"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 24 ottobre 2025

Doveravatetutti. 36 “I 105 anni di Gianni Rodari, scrittore e partigiano comunista”.


Primo: inspiegabilmente, Trump non ha avuto il premio Nobel per aver fatto cessare il massacro dei palestinesi, ma se la deve prendere con il ministro Bezalel Smotrich che ha convinto tutti che "i palestinesi non esistono". Secondo: i soldati del commando che ha bloccato la Flotilla non avevano pappagalli sulla spalla, mani uncinate o bandiere con i teschi, quindi trovano offensivo che li si definisca pirati. E poi non è certo colpa dell'Idf se quei delinquenti cercavano di fare arrivare biscotti, miele e marmellata ai bimbi invece delle mitiche "pastarelle", Terzo: la Meloni si è stupita che dei manifestanti che protestavano anche per il comportamento del governo italiano nei confronti dei crimini di Israele se la siano presa anche con il capo del governo italiano. Probabilmente si sarebbe aspettata più dei cori contro cattivoni unanimemente conclamati come Skeletor, Stanislao Moulinski o cargarneua. L'unica spiegazione possibile è che, dalle parti di Palazzo Chigi, anche la logica - come il diritto internazionale - sia importante ma fino a un certo punto. (Tratto da “Se per il governo la colpa è di Gargamella” di Dario Vergassola, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 17 di ottobre 2025).

Il 23 ottobre si sono celebrati 105 anni di Gianni Rodari, il più grande scrittore di favole e filastrocche del Novecento italiano. Rodari ha scritto su quotidiani come l'Unità e Paese Sera, ha diretto il giornale per ragazzi il Pioniere, è stato attivo collaboratore di associazioni di genitori e insegnanti, ha lavorato in modo originale con tante amministrazioni comunali, anche con quella di Reggio Emilia. Il suo libro forse più conosciuto, "La grammatica della fantasia" del 1973 è proprio dedicato alla città di Reggio Emilia, frutto del profondo legame con il suo amico Loris Malaguzzi, anch'esso partigiano. Rodari era comunista così come Loris Malaguzzi e volutamente si adombra la tempra politica del personaggio, banalizzandola, "annacquandola", eppure ciò che scriveva era chiaro in merito: "Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà - fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà - vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione". Nel dicembre del 1943 viene chiamato a rispondere ai bandi della RSI, tuttavia la morte di due dei suoi più cari amici sui fronti di guerra fascisti e l'internamento del fratello nei campi di concentramento in Germania, lo inducono ad aderire alla Resistenza iscrivendosi al Partito Comunista. Dopo la Liberazione intraprese la carriera di giornalista. In piena guerra fredda, nel 1951, dopo la pubblicazione del suo primo libro pedagogico Il manuale del Pioniere, venne scomunicato dal Vaticano, che lo definì "ex-seminarista cristiano diventato diabolico". Verrà chiamato nel 1956 da Pietro Ingrao a dirigere l'Unità. Assunse poi la direzione del Giornale dei genitori e nel 1970 vinse il Premio Hans Christian Andersen. Tuttavia non si può rinchiudere il pensiero di Rodari nella "semplice" adesione politica e ideale, ma è pur vero che non è storicamente corretto separare il suo credo da tutto il resto. Nel 1976, insieme alla partigiana e giornalista Marina Musu, Rodari fondò il Coordinamento Genitori Democratici per promuovere i valori di una scuola antifascista, laica e democratica di cui mai come oggi si comprende la necessità e l'attualità. Si spense prematuramente a 59 anni per arresto cardiaco, lasciando e lasciandoci in eredità una letteratura per ragazzi profondamente rinnovata, dai tratti sconfinati e che ancora oggi determina in maniera positiva la pedagogia di centinaia di insegnanti del nostro Paese. (Tratto da “I 105 anni di Gianni Rodari, scrittore e partigiano comunista” di Alessandro Fontanesi pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, 24 di ottobre 2025).  

