"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 17 luglio 2023

Lamemoriadeigiornipassati. 39 Alba Parietti: «Mancherà soprattutto a chi non la pensava come lui».


Il 17 di luglio dell’anno 2019 Andrea Camilleri ci lasciava. Per ricordarLo.

“Il Cavaliere e la morte”, favoletta politicamente scorretta di Andrea Camilleri, ove si narra che anche nel momento supremo di ogni vita non mancò all’egoarca di Arcore di vedere rosso profondo, come in tutti gli altri tempi suoi, e di apostrofare la “livella” rigeneratrice della vita al modo suo. Aveva ben capito un suo attento osservatore, quell’Indro Montanelli indimenticato, che parlando dell’egoarca e della sua maniacale ricerca di non deludere mai gli astanti, da gran piazzista qual è stato, ebbe a scrivere: “(…). Berlusconi è il più grande piazzista del mondo. Se un giorno si mettesse a produrre vasi da notte, farebbe scappare la voglia di urinare a tutt’Italia (…)”. (15 di febbraio dell’anno 2001 n.d.r.).

Il Cavaliere, girando campagne e campagne, s’imbatté in una vecchia scheletrica, vestita di nìvuro, con una lunga falce in mano. La riconobbe subito e fece fare uno scarto al suo cavallo. «Schifosa comunista!», murmuriò.

La Morte era d’orecchio fino e lo sentì. Si mise a ridere. «Tutte me le hanno dette! Ma comunista mai! Si può sapere perché?».

«E chi è più comunista di te? Tu consideri tutti allo stesso modo, ricchi e poveri, belli e brutti, re e pezzenti! E questo non è giusto, gli uomini non sono eguali. Io, per esempio, sono il Cavaliere, l’uomo più ricco di questo paese, milioni di uomini mi ascoltano, mi seguono...».

«Basta, basta», l’interruppe la Morte che non era né comunista né liberale, ma solo una grandissima carogna, «mi hai convinto. Tu sei degno di un trattamento speciale, avrò un occhio di riguardo. Ti dico l’anno, il mese, il giorno, l’ora, il minuto primo e il minuto secondo della tua morte». E glielo disse, scomparendo.

Il Cavaliere, paralizzato dallo scanto e incapace di fare altro, cominciò a contare i secondi che passavano, passavano, passavano, passavano…

Pensava proprio di “sfangarla”, la Morte, quell’uomo venuto da Arcore. Gli è andata proprio malaccio. Ci resta ad imperitura memoria “Quel funerale (che) sembrava un film”, testo di Diego Bianchi pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 23 di giugno 2023: «Mancherà soprattutto a chi non la pensava come lui», dice Alba Parietti poco prima di entrare nel Duomo di Milano per il funerale di Silvio Berlusconi. Mi sento coinvolto, ma per elaborare il lutto professionale nel giorno del lutto nazionale ci sarà tempo. Prima della Parietti hanno già dichiarato Enrico Papi e Lele Mora, Attilio Fontana e Gianni Malagò, mentre Alfano toglie gli occhiali da sole per quelli da vista evitando di confondersi con le Iene e i giocatori del Monza di oggi sembrano la primavera di quelli del Milan di ieri. Briatore precede Ilary Blasi che precede Jo Squillo che precede Marianna Madia che precede Afef mentre il figlio di Bossi fa scendere il padre dalla macchina e tutte le telecamere si tuffano sulla sua carrozzina. Si fa fatica a fare la cronaca di quel che accade, con gli invitati che rompono i canapi e invadono la chiesa, le telecamere che li spogliano, i tifosi che cantano, i telefonini che garriscono con le bandiere, e il governo che arriva nei pulmini blu. Gerry Scotti dirà che tutte le pagine di cronaca di ogni tipo che Berlusconi ha fatto riempire, forse compresa questa che si sta scrivendo intorno a noi, è ora che vengano appallottolate per consegnare definitivamente le gesta del leader di Forza Italia ai libri di storia (che per lo più sono comunque la sintesi di tante pagine di cronaca). Su quei libri ci sarà scritto che al funerale di Berlusconi è venuto anche Verdini in permesso speciale dai suoi domiciliari. Verdini in realtà l'ho perso, non l'ho filmato io ma altri. Ho perso anche la figlia e il suo compagno, ma non è colpa mia, è tutto troppo, faccio fatica, cerco di non perdermi nulla di questo palinsesto lungo quarant'anni, ma è impossibile. Per quanti possano essere i vip o aspiranti tali che riesco a intercettare, tutta gente che deve almeno uno stipendio e una carriera più o meno riuscita all'illustre defunto, saranno comunque meno di quelli che non avrò visto e mi farò raccontare. «Sembra un film di Sorrentino», dicono in molti senza specificare se si stia pensando più al Divo o alla Grande Bellezza (perché immaginare di essere a nostra volta parte di "Loro" sarebbe troppo didascalico), ma Sorrentino un cast così non l'ha avuto mai. Del funerale non riesco ad apprezzare molto se non volti ed espressioni che diventeranno meme da social, in un'alternanza psichedelica tra cariche istituzionali e popstar più autorevoli della maggior parte dei ministri. La sparuta ma appassionata folla sotto al sole segue sui maxischermi. Ai comizi di Berlusconi ne ho vista infinitamente di più, ma non sono problemi miei. Quel che conta, dati i tempi, è capire quanta ragione abbia la Parietti.

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