"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 17 settembre 2023

Memoriae. 73 Giacomo Papi: «Dal 1988 lungo la frontiera dell'Europa hanno perso la vita 27.382 persone, di cui 22.223 nel Mediterraneo. In fondo al mare sono rimasti almeno 14.225 corpi».


«Come tutti sanno, Lollo è una varietà di lattuga e Lollobrigida una varietà di ministro dell'Agricoltura. In particolare, è una varietà di ministro per cui "da noi spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi". Dal Vangelo secondo Francesco: "Beati gli ultimi perché si godranno i primi". Ma anche i secondi, il dolce e la frutta. Con grande invidia di J-Ax e dei The Kolors, "L'Accattone Gourmet" è stato il vero tormentone dell'estate. Tanto che presto avremo "Masterchef Nullatenenti" con Barboni al posto di Barbieri: per la serie, "Piatto non abbiente, mi ci ficco". Si sfideranno solo concorrenti sotto la sogliola di povertà, a suon di straccetti alla stracciona, tagliolini fatti a mano tesa, omelette per homeless, ghetti alla carbonara, costata pochissimo di manzo, e infine un buon caffè depresso con zucchero di canna del gas. Da questo punto di vista, i migranti sulle carrette del mare non sono che un ottimo esempio di dieta mediterranea. Per cui, grazie al governo Meloni per averci aperto gli occhi: quelli che offensivamente si chiamavano "morti di fame", in realtà sono morti di sazietà». (Da “Lollo e l’accattone Gourmet” di Dario Vergassola pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 15 di settembre 2023).

Ha scritto Diego Bianchi in “Ingegno disumano” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 15 di settembre 2023: «Io sono per la sicurezza, ma non pensavo si arrivasse fino a questo punto», mi dice Magali, proprietaria del terreno che ci circonda. È repubblicana, ha votato per Greg Abbott governatore del Texas, ma Abbott gli ha portato la guerra in casa. Siamo ad Eagle Pass, Texas, frontiera col Messico da cui mentre parliamo ci separa un centinaio di metri di Rio Grande. Se sono venuto fin qui però non è tanto per il muro che taglia la proprietà privata di Magali, uguale a quello più noto che avevo già visto qualche anno fa in California, davanti a Tijuana. Non è per la rete di recinzione alla quale ci appoggiamo, e nemmeno per le centinaia di metri di filo spinato aggrovigliato sul quale sono incagliati e strappati resti di vestiti di chi ha provato a scavalcare. E non è neanche per i container sistemati come secondo muro, perché uno evidentemente non bastava, sulla riva del fiume nel vicino Shelby Park, parco pubblico militarizzato sottratto ai cittadini. E non è neppure, infine, per le decine di mezzi e le centinaia di soldati del Texas, che davanti ai nostri occhi vanno avanti e indietro lungo il fiume. Nell'incredibile gioco internazionale della lotta al migrante, nelle acque del fiume che marca il confine tra Eagle Pass (Usa) e Piedras Negras (Messico), l'ingegno umano che di umano ha sempre meno, è arrivato a posizionare una catena di boe come ulteriore barriera. Abbott ha qui alzato l'asticella della propaganda antimigranti al punto da far immaginare che per combattere la politica delle "porte aperte" di Biden, fosse necessario aggiungere, oltre a quanto detto, anche trecento metri di boe tenute insieme da cerchi di lama tagliente. Sarebbe bastata un'inezia di buon senso per capire che quelle boe arancioni non avrebbero arginato migliaia di disperati sopravvissuti a un viaggio atroce compiuto attraversando con ogni mezzo e rischio fino anche a sette Paesi. Se non avessi visto con i miei occhi la banalità del male di quella catena arancione di boe in mezzo al fiume guadabile a piedi, non lo avrei ritenuto possibile. E invece stanno ancora là, nonostante il parere della Corte di giustizia che nella battaglia legale tra Texas e Federazione ha intimato al primo di togliere tutto. Sono stati sufficienti pochi giorni per vedere centinaia di migranti passare da una costa all'altra, con i bambini sulle spalle, tenendosi per mano, spesso guidati dai trafficanti che nelle difficoltà dei più deboli sguazzano. In quegli stessi giorni sono stati ritrovati i corpi di alcuni migranti annegati, quasi sempre bambini. La corrente ne ha portati due ad incagliarsi su quelle boe.

