"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 11 agosto 2023

MadreTerra. 15 Dario Vergassola: «E noi siamo i sapiens. Pensa se fossimo stati i deficiens...».

                            Sopra. "Uragano" (1515/18) di Leonardo da Vinci.

Il nuovo must delle destre è negare il climate change. I comunisti, irriducibili menagrami, fingono di non sapere che ci sono sempre stati i Tuareg in Groenlandia, ma finché il ghiaccio tintinnerà nei nostri mojiti, noi patrioti potremo esser certi che la scomparsa dei ghiacciai è una "balla colossale". Semplicemente, anni fa si cantava «è arrivata la bufera» per attaccare Mussolini, e oggi si strilla che «è arrivata la supercella» per attaccare la Meloni. È una sinistra allo sfascio a fare terrorismo sulle emissioni climalteranti e altre simili "gretinate": ma l'Ulivo è stato sradicato dagli elettori, mica da un vento a 118 all'ora. È colpa di un'opposizione alla frutta se ci siamo abituati a pensare che le palline da tennis siano grosse come chicchi di grandine e non il contrario, e se ormai a Milano - che dopo «un normale nubifragio estivo» si trasforma in Milano marittima - si portano più i carrozzieri dei social media manager. Nessun disastro planetario per cause antropiche, solo qualche ordinario contrattempo da sbolognare al nostro Mr Wolf delle emergenze, il generale Figliuolo. E noi siamo i sapiens. Pensa se fossimo stati i deficiens... (“Ma siamo veramente sapiens?” di Dario Vergassola sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 4 di agosto 2023).

Ha scritto Tomaso Montanari in “Leonardo ai tempi della crisi climatica” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 4 di agosto 2023: «Quanti romori spaventevoli si sentiva per l[a] scura aria, percossa dal furore de' tuoni e delle fùlgore da quelli scacciate, che per quella ruinosamente scorrevano, percotendo ciò che s'oppone[a] al su' corso! O quanti aresti veduti colle propie mani chiudersi li orecchi per ischifare l'ìmmensi romori, fatti per la tenebrosa aria dal furore de' venti misti con pioggia, tuoni celesti e furore di saette!... O quanti lamenti, o quanti spaventati si gittavon dalli scogli! Vedeasi le grandi ramificazioni delle gran querce, cariche d'uomini, esser portate per l'aria dal furore delli impetuosi venti. Quante eran le barche volte sottosopra, e quale intera e quale in pezze esservi sopra gente, travagliandosi per loro scampo, con atti e movimenti dolorosi, pronosticanti di spaventevole morte. ...O quante madri piangevano i sua annegati figlioli, quelli tenenti sopra le ginocchia, alzando le braccia aperte in verso il cielo, e con voce composte di d[iv]ersi urlamenti riprendeva[n] l'ira delli Dei; altra, colle man giunte colle dita insieme tessute, morde e con sanguinosi morsi quel divorava, piegando sé col petto alle ginocchia per lo immenso e insopportabile dolore». Negli ultimi anni della sua vita, Leonardo è ossessionato da immagini di apocalissi naturali: uragani, diluvi, catastrofi di ogni sorta. Ne scrive, le disegna: come in questo foglio celebre, in cui, da un cielo infinito, gli dei scagliano sulla terra uno spaventoso uragano che piega gli alberi fino al suolo, e sconvolge un gruppo di cavalieri. In fondo alla pagina, uomini e cavalli sono minuscoli, e totalmente in balia degli elementi: a sottolineare la nostra irrilevanza di fronte alla forza della natura. Mentre scrivo questa ora d'arte, l'Italia del nord è sconvolta da tempeste che sembrano avverare i peggiori incubi di Leonardo: e quella del sud brucia in una specie di inferno dantesco senza fine. Pochi artisti, oggi, sono sfruttati senza ritegno come Leonardo, che volentieri citiamo come somma incarnazione di genio italico: ma se tornasse, oggi, cosa penserebbe di noi? L'Italia e il mondo vanno in pezzi, in un'apocalisse d' acqua e di fuoco, perché le ultime generazioni hanno creduto che in un pianeta finito fosse possibile una crescita infinita. Abbiamo trasformato la conoscenza in possesso, l'amore per la vita in avidità, il genio in una terribile hybris, una insipiente tracotanza: e ora la natura si difende, avverando le ossessive visioni dell'ultimo Leonardo. Riusciremo a comprendere, riusciremo a salvarci?

