“
Storiedi
Donne”.
1“Tra invidia e fastidio”
di Chiara Valerio:
All'inizio dell'autunno pensa all'estate. D'estate la corte della casa
al piano terra si riempie di zanzare.
Nonostante innaffi poco le piante - che in effetti hanno un'aria gialla
- la corte diventa un cortile di insetti che segnano traiettorie. Avendo
ascoltato troppo Battiato da ragazza, le traiettorie le paiono geometrie
esistenziali. Zanzare, lumache, tafani, come polli, tacchini, galline. Pavoni
pure. Ma soprattutto zanzare. Le zanzare si sentono, ronzano, gli altri insetti
sono muti, o emettono suoni oltre ciò che il suo orecchio umano - un orecchio
di mezza età, non più particolarmente ricettivo dunque - può ascoltare,
sentire, percepire. Termini che subito diventano esoterici. Talvolta, di sera,
spuntano le lucciole. Se le zanzare fossero luminose, come sarebbe più facile.
Tira le briglie al pensiero, torna a guardarsi intorno. La donna che ascoltava
le lumache, la donna che sussurrava ai tafani, la donna che scacciava le
zanzare. Le viene da ridere. Si guarda intorno e gli zampironi gialli e
azzurri, uno dentro a un altro paiono una copia brutta dei bellissimi paraventi
di Vitra, coralli o altre forme geometriche, modulari, le spirali di citronella
sono più d'arredo che utili, ma non le importa, non valuta le cose per la loro
utilità. C'è da dire che sembrano paraventi di Vitra perché pochi esseri umani
sono in grado di separare le spirali di citronella senza romperle. Ogni tanto
le riesce di moltiplicare le spirali di citronella, di ottenerne cioè due da
due, e non di ridurle, ottenerne cioè una da due, rompendone una. Chi ha
progettato le spirali di citronella? Teoricamente è geniale, ma praticamente?
L'estate comincia e finisce con la riflessione sulle spirali di citronella, da
quando è bambina, ogni estate. Riesce di tanto in tanto a separarle, ma non
ogni volta, il suo dunque non è un metodo, è il caso. Ma se il fato è così
determinante su una cosa prodotta in serie, allora sul resto della vita? Sulla
vita, oltre le spirali di citronella, come agisce il fato? Torna a pensare che
le spirali di citronella siano più belle che utili. Non le importa. Forse,
facendo valutazioni del genere per le cose, le fa pure sulle persone. Sembra
buona, sembra generosa, non lo è, semplicemente l'utilità l'annoia, la capisce
subito, non c'è sorpresa. La bontà è una forma, forse la prima, della
curiosità. Comunque, la corte è piena di zanzare. E zanzarine. Le vengono in
mente le lumache da un chilo trovate negli Stati Uniti e in Canada, non sa se
saranno per una estate o per tutte le prossime. Zanzare da un chilo, speriamo
di no. Non può dire di essere allergica alle zanzare, non lo è, ma le danno
fastidio, questo sì. Non una cosa particolarmente originale, le zanzare danno
fastidio a tutti, ma originalità e autenticità le paiono da qualche tempo
termini che scoraggiano la memoria. Dispositivi, smartphone e altre cose, che
conservano la memoria al posto nostro, e parole trionfanti che paiono
costruttive come appunto autenticità e originalità che la scoraggiano: pensa al
nuovo, dimentica il vecchio. Pensa alla giovinezza, pensa al futuro, stacca il
futuro dal passato. Sulle zanzare ha approfondito, molto più che sulle lumache
e sui tafani, il testo di riferimento è un romanzo che ha letto quasi trenta
anni fa, quando ascoltava ossessivamente Battiato - non può dire di avere
dismesso davvero l'ossessione - che si intitolava Zanzare (…) definiva i
fastidiosi insetti "esseri liberi, piccoli, volatori, che vengono a
suggere il nostro sangue prelevandolo direttamente dai capillari e lo fanno di
notte mentre noi dormiamo, o alla luce del giorno in aggressione
rapidissima". Così non sa più se la corte è diventata un cortile o una
giungla, o se il fastidio delle zanzare dipende dal fatto che invece le
invidia.
