Facciamo un gioco. Il gioco dell’”indovina
chi è?”. Lo propongo avendo ritrovato nel mio archivio un piccolissimo ritaglio,
ingiallito, di un quotidiano del quale mi premuro di non svelare l’identità. E non
svelo neppure l’epoca del ritaglio stesso, che potrebbe essere dell’altro ieri
come di un decennio addietro. Importante è che accettiate di giocare mettendo
alla prova la vostra memoria e, forse, anche la vostra fantasia o la vostra immaginazione.
Anticipato tutto ciò, altrimenti quale gioco dell’”indovina chi è?” sarebbe, leggete
il ritaglio con una certa attenzione e fatevi trasportare anche da un pizzico delle
vostre sensibilità civiche ed anche dai vostri personali orientamenti, che nel
gioco assumono un rilievo non di secondo ordine. Il contenuto del ritaglio è
stato espurgato convenientemente affinché non vi fosse fornito indizio alcuno
circa l’identità del personaggio delineato nel ritaglio stesso. Sta a voi
decidere, alla fine del gioco, di quale pubblico personaggio si tratti. Orbene,
si giochi pure: Il presidente del Consiglio attacca nuovamente la Costituzione che, a
suo dire, renderebbe il governare “un inferno”; una Costituzione che, come
tutti i cittadini, ha l’obbligo di rispettare e osservare e assume un’intensità
particolare, rafforzata dal giuramento, per chi ricopre pubbliche funzioni
(art. 54). (…). Non è più tollerabile che chi è a capo del governo del Paese
offenda continuamente la Carta in cui sono contenuti i principi e valori
essenziali della democrazia costituzionale. (…). Il presidente del Consiglio
prova un’insofferenza insopprimibile per la divisione dei poteri, principio
cardine del costituzionalismo: vorrebbe essere lui, e lui solo, legislatore,
governante e giudice insieme. La concentrazione dei poteri contro la quale si è
mosso il pensiero liberale, vittoriosamente affermata nella Dichiarazione dei
diritti della Francia rivoluzionaria fin dal 1789, è il suo vero desiderio, in
parte realizzato (…). In tutti i modi egli cerca di ripristinarla lottando
contro la storia. I progetti di riforma della sua parte politica ben lo
dimostrano: (…). L’insofferenza (…) fino a poco tempo fa si manifestava
essenzialmente nei confronti della giurisdizione; tutte le cosiddette riforme
della giustizia non sono altro che tentativi di ridurre i giudici a funzionari
subordinati, privati dell’autonomia e dell’indipendenza che la Costituzione
assicura. Il fatto che ormai la sua ira, sempre più violenta, si rivolga anche
al Parlamento se non fossimo in piena tragedia farebbe ridere considerando la
situazione effettiva in cui si trova l’organo della rappresentanza. (…). …un
“Parlamento di figuranti“ ha detto (…) rispondendo a domande (…), tutti
ininfluenti dato il compito cui gli eletti erano chiamati, votare fedelmente
secondo istruzioni. Una sciagurata legge elettorale non solo distorce la
volontà degli elettori regalando al vincitore un grosso premio in seggi, ma,
imponendo di votare liste già confezionate, priva il “popolo sovrano” di ogni
libertà di scelta e ribalta il senso della responsabilità politica che
addirittura cambia direzione. L’eletto non risponde più agli elettori, ma
soltanto a chi lo ha messo in lista e dunque lo domina. Se non segue gli ordini
impartiti sa cosa l’aspetta: non sarà più inserito nelle liste. Eppure al
nostro presidente del Consiglio ancora non basta: vuole eliminare ogni forma di
procedimento e decidere da solo, indisturbato, in uno dei suoi palazzi.
Avete letto con attenzione? E quale idea vi siete fatta? Brancolate nel buio
più assoluto? A questo punto sarebbe da dire che vi difetta la memoria. Chi è l’uomo
del ritaglio? Uomo nel senso di appartenere il tizio al genere “homo
sapiens”. Sareste tentati di riconoscere nel personaggio del ritaglio l’uomo
venuto da Arcore? O, meglio, l’uomo venuto da Rignano sull’Arno? Vi concedo
ancora un millesimo del tempo utile affinché decidiate della identità del
personaggio. Intanto vi offro un piccolo aiuto. Il testo del ritaglio è a firma
di Lorenza Carlassare, costituzionalista impegnatissima tutt’oggi a difendere
la “Carta”,
che è “la più bella del mondo” secondo la vulgata televisiva, ahimè, non
più di moda. Vi aiuta il primo disvelamento? Non ancora, vero? Il titolo dell’articolo
di quel mio ritaglio è “La democrazia
oltraggiata”, titolo che ho voluto deliberatamente mantenere per il post di
oggi. Non vi aiuta? Peccato! Or dunque, il millesimo de tempo utile è già passato?
