Maxime Rovere ha messo in bocca al Suo Baruch de Spinoza, nello straordinario volume “Tutte le vite di Spinoza” –
Feltrinelli editrice (2020), pagg. 430, Euro 25 -, che “gli esseri umani si credono
liberi solo perché ignorano le cause delle loro scelte. (…). …ogni cosa è
determinata da strette concatenazioni della materia; le cause e gli effetti si
susseguono in maniera regolare; è per questa ragione che esistono le scienze. Di
conseguenza, l’impressione che noi prendiamo delle decisioni in tutta
indipendenza non è niente di più che un’illusione. È impossibile che in questo
mondo possa esistere un atto senza che vi siano legami con le cause.
Noi facciamo delle scelte; ma persino le più piccole sono determinate da cause troppo oscure perché ve ne sia cognizione. Dunque non è libero arbitrio. E non è perché siamo liberi che possiamo rompere con il passato, piuttosto è perché noi nascondiamo o ignoriamo il passato che ci crediamo liberi”. Di seguito tratto da “TerraFutura. Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale” di Carlo Petrini – pagg. 240, Giunti Editore, Euro 16 – riportato su “il Fatto Quotidiano” di mercoledì 9 di settembre con il titolo “Nostra casa Terra e la sfida al Covid”: (…). Dialogo del 9 luglio 2020. Carlo Petrini. Questo del Covid-19 è un passaggio storico per l’umanità intera, non è solo una questione personale: adesso vediamo un’umanità abbastanza prostrata. Lei che impressione ha di questa situazione?
Noi facciamo delle scelte; ma persino le più piccole sono determinate da cause troppo oscure perché ve ne sia cognizione. Dunque non è libero arbitrio. E non è perché siamo liberi che possiamo rompere con il passato, piuttosto è perché noi nascondiamo o ignoriamo il passato che ci crediamo liberi”. Di seguito tratto da “TerraFutura. Dialoghi con Papa Francesco sull’ecologia integrale” di Carlo Petrini – pagg. 240, Giunti Editore, Euro 16 – riportato su “il Fatto Quotidiano” di mercoledì 9 di settembre con il titolo “Nostra casa Terra e la sfida al Covid”: (…). Dialogo del 9 luglio 2020. Carlo Petrini. Questo del Covid-19 è un passaggio storico per l’umanità intera, non è solo una questione personale: adesso vediamo un’umanità abbastanza prostrata. Lei che impressione ha di questa situazione?
Papa Francesco. Lei ha detto prostrata, no?
lo direi anche, tante volte, calpestata. Calpestata da questo virus e da tanti
virus che noi abbiamo fatto crescere. Questi virus ingiusti: un’economia di
mercato selvaggia, un’ingiustizia sociale violenta, dove le persone muoiono
come animali e vivono, anche, tante volte come animali. Dove lo sfruttamento
del lavoro è all’ordine del giorno, dove i popoli perdono la propria identità
nelle mani dei populismi selvaggi che vogliono salvarli con le loro idee, le
loro dottrine, con l’indottrinamento… forse è troppo pessimista quello che sto
dicendo. Ma io guardo alle periferie. Io credo che sia necessario decentrarsi
oggi. E andare lì, dove si gioca il futuro.
Carlo Petrini. Nelle periferie?
Papa Francesco. Nelle periferie, sì. Nelle
periferie reali, esistenziali o sociali, purché siano periferiche. Non da un
centro che esiste, ma che è solamente virtuale, non reale. È come la catena di
Sant’Antonio, anche l’economia è diventata così: tu credi di avere centomila
lire, ma ne hai solo due. Bisogna andare sul concreto, sulla vita della
persona. Da una crisi non si esce uguali: si esce migliori o peggiori. A noi
sta la scelta in questo momento.
Carlo Petrini. Ecco, la scelta è una scelta
collettiva? Stiamo davanti all’esigenza di una politica di base forte per
andare in quella direzione?
Papa Francesco. Esatto, questo è importante.
