"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 2 maggio 2023

Dell’essere. 84 «Maktub».

              Sopra. "Cobh, Ireland" penna e acquerello (2023) di Anna Fiore.

“Allora un eremita che visitava la città una volta l’anno, si fece avanti e disse: parlaci del piacere. Ed egli rispose: il piacere è un canto di libertà, ma non è la libertà. È la fioritura dei vostri desideri, ma non è il loro frutto. È una profondità che invoca un’altezza, ma non è né il mare, né il cielo. È l’ingabbiato che prende il volo, ma non è spazio racchiuso. In verità il piacere è una canzone di libertà. E io vorrei proprio che voi la cantaste con pienezza di cuore, senza però perdere il cuore nel canto. Alcuni dei vostri giovani cercano il piacere come se fosse tutto, e vengono giudicati e biasimati. Io non li giudicherei, né li biasimerei. Li lascerei cercare”. (…). Da “Il Profeta” di Kahlil Gibran.

Da “Siamo destino” di Paolo Coelho pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 30 di aprile 2023:

“Maktub” 1 Immaginate un bruco. Trascorre gran parte della vita guardando dal basso gli uccelli che volano e indignandosi per il proprio destino e le proprie fattezze. Pensa: "Sono la creatura più spregevole, brutta, repellente, condannata a strisciare sulla terra". Un giorno, però, la Natura gli chiede di fare un bozzolo. Il bruco è terrorizzato: un bozzolo non l'ha mai fatto. Pensa di doversi costruire la tomba e si prepara a morire. Nonostante sia indignato per la vita che ha condotto fino a quel momento, si lamenta di nuovo con Dio: "Ora che finalmente mi sono abituato, il Signore mi toglie quel poco che ho". Disperato, si rinchiude nel bozzolo e aspetta la fine. Qualche giorno più tardi si vede trasformato in una bellissima farfalla. Può svolazzare nel cielo, e gli uomini l'ammirano. È stupito dal senso della vita e dai disegni di Dio.

“Maktub” 2 Uno sconosciuto si recò al monastero di Sceta e chiese di parlare con il padre superiore. "Voglio rendere migliore la mia vita", dichiarò, "ma non riesco a liberarmi dei pensieri peccaminosi". Il padre superiore fece notare allo sconosciuto che fuori c'era molto vento e gli disse: "Qui dentro fa molto caldo. Non potresti prendere un po' di vento là fuori e portarlo qui per rinfrescare la stanza?". "È impossibile", rispose lo sconosciuto. "Allo stesso modo, è impossibile non avere pensieri che offendono Dio", disse il monaco. Ma se saprai resistere alle tentazioni, non ti causeranno alcun male".

“Maktub” 3 Dice il maestro: "Se devi prendere una decisione, è meglio farlo e accettare le conseguenze dei tuoi atti. Non si può certo sapere in anticipo quali saranno queste conseguenze. Le arti divinatorie sono state concepite per aiutare gli uomini, non certo per prevedere il futuro. Sono ottime consigliere e pessime profetesse. "Sia fatta la Vostra volontà", recita la preghiera che Gesù ci ha insegnato. Quando questa volontà ci lascia intravedere un problema, ce ne propone anche la soluzione. Se le arti divinatorie potessero prevedere il futuro, tutti gli indovini sarebbero ricchi, sposati e felici".

“Maktub” 4 Il discepolo si avvicinò al maestro. "Ho cercato per anni l'illuminazione", disse. "Sento di esserci vicino e voglio sapere qual è il prossimo passo". "Come provvedi al tuo sostentamento?" gli domandò il maestro. Non ho ancora imparato a mantenermi, mi aiutano mio padre e mia madre. Ma questi sono solo dettagli". "Il tuo prossimo passo sarà fissare il sole per mezzo minuto", disse allora il maestro. Il discepolo obbedì. Dopo che fu trascorso quel mezzo minuto, il maestro gli chiese di descrivere la campagna circostante. "Non riesco a vedere, il bagliore del sole mi ha offuscato la vista", rispose il discepolo. "Chi si limita a cercare la luce, lasciando ad altri le proprie responsabilità, non troverà mai l'illuminazione. Chi tiene gli occhi fissi sul sole, finisce per diventare cieco" fu il commento del maestro.