Testo tratto dal volume “Italica” di Giacomo Papi - al capitolo “Migrazioni e naufragi” riportato alle pagg. 374/377 -: (…). I migranti arrivarono a ondate, divisi per nazionalità e occupazione. I primi furono i polacchi che vennero a Roma alla metà degli anni Ottanta per fare i camerieri, incoraggiati da papa Karol Wojtyla. Poco dopo comparvero le capoverdine, le filippine e i cingalesi, a cui seguirono i muratori marocchini, i pizzaioli egiziani e i venditori ambulanti senegalesi, che ben presto furono chiamati "vu cumprà" perché invasero le spiagge con le loro cianfrusaglie, mentre le donne erano sui viali. I romeni arrivarono dal 1989 dopo la fucilazione di Nicolae Ceausescu, il dittatore, e nel 1991 arrivarono gli albanesi. In pochi anni sbarcarono le peruviane, le colombiane e gli ecuadoregni, seguiti da serbi, croati, bosniaci e montenegrini in fuga dalla guerra nell'ex Jugoslavia, poi dalle russe, ucraine, moldave disperse dalla dissoluzione dell'URSS. Le piazze, le scuole, le fabbriche, le pizzerie, le spiagge, i bar, le chiese, le carceri si riempirono di persone nate in Paesi che a quel tempo, in Italia, erano solo nomi sulla carta geografica. La progressione numerica è impressionante: nel 1981 gli stranieri residenti in Italia erano 98.985, nel 1991 188.419, nel 2001 660.694, nel 2011 1.881.030 e nel 2021 5.171.894. Nel 1992 furono concessi 648.935 permessi di soggiorno, nel 2015 3.929.916 (al netto dei cittadini dell'Unione europea, che dal 2008 non sono conteggiati). La globalizzazione aprì le frontiere ai ricchi e le chiuse ai poveri. Per questo è andata in crisi quando spostarsi è diventato più difficile per gli attentati islamisti e la pandemia. Nella storia umana non c'è mai stato un tempo - tranne questo - in cui il diritto di mettersi in viaggio per cercare fortuna sia stato negato a chi la fortuna non l'aveva ricevuta nascendo nella parte ricca del mondo. Le fiabe che da millenni si raccontano ai bambini per farli dormire sono quasi sempre storie di migranti. I personaggi delle fiabe camminano-camminano perché sono figli di mugnai, pescatori, contadini che alla morte del padre lasciano la casa dove sono nati per andare lontano, saltano su carri, cavalcano cavalli o draghi, scavalcano montagne, attraversano mari, senza mai incontrare un confine, guardie costiere o muri di filo spinato, perché i confini nelle fiabe non esistono. Ma è grazie a questi viaggi se gli esseri umani hanno raccontato ad altri esseri umani che chiunque poteva trovare la propria strada nel mondo, e che cercarla era la sola libertà dei poveri: il gatto con gli stivali, Hansel e Gretel, Pollicino, i musicanti di Brema, la piccola Gerda della Regina delle nevi di Andersen, Simbad il marinaio, e poi nei libri: Pinocchio, Alice, Candide, Billy Bud marinaio, Jim Hawkins. Encolpio e Gitone. Enea, Marco Polo, Gulliver, Ulisse. Perfino sant' Agostino racconta nelle Confessioni di aver raggiunto l'Italia dall'Africa di notte, su una piccola barca. Oggi sarebbe rispedito nelle carceri libiche. La maggior parte del1e 323 frontiere oggi esistenti nel mondo ha poco più di centocinquant'anni, risale cioè al periodo coloniale. La loro estensione complessiva attuale è di 250 mila chilometri, di cui 28 mila comparsi durante la Guerra fredda e 25 mila dopo il 1990. Per avere un parametro, l'equatore è lungo 40.076 chilometri, sei volte di meno delle frontiere nel mondo. Ai 323 confini terrestri se ne aggiungono altri 500 marittimi, in gran parte fluttuanti, perché non ancora del tutto tracciati. Aggiungo, infine, che oggi in Europa ci sono 470 chilometri di filo spinato, quattro volte più del Muro di Berlino (che fu costruito per impedire di uscire, mentre le frontiere attuali impediscono di entrare). Secondo Gabriele Del Grande, che instancabilmente fa la conta dei morti sul suo blog «Fortress Europe», il primo naufragio nel Mediterraneo dell'era moderna avvenne il 1° novembre 1988, al largo di Cadice, in Spagna. I morti furono dieci, più nove dispersi. Il primo migrante clandestino ritrovato cadavere in Italia fu a Chioggia il 22 settembre 1989 sul ponte di un mercantile partito da Casablanca in Marocco. L'8 agosto 1991, lo stesso giorno in cui il mercantile Vlora attraccava nel porto di Bari con 20 mila albanesi a bordo, a Durazzo morirono in dodici cercando di raggiungere a nuoto un traghetto. Il 28 marzo 1997, venerdì santo, la marina militare italiana affondò la motovedetta albanese Katèr i Radès che trasportava 120 persone. Si salvarono in 34. Nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 1992, a Porto Badisco, in provincia di Otranto, un motoscafo di 7 metri naufragò a un centinaio di metri dalla riva. Si salvò soltanto Stefan Kolonja, albanese, ventiquattro anni, che aggrappato a un bidone di benzina riuscì a raggiungere la terra e a chiedere aiuto al villaggio turistico Paradiso. Gli altri albanesi e un greco che erano con lui morirono. Furono i primi clandestini ad annegare in Italia. Passarono quattro anni e il 26 dicembre 1996 intorno alle 3.05 del mattino a Portopalo di Capo Passero, in provincia di Siracusa, morirono almeno 283 persone nel naufragio di una nave di legno carica di migranti provenienti da India, Pakistan e Sri Lanka. Sarebbe rimasta la strage più grande fino al 3 ottobre 2013, quando a Lampedusa i morti accertati furono 368, più almeno 20 dispersi. Dal 1988 lungo la frontiera dell'Europa hanno perso la vita 27.382 persone, di cui 22.223 nel Mediterraneo. In fondo al mare sono rimasti almeno 14.225 corpi.

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