"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

venerdì 11 settembre 2020

Virusememorie. 38 Baruch de Spinoza: «È impossibile che in questo mondo possa esistere un atto senza che vi siano legami con le cause».


Maxime Rovere ha messo in bocca al Suo Baruch de Spinoza, nello straordinario volume “Tutte le vite di Spinoza” – Feltrinelli editrice (2020), pagg. 430, Euro 25 -, che “gli esseri umani si credono liberi solo perché ignorano le cause delle loro scelte. (…). …ogni cosa è determinata da strette concatenazioni della materia; le cause e gli effetti si susseguono in maniera regolare; è per questa ragione che esistono le scienze. Di conseguenza, l’impressione che noi prendiamo delle decisioni in tutta indipendenza non è niente di più che un’illusione. È impossibile che in questo mondo possa esistere un atto senza che vi siano legami con le cause.
Noi facciamo delle scelte; ma persino le più piccole sono determinate da cause troppo oscure perché ve ne sia cognizione. Dunque non è libero arbitrio. E non è perché siamo liberi che possiamo rompere con il passato, piuttosto è perché noi nascondiamo o ignoriamo il passato che ci crediamo liberi”. Di seguito tratto da “TerraFutura. Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale” di Carlo Petrini – pagg. 240, Giunti Editore, Euro 16 – riportato su “il Fatto Quotidiano” di mercoledì 9 di settembre con il titolo “Nostra casa Terra e la sfida al Covid”: (…). Dialogo del 9 luglio 2020. Carlo Petrini. Questo del Covid-19 è un passaggio storico per l’umanità intera, non è solo una questione personale: adesso vediamo un’umanità abbastanza prostrata. Lei che impressione ha di questa situazione?
Papa Francesco. Lei ha detto prostrata, no? lo direi anche, tante volte, calpestata. Calpestata da questo virus e da tanti virus che noi abbiamo fatto crescere. Questi virus ingiusti: un’economia di mercato selvaggia, un’ingiustizia sociale violenta, dove le persone muoiono come animali e vivono, anche, tante volte come animali. Dove lo sfruttamento del lavoro è all’ordine del giorno, dove i popoli perdono la propria identità nelle mani dei populismi selvaggi che vogliono salvarli con le loro idee, le loro dottrine, con l’indottrinamento… forse è troppo pessimista quello che sto dicendo. Ma io guardo alle periferie. Io credo che sia necessario decentrarsi oggi. E andare lì, dove si gioca il futuro.
Carlo Petrini. Nelle periferie?
Papa Francesco. Nelle periferie, sì. Nelle periferie reali, esistenziali o sociali, purché siano periferiche. Non da un centro che esiste, ma che è solamente virtuale, non reale. È come la catena di Sant’Antonio, anche l’economia è diventata così: tu credi di avere centomila lire, ma ne hai solo due. Bisogna andare sul concreto, sulla vita della persona. Da una crisi non si esce uguali: si esce migliori o peggiori. A noi sta la scelta in questo momento.
Carlo Petrini. Ecco, la scelta è una scelta collettiva? Stiamo davanti all’esigenza di una politica di base forte per andare in quella direzione?
Papa Francesco. Esatto, questo è importante. Una politica che dica mai a un’economia selvaggia di mercato, mai alla mistica delle finanze a cui non ci si può aggrappare perché sono aria. Un nuovo modo di intendere l’economia, un nuovo protagonismo dei popoli. Mai ai populismi, che siano essi politici, culturali o religiosi. Sì ai popolarismi, dove i popoli crescono, si esprimono ognuno con le caratteristiche proprie e in comunità. Mai al settarismo religioso. (…) Per fortuna però inizia a esserci coscienza. (…) …l’anno scorso sono venuti a trovarmi alcuni pescatori della zona di San Benedetto del Tronto. Pescatori non di grandi barche, non di quelle barche industriali che fanno tutto. L’anno scorso mi hanno detto che avevano tirato fuori sei tonnellate di plastica in una sola barca, (…)? Bene, quest’anno mi hanno detto che i loro interessi si sono ampliati e hanno tirato fuori 24 tonnellate di rifiuti dei quali dodici erano tonnellate di plastica. Hanno preso coscienza e hanno capito che dovevano pulire il mare. Qui in Vaticano è più facile prendere coscienza e muoversi di conseguenza perché è uno Stato piccolissimo: perciò qui i pesticidi che usiamo nel giardino sono tutti naturali. Anche per la luce, si è cambiato il sistema: abbiamo i pannelli solari sull’aula Paolo VI che generano energia sufficiente per illuminare anche questa casa. Anche qui dentro non c’è plastica, c’è soltanto quella bottiglia di acqua che è vecchia e rimane qui per essere riutilizzata, ma a parte questa non c’è proprio più plastica. È una cosa piccola, ma questa coscienza deve andare avanti in tutto il mondo. È vero, io ho ricevuto qui l’anno scorso un gruppo di imprenditori del petrolio, di alto livello. E mi hanno detto: “Ma se noi in questo momento facciamo il cambio e cerchiamo un altro tipo di energia, mettendo da parte il petrolio, ci sarà una seconda crisi mondiale come quella del ’30!”, ed è vero. Ma è anche vero che ci vuole la saggezza di fare le cose lentamente, senza togliere il lavoro. Perché il lavoro è come l’aria della nostra cultura, senza il lavoro l’uomo diminuisce …
Carlo Petrini. Sì, siamo a un bivio molto interessante. Perché da un lato, dopo questa situazione, auspicano tutti un cambiamento. Dall’altro lato, adesso, con questa sofferenza, si tende a tornare come prima, cioè agli stessi valori di prima.
Papa Francesco. È così, si stanno preparando a questo ritorno.
Carlo Petrini. È questa la grande contraddizione!
Papa Francesco. No no, è vero che alcuni stanno lavorando a questo ritorno. Ma noi dobbiamo preparare altro! L’alternativa! E vincere con questa alternativa. A questo lavora il gruppo post Covid nel Dicastero dello sviluppo umano, con il Cardinal Turkson. Sì, perché in molti si stanno preparando con tre pennellate di vernice per dire poi “Ah, tutto è cambiato!”, ma invece niente è cambiato. Si deve cambiare con il decentramento.
Carlo Petrini. Quindi la logica è quella di essere diffusi e far passare questa idea di cambiamento a livello mondiale.
Papa Francesco. Sì. Per esempio, i movimenti popolari sono delle vie possibili. (…) La gente è protagonista della storia. Bisogna aprire gli orizzonti, lasciare che la cultura di ogni popolo si esprima e che ci sia un rapporto tra le culture. Una globalizzazione poliedrica con tutte le culture insieme, non quella sferica che annienta tutte le culture. No all’uniformità, sì all’universalità. Dobbiamo far risorgere queste riserve dei popoli. Al contrario, qual è la soluzione proposta oggi, la più facile? I populismi! I populismi cosa fanno? Vanno con un’idea, aggrappano il popolo sotto un’idea, seminano paura – per esempio la paura dei migranti viene dai populismi – e alcuni discorsi di certi leader politici di qualche Paese che ho sentito vanno davvero nella direzione di un populismo pericoloso.

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