandistorie. 51 Ray Banhoff: «Il turismo mi terrorizza, è la globalizzazione umana dello svago».

                Sopra. "Veduta di Venezia" (2023), acquarello di Anna Fiore.   

“Cronacheferragostane”. 1“Le ferie d’agosto mi fanno salire la benzo-ansia”, testo di Ray Banhoff pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 13 di agosto 2023: Metà agosto, estate finita. Ma come, non era appena iniziata? E invece no, ti accorgi che è finita perché sono tutti in ferie; in massa, forzati, capitalizzati come turisti. Tirano tutti avanti per undici mesi l'anno tra call, stress e straordinari; arrivano a questo periodo con il miraggio del riposo e vengono spediti in vacanza coatta per far girare l'economia. L'Italia burocratica si blocca, il Parlamento è deserto, i telefoni non rispondono (memorabile Sergio Marchionne che mentre la Fiat perdeva 5 milioni al giorno aveva gli uffici italiani vuoti: «Così chiedo: "Ma dove sono tutti?". E mi dicono: "In ferie". "Ma in ferie da cosa?", dico io. In Brasile se ne fregano di agosto, in America si lavora. È una pirlata»). Perché le ferie si fanno ad agosto? Io voglio farle a giugno o a settembre. Ad agosto non sono ferie, sono un altro lavoro, con le partenze che sono «esodi» e i «bollini neri» (neri!) del traffico. Ferie poi per chi può permettersele, visto che una grossa fetta di italiani se ne sta a casa: circa 9 milioni, secondo le stime, le vittime del carovita. Ma non c'è da compatirli, almeno non incapperanno in situazioni paradossali come quei turisti che in provincia di Como hanno pagato 2 euro in più per farsi tagliare un toast a metà. Un toast da 7,50 euro, quindi immagino buonissimo, gourmet, chilometro zero, bio, «impiattato» e via dicendo. Tenetevelo, grazie. Secondo il proprietario del locale si tratta di un «servizio». Idem in Liguria, dove una madre ha pagato 2 euro in più per un piatto vuoto in cui assaggiare le trofie del figlio. Il turismo è fatto di questo, di «servizi», la gentilezza evidentemente non è inclusa nel prezzo. Il turismo sono i visitatori del Colosseo e della Torre di Pisa che scrivono il loro nome sulla parete del monumento perché «non sapevo che era antico». Sinceramente il turismo mi terrorizza, è la globalizzazione umana dello svago. I turisti vanno in giro in ciabatte e abiti tecnici per sentirsi comodi, impestando i borghi che devono vedere a tutti i costi in un tour de force esperienziale, che invece di rilassarli genera ansia. I posti per turisti sono dei pacchi, le spiagge turistiche sono dei lager. Ogni qualvolta un posto diventa turistico, si rovina per i residenti. Not in my name, please. E poi, in questo agosto di eco-ansia, io sono in controtendenza e ho sviluppato quella che definirei benzo-ansia. Dovrei viaggiare di più, ma è il momento peggiore per farlo, i prezzi sono alle stelle e la benzina costa ancora 1,9 euro. Per qualche tempo in Italia si è fatto casino perché era stato superato il tetto di 2 euro, ma è bastato passare al decimale per fregare tutti. Adesso nessuno sciopera, gli stipendi non aumentano (ah no, “L’Espresso”. che io, per chiamarlo aumento, ne avrei pretesi 1.024 di euro in più al mese) e spostarsi non conviene. Per la mia benzo-ansia cosa fa il governo? Il decreto Trasparenza. Una genialata: i benzinai che lucrano devono esporre il prezzo vigente sul mercato e tu puoi segnalare un abuso. Ma che ci pensi lo Stato a sgamare i furbi e a noi ci abbassino la benzina, o quantomeno non ci facciano lavorare - gratis oltretutto - come controllori. Sono tutti furbi tranne me, evidentemente. Però me ne sto a casa, almeno i toast me li taglio gratis.