IlRacconto”. La prima cosa che Gelsomino trovò entrando in quel paese straniero fu una moneta d'argento. Brillava per terra, accanto al marciapiedi, bene in vista. «Strano - pensò Gelsomino - che nessuno l'abbia raccolta. Io non me la lascerò scappare di certo. I miei pochi soldi sono finiti già da ieri sera, ed oggi non ho ancora aperto bocca per metterci un pezzo di pane. Ma prima domanderò se qualcuno l'ha persa, qua in giro». Si avvicinò ad un gruppetto di persone che lo osservavano bisbigliando e mostrò la sua moneta: Qualcuno di lor signori l'ha perduta? - domandò con un fil di voce per non spaventarli.

Vattene, - gli fu risposto, - e mostra quella moneta il meno possibile, se non vuoi passare dei guai.

Mi scusino tanto, - sussurrò Gelsomino, confuso. E senz'altro si diresse verso un negozio la cui insegna prometteva: «Generi alimentari e diversi». Nella vetrina, invece che prosciutti e scatole di marmellata, si ammucchiavano quaderni, scatole di pastelli, bottiglie d'inchiostro. «Saranno i "generi diversi"» disse Gelsomino fra sé. Ed entrò fiducioso nel negozio. - Buonasera, - lo salutò cerimoniosamente il commerciante. A dire la verità - riflettè Gelsomino - non ho ancora sentito suonare mezzogiorno. Ma non è il caso di fare storie». E col suo solito fil di voce (anche troppo rimbombante per le orecchie normali) si informò:

- Potrei avere del pane?

- Ma certo, caro signore. Quanto ne desidera? Una bottiglia o due? Rosso o nero?

- Nero no di certo, - rispose Gelsomino. - E poi, lo vendete davvero in bottiglie?

Il negoziante scoppiò a ridere:

- E come vuole che lo vendiamo? Al suo paese forse glielo tagliano a fette? Guardi, guardi che bel pane abbiamo -.

E così dicendo gli mostrò uno scaffale su cui, allineate meglio d'un battaglione di soldati, stavano centinaia di bottiglie d'inchiostro dei più diversi colori. In tutto il negozio, del resto, non si vedeva nulla di commestibile: non una crosta di formaggio, non una buccia di mela.

«Non sarà diventato matto? - si domandò Gelsomino. - Farò bene ad assecondarlo».

- Un pane bellissimo, infatti, - disse poi, indicando una bottiglia d'inchiostro rosso, più che altro per sentire che cosa gli avrebbe risposto il commerciante.

- Vero? - disse quello, raggiante di soddisfazione per il complimento. - È il più bel pane verde che sia mai stato messo in commercio.

- Verde?

- Ma certo. Scusi, forse lei non ci vede bene?

Gelsomino era sicuro di vedere una bottiglia d'inchiostro rosso e stava già cercando una scusa qualunque per ritirarsi in buon ordine e andare in cerca di un negoziante meno pazzo. Ma improvvisamente gli venne un'idea.

- Senta, - disse, - il pane tornerò a comprarlo più tardi. Mi saprebbe indicare, intanto, un negozio dove comprare dell'inchiostro di buona qualità?

- Certamente, - rispose il negoziante, con il suo eterno, cerimonioso sorriso. - Lì di fronte, guardi, c'è la più rinomata cartoleria della città.

Nella vetrina di fronte erano esposte bellissime forme di pane, e torte, e paste, e spaghetti, e maccheroni, e montagne di formaggi, foreste di salami e salamini.

«Proprio come pensavo - si disse Gelsomino - quel commerciante è impazzito e chiama pane l'inchiostro, inchiostro il pane. Qui il paesaggio è un po' più confortante.»

Entrò nel negozio e chiese mezzo chilo di pane.

-Pane? - si informò premurosamente il commesso. - Guardi che ha sbagliato. Il pane si vende là di fronte. Noi vendiamo solo cancelleria, vede?

E indicò con un largo, orgoglioso gesto della mano tutto quel ben di dio di roba da mangiare.

«Ho capito - concluse fra sé Gelsomino - in questo paese bisogna parlare alla rovescia. Se chiami pane il pane non ti capiscono».

- Mi dia mezzo chilo d'inchiostro, - disse al commesso. Questi, gli pesò mezzo chilo di pane e glielo porse incartato con tutte le regole. (“Nel paese dei bugiardi”, racconto di Gianni Rodari dal volume “Il gatto viaggiatore e altre storie” edito da “l’Unità/Editori Riuniti”, 1990).

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