"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 28 settembre 2020

Capitalismoedemocrazia. 67 «Tutti noi - vale a dire il 99% - siamo parte di un esperimento economico in grande».

 

Scriveva Federico Rampini sul settimanale “Affari&Finanza” del 31 di ottobre dell’anno 2011 nel Suo reportage che ha per titolo “Wall Street chi vigila sul trading iperveloce”: “È il primo cavo sottomarino a fibre ottiche ad essere installato sul fondo dell’oceano Atlantico da dieci anni a questa parte. Ma a differenza di quelli che venivano inaugurati sul finire degli anni ‘90 e all’inizio del millennio, il nuovo cavo transatlantico non servirà a trasportare la voce, le telefonate, e neppure i collegamenti. Questo nuovo supercavo sottomarino tra New York e Londra, costruito a cura della società Hibernia Atlantic, è riservato esclusivamente alle transazioni finanziarie. Servirà a far guadagnare cinque millisecondi ai trader delle due principali piazze finanziarie del globo. Cinque millisecondi sono un’eternità nel mondo delle transazioni computerizzate. Ma siamo sicuri che sia un investimento utile ai mercati? (…)”. La domanda che l’ottimo opinionista si pone e ci pone trova successivamente nel Suo scritto una prima risposta d’allarme: “(…). Stati Uniti, Unione europea, Canada: sulle due sponde dell’Atlantico gli organi di vigilanza e le autorità di controllo sospettano che ci sia qualcosa di marcio nel mondo delle transazioni ad alta frequenza, che per comodità abbrevieremo d’ora in avanti come Hft. O quantomeno, vogliono più trasparenza e regole chiare, per impedire che la diffusione dell’Hft accentui a dismisura la volatilità dei mercati, con la possibilità di incidenti seri. La vittima inconsapevole dell’alta frequenza, infatti, siamo tutti noi: ovvero i risparmiatori che affidano in gestione i propri soldi a banche, fondi comuni, assicurazioni, le cui strategie d’investimento vengono travolte dai predatori dell’Hft. (…)”. Per rivelarci qualche passo più in avanti il perverso, nefasto meccanismo che ha reso il “capitalismo finanziario globale” il padrone assoluto dell’economia del secolo ventunesimo che detta le sue regole ai governi dell’intero globo terracqueo: “(…). Il trucco più frequente, il più facile e meno rischioso: approfittando proprio dei millisecondi di vantaggio che hanno sugli investitori normali (anche grossi investitori istituzionali come i fondi comuni, le banche), gli operatori dell’Hft piazzano i propri ordini in anticipo sull’arrivo di grosse transazioni, e così lucrano il vantaggio di chi conosce in anticipo la direzione in cui si muoveranno la domanda e l’offerta, l’aumento o la discesa dei prezzi. (…)”. Ed ancora vengono svelate “manovre” considerate poco corrette anche dall’ortodossia di quel mondo estremo delle transazioni finanziarie: “(…). I casi di flagranza di reato sono pochi perché gli strumenti per indagare sono rudimentali. È un classico esempio in cui la caccia guardie e ladri si svolge in modo asimmetrico: è sempre il ladro ad avere una lunghezza di vantaggio in termini di know how. Ma è interessante ricordare alcune punizioni. A Londra le autorità di vigilanza hanno multato per 8 milioni di sterline una società di trading canadese, la Swift Trade, per l’uso di una tecnica chiamata layering. Si tratta dell’emissione di massicci ordini di acquisto o vendita, che poi vengono cancellati una frazione di secondo prima che vengano effettivamente eseguiti. La tecnica è molto in voga, si direbbe, perché poco dopo il caso londinese anche a New York la Financial Industry Regulatory Authority ha incastrato un reprobo. In quel caso si trattava della Trillium Brokerage Services, multata per 2,3 milioni di dollari. Stessa tecnica di layering anche per lei. La pratica della cancellazione repentina di migliaia di ordini poco prima che vengano eseguiti, è molto diffusa. È chiaro a cosa serve: prima i trader dell’Hft sparano sul mercato questi ordini voluminosi, sapendo che avranno l’effetto di spostare i prezzi, poi li cancellano e piazzano altre transazioni per lucrare sui movimenti di prezzi che loro stessi hanno provocato. Tutto questo è molto più raffinato e sottile dell’aggiotaggio vecchio stile, ed è possibile solo grazie alla tecnologia. (…)”. Ecco il punto: l’onnipotenza della finanza globale che surclassa stati e governi ed annichilisce ed arretra ovunque la democrazia. C’è un gran dibattere sul tema se la crisi finanziaria globale, che è divenuta poi una immensa crisi economica globale, sia da attribuirsi ai “debiti sovrani” degli stati o se essa non sia da attribuirsi invece ad una “finanziarizzazione” selvaggia e senza controllo alcuno delle regole di quello che è