Ci siete arrivati a dare identità al misterioso “presidente del Consiglio”? Aggiungo un altro tassello, tanto per darvi
una mano. Il ritaglio è da un foglio de’ “il Fatto Quotidiano”. Vi aiuta quest’ultima
imbeccata? No, vero? Di quale anno? Di quale mese? Di quale giorno? Godo tanto
a non disvelarli ancora. Ho deciso. E così inizio dal giorno che, essendo un
ritaglio, avrà di sicuro una datazione anteriore, ma senza offrirvi molte “chance”.
Il ritaglio è di “giovedì”. Vi dice nulla? No, assolutamente, ci speravo
proprio. E quel “giovedì” era, per la precisione, un “giovedì 10”. Oggi è “venerdì
10”. Per voi il “giovedì” ha qualche particolare importanza? E poi, proprio quel
giovedì lì, cosa avete fatto? Siate pazienti! Capisco che di “giovedì10” ne
siano passati tanti, tantissimi. Ma per dio, dirà qualcuno impaziente, ma di
quale mese è quel “giovedì 10”? Bella domanda! Era esattamente il 10 di giugno,
proprio come questo giorno, che è però di venerdì e dell’anno 2016. Ora ci
siamo? Non ancora? Forse il gioco è durato anche troppo e la vostra impazienza
comincia a non avere limiti. Poiché non resta che disvelare l’anno del
ritaglio. Di quale anno? Uno degli anni del signore venuto da Arcore? Possibile!
Oppure…, oppure uno degli anni più recenti pericolosamente vissuti con il “rottamatore”
venuto da Rignano sull’Arno? Ci “azzeccate” ora, o non ci “azzeccate”
ancora? Va bene, basta, ho capito! Vi disvelo il “mistero”. Correva l’anno
2010, l’anno di quel ritaglio. Ché a rileggere il contenuto di quel ritaglio è
come se si leggesse la cronaca e non ancora la storia dei nostri giorni. Una continuità
che spaventa, che ci riporta in un guado periglioso e senza approdo sicuro alcuno.
L’uomo del ritaglio è l’uomo venuto da Arcore. Cosa lo differenzia dall’uomo
venuto da Rignano sull’Arno? Poche cose, se non nulla di importante per la vita
politica e sociale del bel paese. Lo riconosco, la colpa è mia, esclusivamente
mia, ché se non avessi espurgato il contenuto del ritaglio avreste immantinente
riconosciuto l’identità di quel “presidente del Consiglio” che “attacca nuovamente la
Costituzione”. Ha lasciato scritto, per il presente ed a futura memoria,
l’indimenticato ed indimenticabile, sol che lo si voglia leggere per conoscerlo
e per amarlo, Umberto Eco nella introduzione – alle pagg. 12/13 - della Sua
ultima Opera – “Pape Satàn Aleppe”, “La
nave di Teseo” editrice (2016), pagg. 469, € 20 -: “(…). Crisi delle ideologie e dei
partiti: qualcuno ha detto che questi ultimi sono ormai dei taxi sui quali
salgono un capopopolo o un capobastone che controllano dei voti, scegliendoli
con disinvoltura a seconda delle opportunità che consentono – e questo rende
persino comprensibili e non più scandalosi i voltagabbana. Non solo i singoli,
ma la società stessa vive in un continuo processo di precarizzazione. Che cosa
si potrà sostituire a questa liquefazione? Non lo sappiamo ancora e questo
interregno durerà abbastanza a lungo. Bauman osserva come (finita la fede in
una salvezza proveniente dall’alto, dallo Stato o dalla rivoluzione), sia
tipico dell’interregno il movimento d’indignazione, questi movimenti sanno cosa
non vogliono ma non sanno cosa vogliono. (…)”. Siamo ancora nell’”interregno”
che corre dalla famosa “discesa in campo” dell’uomo venuto da
Arcore alla fase successiva – senza soluzione di continuità - della “rottamazione”
dell’uomo venuto da Rignano sull’Arno. Un ”interregno” lungo e doloroso per l’immatura
democrazia del bel paese. Una “democrazia oltraggiata”, per l’appunto.
Sino a quando durerà il sonno della collettiva irresponsabilità civica?
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