"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 26 maggio 2023

Memoriae. 54 Gen. Marco Bertolini: «Purtroppo la bomba atomica non si può disinventare».


Ha scritto Italo Calvino in “La bomba addormentata nel bosco” (racconto dell’anno 1954) riportato sul quotidiano “la Repubblica” di ieri, venerdì 25 di maggio 2023: Manovre aeree: un aeroplano porta in volo un nuovo potentissimo tipo di bomba H. Tranquilli ozi delle popolazioni che non ne sanno niente (ma pure qualcuno presagisce qualcosa). Gli scienziati s'accorgono che per un errore di calcolo quella bomba che hanno costruita è più potente ancora di quel che credevano: farà cessare ogni forma di vita sulla terra. Corrono per dare l'allarme. L'aereo volteggia nell'aria. Le popolazioni sono ignare. Gli scienziati corrono da un ufficio all'altro dei ministeri. Un errore di manovra. La bomba viene sganciata dall'aeroplano. La bomba precipita. Le popolazioni come se niente fosse. Gli scienziati corrono. La bomba cade su una città. Tocca il suolo. Non esplode. Evacuamento della città. Thrènoi di profughi. Scaricabarile delle responsabilità tra le alte autorità nazionali. Biasimo a chi ha costruito una bomba così potente, congratulazioni perché era così potente, biasimo perché non è esplosa, congratulazioni perché non è esplosa ecc... La vita, in tutte le sue mille svariate forme, esclama: "L'abbiamo scampata bella!" Nel mondo, dopo lo spavento preso per la bomba, si proclama la pace universale. Grande sviluppo produttivo. Cori di un'umanità perfettamente funzionale. Alla città dove era caduta la bomba inesplosa e per molte miglia intorno per paura di radiazioni mortali nessuno s'è mai più avvicinato per anni ed è cresciuta una fitta foresta. È l'ultima foresta che è rimasta sulla terra data la completa industrializzazione di tutti i continenti. Al margine d'essa gli entomologi vanno con la rete a caccia di farfalle ma nessuno osa addentrarvisi. Tutta questa storia è raccontata a una ragazza della nuova generazione che è capitata per caso, per un guasto alla macchina, ai margini della foresta, da un vecchio guardacaccia che le sbarra il passo. (Si apprende poi che questo vecchio è il pilota che ha sganciato la bomba, e che ha passato il resto della sua vita a farle la guardia). Il vecchio mette in guardia la ragazza dall'entrare nella foresta. Ma a lei la foresta piace e vi si addentra. Nella foresta vagano strane figure: sono persone diventate inutili nel mondo pacifico e che hanno trovato rifugio là: generali, uomini di Stato, poliziotti ecc... La natura libera. La paura della bomba che cova. Il mondo industrializzato ma che vive proteso verso la foresta e la bomba una oscura religione. La ragazza si inoltra nella foresta. Un miliardario s'è messo in testa che nella foresta c'è il petrolio e vuole raderla al suolo anche a costo di scatenare la bomba. La ragazza vuole liberare la foresta dalla bomba perché il mondo senza foresta non è più mondo. Il miliardario si addentra nella foresta. La ragazza si addentra nella foresta. Quegli aspetti che appaiono alla ragazza da paradiso terrestre, appaiono al miliardario diabolici. Un uomo della foresta fa saltuarie apparizioni. Per gli "uomini inutili" è un essere malefico. (In realtà è un trovatello, abbandonato in fasce nella foresta come tanti oggetti inutili e là cresciuto). Al miliardario l'uomo compare a confondere il suo cammino, a farlo perdere nella foresta. Alla ragazza egli appare sempre a salvarla nei momenti pericolosi. Gli "uomini inutili" si sono alleati col miliardario. La ragazza trova anche lei i suoi alleati in tante altre persone che scopre rifugiate nella foresta: rivoluzionari, negri, poeti, gente obbligata a fuggire dal conformismo del mondo meccanizzato. Il miliardario sta impiantando le sue trivellatrici nella foresta; ma misteriosamente, come se la foresta l'avesse inghiottito, sparisce. (Probabilmente è l'uomo della foresta che lo ha fatto fuori). Gli "uomini inutili" ne ritrovano lo scheletro e lo portano fuori della foresta per aizzare il mondo civile a una battuta per catturare l'uomo della foresta. La ragazza e l'uomo della foresta si amano. Il loro amore fa lussureggiante la foresta come in un'esplosione di forze naturali. Gli uomini della civiltà meccanizzata si apprestano ad abbattere la foresta ed evocano la bomba addormentata. Ma invece di avanzare loro è la foresta che si espande: rami ed erbe si allungano nelle vie della città, entrano nelle finestre. Gli uomini della foresta sconfiggono gli uomini inutili. La foresta e il mondo meccanico si fondono. La ragazza e l'uomo della foresta mostrano che la bomba H non c'è, non si sa dove sia andata a finire, tutti ormai dicono che non è mai esistita, era solo una leggenda. Tutto è stato leggenda, dice il coro finale di uomini donne animali piante pietre e metalli, tutto quel mondo assurdo (cioè quello in cui siamo noi oggi) non è mai esistito. Di seguito, “Le armi a Kiev costano soldi e vite. Chi lo nega dice bugie”, intervista di Giampiero Calavà al generale Marco Bertolini – “già comandante del Comando operativo interforze e della Brigata Folgore, capo di stato maggiore Isaf in Afghanistan, operativo in Libano, Somalia, Bosnia e Kosovo” - pubblicata su "il Fatto Quotidiano" del 18 di maggio 2023: “Le armi costano, mandare le armi a qualcuno costa".(…). …sostenere che gli invii a Kiev non siano una spesa per lo Stato, come si prodiga a fare la premier Giorgia Meloni, "è una sciocchezza e lo dice uno che è convinto non si spenda abbastanza per le proprie forze armate, ultimo elemento di sovranità nazionale rimasta".