Una politica che dica mai a un’economia selvaggia di mercato, mai alla mistica
delle finanze a cui non ci si può aggrappare perché sono aria. Un nuovo modo di
intendere l’economia, un nuovo protagonismo dei popoli. Mai ai populismi, che
siano essi politici, culturali o religiosi. Sì ai popolarismi, dove i popoli
crescono, si esprimono ognuno con le caratteristiche proprie e in comunità. Mai
al settarismo religioso. (…) Per fortuna però inizia a esserci coscienza. (…) …l’anno
scorso sono venuti a trovarmi alcuni pescatori della zona di San Benedetto del
Tronto. Pescatori non di grandi barche, non di quelle barche industriali che
fanno tutto. L’anno scorso mi hanno detto che avevano tirato fuori sei
tonnellate di plastica in una sola barca, (…)? Bene, quest’anno mi hanno detto
che i loro interessi si sono ampliati e hanno tirato fuori 24 tonnellate di
rifiuti dei quali dodici erano tonnellate di plastica. Hanno preso coscienza e
hanno capito che dovevano pulire il mare. Qui in Vaticano è più facile prendere
coscienza e muoversi di conseguenza perché è uno Stato piccolissimo: perciò qui
i pesticidi che usiamo nel giardino sono tutti naturali. Anche per la luce, si
è cambiato il sistema: abbiamo i pannelli solari sull’aula Paolo VI che
generano energia sufficiente per illuminare anche questa casa. Anche qui dentro
non c’è plastica, c’è soltanto quella bottiglia di acqua che è vecchia e rimane
qui per essere riutilizzata, ma a parte questa non c’è proprio più plastica. È
una cosa piccola, ma questa coscienza deve andare avanti in tutto il mondo. È
vero, io ho ricevuto qui l’anno scorso un gruppo di imprenditori del petrolio,
di alto livello. E mi hanno detto: “Ma se noi in questo momento facciamo il
cambio e cerchiamo un altro tipo di energia, mettendo da parte il petrolio, ci
sarà una seconda crisi mondiale come quella del ’30!”, ed è vero. Ma è anche
vero che ci vuole la saggezza di fare le cose lentamente, senza togliere il
lavoro. Perché il lavoro è come l’aria della nostra cultura, senza il lavoro
l’uomo diminuisce …
Carlo Petrini. Sì, siamo a un bivio molto
interessante. Perché da un lato, dopo questa situazione, auspicano tutti un
cambiamento. Dall’altro lato, adesso, con questa sofferenza, si tende a tornare
come prima, cioè agli stessi valori di prima.
Papa Francesco. È così, si stanno preparando
a questo ritorno.
Carlo Petrini. È questa la grande
contraddizione!
Papa Francesco. No no, è vero che alcuni
stanno lavorando a questo ritorno. Ma noi dobbiamo preparare altro!
L’alternativa! E vincere con questa alternativa. A questo lavora il gruppo post
Covid nel Dicastero dello sviluppo umano, con il Cardinal Turkson. Sì, perché
in molti si stanno preparando con tre pennellate di vernice per dire poi “Ah,
tutto è cambiato!”, ma invece niente è cambiato. Si deve cambiare con il
decentramento.
Carlo Petrini. Quindi la logica è quella di
essere diffusi e far passare questa idea di cambiamento a livello mondiale.
Papa Francesco. Sì. Per esempio, i movimenti
popolari sono delle vie possibili. (…) La gente è protagonista della storia.
Bisogna aprire gli orizzonti, lasciare che la cultura di ogni popolo si esprima
e che ci sia un rapporto tra le culture. Una
globalizzazione poliedrica con tutte le culture insieme, non quella sferica che
annienta tutte le culture. No all’uniformità, sì all’universalità. Dobbiamo
far risorgere queste riserve dei popoli. Al contrario, qual è la soluzione
proposta oggi, la più facile? I populismi! I populismi cosa fanno? Vanno con
un’idea, aggrappano il popolo sotto un’idea, seminano paura – per esempio la
paura dei migranti viene dai populismi – e alcuni discorsi di certi leader
politici di qualche Paese che ho sentito vanno davvero nella direzione di un
populismo pericoloso.
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