Un “omaggio” alla “memoria” di
Biagio Conte. Ha scritto Umberto Galimberti - sulla “vexata
quaestio” della azione della Chiesa cattolica
ufficiale non sempre in linea con l’insegnamento dottrinale – in “La voce inascoltata” pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la
Repubblica” del 30 di agosto dell’anno 2008: Il quasi silenzio del Vaticano di
fronte ai campi Rom dati alle fiamme vicino Napoli ha turbato cattolici e non,
per cui ci si è chiesti: "Perché tanta prudenza? Cristo si è fermato in
Piazza San Pietro?" (Maurizio Chierici, l'Unità 19/5/08). La risposta
forse può essere trovata se si tiene conto del tipo di assetto mentale delle
gerarchie vaticane e non solo. Già la psicoanalista cattolica Françoise Dolto
(Psicanalisi del Vangelo, Rizzoli) aveva affermato che l'educazione
"cosiddetta cristiana" può far ammalare le persone, mentre Gesù le
guarisce. Ma è stato lo psicoanalista cattolico Pierre Solignac (La nevrosi
cristiana, Borla) a formulare una precisa diagnosi: "L'autorità romana si
comporta come una personalità paranoica" in perenne contraddizione con
Gesù, il cui messaggio "è stato quello dell'antinevrosi". Così può
accadere che il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, veda
"estremismi" là dove a Ponticelli divampa un pogrom. Non vede donne e
bambini in fuga verso l'ignoto. Lo sguardo di Gesù era diverso. Dove l'occhio
del fariseo "vede" un "peccatore e pubblicano", Gesù
"vede un uomo" (Matteo 9, 9-11). Al fariseo Simone che "vede una
peccatrice" che gli insudicia la casa (Luca 7, 36-50), Gesù corregge lo
sguardo: "Vedi questa donna?". E una donna vede Gesù quando incontra
la samaritana, appartenente a un'altra etnia (Giovanni 4, 1-29), a lei regala
"l'acqua viva" ovvero l'amore di Dio, sicché anche lei alla fine non
vede più in lui un "giudeo", ma un "uomo"; lo sguardo di
Gesù aveva abbattuto le barriere etniche e religiose. (…). Ebbene,
Biagio Conte nella Sua breve intera vita, non è stato un “Uomo di Dio”, ma sempre
un “Uomo con Dio”.
Di seguito, Biagio Conte nel ricordo dell’amico Franco
Mazzola (fondatore dell’”Oasi della speranza”) a cura di Salvo Palazzolo – in “Ecco la grotta segreta di Biagio l’eremita
9 mesi di pane e acqua pregando per la pace” - pubblicato sulla edizione di
Palermo del quotidiano “la Repubblica” del 17 di gennaio 2023: Nella
grotta c'è ancora il giaciglio di cartone dove dormiva. E poi il suo rosario,
una penna di Radio Maria con cui scriveva tante lettere e l'immaginetta del
santo Massimiliano Kolbe, il francescano polacco che ad Auschwitz si offrì di
prendere il posto di un padre di famiglia destinato al bunker dove i
prigionieri non potevano né mangiare né bere. "Fratello Biagio si nutriva
solo di pane, di acqua e della parola di Dio", racconta Franco Mazzola,
l'animatore di un angolo di quiete sul fianco di monte Grifone, "L'Oasi
della Speranza" si chiama, una chiesetta che guarda la città e
Montepellegrino, la montagna della patrona Rosalia: "Poco più sopra c'è la
grotta di Biagio - ci racconta - vieni, te la mostro". Ecco dove fratello
Biagio si rifugiava in gran segreto. Per digiunare e pregare. Qui, ha vissuto
il suo ultimo ritiro spirituale, prima che gli venisse diagnosticata la
malattia: "In questa grotta è rimasto quasi nove mesi, dal 10 luglio 2021
al 26 marzo 2022 - spiega Franco - nell'ultimo periodo, che era l'inizio della
quaresima, aveva rinunciato anche al pane, e si nutriva solo con l'eucaristia e
l'acqua". L'Oasi della speranza e la grotta di fratello Biagio sono a
cinque minuti dal caos di viale Regione Siciliana. Poco dopo lo svincolo di
Bonagia, bisogna seguire via Nicolò Azoti, che scorre accanto alla
circonvallazione, per poi girare in via Belmonte Chiavelli, che porta sulla
montagna. Proprio all'inizio della Salita Mezzagno c'è l'Oasi: "Questa
chiesetta l'ho costruita nel 1991, dopo la morte di mia moglie, che era incinta
del nostro terzo figlio - racconta Franco Mazzola - qui un tempo, venivano a
drogarsi, o a smontare auto rubate. Un anno dopo, l'allora cardinale Salvatore
Pappalardo mi invitò a conoscere fratello Biagio, che allora operava alla
stazione centrale. Da allora è nato un legame intenso. All'Oasi Biagio ha
dismesso gli abiti civili e ha indossato il saio, era il 5 maggio 1993". Qualche tempo dopo, il missionario laico scoprì quella grotta, a poca distanza
c'è il monastero di Santa Maria di Gesù, dove visse l'altro patrono di Palermo,
San Benedetto il moro. "Quella grotta è diventata il suo luogo di
raccoglimento - spiega Franco - dove pregava per le sofferenze del mondo".
