"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 21 maggio 2023

ItalianGothic. 52 «La sfavorita».


Sempre tratto da “Italica” di Giacomo Papi – Rizzoli editore (2022), alle pagine 87/88/89 -: (…). Tra i molti argomenti censurati dal fascismo, la povertà fu quello su cui si vigilò di più perché se ne scrivesse, e parlasse, di meno. Nel Ventennio l'economia italiana rimase sostanzialmente ferma, anche se i salari furono tagliati più volte e la povertà aumentò ininterrottamente dal 1921 al 1948. Nel 1927 l'agganciamento della lira a quota 90 della sterlina colpì le esportazioni anticipando la crisi mondiale del 1929, quando anche in Italia i prezzi crollarono. Dopo la fase liberista degli anni Venti, in cui furono privatizzate le reti telefoniche e le autostrade, riprivatizzato l'Ansaldo, lo Stato decise di intervenire, creando l'IMI e l'IRI per salvare le attività private in difficoltà. Mussolini parlò di «convalescenziario» per le imprese e banche malate, ma Paolo Sylos Labini ha fatto notare che «il convalescenziario diventò, come risultato di un'evoluzione economica di carattere strutturale, prima un albergo, poi una pensione, poi un edificio residenziale». Anche nei primi anni del fascismo la differenza tra reddito pro capite dei poveri e dei ricchi aumentò più della media europea e la ricchezza si spostò al Nord, impoverendo il Sud e le Isole. I consumi pro capite crebbero lievemente fino al 1929, dopodiché ristagnarono, ma il miglioramento non riguardò i poveri. A metà degli anni Venti diminuirono i consumi alimentari e nei Trenta anche quelli per il vestiario. La dinamica dei salari, descritta dall'economista Vera Zamagni, è chiarissima: salirono alla vigilia della Prima guerra mondiale, calarono durante, schizzarono in alto nel biennio rosso (le paghe orarie raddoppiarono, quelle a giornata salirono del 30 per cento) e ricominciarono a scendere inesorabilmente dal 1922, dopo la Marcia su Roma. La disoccupazione si mantenne tra il 1O e il 20 per cento, nella media europea, e secondo le statistiche ufficiali passò dai 300 mila del r929 ai r milione e 300 mila disoccupati, il 15 per cento del lavoro non agricolo. Il corporativismo, che per Mussolini aveva superato il capitalismo, prevedeva che le trattative di lavoro fossero gestite da rappresentanti degli interessi delle imprese e da funzionari nominati dal partito per rappresentare gli interessi dei lavoratori. Anche la riorganizzazione delle politiche sociali legò l'assistenza all’appartenenza a determinate categorie lavorative e non alla cittadinanza. In questo modo si posero le basi per il clientelismo e si sostituì l'esercizio del diritto con la benevolenza del regime, trasformando l'assistenza in uno strumento di consenso e controllo garantito dalla rete di enti statali e locali in grado di erogare i sussidi, spesso in modo discrezionale, come fosse beneficenza. I poveri c'erano ed erano tanti, (…), non erano stati affatto aboliti, solo che il regime trasformò i loro bisogni in propaganda. Il 6 gennaio 1928, su impulso di Augusto Turati, fu inventata la Befana fascista (che dal 1934 fu ribattezzata Befana o Natale del Duce). Nel 1930 furono distribuiti oltre 600 mila pacchi, nel 1932 1.243.351. Nel 1931 la cifra investita a Roma per il sostegno alimentare era stata aumentata a 100 mila lire al mese, più del doppio che nel 1929. Dal 14 al 19 ottobre 1932, decennale della Marcia su Roma, la Segreteria particolare di Mussolini ricevette 9.437 istanze di sussidio. Uno studio di Luciano Villani intitolato Le borgate ' de/fascismo descrive il sistema a Roma. In ognuno dei 21 settori della città e dei 20 del suburbio operavano "visitatrici" fasciste con il compito di valutare e approvare le richieste dei bisognosi anche in base alla loro pulizia, moralità e svogliatezza. Nel 1936 le visitatrici effettuarono 58.962 visite domiciliari, 18.574 a famiglie di militari e l'Ente romano opere assistenziali si occupò di 425.241 persone. Per l'assistenza pubblica furono inventati nomi nuovi. Nel 1934 Achille Starace, segretario del PNF e vero creatore dello stile del regime, ordinò: «Anziché "cucine economiche" o "minestre" preferisco si dica "rancio del popolo"». E il rancio del popolo dilagò in tutta Italia. A Roma, d'inverno, prevedeva 180 grammi di pane, 60 di pasta o riso, 50 di legumi. Ma lo Stato fascista fu prodigo con tutti: il rancio dei gerarchi, funzionari di regime, amici e famigliari - ha raccontato Mirella Serri nel libro Claretta l'hitleriana - ci fu pieno di cariche e stipendi, terreni demaniali, palchi, poltrone, auto pubbliche, autisti e camerieri. A beneficiarne non fu soltanto il clan Petacci, ma anche Mussolini che alla sua caduta, il 25 luglio 1943, aveva accumulato un patrimonio di 2 miliardi di lire, circa 665 milioni di euro attuali.

