"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 1 ottobre 2023

Uominiedio. 43 «Cercasi Dio».


Ha scritto Michele Serra in “Chi lo nomina invano” pubblicato sull’ultimo numero in edicola del settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 29 di settembre 2023: Ho sempre pensato, fin da ragazzo, che niente di più odioso e violento possa macchiare la politica quanto nominare Dio invano.

Il Gott mit uns dei nazisti valga per tutte le volte che le umane porcherie si sono ammantate di “religione”, senza alcun nesso spirituale e nemmeno logico, solo per protervia e pazzia. Lo fanno, da sempre, in tanti. Ma se il pretesto di servire Dio “quello giusto” (in opposizione a quello degli altri, sbagliato) nei secoli passati è servito a costruire imperi e depredare continenti, oggi è solo uno squallido alibi della grettezza “sovranista”. Un Dio da pianerottolo, provinciale e diffidente, l’esatto contrario dell’universalismo evangelico e soprattutto dell’idea – la sola lecita, direi – che Dio non appartenga a nessuno. Per usare il linguaggio dei tempi, direi che niente è più globalizzato e meno “nazionale” del concetto di Dio. Guardare le stelle e farsi delle domande è diritto di tutti e alla portata di tutti: dal deserto del Gobi a Manhattan alle coste del Senegal alle brughiere di Scozia. (…). …Danilo Dolci, uno dei grandi italiani (…) per sua fortuna se ne è andato prima di dover assistere a questo collasso culturale e politico, nel quale visioni del mondo come la sua (non violento, antifascista, pacifista, amico dei poveri) sono solo di impiccio. Sui migranti, un punto di vista come il suo sarebbe sicuramente scandaloso. Sarebbe davvero, lui sì, “fuori dal coro” e “controcorrente”, come, senza vergogna, e senza accorgersi di essere ridicoli, dicono di essere le legioni di conformisti di destra con ufficio nel Palazzo. Infine, (…): se Dio esistesse, e avesse del tempo da perdere con noi altri, chi lo nomina a sproposito sarebbe seriamente nei guai. Un Dio iracondo folgorerebbe gli zelanti e i bigotti che gli rendono un pessimo servizio. Un Dio spiritoso li prenderebbe per i fondelli.

“Cercasi Dio”, testo di Diego Bianchi pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 22 di settembre ultimo: «Dicono di essere contro l'aborto, ma una donna incinta è rimasta intrappolata nel filo spinato e ha abortito. Dicono di essere "prolife", ma tutto quello che accade al confine è contro la vita. Dicono di essere cristiani, ma non penso che Gesù Cristo approverebbe tutto questo. E lo dico io che non sono cristiano, ma la storia di Gesù la conosco e la sua forza dura da duemila anni». Ike, Apache del Texas, sulla settantina, estremamente fiero delle sue origini («ho partecipato ai movimenti degli anni 70 e abbiamo recuperato la nostra storia, i nostri antenati invece cercavano di essere il più "bianchi" possibile»), menziona quelle che ai suoi occhi di non cristiano appaiono come enormi contraddizioni nel comportamento dei politici cristiani texani. L'escalation di propagandistica e inutile crudeltà messa in atto dal governo repubblicano per fermare i migranti in arrivo dal Messico è quanto di meno caritatevole si possa immaginare, ma la contraddizione sembra essere tale soprattutto agli occhi di chi ha troppo pudore o rispetto della fede (propria o altrui) per mettersi a sbandierare il nome di Dio come testimonial da campagna elettorale. Eppure Dio è sempre lì, nella propaganda texana come negli slogan della destra più estrema d'Italia e d'Europa (le due cose ormai coincidono), pronunciato invano senza timore alcuno di comandamenti da plasmare sulle esigenze del momento. «Serve dura lotta per difendere famiglie e Dio», ha incredibilmente e impunemente detto Giorgia Meloni nella rimpatriata ungherese col sodale Orban, il tutto mentre quello che dovrebbe essere il suo più prossimo alleato di governo, nelle ore in cui Lampedusa registra record su record di sbarchi, straparla di dichiarazioni di guerra all'Italia e di Paesi europei che finanziano le Ong (tra l'altro mai così ai margini negli sbarchi come in queste ore). Ripasso mentalmente tutte le volte che sono stato a Lampedusa, con governi e opposizioni di vario colore e traballante credibilità. Ripenso agli sbarchi, ai morti. agli show mediatici, all'hotspot ciclicamente al collasso, ai lampedusani solidali e a quelli diventati salviniani, e più passa il tempo, più la storia si ripete drammatica e farsesca ogni volta un po' di più, più mi sembra incredibile che certa classe politica, colpevole, incapace, senza vergogna e senza memoria, di fronte ai propri disastri politici e morali non molli mai o non sia mai costretta a mollare. È come se il passato non contasse mai e si ricominciasse sempre da capo, impreparati a ogni evenienza, senza il timore di alcun Dio.

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