In un tempo – ahimè - non più
recente, tra le tante amorevoli avventure che il leggere mi concede e mi
concederà sempre, giusto a lenire gli affanni del vivere, mi accadde di
imbattermi in quel libro straordinario che è l’ “Hezgog” di Saul Bellow. A quel tempo nulla faceva presagire gli
sviluppi sociali e politici affannosi e perigliosi assai che si sono abbattuti,
come tempesta tropicale, sulle verdi contrade del bel paese. Nulla di tutto ciò
che stiamo angosciosamente vivendo oggigiorno nel bel paese era possibile
immaginare o pensare in quel tempo non più recente. Neanche a volerlo fare apposta.
Lo straordinario affabulatore che è stato Saul Bellow (1915-2005), ad un certo
punto di quello straordinario Suo “romanzo epistolare”, fa dire al Suo
straordinario personaggio Moses Elkanah Herzog: (…). In ogni comunità c’è una
categoria di persone altamente pericolose per gli altri. Non sto parlando di
delinquenti. Per essi esistono sanzioni punitive. Dico i leaders. Invariabilmente,
gli individui più pericolosi cercano di impadronirsi del potere. (…). Straordinario! Diligentemente, come sempre, avevo trascritto
la “battuta” del signor Herzog, come sempre d’abitudine, quando il leggere spalanca
inattesi spiragli di verità; non presagendo a quel tempo quale bufera si potesse
preparare - per l’appunto - per gli abitatori del bel paese. E la bufera c’è
stata. E non vi pare che le parole di Moses siano straordinariamente
rispondenti alla delicatissima situazione politico-sociale del bel paese? Come
sempre, le cose della vita degli umani si presentano come le medaglie, o come le
più vili monete: hanno, immancabilmente, due facce. Nello specifico, l’una è
quella del “narcisista ossessivo”; l’altra, e la grande Storia ce ne ha
offerto di esempi a iosa, ovvero l’altra faccia di quella medaglia, è formata
dalle schiere ben nutrite di anime imbelli che si prostrano ignominiosamente
alla volontà del “narcisista ossessivo”. E questo pronarsi inermi alla
patologica volontà del “narcisista ossessivo” ha fatto grondare
la Storia degli umani di sangue ed ha costellato la stessa di inenarrabili
sofferenze. Ma come disse un tale, la storia prima si offre sotto forma di tragedia
ma successivamente ed immancabilmente sotto la forma della farsa più macabra. È
quella che stiamo cercando di schivare. Ci si riuscirà? Quadro primo. Del “narcisista
ossessivo”, tratto da “La vita autentica” di Vito Mancuso –
pagg. 87/88, Raffaello Cortina editore (2009): (…). Il narcisista ossessivo è
dominato a livello mentale da una tale forza di gravità che è come se ospitasse
dentro di sé un buco nero che risucchia tutto quanto gli passa vicino; oggetti,
persone ed esperienze risultano incurvati verso di lui e alla fine annullati.
Per questo il destino del narcisista è un’oscura solitudine, perché anche quando
è circondato dalla gente egli in realtà negli altri pensa e vede solo se
stesso, una condizione davvero triste e gelida al di sotto di un superficiale
ottimismo, (…). Il narcisismo può condurre a uno stato persino peggiore del
rifiuto di sé, perché nel rifiuto c’è almeno una tensione, seppure solo
negativa, verso qualcosa di vero, mentre il narcisista può giungere a
trasformare in menzogna tutto quello che dice e che fa. È quindi meccanicamente
condannato a essere ingiusto persino contro la sua volontà, soprattutto se si
tratta di un uomo potente ( come spesso accade a un narcisista di diventare )
perché facendo sempre di se stesso il centro del sistema egli produce negli
altri la percezione di non poter esprimere liberamente il proprio punto di vista
ma di essere costretti a modificarlo per compiacerlo. Si crea così un vortice
di menzogne, di cui la prima vittima è proprio lui, il narcisista. (…).
