"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 30 gennaio 2023

Quellichelasinistra. 32 Goffredo Bettini: «Nella politica si sono insediati i miti peggiori di questa nostra modernità, per molti aspetti malata».


Ha scritto Goffredo Bettini in “Questione morale e democrazia sono una cosa sola” pubblicato sul settimanale “L’Espresso” di ieri, domenica 29 di gennaio 2023: (…). La questione morale è tutt'uno con questione democratica. Lo osservò per primo Enrico Berlinguer nel 1981 in una memorabile intervista concessa sull'argomento a Eugenio Scalfari. Quando si allenta il vincolo della rappresentanza e le decisioni si assumono nell'ambito di istituzioni lontane e poco trasparenti, aumenta il pericolo dell'autoreferenzialità, della discrezionalità, della irresponsabilità. L'Occidente parla della necessità di esportare la democrazia in tutto il mondo. Ma quale democrazia? È dagli anni '70 (ricordate la Trilatera!?) che il pensiero neoliberista invoca una restrizione della democrazia, una riduzione della domanda, un accentramento del potere esecutivo. La coda avvelenata di questo lungo percorso che ha ribaltato le speranze suscitate dalle costituzioni emancipative del dopoguerra, ha portato all'oggi: una condizione nella quale mai è stato così fragile e confuso il rapporto tra il potere democratico e i cittadini. Ma oltre a questo c'è qualcosa, persino, di più basico. Si potrebbe dire di antropologico. Anche nella politica, che avrebbe il compito di promuovere ed educare il popolo, si sono insediati i miti peggiori di questa nostra modernità, per molti aspetti malata. Se comandano esclusivamente i valori del mercato, del profitto, della competizione persino spietata, dell'indifferenza di fronte al dolore degli altri è evidente che la classe dirigente (se non è in grado di resistervi e di coltivare un esempio di sobrietà alternativa) ne rimane vittima. Si adegua. Perde l'anima e il senso della sua missione. Anche a sinistra. (…). Di seguito, “Cattolici e sinistra ritrovino insieme l’umanesimo del Pd” ancora di Goffredo Bettini, pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 16 di gennaio ultimo: (…). Accanto alla perdita da parte della politica di un baricentro umanistico, (…), la nota dolente riguarda anche lo spegnimento di un "fuoco" che rispetto agli obbiettivi raggiunti attraverso la propria lotta, sia in grado di rilanciare il cuore e l'azione in una dimensione "altra", costantemente inappagata rispetto alla realtà che via via si determina. Ed ecco le parole di Don Milani che, accompagnato l'offeso, l'umile, il diseredato fino ai cancelli della villa del padrone finalmente conquistata, gli dice: "Da questo momento io ti tradirò". E su questi "inciampi" cruciali che, come dirigente del Pd che viene dalla storia dei comunisti italiani e della sinistra, vorrei soffermarmi. E soprattutto sottolineare quanto la sinistra, se è vera sinistra, non sia affatto immune alle domande poste dal cattolicesimo democratico; piuttosto pienamente attraversata e in crisi essa stessa, nelle sue fondamenta, rispetto ad una mancanza di risposte. La forza dei comunisti e dei socialisti italiani, nell'immediato dopoguerra, fu di far convivere riferimenti internazionali ormai degenerati e del tutto opposti rispetto alla "scintilla" e alla speranza del '17, con una immersione "terragna" nel popolo italiano, aderendo "a tutte le pieghe della società". Le persone, gli operai, i contadini umiliati furono il propellente per l'avanzamento della sinistra. I miti rimanevano sullo sfondo, condizionavano malamente, ma l'ispirazione per un partito nuovo veniva estratta dalla vita, dalle esperienze e dalle speranze di milioni di persone: da conquistare, "attraversandole", nella loro concretezza e vera umanità. La sinistra, senza tutto questo, è foglia morta: di questo abbiamo sofferto negli anni che ci stanno alle spalle. L'incapacità di rilanciare