“StoriediDonne”. 2 “Il dubbio come stella cometa” di Elena Stancanelli: Le
anime belle fuggono di fronte al destino e si condannano al rifiuto dell'azione
nel mondo. Sono sterili, inutili, paralizzate dalla necessità di conservare la
propria purezza e avvitate nella propria soggettività. Questo pensava Hegel
(…). Ma peggio ancora ha fatto il Novecento così l'anima bella "è stata
degradata, nel migliore dei casi, al livello di uno sciocco sprovveduto, un
illuso, un acchiappanuvole, un narcisista che mette sé stesso su un piedistallo,
sordo alle implacabili necessità della Storia, un ingenuo rompiscatole, un
ipocrita che usa la purezza come pretesto per giustificare il proprio
disimpegno. Nel peggiore dei casi, a quello di un bieco sabotatore che si
traveste da angelo per occultare la propria natura diabolica, un nemico
oggettivo". (…). Hannah Arendt, Albert Camus e George Orwell. Che cosa li
accomuna, cosa fa di loro delle anime belle, caratteristica alla quale sono
stati inchiodati, per la quale hanno subito dileggio e spesso biasimo? Il coraggio
prima di tutto. Riluttanti all'uniforme di qualsiasi genere, le anime belle
soffocano negli schemi ideologici, come Harry Houdini si strappano le catene e
ragionano senza pregiudizi. Sono straordinariamente capaci di ammettere gli
errori, di rivedere le loro posizioni, non obbediscono a nessun capataz.
Tradiscono, si allontanano, ritornano, soltanto al proprio credo non vengono
mai meno, costi quel che costi. «In amore si deve scegliere: durare o
bruciare», disse Albert Camus a Simone de Beauvoir dopo una notte d'amore in
albergo. E se ne fuggì. Perché chi sceglie di durare, a quel durare paga
l'obolo che l'anima bella non può concedersi di pagare: un po' di compromesso,
qualche ambiguità, un feroce equilibrismo. E non solo in amore. Che fatica ha fatto
George Orwell (…) per rimettersi in pari col suo passato di poliziotto
coloniale, figlio di un commerciante di oppio. Il ricordo di una festa di
bianchi, negli anni birmani, "accompagnata da scoppi di risate indecorose
all'indomani dell'impiccagione di un indigeno", festa durante la quale il
giovane Orwell era stato zitto e omertoso, davanti al "ributtante
spettacolo" dei prigionieri birmani che "gremivano gabbie
puzzolenti", lo ha perseguitato. Tanto da spingerlo a farsi mendicante, a
vivere nei bassifondi. Eppure in quell'abisso l'anima bella incontra quel che
cerca, le sue storie, la libertà. Così Hannah Arendt che amò in modo
sconsiderato il nazista Heidegger, il suo "virtuale assassino", e
partì per Israele per guardare negli occhi il boia Eichmann finendo per
scoprire la sua odiosa banalità. Eichmann era infatti un allineato. Le anime
belle disertano di fronte all'orrore e privilegiano sempre l'essere umano alla
massa, il sentimento reale all'ideologia. A questo servono, a ricordarci che la
cura del mondo passa sempre attraverso l'eccentrico, il divergente, che non è
dato nessun progredire se si cammina tutti in fila, gli occhi parati come
cavalli. Anche se la direzione è quella giusta, soprattutto in quel caso. Ma
per capirlo serve appunto un amore testardo e duraturo. Perché la frenesia del
presente non è in grado di decifrare il senso e la direzione di chi diverge.
Chi grida forte dalla parte del vento manda in giro le sue parole con facilità.
Ma anche chi dichiara di stare contro, di sfidarlo quel vento ma poi per farlo
grida allo stesso modo. I profeti dell'oggi, buoni o cattivi, non lo cambiano
il mondo. Lo accarezzano o lo strigliano, ma hanno a cuore soprattutto se
stessi. Beati gli altri, quelli che inciampano, si ostinano, camminano torvi nel
mondo, il dubbio come stella cometa.
Le due “Storie”
sopra riportate sono state pubblicate sul settimanale “d” del quotidiano “la
Repubblica” del 7 di ottobre 2023.
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