“Capitolo quarto”. Dal “Longform” «La sfavorita» pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 14 di maggio 2023:

“Affari e plusvalenze”.

L'immobiliare sembra del resto una costante che ricorre nella vita di Anna Paratore e di un'azienda di cui sarà socia, la Lazio Consulting srl. Anche questa, cancellata dall'autobiografia familiare "Io sono Giorgia". È un percorso quello dell'immobiliare che Anna Paratore inizia nel 1998, in coincidenza con il primo successo politico di sua figlia, che nel dicembre di quell'anno approda a palazzo Valentini al seguito del neopresidente della provincia di Roma, Silvano Moffa. Al suo fianco c'è il cognato, il marito di Arianna Meloni, Francesco Lollobrigida, attuale ministro dell'Agricoltura. Entrambi vengono eletti consiglieri provinciali. Bisogna però attendere un paio di anni, prima di assistere al primo affare rilevante di una delle quattro aziende di cui la Paratore sarà socia. Siamo a Lunghezza, una zona dell'agro romano colonizzata nel suo recente passato da giganteschi centri commerciali. È il 2001, a Roma si costruisce tanto e la Lazio Consulting decide di gettarsi nella mischia. Il 15 gennaio di quell'anno l'Istituto Delle Suore Figlie della Divina Provvidenza, una comunità religiosa cattolica, presenta una domanda per "l'ottenimento del certificato di destinazione urbanistica" alla XV Ripartizione del Comune di Roma per un terreno a Lunghezza di sua proprietà che si estende per 40 mila metri quadri. All'epoca era una zona di pascoli e agricoltura. Oggi lì vicino c'è il Centro Commerciale di Roma Est, uno dei più grandi d'Italia. Appena un mese dopo la presentazione della richiesta, il 19 febbraio, la Lazio Consulting acquista all'Istituto Delle Suore Figlie della Divina Provvidenza quel terreno. Paga poco più di 4 miliardi di lire, ovvero 2,1 milioni di euro. L'area durerà poco nelle mani dell'azienda: la Lazio Consuting Srl lo rivende dopo 48 ore ad una società veneta, la Finagen, realizzando una plusvalenza di circa 6 milioni di euro. Lo schema è intricato: a stretto giro la Lazio Consulting affitta in leasing il terreno appena venduto e poi sigla un contratto di compravendita con la Società Italiana Bricolage che intende costruire un Leroy Merlin che alla fine non si farà. Poco importa, perché la super plusvalenza era già stata realizzata, secondo gli atti notarili. All'epoca, secondo i documenti, Anna Paratore era quotista della Lazio Consulting con il 10 per cento. Se può risultare sorprendente il beneficio economico incassato in appena 48 ore, più singolare risulta essere il resto della composizione societaria dell'azienda, cioè, i soci di Anna Paratore nella Lazio Consulting. Ma andiamo con ordine perché questa è una storia molto complessa.

“La Compagnia del gelato”.

