"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 23 maggio 2023

MadreTerra. 07 Jonathan Safran Foer: «Abbiamo a disposizione sempre meno opzioni, e sempre peggiori: affidarci a governi che agiscano come non hanno mai fatto».

                Sopra. Serrastretta (Calabria, 31-10-2022). "Nella faggeta".

Ha scritto il meteorologo Luca Mercalli in “Piogge e alluvioni: le statistiche non valgono” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 18 di maggio 2023: È incredibile che nella stessa regione convivano due anomalie climatiche opposte di portata secolare: a oriente la Romagna in ginocchio per le alluvioni, a occidente il Piacentino e l’adiacente Alessandrino ancora all’asciutto da oltre 17 mesi. Un segno evidente dell’estremizzazione degli eventi meteo. Gli oltre 250 mm di pioggia caduti in due giorni sull’Appennino romagnolo a seguito del ciclone “Minerva” sono già di per sé un valore eccezionale, che in un clima del passato avremmo visto verificarsi non più di una volta in almeno 50-100 anni. Invece in soli 15 giorni abbiamo visto ripetersi il fenomeno ben due volte includendo le inondazioni del 2-3 maggio, con un totale di precipitazioni che supera ormai i 500 mm in alcune località appenniniche, quanto cade in un intero anno ad Aosta.

Di fronte a queste quantità d’acqua nulla può resistere: è vero che il territorio è cementificato, e ciò aumenta la vulnerabilità ai danni, ma i suoli già saturi non hanno retto al secondo imponente nubifragio e i livelli fluviali hanno spesso superato la scala misurabile dagli idrometri battendo i massimi storici: Arpae, l’Agenzia meteo regionale, segnala che l’Idice e il Santerno hanno toccato colmi di piena inediti, rispettivamente superiori a 14,38 e 14,87 metri. A poca distanza pure il fiume Misa, oggetto della pesantissima alluvione di Senigallia del 15 settembre 2022, a soli otto mesi ne ha subita una seconda appena meno importante. Sta saltando la statistica pluviometrica del passato, il nuovo assetto climatico si conferma come via via più estremo, o troppo o troppo poco, in accordo con quanto i modelli di simulazione climatica prevedono inascoltati da trent’anni. E nel weekend una nuova intensa perturbazione investirà il Piemonte con piogge che spegneranno la peggior siccità da due secoli, passando da un estremo all’altro in poche ore. Di seguito, “La cecità dei negazionisti” dello scrittore Paolo Di Paolo pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 19 di maggio ultimo: (…). Se non bastassero gli studi più autorevoli, i dati che suffragano l'incontrovertibile "fisica" del cambiamento climatico, come è possibile che non sia in grado di persuaderci definitivamente nemmeno la temperatura di 47 gradi registrata a Sacramento, California, il 6 settembre scorso? Come è possibile che non riesca a sbloccare questo ostinato rifiuto inconscio nemmeno l'acqua che entrava nelle case a Cantiano, Marche, Italia otto mesi fa, o che allaga Cesena, Emilia-Romagna, in questi giorni? Se non fosse inaccettabile, la "grande cecità" di cui ha parlato per tempo lo scrittore indiano Amitav Ghosh sarebbe perfino affascinante: un meccanismo mentale (molto umano) che ci allontana da ciò che ci turba, che ci porta a ignorarlo, a confonderlo, qualche volta a negarlo. Un altro scrittore, Jonathan Safran Foer, raccontando – (…) - la colata di acqua e di merda (testuale) che aveva allagato il salotto di casa sua dopo una tempesta violenta che si era abbattuta su New York, ha riflettuto in questi termini: "Abbiamo a disposizione sempre meno opzioni, e sempre peggiori: affidarci a governi che agiscano come non hanno mai fatto; "disconnetterci" dal nostro ambiente (creando sistemazioni costose o trasferendoci in climi più salutari), possibilità concessa solo ai più ricchi tra i ricchi; o semplicemente accettare più volte all'anno questa nuova realtà di merda all'interno delle nostre case". La mala gestione del territorio, la scarsa prevenzione, il dissesto idrogeologico che in molte zone d'Italia continua a presentare conti salatissimi non possono più essere letti, come pure ci si ostina a fare, senza considerare l'impatto dei fenomeni atmosferici estremi. Perché lo facciamo? Perché non apriamo gli occhi? Perché non reagiamo? Perché, per stare su un dettaglio in ogni caso sintomatico, continuiamo a invitare negazionisti climatici nelle trasmissioni televisive? Lo ha fatto notare (…) Fabio Deotto, autore di un libro importante sulla questione climatica, L'altro mondo (Bompiani). Perché continuiamo a parlare di "maltempo"? Siamo di fronte ad una "apocalisse a rate": fatichiamo a decifrarla forse proprio perché si tratta di un processo lungo, fatto di oscillazioni, di strappi, e non di un unico evento catastrofico, come vorrebbe una distopia paradossalmente più confortevole. Ma eventi come quelli a cui assistiamo in queste ore - con migliaia di sfollati, persone annegate in casa o in auto, porzioni di terra inghiottita dall'acqua, immobili distrutti - sono l'eccezione che sta già diventando norma. Come facciamo a non crederci ancora? 

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