"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 5 gennaio 2020

Ifattinprima. 30 «Quelli del “no al carcere per gli evasori”».


Tratto da “Tutti fuori” di Marco Travaglio, pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 18 di ottobre dell’anno 2019: (…). …abbiamo il record negativo di detenuti per corruzione ed evasione. Secondo un report del Consiglio d’Europa del 2018, i colletti bianchi detenuti in Italia per reati finanziari e contro la PA sono 363, contro i 1.971 della Spagna, i 2.268 della Francia, i 6.511 della Germania, gli 11.091 della Gran Bretagna. Se il carcere non serve a combattere la corruzione e l’evasione, siamo il paese che le combatte meglio. (…). Prendiamo dunque per buono l’assunto che le manette non servono: perché nessuno lo applica mai ai reati di strada?
Eppure, se è vero che tangentisti e grandi evasori (esponenti dell’upper class) non temono la galera, dovrebbe essere ancor più vero che non la temono ladri, rapinatori, spacciatori, sequestratori e assassini (quasi sempre appartenenti alle classi subalterne): al carcere sono abituati perché ci entrano e ne escono di continuo; e hanno molto meno da perdere in termini di reputazione e disagio. Ora, avete mai sentito un politico, un commentatore, un Cantone sostenere che “il carcere contro l’omicidio, il sequestro, lo spaccio, la rapina, il furto non serve”? Eppure, usando le statistiche a cazzo come per la corruzione e l’evasione, si riuscirebbe persino a dimostrarlo: le carceri sono piene di condannati per reati di strada, che però continuano a essere commessi, spesso da chi è appena uscito di galera. Perché non depenalizzare pure quelli, come l’evasione? Se volessero essere coerenti, quelli del “no al carcere per gli evasori” dovrebbero proporlo. Ma non lo faranno mai. Sarebbero linciati. Dovrebbero spiegare come pensano di punire e neutralizzare quei gentiluomini. E soprattutto sono imbevuti della più cancerogena delle “culture” italiane: il finto garantismo riservato ai ricchi e ai potenti che – come il patriottismo per Samuel Johnson – è l’ultimo rifugio dei farabutti. Quell’incultura, dal berlusconismo al salvinismo, è consustanziale alla cosiddetta “destra”; ma negli ultimi anni ha infestato anche larga parte della sinistra. (…). Bei tempi, quando la sinistra sapeva ancora cos’è la sinistra, prima di adottare il motto di Trilussa: “La serva è ladra, la padrona è cleptomane”.

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