"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 4 maggio 2023

ItalianGothic. 44 Marco Belpoliti: «La scena si svolge all'interno di Palazzo Chigi…».


“La sportiva spagnola Beatriz Flamini ha infranto il record di permanenza sotto terra: 509 giorni. Alla sua uscita non sapeva nulla quindi della lite tra gli ego-vandali Renzi e Calenda; nulla di un prigioniero ucraino decapitato da soldati russi, bestie senza neanche la scusa del radiocollare scarico; nulla di quei dipendenti Ama che coi mezzi aziendali si appartavano con le prostitute, dando involontariamente ragione a chi sosteneva che il servizio di raccolta dell'immondizia da un po' di tempo sembrasse andare a puttane; nulla dell'arresto della donna di Messina Denaro che diceva al boss "Il mondo non ti capisce": capirai che scoperta, quello scriveva in codice apposta; nulla della frase sibillina della Madonna piangente apparsa a Trevignano: "Se bella vuoi apparire un po' devi soffrire", grazie a cui molti hanno mangiato la foglia, nonostante l'abbondanza di gnocchi. "Certo, come no", ha esclamato incredula la Flamini, "manca solo che il Dalai Lama abbia chiesto a un bimbo di succhiargli la lingua". Vabbè, alla fine è voluta tornare sotto terra”. (Tratto da “Meglio restare sotto” di Dario Vergassola, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 28 di aprile 2023).

“L’avanspettacolo”. Dal quotidiano “la Repubblica” di ieri, mercoledì 3 di maggio 2023, la “Venditrice di Palazzo Chigi” di Marco Belpoliti: (…). La scena si svolge all'interno di Palazzo Chigi, centro nevralgico del potere tout court, nelle stanze del Palazzo, come lo chiamava Pasolini, tra gli arredi che l'operatore si guarda bene di inquadrare. La camera è fissa sul Capo, sulla sua persona, sui suoi gesti; non indugia su mobili, soprammobili, specchi, decori, quadri. Lei va, cammina, si sposta, percorre le stanze del potere, le attraversa velocemente, quasi di corsa. La postura trasmette determinazione e fermezza. Usa le mani con veemenza accompagnando le parole con gesti che comunicano volontà: utilizza la mano destra tesa mentre le scandisce, poi entrambe le mani asserendo; gli indici sono punti esclamativi rivolti verso il basso o in alto per sottolineare ciò che afferma: è una maestra che sta spiegando la lezione agli allevi. Il tono assertivo è netto; scandisce i passaggi salienti: numeri, percentuali. Usa un'espressione precisa per descrivere il proprio stato d'animo: "Una scelta di cui vado profondamente fiera". Fierezza. La cadenza in cui si esprime contempla sia la volontà d'imprimere nello spettatore una sensazione di forza che quella di convincere propria della venditrice - una Wanna Marchi, un po' più sobria. Pur esibendo una grande sicumera Giorgia sa che deve convincere chi la guarda: sono elettori, forse persino tifosi, ma allo stesso tempo clienti da blandire con cifre e dati, per quanto snocciolati in modo rapido e veloce: incentivi, miglioramenti, aumenti, redditi bassi, benefit, detassazione, sicurezza, centri estivi, assegno unico, disabilità. L'ultima perorazione è per la celebrazione del 1° maggio "con i fatti e non con le parole", afferma - in realtà non ha ancora fatto quello che sta esibendo: siamo alla pubblicità preventiva, sono parole e non ancora fatti. Noi lavoriamo anche oggi, ha esordito all'inizio di questo piano sequenza, per altro spezzato in almeno tre riprese successive. Il congedo è un piccolo coup de théâtre: "Avanti così. Buon 1° maggio!". Quindi aggiunge: "E adesso al lavoro!". Apre la porta e dietro, nella stanza, ci sono i ministri del suo governo. È la classe che l'attende: quieta silenziosa, ordinata. Si sistema la sedia e si siede, afferra la campanella e la suona con gesto sicuro. Solo un veloce sguardo soddisfatto alla camera da presa che l'inquadra. Ora la lezione può cominciare. Anche lei alla fine sale in cattedra, anche lei ha la propria scrivania, da Presidente. Ha scritto Michele Serra ieri - e sempre sul quotidiano “la Repubblica” - in “Propaganda pubblica”: Meloni fa benissimo ad autoprodurre video promozionali. Si promuovono da soli anche illustri sconosciuti, narcisi senza arte né parte, influencer di terz'ordine, perché non dovrebbe farlo la presidente del Consiglio, che ha qualche ragione in più per curare la propria immagine pubblica? La cosa grave è la prontezza con la quale i telegiornali - specie quelli del servizio pubblico - hanno rilanciato senza fare una piega quel prodotto concepito e confezionato per la propaganda, come se a qualificare ciò che chiamiamo "giornalismo" non fosse la capacità di proporre contenuti propri: altrimenti non è giornalismo, è farsi contenitore passivo di contenuti altrui. I video autoprodotti sono pensati per correre nella prateria dei social, che diavolo c'entrano i telegiornali? So che è solo una domanda retorica. La Rai è piegata da sempre a un vassallaggio umiliante nei confronti dei partiti, che sono di fatto i suoi padroni. Mette a disposizione le sue telecamere, da anni, per raccogliere ogni sera il ridicolo diadema di dichiarazioni appaltate agli onorevoli portavoce, frasetta per frasetta, il nulla organizzato e soprattutto la negazione del concetto stesso di "lavoro giornalistico". No, non è giornalismo portare microfono e telecamera nel tinello dei politici. È un servizio a domicilio, come i rider che portano la pizza. Va detto che mandare direttamente in onda i video di Palazzo Chigi, o dei partiti in genere, potrebbe essere un risparmio. Si evitano i costi di una troupe a disposizione di Tizia e di Caio. Si rimane comodamente in redazione, tamburellando con le dita per ingannare il tempo, e si aspetta che ogni singolo leader, ogni singolo partito, mandi il suo video già pronto per la messa in onda.

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