dopo il crollo del comunismo, un pensiero critico in movimento e in sintonia con l'anelito di una nuova società. Tale incapacità, ha portato anche la sinistra a scegliere solo la strada del governo. Utile. Negli anni '90 l'Ulivo ha salvato la democrazia e l'Italia. Tuttavia dalla sola dimensione del governo si perde di vista la terra. La micro-vita si distingue poco nei grandi schemi e al contrario si coglie seguendo passo passo il destino delle singole esistenze. In mancanza di un pensiero critico, inevitabilmente hanno dilagato le ideologie neoliberiste. L'esaltazione del presente, di quello che c'è. Ma cos'è la sinistra se non elabora un "oltre"? Se, appunto, si sente sazia e alla fine rinuncia a trasformare il mondo? Ecco perché ritengo essenziale, per rilanciare il Pd, il rapporto osmotico tra il socialismo e il cristianesimo. Tra la radice di sinistra e quella cattolica. Ognuno nei decenni passati ha preso qualcosa dall'altro. La sinistra ha temperato il suo statalismo, il cattolicesimo democratico si è aperto al mondo. Abbandonando ogni venatura confessionale. Con lo stesso entusiasmo che Maritain riponeva nell'amicizia con un sindacalista americano duro ed estremo come Alinsky: per il semplice motivo che apprezzava in Alinsky, non qualche sua ideologia, piuttosto l'impegno infaticabile, diretto, genuino, umanissimo nella difesa delle persone, dei lavoratori sfruttati, dei senza potere. Mi viene da dire, con schiettezza, che dunque il problema che taglia le radici della stessa esperienza del Pd (pur da rinnovare perché nata in un clima politico e culturale più ottimistico rispetto a quello così tetro dell'oggi) non riguarda un tirare la coperta da una parte e dall'altra tra la sinistra e i cattolici democratici; ma al contrario, è quello di superare dentro il Pd l'acquiescenza che si è determinata a fronte della modernità che stiamo vivendo e la rinuncia alla critica dello sviluppo odierno, che, se lasciato a sé stesso, porterà non solo a inedite disuguaglianze ma alla distruzione del pianeta. La distanza dal dolore e i miti del neoliberismo si sono insediati anche dentro di noi. Essi rendono corpo inerte il Pd. Impediscono che effluisca l'energia vitale delle culture che in esso sono confluite. Lo portano all'"appagamento" e allo spegnimento di ogni "scintilla" di rivolta morale e politica, che pare essere affidata solo al magistero dei due ultimi papi: Benedetto XVI e Papa Francesco. Il primo, in termini di rifiuto della suadente dimensione mondana. Una rivolta conservatrice, che pure della rivolta mantiene vivo un giudizio prezioso e incancellabile sulla decadenza del mondo. Il secondo, agli antipodi, sfidando la mondanità, in una immersione totale della Chiesa nel "gorgo" della vita. Per cambiarla, con il rischio di intrecciare, fino a non distinguerle, le vie della fede e quelle di un magistero terreno, fondato sull'azione concreta, tesa ad aprire i cuori, con l'esempio, non solo dei cattolici, piuttosto dei non credenti e di tutte le persone di buona volontà. Sarebbe bello che il confronto tra di noi, invece di riguardare i confini, spesso fittizi, delle correnti, del potere, dell'influenza nella direzione politica o elettorale, prendesse di petto questo passaggio che vedo chiaramente all'orizzonte: solo la sinistra e il cattolicesimo democratico insieme potranno suscitare nei democratici un nuovo pensiero "inappagato" facendo fronte a quel cedimento di coscienza e ideale, che porta all'"apologia" delle cose come stanno. Altro che dividerci! Occorre ritrovare un'osmosi vera che rilanci una funzione trasformatrice del Partito democratico, riconquistando quel 50% di italiani che non votano più. O quelli che in mancanza di altro votano 5Stelle. O quelli ancora infatuati dal "politicismo" del Terzo polo, che predica il riformismo, ma cova in sé nuove divisioni.

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