"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 22 agosto 2023

Dell’essere. 99 «Genesi (1, 26): "Iddio disse: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, domini sopra i pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sugli animali domestici, su tutte le fiere della terra"».


Ha scritto il lettore G. B.: «Nietzsche nell'aforisma 101 di Umano, troppo umano scrive: "La crudeltà verso gli animali, propria dei bambini e degli italiani, si riconnette a una incomprensione: l'animale, soprattutto per gli interessi della dottrina ecclesiastica, è stato posto troppo indietro rispetto all'uomo". Ma perché gli italiani? Non posso negare che da bambino ho provato piacere a giocare con le lucertole e uccidere uccellini con la fionda. Oggi giudico tale comportamento altamente riprovevole, non so bene se per cultura o per convinzione profonda. O forse sono arrivato a quella fase de "l'umano troppo umano" che Nietzsche considerava una disgrazia dell'umanità». Ha così risposto Umberto Galimberti in “Come trattiamo gli animali” pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 19 di agosto 2023: Immagino che Nietzsche, quando parla della crudeltà verso gli animali con particolare riferimento agli italiani, ritenga che gli italiani hanno assorbito, più degli altri europei, l'insegnamento della dottrina cattolica che per secoli ha considerato gli animali privi dell'anima. E anche se oggi il magistero cattolico ha modificato la sua considerazione del mondo animale, immodificata resta la netta distinzione tra il destino degli uomini e quello degli animali, originato dalla fede in una creazione che separa per sempre gli uni dagli altri. Leggiamo infatti nel Genesi (1, 26): "Iddio disse: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, domini sopra i pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sugli animali domestici, su tutte le fiere della terra". Nasce da qui quella cultura "antropocentrica", che caratterizza tutt'ora l'Occidente, che considera l'uomo al vertice del creato, e perciò legittimato a trattare vegetali, animali e l'intera natura come qualcosa a sua disposizione, non solo per l'uso ma, come scrive Heidegger, fino alla sua usura, dimenticando che siamo tutti interconnessi perché, come scrive il fisico Fritjof Capra: "Nessun organismo può vivere in una situazione di completo isolamento. Per i loro fabbisogni energetici, gli animali dipendono dalle fotosintesi delle piante, e queste, a loro volta, dipendono dall'anidride carbonica prodotta dagli animali (così come dall'azoto che i batteri fissano alle loro radici) e, nel loro insieme, piante, animali e microrganismi regolano l'intera biosfera e mantengono quelle condizioni che rendono possibili la vita". E per quanto per ora ne sappiamo, solo qui e non altrove possiamo vivere. Mi si dirà che oggi le cose sono cambiate, al punto che l'amore per gli animali talvolta supera in alimentazione e assistenza sanitaria l'amore che riserviamo agli umani. Ma è proprio vero? Se penso agli animali sottratti al loro ambiente naturale e sequestrati negli appartamenti, alimentati con cibi specificati per ogni determinato tipo di animale, costretto a mangiare sempre lo stesso cibo, sottoposto a castrazione per evitare che procrei e nel frattempo insozzi la casa, tutto questo è "amore per gli animali"? Per non parlare di come si allevano gli animali per la produzione del latte, delle uova, della carne, dando in pasto farine animali agli erbivori e ai pesci per accelerarne la crescita, palmipedi inchiodati per l'ingrasso con l'interruzione del ciclo veglia/sonno, vitelli ingabbiati che non hanno mai visto un prato, iniezioni a suini e bovini per mandarli in calore più volte all'anno, onde ottenere una procreazione maggiore che garantisca la sostenibilità delle spese inerenti al loro mantenimento, con macellazione anticipata per gli esemplari che più non garantiscono il profitto. Animali trattati come macchine dal momento che né gli uni né le altre hanno l'anima. Mi si dirà che anche gli animali uccidono e anche crudelmente. È vero, ma a differenza degli uomini, come ci ricorda Hegel, gli animali uccidono per nutrirsi, mentre gli uomini uccidono per ottenere il riconoscimento della loro potenza e della loro superiorità rispetto al vinto. Eppure "italiano" era anche Francesco d'Assisi che nel Cantico delle creature chiama fratello o sorella l'acqua, l'aria, la pioggia, il sole, la luna, le piante, gli animali, estendendo la fratellanza non solo alla comunità degli uomini, ma a tutte le creature, ognuna delle quali garantisce la vita alle altre, dal momento che tutte sono reciprocamente connesse. Ma la sua parola profetica non ha ancora visto la sua attuazione.

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