Per arrivare alla grotta di fratello Biagio bisogna camminare per un viottolo
che si inerpica sulla montagna. E poi salire ancora venti gradini scavati nella
terra. "È il percorso che tante persone in difficoltà hanno fatto per
venire a trovare una parola di conforto. E quando scendevano dalla grotta ho
visto il loro sguardo che era cambiato, più sereno". I racconti di Franco
- fratello Franco come lo chiamano - toccano il cuore. Biagio si fidava
ciecamente di lui, c'è un video in cui annunciava in chiesa, prima di tornare
in città: "Maria mi ha detto tante parole quassù, che poi Franco un giorno
vi dirà". Oggi, fratello Franco si limita a dire: "Nella sua grotta,
Biagio aveva vissuto un'intensa esperienza di preghiera e di dialogo con la
Madonna, a cui era devotissimo. Prima di andare via, aveva voluto realizzare
anche una piccola grotta vicino la chiesa, proprio per ospitare la statua di
Maria". Adesso, i volontari dell'Oasi, hanno sistemato una grande foto di
Biagio Conte all'ingresso della chiesa. Ognuno di loro conserva un ricordo, un
racconto del missionario che veniva a pregare e a digiunare sulla montagna.
"Mia moglie gli preparava il pane", sussurra Michele. Calogero, che
abita accanto l'oasi, lo andava a trovare la sera, con un po' d'acqua.
"Gli avevamo portato anche una coperta - ricorda Matilde Gammino, che fa
la neurologa a Villa Sofia - ma non la volle". Dice ancora fratello
Franco: "Lui faceva penitenza e pregava per la pace nel mondo, per la
giustizia, per i poveri. E aveva sempre davanti Palermo, città martoriata la
chiamava. Ma invitava a non perdere mai la speranza". Questo è davvero un
angolo di quiete. Franco ricorda che la sera del 27 maggio 1993 all'Oasi arrivò
don Pino Puglisi con alcuni ragazzi di Brancaccio: "Mi disse:
"Restiamo qui tutta la notte, per vedere l'alba sulla città". Davanti
alla grotta, il tempo sembra fermarsi. E i racconti di fratello Franco sembrano
riportare Biagio qui. "Con il suo sorriso grande, anche quando faceva
tanto freddo e lui stava a piedi scalzi. Quando poi iniziavamo a dire il santo
rosario, arrivavano gli uccellini ad allietarci con i loro cinguettii".
Qui, davanti alla grotta di fratello Biagio, si comprende perché questo uomo ha
parlato a tutti. Ai credenti, ma anche ai non credenti; ai cristiani, ma anche
ai musulmani. Ha parlato a tutti perché si era fatto davvero povero: in questa
piccola grotta faceva anche fatica a distendersi, ed era difficile pure stare
seduto. "In quei nove mesi ogni tanto aveva dei dolori pesanti -
raccontano - ma pensavamo fossero dovuti al freddo intenso". Invece, la
malattia si era già fatto spazio in un corpo debilitato. "E lui non
smetteva di pregare per Palermo, per tutti gli uomini che soffrono". Ora,
quella preghiera silenziosa è già un monito per la città:
""Occupatevi dei poveri", ha continuato a ripetermi anche negli
ultimi giorni", sussurra Franco: "Un monito per i nostri
governanti". Adesso che è morto, nella grotta di fratello Biagio c'è
invece in bella evidenza un bambinello Gesù appena nato. E una candela del
battesimo. C'è anche un'immagine di Carlo Acutis, morto a quindici anni per una
malattia fulminante: in ospedale, il giovane oggi beato disse alla madre che
offriva le sue sofferenze alla Chiesa e che gli avrebbe dato molti segni della
sua presenza. "Io sono sicuro che Biagio continuerà a indicarci la
strada", dice fratello Franco. E mentre lo dice guarda fra i cespugli:
"Cos'è questo? È il bastone di Biagio. Lui non smetterà di sostenere
Palermo con le sue preghiere".
"Dopo il verbo amare il verbo aiutare è il più bello del mondo". (Anonimo). "La cosa più mirabile del mondo, dice un certo filosofo, è un uomo buono che lotta contro l'avversità, ma c'è una cosa ancora più mirabile:un uomo buono che viene a soccorrerlo". (Oliver Goldsmith). "La solidarietà è l'unico investimento che non fallisce mai". (Henri David Thoreau). "Il primo passo nell'evoluzione dell'etica è un senso di solidarietà con altri esseri umani". (Albert Schweitzer). "Il mondo dovrebbe essere così: chi ha bisogno va aiutato". (Gino Strada). "Non ho fatto mai il mio interesse, non ho mai tolto a nessuno in questi trenta anni di cammino e di operato, aiutando gli abbandonati della stazione e sotto i portici della città". (Fratel Biagio). Grazie per questo post che attendevo ed ero certa che non sarebbe mancato... Lo considero molto prezioso perché preziosa è la testimonianza di vero cristiano, incarnata da questo Santo dei nostri tempi. Grazie ancora per questo dono e buona continuazione.
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