"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 13 settembre 2020

Leggereperché. 38 «La perfezione ci fa apparire inespressivi e al limite inaccessibili».


A lato: "Prospettico" (2019), "acquarello" di Anna Fiore.

Tratto da “La solitudine di chi chiede troppo a sé stesso” di Umberto Galimberti, pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 13 di settembre 2014:
L'ideale dell'io può condannare all'insoddisfazione. Perché la ricerca della perfezione rende inaccessibili agli altri. Un giorno Freud prese a raccontarci una storia interessante, quando scrisse che, oltre al nostro io, esiste anche un ideale dell'io che pone l'io in uno stato di mortificazione rispetto agli ideali che vorrebbe realizzare senza riuscirci. Tutto ciò genera inquietudine, insoddisfazione e in certi casi sensi di colpa. Ora, avere un ideale di sé è molto utile soprattutto nell'adolescenza e nella giovinezza, per non accontentarsi di quello che si è e cercare di realizzare quell'immagine di noi che ci attrae e che, se la raggiungessimo, ci farebbe sentire realizzati. Quando però l'ideale dell'io fa sentire l'io in uno stato di perenne inferiorità e insufficienza, allora l'ideale dell'io diventa persecutorio e la vita un tormento, se non addirittura una malattia, la malattia di un'identità mancata, per aver posto l'ideale dell'io troppo in alto rispetto alle nostre capacità di realizzarlo. A lavorare, sotto sotto, c'è un'istanza narcisistica che non ci consente di accettarci per ciò che siamo, se non raggiungiamo l'ideale che l'io si è prefissato. Da questa guerra tutta interna a noi stessi, che ci divora e non ci fa mai sentire soddisfatti dell'esistenza, si esce rinunciando alla perfezione che ci si è autoimposta. Accettando la parte umbratile della nostra personalità, quella di cui non andiamo fieri, quella che vorremmo che nessuno scoprisse, quella che ci fa sentire "punti nel vivo" quando qualcuno ce la svela. I rapporti di solidarietà, di amicizia e direi anche e soprattutto di amore non nascono dalla contemplazione della perfezione di una persona, perché la perfezione ci fa apparire inespressivi e al limite inaccessibili, come pietre preziose dietro il vetro trasparente e blindato di una gioielleria. La perfezione non facilita la relazione, e siccome degli altri abbiamo bisogno perché siamo animali sociali, rendiamoci accessibili mostrando il lato umbratile della nostra personalità, come nei quadri, dove nessuna immagine potrebbe configurarsi senza i contorni dell'ombra. Nella disperata ricerca di una nostra identità collocata là dove i nostri ideali, tiranneggiandoci, vorrebbero che fossimo e ancora non siamo, dimentichiamo infatti che la nostra identità non possiamo costruirla da soli, perché a formarla è solo il riconoscimento che ci proviene dagli altri, esattamente come i lineamenti del nostro volto che lo specchio non ci restituisce, mentre ce li restituisce lo sguardo indifferente di un narcisista, quello feroce di un nemico, quello intenso e incantato di un innamorato. E se è vero che non noi, ma gli altri costruiscono la nostra identità, esponiamoci al mondo per quello che siamo, lasciandoci modificare da tutti gli incontri, evitando di cercare noi stessi in quella guerra inutile tra l'io e il suo ideale che ci isola dagli altri, e non ci fa approdare se non in quella terra desolata e solitaria, dove a farci compagnia è solo la nostra insoddisfazione.

1 commento:

  1. "Ho voluto la perfezione ed ho rovinato quello che andava bene". (Claude Monet). "Non soffocare la tua ispirazione e la tua immaginazione, non diventare lo schiavo del tuo modello".(Vincent Van Gogh). "Non abbiate mai paura dell'ombra. È lì a significare che vicino, da qualche parte,c'è la luce che illumina".(Ruth E. Renkel). "La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta".(Theodor Adorno). "Ti viene data solo una piccola scintilla di follia. Non perderla".(Robin Williams). "Anche la follia merita i suoi applausi". Alda Merini). Grazie per questo nuovo post così coinvolgente e prezioso che mette in luce una grande verità su cui riflettere seriamente... Buona continuazione.

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