"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".
mercoledì 30 settembre 2020
Leggereperché. 39 «“Socialismo” significa una società che lavora per la società stessa, per tutti».
martedì 29 settembre 2020
Cosedaleggere. 71 «Nell'era digitale non è importante quale esercito vince, ma quale storia vince».
lunedì 28 settembre 2020
Capitalismoedemocrazia. 67 «Tutti noi - vale a dire il 99% - siamo parte di un esperimento economico in grande».
domenica 27 settembre 2020
Ifattinprima. 92 «La scuola pubblica italiana è forse l'ultimo vero presidio dell'uguaglianza».
sabato 26 settembre 2020
Cosedaleggere. 70 «C'è un conflitto ancora più importante: quello per bloccare la redistribuzione della ricchezza».
Marx non prevedeva l'immiserimento del proletariato, ma l'aumento delle diseguaglianze tra le classi. Su questo punto, la storia sembra dargli ragione. "Sì, e in forma ancora più lampante se si analizza l'enorme divario, non solo economico, esistente su scala globale. Marx comprese che il colonialismo britannico in India avrebbe comportato soprattutto la rapina delle risorse naturali e nuove forme di schiavitù, non il progresso annunciato dai suoi apologeti. Ha avuto torto, invece, sul ruolo rivoluzionario della classe operaia europea. Se ne rese conto negli ultimi anni di vita, quando affermò, amaramente, che i proletari inglesi avevano preferito diventare la "coda dei propri asservitori"".
venerdì 25 settembre 2020
Cosedaleggere. 69 «Colpire il prossimo viene prima dell'amore per il prossimo».
A lato: "San Francisco" (2018), acquarello di Anna Fiore.
"Non ho mai esercitato nella mia vita alcuna violenza né fisica né morale, semplicemente perché mi sono affidato alla mia natura, cioè alla mia cultura". "Il fondo del mio insegnamento consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci". Sono due preziosissime citazioni tratte da scritti di Pier Paolo Pasolini che la carissima amica Agnese A. ha lasciato a commento del post di ieri. Nel solco di quelle citazioni ho preso coraggio a due mani per postare oggi uno scritto di Massimo Recalcati – “Nessuno tocchi Caino” – pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del primo di settembre 2020. Un approfondimento sul tema della gratuita “violenza”. Ha scritto Massimo Recalcati – psicoterapeuta di scuola lacaniana -: (…). …nella narrazione biblica l'amore per il prossimo viene dopo l'esperienza originaria dell'odio. Essa non istituisce alcuna retorica altruistica, non racconta una pastorale "umanistica" senza ombre, non sostiene il mito dell'uomo nato "buono", non misconosce che la tentazione dell'odio e della distruzione alberghi nell'uomo assai prima rispetto a quella dell'amore. Il racconto biblico appare implacabile e disincantato: la violenza del crimine viene al mondo solo attraverso l'uomo e segna indelebilmente il rapporto col fratello.
giovedì 24 settembre 2020
Cosedaleggere. 68 Pasolini: «Che cos'è che ha trasformato i proletari e i sottoproletari italiani in piccolo borghesi».
Ha scritto Roberto Saviano in “Cari amici, la vostra gentilezza è un alibi” pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 20 di settembre: “(…). Chi ritengo abbia dato la spiegazione più lucida sui fatti di Colleferro - come fa su molte altre questioni di cruciale importanza - è Emanuele Macaluso con un bel post su Facebook. Macaluso chiede: «Qual è la vita sociale in tanti Comuni, e non solo nel Mezzogiorno? I partiti, come centri di aggregazione politica e culturale, non ci sono più. Anche la Chiesa non svolge nessuna attività sociale. Si avverte una netta regressione, non solo sociale ma anche civile. Il Pd non si pone questi problemi. La vita politica si svolge nell’incontro-scontro dei vertici, senza il concorso politico e umano di masse popolari. (…). E sbaglia chi su questi gravi fatti, che sembrano di cronaca, non apre una riflessione politica», conclude Macaluso. Sbaglia, sì. Ma una riflessione politica presuppone che a qualcuno interessi qualcosa. Qualcosa di Willy Monteiro Duarte, del dolore e della lacerazione che ha provocato la sua morte. E magari anche dei suoi assassini”. Ha scritto Michele Serra il 9 di settembre 2020 in “Caino, Abele e Pasolini” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica”:
mercoledì 23 settembre 2020
Ifattinprima. 91 Meloni e «la gara delle idiozie».