“Maktub” 5 Un uomo che camminava in una valle sui Pirenei incontrò un vecchio pastore. Spartì con lui il suo cibo, e insieme si trattennero a lungo a discutere sulla vita. L'uomo sosteneva che, se avesse creduto in Dio, avrebbe dovuto accettare di non essere libero, giacché sarebbe stato Dio a governare ogni suo passo. Il pastore lo condusse allora sul ciglio di un burrone dove si poteva udire nitidamente l'eco di ogni piccolo rumore. "La vita sono queste pareti, e il destino è il grido di ogni singolo uomo", disse il pastore. "Tutto quello che facciamo verrà portato fino al Suo cuore e ci sarà restituito allo stesso modo. Dio è l'eco delle nostre azioni".

“Maktub” 6 Maktub vuol dire "È scritto". Per gli arabi, però, "È scritto" non è la traduzione più fedele perché, per quanto tutto sia già scritto, Dio è misericordioso e ha usato la Sua penna e il Suo inchiostro soltanto per aiutarci. Il viandante si trova a New York. Si è svegliato da poco ed è in ritardo per un appuntamento. Quando finalmente riesce a uscire dall'albergo, scopre che la sua auto è stata rimossa dalla polizia. Arriva perciò in ritardo, il pranzo si prolunga più del previsto, e lui pensa alla multa che probabilmente gli costerà una fortuna. All'improvviso gli viene in mente la banconota da un dollaro che ha trovato il giorno prima e immagina un collegamento soprannaturale tra il biglietto di banca e quanto è accaduto quella mattina. "Ho forse preso quella banconota prima che la trovasse la persona cui era destinata? Ho tolto quel dollaro dalla strada di qualcuno che ne aveva bisogno? Ho interferito con ciò che era scritto?". Sente il bisogno di liberarsi della banconota. In quello stesso istante nota un mendicante seduto a terra e si affretta a dargliela. "Aspetta", gli dice il mendicante. "Sono un poeta e vorrei ricambiare con una poesia". "Basta che sia breve, ho una certa fretta", risponde il viandante. "Se sei vivo, è perché non sei ancora arrivato dove devi arrivare", ribatte il mendicante.

1 commento:

  1. "Pensiamo sempre di essere noi a scegliere. Ma, forse, in realtà, non scegliamo proprio niente. Probabilmente tutto è stato già deciso dall'inizio e noi facciamo solo finta di scegliere. Il libero arbitrio non è altro che un'illusione". (Haruki Murakami). "Noi non scegliamo affatto. Il nostro destino sceglie. Ed è saggezza mostrarci degni della sua scelta, qualunque essa sia". (Romain Rolland). "Ogni uomo ha un suo compito nella vita, e non è mai quello che egli avrebbe voluto scegliersi". (Hermann Hesse). "Nel dare forma alla nostra vita, siamo la stecca da biliardo, il giocatore o la palla? Siamo noi a giocare o è con noi che si gioca?". (Zygmunt Bauman). "Si dice che nemmeno il destino sappia con certezza dove porti ogni sentiero, dove conduca ogni svolta e ogni curva...". (Fabrizio Caramagna). "Ad ogni filo d'erba è destinata almeno una goccia di rugiada". (Proverbio cinese). "Ho un'ingenua fiducia nell'Universo... che ad un certo livello tutto abbia un senso, e possiamo ottenere scorci di quel senso, se ci proviamo". (Mihalyi Csikszentmihalyi). Grazie di cuore della forza che emana dalla lettura di questo stupendo post. L'ho già inserito tra quelli che sicuramente rileggerò... Buona continuazione.

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