“Le balle sul clima chiamate verità”, testo di Giovanni Valentini pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di ieri, giovedì 10 di agosto: (…). …secondo Terna - la società che gestisce la rete elettrica - il nostro giugno e stato più fresco del 2022 con 2,3 gradi di meno. Ed è vero. Peccato, però, che nello stesso mese la temperatura globale sia stata di oltre un grado superiore alla media del XX secolo pari a 15,5 gradi centigradi. E soprattutto, che la stessa Terna abbia dovuto certificare che il 18 luglio è stato raggiunto un nuovo picco nei consumi elettrici, al di sopra dei 58 GW, avvicinandosi al massimo storico del luglio 2015: segno inequivocabile che l'eccezionale ondata di calore ha costretto i cittadini ad accendere "a palla" condizionatori e ventilatori. Poi è arrivata la Nasa, l'ente aerospaziale americano, ad attestare che giugno e luglio sono stati i mesi più caldi della Terra da secoli. Mentre Copernicus, il servizio climatico dell'Agenzia spaziale europea, ha annunciato che gli oceani stanno diventando "bollenti": la temperatura media della superficie marina ha raggiunto i 20,96 gradi. Ma all'inizio di agosto Belpietro (direttore del quotidiano “La Verità” – come al tempo dei bolscevichi - n.d.r.) ha creduto di prendersi la rivincita con un editoriale intitolato "Il ciclone fantasma svela le fesserie sul clima", scambiando un errore delle previsioni metereologiche per una conferma del negazionismo di cui il suo giornale s'è fatto portavoce. Ora i tornado che nell'ultimo mese hanno colpito due volte la Lombardia e il Veneto non sono evidentemente colpa della Pravda meneghina. Ma i lettori di quel giornale, e più in generale gli abitanti di quelle regioni, hanno avuto modo di verificare direttamente - come già quelli dell'Emilia Romagna, dopo le disastrose alluvioni della prima metà di maggio - gli effetti del cambiamento climatico. E in tutto il Centro-Sud, da Roma in giù, le temperature torride non hanno risparmiato i cittadini né tantomeno i turisti, italiani e stranieri. Ognuno può stabilire, quindi, qual è la "verità percepita", chi la ignora o la nasconde: gli eventi estremi diventano sempre più frequenti e più intensi, in un'escalation che minaccia l'intero pianeta. Chi lo nega, dunque, non fa che alimentare l'indifferenza e accrescere il pericolo. Ormai è un fatto scientificamente accertato che la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera ha raggiunto il valore di 0,04% (pari a 418 ppm, parti per milione) ed è cresciuta rispetto al livello pre-industriale dello 0,03% (280 ppm). Questo è dovuto alle emissioni di combustibili fossili (carbone, petrolio e gas), bruciati prevalentemente dall'industria, ma anche dai trasporti e dal riscaldamento (o condizionamento) domestico, con il con-corso della deforestazione. Per la FAO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, tra il 1990 e il 2020 sono andati persi 420 milioni di ettari di foresta, un'area equivalente a quella dell'UE: riducendo la superficie della vegetazione, si riduce di conseguenza la capacità degli alberi e delle piante di "catturare" l'anidride carbonica. Tutto ciò produce il cosiddetto "effetto serra" intorno al globo terracqueo, facendo aumentare la temperatura e provocando gli eventi atmosferici estremi. "Nel 2022 - afferma Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club - la CO derivante dalla combustione dei fossili e dalla produzione di cemento ha raggiunto il livello di 36,1 miliardi di tonnellate, il 62% in più rispetto al 1990". Nel frattempo, l'Unione europea ha registrato un taglio del 30,4%, ma questo calcolo non tiene conto delle emissioni legate alla produzione di manufatti importati in larga parte dalla Cina. E per l'Italia, nel 2019 le emissioni sarebbero salite a 450 milioni di tonnellate, pari a un +32%. Attualmente, secondo il Kyoto Club, la temperatura della Terra è più alta di 1,1 grado rispetto a quanto fosse alle fine dell'Ottocento e le emissioni continuano ad aumentare. Per mantenere il riscaldamento globale a non più di 1,5 gradi, come previsto dall'accordo di Parigi sul clima, bisogna ridurre le emissioni del 45% entro il 2030 e azzerarle entro il 2050. Ma, purtroppo, gli impegni assunti finora dai governi risultano di gran lunga inferiori: in mancanza di ulteriori interventi, i piani predisposti porterebbero a un aumento dell'11% di gas serra rispetto al 2010. Per affrontare in modo efficace l'emergenza climatica, dunque, è necessario modificare e correggere il modello di sviluppo capitalistico imperniato sull'iperconsumismo, a danno della natura e dell'ambiente. Il che, beninteso, non significa tornare all'età della caverna. Significa piuttosto contenere e modificare i consumi di energia, abbandonando i combustibili fossili, inquinanti e nocivi, a favore delle fonti rinnovabili ovvero pulite: sole, vento, biomasse e quant'altro. È proprio quella che il Next Generation Ue, da cui deriva il Piano nazionale di ripresa e resilienza, intende per transizione ecologica e digitale all'insegna del Green New Deal: una forma di civiltà più equa e solidale. Con buona pace della "verità percepita", la questione riguarda la sopravvivenza del pianeta e del genere umano. Eco-fondamentalisti? Allarmisti, catastrofisti, apocalittici? "Cassandre climatiche"? Sempre meglio che eco-sovranisti o negazionisti del riscaldamento globale: se sbagliano gli ambientalisti, poco male; se invece sbagliano i nemici del clima, non c'è rimedio. È la fine.

Nessun commento:

Posta un commento