Ha scritto Silvia Truzzi su “il Fatto Quotidiano” di oggi 23 di settembre in «La barzelletta del Parlamento “delegittimato”»: (…). …la teoria del “Parlamento delegittimato”, evocata sia da Giorgia Meloni che da Matteo Salvini, ha stravinto la gara delle idiozie. Dice Meloni che “ora è necessario dare all’Italia le ulteriori coraggiose riforme costituzionali di cui ha bisogno, e solo un Parlamento pienamente legittimato dal voto popolare può farlo. Non certo un Parlamento delegittimato dagli italiani nella sua composizione e anche nella sua numerosità. Per questo diventa necessario ridare al più presto la voce agli italiani affinché ogni forza politica possa presentare le proprie proposte di riforma. Fratelli d’Italia porrà come prioritario il passaggio a una Repubblica presidenziale e a un sistema che garantisca la stabilità di governo”.
martedì 22 settembre 2020
Cosedaleggere. 67 Franco Fortini: «"In questo tempo che ci divaga/ in questo tempo che ci allaga /di malgrado e di sebbene/ a me la Rossanda va bene"».
Rosanna Rossanda ci ha lasciati domenica 20 di
settembre. Tratto da “Amica mia con te
rifarei tutto da capo”, intervista di Antonio Gnoli a Luciana Castellina
pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 21 di settembre: (…). Ricordi
come vi siete conosciute? "Negli anni Cinquanta nel Partito comunista,
dove lei era già una dirigente importante. Tra noi c'era una differenza di
cinque anni. Vidi una donna di una bellezza particolare, e mi colpì che fosse
insieme una persona sofisticata ma anche tradizionale. Leggeva testi che nel
partito pochi conoscevano, ma sentiva anche l'attrazione per la fabbrica, per
gli operai, per la gente che conosceva la parola sacrificio. La prima volta che
mi invitò a casa restai un po' stupita".
lunedì 21 settembre 2020
Cosedaleggere. 66 Rovinoso tonfo di un intellettuale.
"In tutta franchezza, questo referendum
dal quale sembra dipendano le sorti del Governo, del Paese e forse del mondo
intero non è altro che la definitiva affermazione di un semplice principio: la
politica si occupa dell'inessenziale, poiché ha necessità di eludere la
complessità. Un tempo imbelle viviamo, popolato da questi 'supervivientes
profesionales' il cui unico obiettivo è esserci sempre, comunque e a ogni
costo. Che dire? 'Ma andate a cagare, voi e le vostre bugie". Non c’è
che dire sulla “finezza” del linguaggio e delle argomentazioni. E come il
Metastasio soleva dire “vóce del sén fuggita Pòi richiamàr non vale”.
Mi vien da dire che cotanto “senno” tradisce una approssimazione linguistica se
non concettuale. È come aver scoperto e mostrato al pubblico ludibrio l’”acqua
calda”, sol che avesse letto e riflettuto su quanto il 23 di agosto Gustavo
Zagrebelsky sul quotidiano “la Repubblica” ha scritto a proposito dell’imminente
referendum: “Alla fine si deciderà per ragioni che hanno poco a che fare con quelle
propriamente costituzionali: fare un favore a questo o un dispetto a quello;
rafforzare un partito rispetto ad altri; consolidare la maggioranza o
indebolirla; mettere in difficoltà una dirigenza di partito per indurla a
cambiare rotta e, magari, a cambiare governo o formula di governo”. Necessitava
il ricorso alla rozzezza di quel parlare? Ha scritto Tommaso Rodano in “Sua Castità difesa dagl’intrepidi zuavi di Papa Saviano” pubblicato
su “il Fatto Quotidiano” del 17 di settembre ultimo: domenica 20 settembre 2020
Ifattinprima. 90 «Il “taglio” dei parlamentari sarebbe malfatto perché “lineare”. Meglio forse un taglio cubico o sferico?».
sabato 19 settembre 2020
Ifattinprima. 89 «Comunque deciderai di votare, non cedere mai alla tentazione di coprire di insulti chi non la pensa come te».