La Lazio Consulting era stata originalmente fondata il 10 marzo del 1998 con il nome di Compagnia del Gelato srl. L'archetipo del business era "il vecchio gelataio in biciletta", rivela a Repubblica il primo amministratore. Un'idea mai messa in pratica. Del resto, la natura delle persone presenti quel giorno di primavera nello studio notarile di Prati, dove la società viene costituita, fa intuire la propensione per mattone e cemento, più che la passione i ghiaccioli. Al momento della costituzione, seduti intorno al tavolo del notaio ci sono Paratore, Giuseppe Statuto e Raffaele Matano. A 31 anni Statuto è già un ricco imprenditore casertano che ha ereditato l'azienda di famiglia. Anni dopo si guadagnerà il soprannome di "mister mille miliardi", prima di finire nelle inchieste sulle spericolate operazioni finanziarie e immobiliari dei "furbetti del quartierino" insieme a Stefano Ricucci e Danilo Coppola, o nelle indagini sulla costruzione di quello che doveva essere lo stadio della Roma a Tor di Valle. La terza persona presente nello studio del notaio - Raffaele Matano - è un geometra di 53 anni che a quell'epoca è molto legato alla Paratore. Matano ricopre ruoli o ha incarichi nelle tre società partecipate dalla madre dell'attuale presidente del Consiglio: la Lazio Consulting, la Mr Partners srl e il Gruppo Immobiliare Romano Srl. Curiosamente Matano è anche, in quel periodo, socio del papà di Giorgia Meloni, Francesco, nell'azienda spagnola Nofumomas S.L., che offre soluzioni per smettere di fumare. Matano farà anche affari con la prima moglie di Francesco, Maria Grazia Marchello, e con le loro figlie, Simona e Barbara. Con quest'ultima Matano condivide avventure professionali, un matrimonio e i guai con la giustizia. Matano, lo scorso anno, è stato condannato in primo grado a scontare 4 anni e 6 mesi di carcere. Barbara Meloni, invece, ha patteggiato una pena per gli stessi fatti. Non è dato sapere se Matano abbia appellato la sentenza di condanna. Ma torniamo agli affari che riguardano la madre di Giorgia Meloni. Ciò che sappiamo è che l'ex geometra, quel giorno di marzo del 1998, veste i panni del rappresentante della Consulting & Trading, che prenderà il 40% della Compagnia del Gelato. La Consulting & Trading è un'azienda fondata anni prima sotto il nome di Tuscia Romana dall'ingegnere romano Francesco Saverio Buzi e da Luca Maria Apollonj Ghetti, che sarà, nel 2016, nella lista di FdI per Giorgia Meloni sindaco di Roma, e poi, nel 2018, per le elezioni regionali del Lazio. Anche lui, come le circa cento fonti interpellate da Repubblica per questa inchiesta, dice "di non avere ricordi di quegli anni". E anche la memoria della Paratore si rivela debole. "Io non mi ricordo (della presenza di Statuto ndr), può darsi che fosse qualcuno che conosceva Matano - dice a Repubblica - ma io non mi ricordo neanche di questa società (...) Ricordo che c'era l'idea di aprire dei corner di gelati ma non se ne è fatto nulla". La donna non ha ricordi neanche della seconda azienda in cui ha partecipazioni in quegli anni, la Mr Partnets srl: "Io non ho avuto una società che si chiama Mr Partners, mi ci hanno messo dentro", è la versione della Paratore quando le si chiedono i dettagli dell'acquisto dello 0,5% dell'azienda che tempo dopo controllerà, in un singolare gioco di scatole cinesi, la Lazio Consulting. Gli atti societari rivelano che il socio di maggioranza di Paratore nella Mr Partners è una compagnia, l'Amphora Fiduciaria e di Revisione Srl, che poi diventerà l'obiettivo dei pm romani che indagano su alcune vicende di distrazione di denaro pubblico e su un giro di soldi che arriva fino a San Marino. "Non so neanche che cosa sia", spiega la madre della premier riguardo l'Amphora. Altra compagine rilevante è il Gruppo Immobiliare Romano: costituito nel maggio del 2001 con il nome Lazio Consulting Holding Spa, verrà coinvolta in scandali legali solo dopo l'allontanamento di Anna Paratore, che anche in questa azienda ha avuto una piccola quota. Dall'inchiesta di Repubblica risulta che le aziende finalizzano almeno tre importanti business nel periodo in cui nell'assetto societario compare il nome dalla madre di Giorgia Meloni. Il primo è la plusvalenza di 6 milioni di euro realizzata nel febbraio 2001 grazie al terreno un tempo appartenuto alle suore. Sei mesi dopo la Mr Partners acquista a 7,7 milioni di euro un complesso immobiliare di 7.000 mq in via Collatina, sempre a est di Roma. A vendere è la Collatina Immobiliare 2001 srl, un'azienda che poco dopo sarà amministrata da Barbara Meloni e, successivamente, da Maria Grazia Marchello. La Collatina Immobiliare 2001 aveva acquistato quel terreno appena una settimana prima per 6.3 milioni. Questo complesso immobiliare durerà poco nelle mani della Mr Partners: il giorno dopo averlo comprato lo rivende, per l'identico prezzo, alla Finagen. L'azienda veneta oggi è stata cancellata e gli ex vertici preferiscono non parlare dei vecchi affari e delle plusvalenze. Ci sarà un'altra importante occasione che viene fiutata dalle aziende partecipate dalla Paratore. Ma per questo bisogna andare dall'altra parte di Roma, vicino al litorale di Ostia. (Continua).

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