stato il “liberismo” economico che ha imperversato per gran parte del secolo ventesimo e che ora presenta l’amarissimo suo conto, in fatto di insolvibilità e di arretramento delle economie del mondo occidentale e puranco dei diritti e delle prerogative conquistati sul campo, soprattutto alle giovani generazioni senza prospettive e futuro alcuno. Ho raccolto in proposito un’analisi sullo stato del momento storico che stiamo vivendo del sociologo tedesco Ulrich Beck, “Il movimento del 99 per cento può cambiare il mondo”, analisi coeva con lo scritto di Rampini che è stata pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” del 2 di novembre dell’anno 2011. Di seguito la trascrivo in parte: (…). Ciò che fino a non molto tempo fa veniva chiamato libera economia di mercato e che ora ricomincia a essere chiamato capitalismo viene portato sul banco degli accusati e sottoposto a una critica radicale. (…). Cosa significa bancarotta di Stato, per me? Chi avrebbe immaginato che proprio le banche, così altezzose, avrebbero chiesto aiuto agli Stati squattrinati e che questi Stati dalle casse cronicamente vuote avrebbero messo in un batter d´occhio somme astronomiche a disposizione delle cattedrali del capitalismo? Oggi tutti pensano più o meno così. Ma questo non significa che qualcuno lo capisca. (…). Sotto il diktat dell´emergenza le persone fanno una specie di corso accelerato sulle contraddizioni del capitalismo finanziario nella società mondiale del rischio. I resoconti dei media fanno emergere la separazione radicale tra coloro che generano i rischi e ne traggono profitto e coloro che ne devono scontare le conseguenze. Nel Paese del capitalismo da predoni, gli Stati Uniti, sta prendendo forma un movimento di critica del capitalismo - ancora una volta, si tratta di un evento imprevedibile. Abbiamo detto follia quando è crollato il muro di Berlino. Abbiamo detto follia quando, il 9 settembre del 2001, le Twin Towers di New York si sono disfatte nella polvere. E abbiamo detto follia quando, con il fallimento di Lehman Brothers, è scoppiata la crisi finanziaria globale. Cosa significa follia? Anzitutto una conversione spettacolare: banchieri e manager, i fondamentalisti del mercato per antonomasia, fanno appello allo Stato. I politici, come in Germania Angela Merkel e Peer Steinbrück, che fino a non molto tempo fa esaltavano il capitalismo deregolato, dal giorno alla notte cambiano opinione e bandiera, e diventano fautori di una sorta di socialismo di Stato per ricchi. E ovunque regna il non-sapere. Nessuno sa cosa sia e quali effetti possa realmente produrre la terapia prescritta nella vertigine degli zeri. Tutti noi - vale a dire il 99% - siamo parte di un esperimento economico in grande, che da un lato si muove nello spazio fittizio di un non-sapere più o meno inconfessato (…), ma, dall´altro, ha conseguenze durissime per tutti. (…). I pericoli finanziari globali (…) incarnano in modo politicamente esplosivo gli errori del capitalismo finanziario neoliberista che è stato ritenuto valido fino a ieri e che, con la violenza del suo trionfo e della catastrofe ora incombente, esige la loro presa d´atto e la loro correzione. Essi sono una sorta di ritorno collettivo del rimosso: alla sicurezza di sé neoliberista vengono rinfacciati i suoi errori di partenza. (…). In termini generali, nella consapevolezza globale del rischio, nell´anticipazione della catastrofe che occorre impedire ad ogni costo, si apre un nuovo spazio politico. Nell´alleanza tra i movimenti di protesta globali e la politica nazional-statale ora si potrebbe ottenere, alla lunga, che non sia l´economia a dominare la democrazia, ma sia, al contrario, la democrazia a dominare l´economia. Contro la percezione - che sta diffondendosi rapidamente - di una mancanza di prospettive forse può aiutare la consapevolezza del fatto che i principali avversari dell´economia finanziaria globale non sono quelli che ora piantano le loro tende nelle pubbliche piazze di tutto il mondo, davanti alle cattedrali bancarie (…); l´avversario più convincente e tenace dell´economia finanziaria globale è la stessa economia finanziaria globale. Cosa è cambiato, nel frattempo, nella finanza globale da quelle avvisaglie denunciate nel giro soltanto di due giorni dai due opinionisti? Ben poco si dirà. E a qual punto del suo percorso si trova oggigiorno l’auspicio del sociologo tedesco affinché “non sia l´economia a dominare la democrazia, ma sia, al contrario, la democrazia a dominare l´economia”? Dove è finita la “politica”? Sembra proprio sparita dall’orizzonte completamente asservita alla finanza di rapina.

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