Lettera di Salvatore Settis ad una elettrice “titubante”
riportata in “Contro i dirottatori del referendum” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di giovedì 17 di settembre:
(…).
Cara Marianna (…) prova a ragionare a fondo sui perché del SÌ e del NO. Io
provo intanto a proporti qualche criterio per orientarsi nella selva delle
argomentazioni, quelle buone e quelle speciose. Primo criterio. La Costituzione è per sempre.
Perciò nei referendum costituzionali valgono solo gli argomenti sul merito
della riforma proposta su un punto molto specifico, e nessun altro. Per
esempio, la riforma Renzi-Boschi meritava di essere liquidata da un sonoro NO
non perché a volerlo fare era quel governo, ma perché pretendeva di cambiare in
un colpo 47 articoli della Carta. Nel referendum del 20 settembre la domanda da
farsi è una sola: ridurre il numero dei parlamentari è positivo per il
funzionamento della nostra democrazia? O è negativo? O indifferente?
venerdì 18 settembre 2020
giovedì 17 settembre 2020
Ifattinprima. 87 «Luigi Einaudi: “Quanto più è grande il numero dei componenti un’Assemblea, tanto più essa diventa incapace ad attendere all’opera legislativa che le è demandata”».
Dicono: “Stravolgono la Carta del 1948 e tradiscono
la volontà dei nostri Padri costituenti!”. Ma chi? Non per un caso
tutti coloro che hanno fatto sì che il Parlamento divenisse un “Parlatorio”
– da “casa penale” - per via degli inquisiti, dei condannati, dei voltagabbana
al servizio non del Paese ma dei potentati economico-finanziari del bel – solamente
per loro - Paese? Gli esempi non mancano. mercoledì 16 settembre 2020
Capitalismoedemocrazia. 66 «Agli inizi del 2019 i poveri assoluti in Italia erano quasi cinque milioni».
lunedì 14 settembre 2020
Capitalismoedemocrazia. 65 «Il moto perpetuo del capitale finanziario erode tutte le istituzioni».
domenica 13 settembre 2020
Leggereperché. 38 «La perfezione ci fa apparire inespressivi e al limite inaccessibili».
Tratto da “La solitudine di chi chiede troppo a sé stesso” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 13 di settembre 2014:
sabato 12 settembre 2020
Leggereperché. 37 «La violenza non è affatto l’esito di una regressione dell’umano al regno animale».
venerdì 11 settembre 2020
Virusememorie. 38 Baruch de Spinoza: «È impossibile che in questo mondo possa esistere un atto senza che vi siano legami con le cause».
giovedì 10 settembre 2020
Leggereperché. 36 Paolo De Benedetti: «Il lato oscuro di Dio è la sua debolezza, che fa di lui "il nascosto" (Isaia, 45, 15), colui che cerca l'uomo ("Uomo, dove sei?", Genesi, 3, 9)».
Tratto da “Da dove viene il male?” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 10 di settembre dell’anno 2016:
martedì 8 settembre 2020
Ifattinprima. 86 «Ecco perché voterò Sì al referendum».
lunedì 7 settembre 2020
Storiedallitalia. 86 “Scapagnini aveva detto: «Non fatevi illusioni, ci seppellirà tutti perché la sua vera età è 55 anni. Berlusconi è tecnicamente quasi immortale». Zangrillo disse: «Berlusconi è straordinariamente vitale: clinicamente ha solo 50 anni». Don Verzé: «Berlusconi è un dono di Dio»”.
domenica 6 settembre 2020
Cosedaleggere. 65 «Si è inventato Internet, c’è cosa più bella della comunicazione?».
sabato 5 settembre 2020
Ifattinprima. 85 «Non importa più ciò che davvero sta accadendo, possiamo sostituirlo con ciò in cui crediamo».
venerdì 4 settembre 2020
Ifattinprima. 84 «“Il governo deve rimanere estraneo alla formulazione della Costituzione, se si vuole che scaturisca interamente dalla libera determinazione dell’assemblea sovrana” (Calamandrei)».
giovedì 3 settembre 2020
Leggereperché. 35 «Sono arrivato ad avere pensieri che non condivido: la politica non serve a niente».