Lei è stato anche candidato (non eletto) alle Europee del 2019 proprio per Fratelli d'Italia… “(…). …sulla guerra ho le mie idee e la strategia perseguita è completamente sbagliata”.

Intanto le armi, abbiamo detto, hanno un costo e chi dice il contrario mente, giusto? Il governo ha stanziato nel dl Lavoro 15 milioni per potenziare la filiera delle munizioni. “Ma certo che queste operazioni hanno un costo, come lo ha la spesa sanitaria. Se poi si vuol parlare di una valutazione fra costi e benefici io aggiungo che il governo Meloni rispetto alla guerra sia in errore, ribadisco. Se l'obiettivo è quello di far concludere il conflitto armato in Europa il prima possibile la strategia è del tutto errata”.

Per lei le armi in Ucraina non bisognerebbe inviarle, quindi, ma a che punto saremmo se nessuno l’avesse fatto? “La guerra sarebbe finita da un anno con qualche centinaio di migliaia di morti in meno da entrambe le parti, non mi sembra poco”.

Ammesso che abbia ragione, ma a che prezzo per l'Ucraina? “Le guerre in Europa da secoli sono mosse per rivendicazioni territoriali, è chiaro che le parti debbano, rinunciare a qualcosa sulla base di una trattativa diplomatica. Che debbano sedersi attorno a un tavolo e discutere. Altrimenti non se ne esce, ma la mia impressione è che non se ne voglia uscire”.

O che l'obiettivo sia un altro non dichiarato, come rovesciare Putin. Anche se sembra del tutto irrealistico. O no? “Non conosco così bene la società russa, non so se ce ne siano le condizioni. Quel che mi pare chiaro è che in ottica geopolitica globale mantenere l'Europa divisa dalle fonti energetiche russe alla lunga gioverà molto a qualcun altro. Quella ucraina è solo la tessera di un conflitto molto più ampio che coinvolge altri territori, come l'Armenia, l'Arzebaigian, il Kazakistan, la Libia, la Siria ... e poi c'è la Cina che ha fatto fare la pace a Iran e Arabia Saudita, questione sottovalutata”.

Crede che il mondo corra un pericolo nucleare? “Voglio pensare che nessuno voglia veramente arrivarci, ma la linea rossa è sempre più vicina. Per la Russia, la Crimea e il Mar Nero sono irrinunciabili, per gli Stati Uniti è irrinunciabile un mondo unipolare guidato da Washinton. Districare questa matassa inviando armi a chicchessia non è utile alla causa della pace, mi pare chiarissimo. Purtroppo la bomba atomica non si può disinventare”.

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