“Cronacheferragostane”. 2 “Le mie letture di formazione nell’ozio estivo”, testo di Goffredo Bettini pubblicato sullo stesso numero del settimanale “L’Espresso”: (…). Stranamente quando l'Italia era più povera, molti partivano i primi di luglio e tornavano alla fine di settembre. Non tutti. C'era chi non aveva la possibilità di alcuno spostamento. Rivengono in mente le mie lunghe estati a Senigallia. Una cittadina poggiata sull'Adriatico, con una spiaggia dalla sabbia bianca e setosa; e con un austero e prezioso centro storico. Mio nonno, con i suoi fratelli, possedeva un grande palazzo, affacciato sulla piazza della Rocca del Valentino. Si pranzava e si cenava tutti assieme. In tanti. Nel 1964, avevo 12 anni, ero diventato un ottimo giocatore di biliardino, di flipper e di ping pong. Scappavo la mattina presto dalla mia adorata bagnina anarchica Stamura, che mi aiutava a mettere a mollo il "moscone" di famiglia. Ore a remare, a nuotare, a vedere il fondo del mare allora cristallino. Gli amici erano persone semplici, evitavo i figli della nobiltà marchigiana, gretta e supponente. Qualche volta in famiglia la sera si giocava a scala quaranta; e mi insegnavano il bridge. Il massimo della mondanità era andare a ballare a "Villa Sorriso", un locale che ospitava i cantanti del momento. Ricordo una giovanissima Nada, con i ragazzi sotto il palco che guardavano rapiti. Fin qui nulla di particolare. Un'infanzia privilegiata. L'aspetto che stride davvero con l'oggi erano, nel susseguirsi delle settimane, i lunghissimi intermezzi di silenzi e di solitudine. Amavo questi momenti. In essi fece capolino la mia "formazione". Emergevano pensieri inediti. Rubavo la vecchia "Bianchi" nera di mio nonno. Sul lungomare, dopo l'Hotel Excelsior, non c'era più niente. Piccole barche adagiate sul litorale. Una vecchia colonia per bambini poveri. Il vento e il mare. Un odore forte di salsedine. Sullo sfondo, pedalando pedalando, cominciava a vedersi la raffineria di petrolio di Falconara. Quando il cielo era velato, o tendente al brutto, cadevano gli aghi dei pini sulle macchine, tutte con targa tedesca. L'Adriatico l'ho sempre percepito come un mare più misterioso e selvaggio del Mediterraneo. Il Mediterraneo è un mare domestico. La splendida "bacinella" della nostra civiltà. L'Adriatico offre la rincorsa per immaginare e sognare le grandi pianure dell'Est. Altri mondi, altri venti, altri suoni. Sembra incredibile, ma i grandi protagonisti della Rivoluzione russa sono entrati nel mio animo da adolescente, mentre faticavo sulla bicicletta di famiglia, che aveva l'età degli accadimenti sognati. Le prime curiosità si consolidarono nelle lunghe ore che passavo sulla sdraio a leggere. Con Agatha Christie e Van Dine migliorai nella scrittura. Con Charles Dickens imparai la letteratura che fa vedere le cose, come fosse un fotogramma. Con il manuale del cinema di Carlo Lizzani capii la storia del Dopoguerra italiano. Tuttavia, fu decisiva la dolcissima giornalaia comunista, con l'edicola alla fine del Corso. Compravo "Il Messaggero" e lei mi inseriva dentro gratuitamente "L'Unità". Come se mi avesse accolto nella "famiglia"; con discrezione e garbo. Cominciai così ad avere confidenza con i grandi: Amendola, Ingrao, Togliatti, Iotti e Longo. Insomma, le vacanze lunghe certamente dipendono dalle condizioni materiali. Ma anche chi ne ha preferisce l'inebriante mordi e fuggi. E, invece, non sa cosa si perde. Annoiarsi e chiamare a te la fantasia. Rileggere una frase 4-5 volte e fartela diversamente suonare dentro; avere piccoli incontri fatati che ti cambiano la vita.

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