"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 17 settembre 2020

Ifattinprima. 87 «Luigi Einaudi: “Quanto più è grande il numero dei componenti un’Assemblea, tanto più essa diventa incapace ad attendere all’opera legislativa che le è demandata”».

Dicono: “Stravolgono la Carta del 1948 e tradiscono la volontà dei nostri Padri costituenti!”. Ma chi? Non per un caso tutti coloro che hanno fatto sì che il Parlamento divenisse un “Parlatorio” – da “casa penale” - per via degli inquisiti, dei condannati, dei voltagabbana al servizio non del Paese ma dei potentati economico-finanziari del bel – solamente per loro - Paese? Gli esempi non mancano. Sono questi “lor signori” di melloniana memoria ad essere andati a braccetto di quegli scalmanati che in un giorno tristissimo della Repubblica hanno consacrato il “rapporto parentale” di una pulzella con un ras dell’Egitto pur di salvare gli accoliti di quel “parlatorio” infangando tutto insieme la Repubblica, la Costituzione e quant’altro attiene alla rispettabilità di un Paese serio, democratico e giusto con i suoi cittadini. Balle sesquipedali! Sotto cova l’eterna, infingarda lotta del potere! Tratto da “Fine degli alibi” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 5 di settembre 2020: (…). “Stravolgono la Carta del 1948 e tradiscono la volontà dei nostri Padri costituenti!” (ma i 630 deputati e i 315 senatori nella Carta non c’erano: furono aggiunti dopo, nel 1963, da un’altra riforma della Dc). “Il Parlamento, una volta tagliato, non funzionerà più” (ma tra il 1948 e il ’63, a ranghi ridotti, funzionava benissimo). “Qui si ledono la rappresentanza e la democrazia!” (che non dipendono dal numero degli eletti: altrimenti la Cina, con quasi 3mila parlamentari, avrebbe il record mondiale di rappresentanza e democrazia). Un lettore ligure – spero non nostalgico di Scajola – teme addirittura che col taglio “Imperia non sia più rappresentata”: il che è ben possibile, ma lo è anche oggi, e non per le norme costituzionali, ma per la legge elettorale che dà ai capipartito il potere di candidare non i rappresentanti dei territori, ma i suoi nominati (qualcuno sa chi rappresenta la sua città nell’attuale Parlamento?). Altri inorridiscono per il risparmio di “soli” 80-100 milioni all’anno, come se ci fosse qualcosa di male se il Parlamento, dopo decenni di polemiche anti-casta, si mette a dieta e recupera prestigio mentre chiede sacrifici ai cittadini. Per fortuna i sondaggi (Sì fra il 70 e l’82%) segnalano che la maggioranza degli italiani, come nel 2016 quando a fare terrorismo erano i renziani del Sì, non si lascia spaventare da false paure.Molto più serie sono le obiezioni e i dubbi sui rischi di un Sì “al buio”, senza i correttivi imposti dalla riforma: sulla legge elettorale, che per fortuna si dovrà per forza cambiare dopo il Sì al taglio (se vince il No ci terremo i nominati del Rosatellum in saecula saeculorum); sul numero dei delegati regionali per eleggere il capo dello Stato, che va ridotto anch’esso di un terzo; e sull’elezione dei senatori su base circoscrizionale anziché regionale, per impedire che le Regioni più piccole e i partiti minori siano sottorappresentati. Ma negli ultimi giorni la maggioranza s’è accordata per votare i correttivi in parte prima del referendum e in parte subito dopo. Così chi preferiva il No per mancanza di correttivi potrà votare serenamente Sì. Magari ricordando ciò che disse all’Assemblea Costituente il 18 settembre 1946 uno dei Padri più nobili, Luigi Einaudi: “Quanto più è grande il numero dei componenti un’Assemblea, tanto più essa diventa incapace ad attendere all’opera legislativa che le è demandata”.

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