A sinistra: Botero. "Ratto d'Europa".
Da “I re
dormienti d’Europa” di Barbara Spinelli, sul quotidiano la Repubblica del
23 di aprile dell’anno 2014: Raggruppati in un'Unione che non ha niente
da dire in politica estera – né sulle proprie marche di confine a Est o nel
Mediterraneo, né sull'alleanza con gli Stati Uniti, né sulla democrazia che
intendono rappresentare – i governi europei s'aggirano sul palcoscenico del
mondo come inebetiti, lo sguardo svogliato, le idee sparpagliate e soprattutto
incostanti. Si atteggiano a sovrani, ma hanno dimenticato cosa sia una corona,
e cosa uno scettro. L'ossessione è fare affari, e dei mercati continuano a
ignorare le incapacità, pur avendole toccate con mano. (…). Sono anni che gli
Europei dormono, ignari di un mondo che attorno a loro muta. Non c'è evento,
non c'è trattativa internazionale che li veda protagonisti, pronti a unirsi per
dire quello che vogliono fare. A volte alzano la voce per difendere posizioni
autonome, ma la voce presto scema, s'insabbia. (…). Lo si vede nel negoziato
euro-americano che darà vita a un patto economico destinato ad affiancare quello
militare: il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti
(Ttip). Lo si vede nella battaglia indolente, e infruttuosa, contro i piani di
sorveglianza dell'Agenzia Usa per la sicurezza nazionale (Nsa), disvelati da
Edward Snowden nel 2013. Sono (…) prove essenziali, e l'Unione le sta fallendo
tutte. (…). …il patto commerciale con gli Usa: una trattativa colma di agguati,
perché molte conquiste normative dell'Europa rischiano d'esser spazzate via.
Non a caso le multinazionali negoziano in segreto, lontano da controlli
democratici. Sono sotto attacco leggi sedimentate, diritti per cui l'Unione s'è
battuta per decenni: tra questi il diritto alla salute, la cura dell'ambiente,
le multe a imprese inquinanti. I sistemi sanitari saranno aperti al libero
mercato, che sulle esigenze sociali farà prevalere il profitto. Emblematico:
l'assalto delle grandi case farmaceutiche ai medicinali generici low cost. Sono
in pericolo anche tasse cui l'Europa pare tenere, sia per aumentare il magro
bilancio comune sia per frenare operazioni speculative e degrado climatico: la
tassa sulle transazioni finanziarie, e sulle emissioni di anidride carbonica.
Una controffensiva UE contro il trattato commerciale ancora non c'è. (…).
Numerose mezze verità circolano sul patto. Alcuni assicurano che quando sarà
pienamente in funzione, nel 2027, il reddito degli europei crescerà
sensibilmente (545 euro all'anno per una famiglia di quattro persone), con un
beneficio di 120 miliardi annui per l'Unione e di 95 per gli Usa. Altri calcoli
sono meno ottimisti. L'istituto Prometeia, pur favorevole all'accordo, sostiene
che i guadagni non supererebbero lo 0,5% di Pil in caso di liberalizzazione
totale. L'istituto austriaco Öfse (Ricerca per lo sviluppo internazionale)
prevede addirittura un aumento dei disoccupati nel periodo di transizione, a
causa della riorganizzazione dei mercati di lavoro imposta dal Partenariato.
Non meno grave: le controversie commerciali si risolverebbero non attraverso
giudizi in tribunali ordinari, ma in speciali corti extraterritoriali. Saranno
le multinazionali a trascinare in giudizio governi, aziende, servizi pubblici
ritenuti non competitivi, e a esigere compensazioni per i mancati guadagni
dovuti a diritti del lavoro troppo vincolanti, a leggi ambientali o
costituzionali troppo severe. Tutto questo in nome della "semplificazione
burocratica": parola d'ordine che Renzi predilige, virtuosa e al tempo
stesso insidiosa. Nel contesto del Partenariato transatlantico, semplificare
vuol dire abbattere le cosiddette "barriere non tariffarie", un
termine criptico che indica parametri europei faticosamente elaborati: regole
sanitarie a tutela della salute, canoni di sicurezza delle automobili,
procedure di approvazione dei farmaci, e molto altro ancora. (…).
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