“Capitolo quinto”. Dal “Longform” «La sfavorita» pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 14 di maggio 2023:
“Dal terreno delle suore all'Infernetto”.
Un'antinomia a circa 50 chilometri di distanza conduce dalla spoglia collina di Lunghezza, dove sarebbe dovuto nascere Leroy Merlin, all'Infernetto, una zona a due passi dal mare che deve il suo nome alle colonne di fumo che una volta si liberavano dalle grosse carbonaie. Sebbene in passato quell'immagine ricordasse un piccolo inferno, nel 2002 l'Infernetto è per la Lazio Consulting di Anna Paratore e Raffaele Matano la via al paradiso. È su questo territorio, infatti, che l'azienda decide di puntare più in alto. In ballo ci sono circa 90 milioni di euro. Siamo alle porte di Ostia, un territorio martoriato da una "tangentopoli all'amatriciana" che la assedia da un paio di lustri, una serie di fatti di malaffare che riguardano appalti pubblici e concessioni. Una zona che nonostante gli arresti dei colletti bianchi non si è ancora liberata dai suoi tormenti. È ad esempio il feudo di Paolo Frau, "occhi di ghiaccio", il Paoletto della Banda della Magliana, ucciso nel 2002 nella stessa frazione in cui aveva allungato i suoi tentacoli, a Ostia. Fiumicino, Ostia e l'Infernetto sono pronti a scrollarsi definitivamente di dosso le suggestioni pasoliniane e ad avvicinarsi alla città che da sempre aveva relegato quelle zone a luoghi per le vacanze di borgata. Il piano viene messo nero su bianco in un patto territoriale, un accordo tra Regione Lazio, Comune di Roma e altri Enti per promuovere lo sviluppo locale. E così, le aziende presentano 162 proposte, di cui 6 la Lazio Consulting: prevedono un investimento complessivo di circa 90 milioni di euro. Si va da un paio di hotel con annesse aree sportive fino a interi complessi alberghieri composti da 5 edifici, passando per residence per le vacanze o centri commerciali. La punta di diamante è il "9D": un centro commerciale che si estende per un'area complessiva di 24 mila metri quadri. Investimento previsto: 56 milioni di euro. Un affare monumentale per un'azienda con un capitale sociale di 10.000 euro e costituita quattro anni prima per vendere gelati. Viene proposto di costruirlo in un terreno paludoso dove i comitati di quartiere denunciano da anni un rischio idrogeologico. Quello scorcio di campagna romana, dove pini marittimi alti come edifici accompagnano verso il litorale, lungo la via del Mare percorsa da migliaia di romani che in estate si affrontano per ore nel traffico, deve essere sembrato un posto ideale, ben in vista. L'affare a Ostia è importante, il business sembra essere alle porte, e forse è per questo che dietro le quinte la trama societaria di cui la Paratore e Matano fanno parte si intreccia. Enormemente. Per comprenderlo occorre scomodare decine di professionisti sfuggenti e con poca memoria, quindi affidarsi agli atti custoditi nelle sedi delle Camere di commercio d'Inghilterra, Lussemburgo e Panama. Il 30 novembre del 2000 alcuni personaggi finiti successivamente negli scandali dei paradisi fiscali creano un'azienda, la Fayson Trading, a Panama. Questa s.a. controlla l'azienda britannica D Construction Limited, fondata a Londra alcune settimane dopo. Nel 2002, quando l'affare dell'Infernetto promette bene, la D Construction rileva sia il 10% (51 mila euro) delle quote che Anna Paratore aveva nella Lazio Consulting, sia il 90% restante, che in quel momento era in mano alla Mr Partners, che qualche mese dopo verrà amministrata dalla prima moglie di Francesco Meloni. Nel frattempo, in Lussemburgo, un altro paese con regime fiscale privilegiato, viene architettato un altro complesso schema societario. Il 10 luglio 2002 viene fondata nel gran ducato una società, la Polired s.a, che due settimane dopo controllerà la neonata azienda romana Lunghezza Immobiliare srl. È quest'ultima compagine che con 10 mila euro "sostituisce