Quadro secondo. Dell’impensabile “dispotismo di un uomo solo”, tratto da “L’arte di strisciare” di Nadia Urbinati, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 18 di marzo dell’anno 2010: (…). Scriveva un grande filosofo e politico del Settecento che il dispotismo di un uomo solo esiste soltanto nell’immaginazione degli ingenui. Il dispotismo ha bisogno di un certo numero di persone che siano per libera volontà o costrizione disposti a mettersi al servizio completo, giorno e notte, anima e corpo, del despota. Senza di che non ci può essere dispotismo alcuno. (…). Un altro grande filosofo francese, il Barone d’Holbach scrisse tra le altre cose un saggio impareggiabile, pubblicato postumo, sull’arte di strisciare. Ecco che cosa scriveva: - I filosofi, che spesso sono di cattivo umore, considerano in verità il mestiere del cortigiano come vile, infame, pari a quello di un avvelenatore. I popoli ingrati non percepiscono la reale portata degli obblighi propri di questi uomini generosi che, pur di garantire il buon umore del Sovrano, si votano alla noia, si sacrificano per i suoi capricci, immolano in suo nome onore, onestà, amor proprio, pudore e rimorsi; ma come fanno quegli ottusi a non rendersi conto del costo di tanti sacrifici? Non pensano al prezzo da pagare per essere un buon cortigiano? Qualunque sia la forza d’animo di cui si è dotati, per quanto la coscienza possa essersi corazzata con l’abitudine a disprezzare la virtù e calpestare l’onestà, per gli uomini ordinari resta comunque penoso soffocare nel cuore il grido della ragione. Soltanto il cortigiano riesce a tacitare questa voce inopportuna; lui solo è capace di un così nobile sforzo -. A noi che subiamo ancora il fascino della Rivoluzione francese per aver spazzato via (o averci provato) cortigiani e cicisbei, le parole del Barone d’Holbach commuovono poiché siamo egualitari, attribuiamo grande valore agli individui e vorremmo che tutti potessero vivere a schiena diritta, fieri della loro personale dignità. Non perché siamo moralisti ma perché teniamo moltissimo alla nostra personale dignità che le istituzioni democratiche ci garantiscono. Difendere la dignità di queste istituzioni - e quindi la nostra personale - significa prendere le distanze da tutti coloro che praticano l’arte di strisciare.
Quadro secondo. Dell’impensabile “dispotismo di un uomo solo”, tratto da “L’arte di strisciare” di Nadia Urbinati, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 18 di marzo dell’anno 2010: (…). Scriveva un grande filosofo e politico del Settecento che il dispotismo di un uomo solo esiste soltanto nell’immaginazione degli ingenui. Il dispotismo ha bisogno di un certo numero di persone che siano per libera volontà o costrizione disposti a mettersi al servizio completo, giorno e notte, anima e corpo, del despota. Senza di che non ci può essere dispotismo alcuno. (…). Un altro grande filosofo francese, il Barone d’Holbach scrisse tra le altre cose un saggio impareggiabile, pubblicato postumo, sull’arte di strisciare. Ecco che cosa scriveva: - I filosofi, che spesso sono di cattivo umore, considerano in verità il mestiere del cortigiano come vile, infame, pari a quello di un avvelenatore. I popoli ingrati non percepiscono la reale portata degli obblighi propri di questi uomini generosi che, pur di garantire il buon umore del Sovrano, si votano alla noia, si sacrificano per i suoi capricci, immolano in suo nome onore, onestà, amor proprio, pudore e rimorsi; ma come fanno quegli ottusi a non rendersi conto del costo di tanti sacrifici? Non pensano al prezzo da pagare per essere un buon cortigiano? Qualunque sia la forza d’animo di cui si è dotati, per quanto la coscienza possa essersi corazzata con l’abitudine a disprezzare la virtù e calpestare l’onestà, per gli uomini ordinari resta comunque penoso soffocare nel cuore il grido della ragione. Soltanto il cortigiano riesce a tacitare questa voce inopportuna; lui solo è capace di un così nobile sforzo -. A noi che subiamo ancora il fascino della Rivoluzione francese per aver spazzato via (o averci provato) cortigiani e cicisbei, le parole del Barone d’Holbach commuovono poiché siamo egualitari, attribuiamo grande valore agli individui e vorremmo che tutti potessero vivere a schiena diritta, fieri della loro personale dignità. Non perché siamo moralisti ma perché teniamo moltissimo alla nostra personale dignità che le istituzioni democratiche ci garantiscono. Difendere la dignità di queste istituzioni - e quindi la nostra personale - significa prendere le distanze da tutti coloro che praticano l’arte di strisciare.
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