"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 20 luglio 2023

Dell’essere. 93 Karen Armstrong: «Dobbiamo impegnarci a sentire di nuovo la musica della natura. Non c'è più tempo».

     Sopra. Serrastretta, 31 di ottobre dell'anno 2022. "C'è vita nella faggeta"

Ha scritto Michele Serra in “La rivoluzione dei figli” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi, giovedì 20 di luglio 2023: Il riscaldamento climatico è una questione politica – (…) – perché mette in discussione radicalmente i nostri comportamenti sociali e la nostra maniera di produrre beni e di consumarli.

Questo spiega, per sommi capi, perché il negazionismo alligna quasi solamente a destra: la destra difende le tradizioni, ciò che già esiste ed è già noto e collaudato. Si è sempre fatto così, perché cambiare? Mentre l’ambientalismo radica soprattutto a sinistra perché, anche se la sinistra se ne dimentica sempre più spesso, è in quel campo politico e culturale che si mette in discussione il presente e si immagina un futuro diverso. Conservatore a progressista, in questa chiave, sono termini che tornano ad avere un significato abbastanza preciso. Quello che cambia, rispetto alla norma del Novecento, è che la forzatura ideologica, adesso, è quella della destra; la lettura pragmatica, quella della sinistra. L’evidenza scientifica è che il cambiamento climatico vede nell’azione umana la sua prima causa: siamo nell’Antropocene. Per difendere gli attuali assetti, dunque, la destra deve negare l’evidenza e ricorrere – ideologicamente – all’idea che il cambiamento climatico sia una fola, una malevola truffa volta a minare le solide, sane basi del mondo così come è sempre stato, quello dei padri, dei nonni, dei nonni dei nonni. Ad andarci di mezzo sono i figli. Ci sono dunque buone ragioni per sperare in una rivoluzione dei figli. In Occidente sono stretta minoranza, ma nel resto del mondo sono una marea.

“Spiritualità e natura ci salveranno”, intervista di Carlo Pizzati a Karen Armstrong “si rinchiuse nel convento delle Sorelle del Santo Bambin Gesù nel nord dell’Inghilterra ad appena 17 anni. A 24 anni le abbandonò, denunciando violenze fisiche e psicologiche…” – pubblicata sullo stesso quotidiano “la Repubblica” di oggi: (…). «La soluzione alla crisi climatica è non nella paura con cui si tenta di terrorizzare il mondo e che invece lo paralizza nell'inazione contro il riscaldamento globale, ma nell'amore per la natura, che può essere coltivato grazie alla spiritualità».

Lei suggerisce che la contemplazione silenziosa genera una diversa percezione del sacro. In che modo questa pratica può aiutare l'ambiente? «Fissarci sulla terribile catastrofe che ci attende ci paralizza. Sappiamo cosa non fare, ma continuiamo a farlo. Giriamo in auto, viaggiamo in aereo... Non prendiamo le cose seriamente, perché ci sentiamo inermi, Anche perché reagire significherebbe smontare un sistema di vita radicato da almeno 100 anni. Non è questione di fare drastici passi per cambiare i comportamenti, ma di sentire la natura in un modo in cui non abbiamo fatto negli anni recenti. Invece schermiamo la natura con auricolari, telefoni, schermi...».

Anche di fronte ai pericoli, ai tornado, alle alluvioni vediamo testimoni assorbiti dal compito di riprendere la scena, che si fanno travolgere senza precauzioni... «Esatto. Non c'è la consapevolezza della santità della natura. E invece siamo completamente dipendenti dal divino. Non intendo di un Dio barbuto, seduto là nell'alto dei cieli che ci tiene d'occhio. Intendo la sacralità che abbiamo coltivato con cura in passato. Non è qualcosa che si capisce razionalmente. Lo si capisce con il cuore, come quando ascoltiamo la musica. Dobbiamo impegnarci a sentire di nuovo la musica della natura. Non c'è più tempo. Non possiamo rimanere paralizzati dalla perdita di speranza. Dobbiamo avere calma, determinazione e capacità di pianificare le azioni che possono cambiare la nostra mentalità. Il poeta William Wordsworth, ad esempio, diceva d'aver imparato a guardare la natura. Quando sei bambino è facile osservarla rapiti. Dobbiamo reimparare a guardarla diversamente».

