"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 25 giugno 2016

Scriptamanent. 18 “La nostra vita da immigrati digitali”.



“Scriptamanent” del 25 di giugno dell’anno 2014, tratto da “La nostra vita da immigrati digitali” di Zygmunt Bauman, pubblicato sul quotidiano la Repubblica: (…). …ci sono perdite che affliggono le nostre facoltà mentali; prima di tutto le qualità/ capacità ritenute indispensabili per trovare uno spazio fondamentale per la ragione e la razionalità, per dispiegarvisi e realizzarsi appieno: attenzione, concentrazione, pazienza e la possibilità di durare nel tempo. Quando per connettersi a Internet è necessario un minuto, molti di noi si irritano per la lentezza del proprio computer. Ci stiamo abituando ad aspettarci sempre risultati immediati. Desideriamo un mondo sempre più simile al caffè istantaneo. Stiamo perdendo la pazienza, eppure i grandi risultati necessitano di grande pazienza. Il periodo di tempo in cui si è in grado di tenere desta la soglia di attenzione, l’abilità a restare concentrati per un tempo prolungato – in definitiva, quindi, la perseveranza, la resistenza e la forza morale, caratteri distintivi della pazienza – sono in calo, e rapidamente. Tra i danni meglio analizzati e al contempo teoricamente più nocivi provocati dal calo e dalla dispersione dell’attenzione ci sono il peggioramento e la graduale decrepitezza della disponibilità ad ascoltare e delle facoltà di comprendere, come pure della determinazione ad “andare al cuore della faccenda” (nel mondo online ci si aspetta di “navigare” tra le informazioni convogliate visivamente o acusticamente) – che a loro volta portano a un continuo declino delle capacità di dialogare, una forma di comunicazione di vitale importanza nel mondo offline. Strettamente connesso ai trend descritti è il danno inferto alla memoria, oggi sempre più spesso trasferita e affidata ai server, invece che immagazzinata nel cervello. L’altra cosa di cui tenere conto è il verosimile impatto di tutto ciò sulla natura stessa dei rapporti umani. Allacciare e spezzare legami online è più comodo e meno imprudente che farlo offline. Non comporta obblighi a lungo termine, e tanto meno promesse del tipo “finché morte non ci separi, nella buona e nella cattiva sorte”; non esige un obbligo così prolungato e coscienzioso come esigono i legami offline. Non stupisce quindi che, avendo collaudato e confrontato le due tipologie, molti internauti, forse la crescente maggioranza, preferiscano la varietà online.
(…). Numerosi osservatori hanno accolto la possibilità di assistere in “tempo reale”, in modo universale, facile e comodo agli eventi internazionali – unitamente alla possibilità di fare un ingresso altrettanto universale, ugualmente facile e indisturbato nella scena pubblica – come l’autentica, radicale, effettiva svolta nella storia breve e tempestosa, seppur ricca di avvenimenti, della democrazia moderna. Al contrario delle aspettative abbastanza diffuse secondo le quali Internet rappresenterà un grande salto in avanti nella storia della democrazia e coinvolgerà noi tutti nel processo di dar forma al mondo che condividiamo, si vanno accumulando le prove per le quali Internet potrebbe servire anche a perpetuare e a rafforzare conflitti e antagonismi. Paradossalmente, il pericolo nasce dalla propensione della maggior parte degli internauti a fare del mondo online una zona esente da conflitti. Internet porta alla creazione di una versione perfezionata di “comunità residenziale protetta”: a differenza del suo equivalente offline, ciò non impone ai residenti di pagare un affitto esorbitante e non richiede vigilantes armati o una rete complessa e avanzata di telecamere di sorveglianza a circuito chiuso; è sufficiente disporre di un semplice tasto “cancella”. Il vero problema è che in questo ambiente online, sterilizzato e decontaminato in modo artificiale, è davvero molto difficile poter sviluppare una forma di immunità nei confronti delle velenose controversie endemiche dell’universo offline. (…). …è ovviamente prematuro valutare gli effetti aggregati di un cambiamento-spartiacque, così determinante nella condizione umana e nella storia culturale. (…).

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