Lazio Consulting srl nella partecipazione alle gare, anche se queste sono state sottoscritte con la presentazione di atti e/o documentazione", rilevano gli atti. Tra Londra, Panama e il Lussemburgo si perdono le tracce degli affari milionari e di quelli mai andati in porto, come quello per il centro commerciale all'Infernetto. "Non ricordavo che [io ndr] fossi il procuratore della D Construction", dice l'avvocato Giovanni Petrillo, ex procuratore speciale della D Costruction e uomo che conclude la compravendita di quote con la Paratore. "In realtà, non credo che abbia nulla da nascondere... Sono passati 20 anni e se ho commesso qualcosa consapevolmente o meno, c'è la prescrizione", continua l'avvocato, nonostante nessuno abbia sollevato questioni legali, ma solo il singolarissimo schema societario. "Io sono una privata cittadina e sono affari miei quello che ho fatto venticinque anni fa", spiega al telefono Anna Paratore. "Tutto quello che mi riguarda è limpido e pulito - prosegue - Poi, quello che altre persone hanno fatto di quelle società non lo so dire e non mi riguarda". Repubblica ha tentato, senza successo, di chiarire con la Paratore anche i suoi legami societari con Milka di Nunzio, la migliore amica di Giorgia Meloni. Di Nunzio, un passato nella Croce Rossa italiana, è stata la mandataria elettorale di Meloni nell'elezioni comunali del 2016. Tra il 2011 e il 2016, la Paratore e di Nunzio sono state quotiste della Raffaello Eventi, una srl romana gestita da due ristoratori che finirà, dopo notevoli perdite nei bilanci, in mano di cittadini stranieri senza fissa dimora.
“Una ragazza fortunata”.
Durante l'intervento di insediamento da presidente del Consiglio alla Camera, Giorgia Meloni dice: "Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l'underdog". "Lo sfavorito - precisa, traducendo il termine - che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici". È la chiusura del cerchio. L'apice di una narrazione che l'autobiografia "Io sono Giorgia" ha definito. E che, tuttavia, resta vulnerabile, come abbiamo visto, a un approfondito "fact checking", un lavoro di verifica della stampa che nelle grandi democrazie come gli Stati Uniti o la Germania è prassi consolidata che mette alla prova la credibilità dei capi di Stato e di governo. Vulnerabile persino lì dove il racconto della premier non affonda in tempi lontani. Come l'acquisto della sua prima casa, nel 2009. "Quando ero ragazza fantasticavo spesso sul fatto di poter avere una casa mia, ed ero convinta che sarebbe stato molto difficile riuscirci. Era il tempo in cui arrivavo a fare anche cinque lavori contemporaneamente per guadagnare 1000 euro al mese. E così la domanda era sempre la stessa: avrò mai i soldi per accendere un mutuo?", scrive in "Io sono Giorgia". "Sono riuscita a realizzare il sogno di avere una casa tutta mia dopo i 30 anni.... quaranta metri quadri, a ridosso della Garbatella, pagati forse più del loro valore". In realtà - come documentano le ispezioni ipotecarie - si tratta di un appartamento di circa 70 metri quadri acquistato insieme a una cantina e a un box auto. "Il prezzo della vendita - si legge negli atti - è convenuto in complessivi 370.000 euro". Meloni, che nel 2008 è stata eletta deputata per il Pdl e viene nominata da Berlusconi ministra per la gioventù, paga una parte dell'immobile con i suoi risparmi e un'altra accendendo un mutuo che, sommando capitale ed interessi, ammonta a 303.000 euro. Lo estingue in cinque anni. Nel 2017, dopo aver venduto l'anno precedente questa sua prima casa, acquisterà un nuovo appartamento di otto vani, più cantina e box al prezzo di 505 mila euro più imposte e commissioni immobiliari. E questa volta senza bisogno di un mutuo. "Posso dirmi fortunata rispetto a tanti della mia generazione", scriverà. E per una volta l'affermazione regge al fact checking. (Fine).
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