Sopra. Serrastretta (Calabria, 31-10-2022). "Nella faggeta".
Ha scritto il meteorologo Luca Mercalli in “Piogge e alluvioni: le statistiche non
valgono” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 18 di maggio 2023: È
incredibile che nella stessa regione convivano due anomalie climatiche opposte
di portata secolare: a oriente la Romagna in ginocchio per le alluvioni, a
occidente il Piacentino e l’adiacente Alessandrino ancora all’asciutto da oltre
17 mesi. Un segno evidente dell’estremizzazione degli eventi meteo. Gli oltre
250 mm di pioggia caduti in due giorni sull’Appennino romagnolo a seguito del
ciclone “Minerva” sono già di per sé un valore eccezionale, che in un clima del
passato avremmo visto verificarsi non più di una volta in almeno 50-100 anni.
Invece in soli 15 giorni abbiamo visto ripetersi il fenomeno ben due volte
includendo le inondazioni del 2-3 maggio, con un totale di precipitazioni che
supera ormai i 500 mm in alcune località appenniniche, quanto cade in un intero
anno ad Aosta.
Di fronte a queste quantità d’acqua nulla può resistere: è vero
che il territorio è cementificato, e ciò aumenta la vulnerabilità ai danni, ma
i suoli già saturi non hanno retto al secondo imponente nubifragio e i livelli
fluviali hanno spesso superato la scala misurabile dagli idrometri battendo i
massimi storici: Arpae, l’Agenzia meteo regionale, segnala che l’Idice e il
Santerno hanno toccato colmi di piena inediti, rispettivamente superiori a
14,38 e 14,87 metri. A poca distanza pure il fiume Misa, oggetto della
pesantissima alluvione di Senigallia del 15 settembre 2022, a soli otto mesi ne
ha subita una seconda appena meno importante. Sta saltando la statistica
pluviometrica del passato, il nuovo assetto climatico si conferma come via via
più estremo, o troppo o troppo poco, in accordo con quanto i modelli di
simulazione climatica prevedono inascoltati da trent’anni. E nel weekend una
nuova intensa perturbazione investirà il Piemonte con piogge che spegneranno la
peggior siccità da due secoli, passando da un estremo all’altro in poche ore. Di
seguito,
“La cecità dei negazionisti”
dello scrittore Paolo Di Paolo pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 19
di maggio ultimo:
(…). Se non bastassero gli studi più autorevoli, i dati che suffragano
l'incontrovertibile "fisica" del cambiamento climatico, come è
possibile che non sia in grado di persuaderci definitivamente nemmeno la
temperatura di 47 gradi registrata a Sacramento, California, il 6 settembre
scorso? Come è possibile che non riesca a sbloccare questo ostinato rifiuto
inconscio nemmeno l'acqua che entrava nelle case a Cantiano, Marche, Italia
otto mesi fa, o che allaga Cesena, Emilia-Romagna, in questi giorni? Se non
fosse inaccettabile, la "grande cecità" di cui ha parlato per tempo
lo scrittore indiano Amitav Ghosh sarebbe perfino affascinante: un meccanismo
mentale (molto umano) che ci allontana da ciò che ci turba, che ci porta a
ignorarlo, a confonderlo, qualche volta a negarlo. Un altro scrittore, Jonathan
Safran Foer, raccontando – (…) - la colata di acqua e di merda (testuale) che
aveva allagato il salotto di casa sua dopo una tempesta violenta che si era
abbattuta su New York, ha riflettuto in questi termini: "Abbiamo a disposizione sempre meno opzioni, e sempre
peggiori: affidarci a governi che agiscano come non hanno mai fatto;
"disconnetterci" dal nostro ambiente (creando sistemazioni costose o
trasferendoci in climi più salutari), possibilità concessa solo ai più ricchi
tra i ricchi; o semplicemente accettare più volte all'anno questa nuova realtà
di merda all'interno delle nostre case". La mala gestione del territorio,
la scarsa prevenzione, il dissesto idrogeologico che in molte zone d'Italia
continua a presentare conti salatissimi non possono più essere letti, come pure
ci si ostina a fare, senza considerare l'impatto dei fenomeni atmosferici
estremi. Perché lo facciamo? Perché non apriamo gli occhi? Perché non reagiamo?
Perché, per stare su un dettaglio in ogni caso sintomatico, continuiamo a
invitare negazionisti climatici nelle trasmissioni televisive? Lo ha fatto
notare (…) Fabio Deotto, autore di un libro importante sulla questione
climatica, L'altro mondo (Bompiani). Perché continuiamo a parlare di
"maltempo"? Siamo di fronte ad una "apocalisse a rate":
fatichiamo a decifrarla forse proprio perché si tratta di un processo lungo,
fatto di oscillazioni, di strappi, e non di un unico evento catastrofico, come
vorrebbe una distopia paradossalmente più confortevole. Ma eventi come quelli a
cui assistiamo in queste ore - con migliaia di sfollati, persone annegate in
casa o in auto, porzioni di terra inghiottita dall'acqua, immobili distrutti -
sono l'eccezione che sta già diventando norma. Come facciamo a non crederci
ancora?
Nessun commento:
Posta un commento