“CurzioMalteseglialtri”. Ha scritto Ezio Mauro in “Ciao Curzio il talento puro del contropotere” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di lunedì 27 di febbraio 2023:
(…). Curzio capiva per far capire, rivelava la dimensione riservata dei
fenomeni, indicava lo scarto, il salto, il bivio che cambiava la natura di un
avvenimento. L’autonomia del giudizio, l’abitudine al distacco dai
protagonisti, una sorta di lontananza curiosa sono state la sua natura che
sostituiva il metodo, e gli consentiva quello sguardo dall’altrove che era la
misura della sua libertà: sia nei confronti dei campioni del calcio e del
ciclismo, e dei padroni dello sport - la sua prima esperienza - sia davanti
alla seduzione e agli inganni della televisione, decifrata dal suo sguardo
critico come il vero specchio del potere, sia infine nella cronaca maiuscola di
una politica che creava e lasciava appassire personaggi nati apposta per il suo
racconto, invece che leader. Prendeva parte, nei suoi commenti, con una cultura
di sinistra disincantata e tuttavia ostinata, nata a Sesto San Giovanni,
cresciuta alla Stampa, coltivata nella stagione decisiva di Repubblica, poi
sperimentata al Parlamento europeo e infine, per la legge amara dei
prepensionamenti, approdata al Domani. Il male gli aveva tagliato la strada ma
non gli orizzonti, e il modo di guardare il mondo con meraviglia. Soltanto lo
aveva stretto di più alla famiglia, a Paola senza la quale - diceva - si
sarebbe arreso, a Zeno in cui sicuramente si rivedeva e si riascoltava
nell’unica proiezione che conta nel futuro, mentre giocava la partita decisiva,
e capiva che gli mancava il tempo. Lascia lettori “suoi”, che lo aspettavano e
lo seguivano, come avviene soltanto ai grandi, lascia i compagni di lavoro che
hanno gioito del suo successo, volendogli bene. Fino a immaginare che da
qualche parte adesso stia giocando a scacchi con Vittorio Zucconi: erano
dilettanti, ma qualcosa bisogna pur fare mentre si aspetta che arrivi la
telefonata del giornale, e finalmente si torni a scrivere. Di seguito,
una delle ultime “rubrichette” - della serie “Contromano” - dell’indimenticabile
Curzio Maltese – “Good luck, Joe” -
sui fatti e misfatti del 6 di gennaio dell’anno 2021 nell’America di Trump,
pubblicata sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 22 di gennaio di
quell’anno: Quanto mi piacerebbe passare un pomeriggio con Jake Angeli, lo sciamano
con le corna che ha guidato la rivolta a favore di Donald Trump, magari con una
camicia addosso e senza cappello alla Davy Crockett, e chiedergli di raccontarmi
l'America che sogna. Gli Stati Uniti hanno fatto da sempre della democrazia la
loro bandiera. Il presidente uscente Donald Trump ha capito bene, e sfruttato
anche meglio, che la metà degli americani non sa nemmeno che cosa significhi
essere un Paese democratico. Tolte le città principali delle due coste, dove la
gente legge e studia, il resto pensa essenzialmente ad avere una macchina,
meglio con un'arma nel cruscotto, e ad andare il sabato in gita al centro
commerciale. Sono due Paesi del tutto diversi, sono due Americhe che parlano in
inglese ma che non si capiscono per niente. Non esiste una cultura di destra e
una di sinistra come le conosciamo in Europa. Negli Stati Uniti la maggioranza
naviga nell'incultura. È un Paese davvero complesso. Ricchissimo e insieme così
ignorante. Gli americani non viaggiano, a parte sempre quelli delle due coste,
e quasi i due terzi della popolazione ha tali lacune culturali che se facesse
il test di cittadinanza, la perderebbe. Gli assalitori al Congresso in nome di
Donald Trump sono formati dal gruppo QAnon di Jake Angeli, antisemiti e
complottisti, e da un secondo, i Proud Boys, neonazisti, ossessionati dalle
armi e dalla violenza. Anche i seguaci di Scientology - la potente setta
parareligiosa che da sessant'anni miete soldi in mezzo mondo, in particolare a
Hollywood, all'insegna del pagare per credere - seguono il biondo presidente
con interesse. Amici di Scientology sono stati i regimi fascisti, razzisti e i
milionari spostati. Nemici giurati: il comunismo, la scienza ufficiale, i
medici veri e la psicoanalisi, avvertita come una minaccia perché portava via i
clienti migliori. Insomma, a osannare Donald Trump, tre gruppi di psicopatici.
Joe Biden ha davanti a sé l'arduo compito di tenere insieme queste due Americhe
e per farlo dovrà combattere l'ignoranza, partendo da una profonda riforma
della scuola. Se levi le grandi università, come Harvard, Yale, Stanford o il
Mit, il sistema scolastico è disastroso. In bocca al lupo, presidente, sperando
di sentire di nuovo Kamala Harris con il suo: "We did it, Joe".
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