(…) …lei descrive (…) la brillantezza che i bambini percepiscono nella natura e come la scuola cancelli questo sguardo con la razionalità. Come può cambiare la scuola per non avere più questo ruolo soffocante? «Basterebbe un po' di silenzio, ogni giorno. E chiedere ai bambini cos'hanno sentito. Cosa gli è piaciuto di più? E ogni giorno, un po' di ascolto, in silenzio, a scoprire i normali suoni della natura. E così capisci che guardi la natura con occhi diversi senza rumore e senza parlare. Servirebbero riti quotidiani per riavvicinarci alla natura (…). La liturgia è importante. Non intendo preghiere o inni. Ci vuole una teatralizzazione del rito per toccare il cuore».

Lei dichiara che c'è la necessità di comprendere la natura antropocosmica: una realtà senza più divisioni tra umani e cosmo. In che modo? «Respirando. Con la pratica della respirazione».

Il prana della filosofia indiana? «Sì, respirare con calma ci può ricordare la nostra totale dipendenza dalla natura. L'aria ci dà la vita. L'aria è natura. Per calmarsi basta respirare con calma. Ma il problema del modo in cui questi insegnamenti vengono recepiti è reale. Lo yoga, ad esempio, viene travisato. Penso a un poster della metropolitana londinese con una bellissima donna con pantacollant e coda di cavallo che invita i clienti a migliorare la performance nella vita e nel lavoro: tutto per l'io. È un'assurdità. Lo yoga serve ad andare oltre sé stessi, a mettere da parte l'io. Non basta cantare il mantra buddista Nam Myoho RengheKyo. Bisogna mettersi al servizio degli altri e della natura».

Come si può, in questa realtà dove il più piccolo stress emotivo causa ondate di ansia curate spesso con le medicine, promuovere l'idea che una piccola dose di sofferenza è utile a nutrire la compassione? «Il Buddha dice che l'esistenza è sofferenza. Mentre noi cerchiamo di rendere la nostra esistenza il più anodina possibile. Accendi la tv e il dolore del mondo è lì davanti agli occhi: alluvioni, carestie, terrore, malattie. Tutto ciò dovrebbe renderci consapevole del dolore altrui. Siamo anestetizzati dagli schermi e non capiamo più questa sofferenza. Dobbiamo sentire il dolore altrui e agire per ridurlo. È in arrivo un'accelerazione del dolore che testimonieremo. Ciò deve spingere a chiedersi: cosa posso fare per migliorare le cose?».

Il Buddha dice che la vita è sofferenza causata dal desiderio e che la sofferenza può cessare se si estingue il desiderio. «Sì, ma non è rimasto tutta la vita seduto in meditazione a eludere il desiderio, come lo vediamo nelle statue. Si è dato da fare per aiutare il mondo, spiegando il meccanismo della sofferenza. È un Buddha della compassione che cerca di salvare il mondo dalla sofferenza».

Lei parla di Buddha, di Maometto, degli dei indù e sostiene che dobbiamo liberarci della fallacia che il mito sia falso o che rappresenti una modalità di pensiero inferiore alla razionalità. Ma non pensa che il sonno della ragione generi mostri? «Il mito non è un pensiero a caso che ci viene, non è un mostro dell'immaginazione, è una storia che accade una volta ma che continua ad accadere. E il mito deve portare all'azione, non è un sogno ad occhi aperti. Il mito ci deve dare un compito. Dev'essere incarnato nell'azione. E i riti aiutano ad attivare il nostro immaginario che genera storie, musica, danza e poesia, tutto ciò che ci porta fuori da ciò che è puramente razionale. E ogni buona religione è come un mito. Come il mito di Gesù: sofferenza, nuova vita, generosità, aiutare gli altri ad affrontare il dolore. Guardare in faccia il dolore, cercarlo, assorbirlo e dare conforto, sentendo la sofferenza, mantenendo viva la compassione. Solo così possiamo salvare il mondo».

2 commenti:

  1. "Agli uomini non importa quasi nulla di tutte le virtù del cuore e idolatrano i talenti del corpo e della mente". (Jean de La Bruyere). "La vera bellezza, dopo tutto, consiste nella purezza del cuore". (M. Gandhi). "Infanzia significa semplicità. Guarda il mondo con l'occhio del bambino: è molto bello". (Kailash Satyarthi). "Il mito ci insegna a vedere il mondo in modo diverso, ci mostra come guardare nei nostri cuori e vedere il nostro mondo da una prospettiva che va oltre il nostro interesse personale". (Karen Armstrong). "Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo". (M. Gandhi). È un vero capolavoro questo post, un nuovo gioiello da conservare, per poterlo rileggere e far leggere a chi si trova sulla stessa lunghezza d'onda della Grandissima Karen Armstrong. Grazie di cuore e buona continuazione.

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  2. Congratulazioni, Carissimo Aldo, anche per la scelta di questa tua meravigliosa foto che completa egregiamente il post!

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