Tratto dalla introduzione al volume “La politica non serve a niente” –
pagg. 210, euro 17, Rizzoli editore (2015) con sottotitolo “Perché non sarà il palazzo a salvarci” - di Stefano Feltri,
riportato su “il Fatto Quotidiano” del 3 di settembre dell’anno 2015: Dalla
grande recessione che ha travolto l’Italia e l’Europa nel 2009, tutti abbiamo
potuto misurare nella vita quotidiana la portata delle sfide che le nostre
società devono affrontare. Risalire la china in cui è sprofondata la nostra
economia. Accogliere migliaia di profughi che arrivano da Paesi vicini. Dalla
caduta del muro di Berlino a oggi mai si era avvertito tanto un bisogno di
politica, di leadership, nazionale e globale. Di idee, di visioni, di scelte,
di qualcuno che si prenda la responsabilità di decidere. Invece ci troviamo di
fronte sempre più spesso al vuoto. Di contenuti, di decisioni, di potere. Gli
slogan della politica nazionale si accumulano nei titoli dei giornali, fanno
discutere in qualche talk show e poi svaniscono, privi di conseguenze. In
Italia parliamo sempre delle stesse cose: la burocrazia che strozza la
crescita, l’assenza di meritocrazia, i costi della casta, è tutta colpa
dell’euro, le siringhe che al Sud costano dieci volte più che al Nord. Tutto
qua. E chiediamo a qualcuno – ai politici – di fare qualcosa. E loro non lo
fanno. Magari non ci provano, magari hanno altre meno nobili priorità, ma anche
quando ci provano non ci riescono. Sono quindi arrivato, per citare Altan, ad
avere pensieri che non condivido: la politica non serve a niente. O meglio, non
serve più a niente. Il politologo britannico Matthew Flinders sostiene che noi
detestiamo la politica perché ci siamo dimenticati che ha una natura “specifica
e limitata”, cioè che non può fare tutto. Vediamo tutti i giorni che le
decisioni dei nostri governi non sono più in grado di incidere sulle scelte di
fondo della nostra vita, eppure è sempre a loro che continuiamo a rivolgerci in
cerca di aiuto. Noi elettori chiediamo sempre di più ai nostri politici che si
sentono incentivati a promettere risultati mirabolanti, riforme radicali,
prosperità per tutti. Ci sono due sole soluzioni per ristabilire un rapporto
sostenibile tra cittadini e governi: o aumentare l’offerta, o ridurre la
domanda. I politici devono imparare a promettere meno, possibilmente soltanto
quello che possono realizzare, e i cittadini devono ridimensionare le loro
aspettative. Ma il mondo sembra andare in un’altra direzione, perché le domande
del pubblico sono insaziabili, i problemi della società sempre più complessi,
le risorse disponibili sono insufficienti e migliorare un po’ l’efficienza del
settore pubblico non basterà mai a sistemare tutto. Se la politica non serve a
niente, dobbiamo tutti rassegnarci al declino? È il caso di iniziare a
ragionare anche sull’ipotesi che la risposta a questa domanda sia
semplicemente: “Sì”. Ma all’orizzonte si vede una forza in grado di compensare
lo svaporamento di autorità dei governi: la tecnologia, portatrice di un
cambiamento epocale che sta sconvolgendo gli equilibri e spostando il potere
dai governi alle imprese. E alle persone. È la prima volta che i grandi
cambiamenti della società sfuggono così completamente alle scelte della
politica. Il processo decisionale è troppo lento per inseguire e indirizzare i
cambiamenti dell’innovazione, lo spazio in cui si crea il valore aggiunto
troppo impalpabile, i protagonisti del cambiamento troppo potenti e globali per
essere affrontati da piccoli Stati nazione. Ma il fatto che la politica sia
diventata inutile non è detto che sia una cattiva notizia.





















