"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 19 gennaio 2023

Uominiedio. 39 Biagio Conte, l’Uomo vissuto sempre con il Suo Dio.

Un “omaggio” alla “memoria” di Biagio Conte. Ha scritto Umberto Galimberti - sulla vexata quaestio” della azione della Chiesa cattolica ufficiale non sempre in linea con l’insegnamento dottrinale – in La voce inascoltata” pubblicato sul settimanale “D” del quotidiano “la Repubblica” del 30 di agosto dell’anno 2008: Il quasi silenzio del Vaticano di fronte ai campi Rom dati alle fiamme vicino Napoli ha turbato cattolici e non, per cui ci si è chiesti: "Perché tanta prudenza? Cristo si è fermato in Piazza San Pietro?" (Maurizio Chierici, l'Unità 19/5/08). La risposta forse può essere trovata se si tiene conto del tipo di assetto mentale delle gerarchie vaticane e non solo. Già la psicoanalista cattolica Françoise Dolto (Psicanalisi del Vangelo, Rizzoli) aveva affermato che l'educazione "cosiddetta cristiana" può far ammalare le persone, mentre Gesù le guarisce. Ma è stato lo psicoanalista cattolico Pierre Solignac (La nevrosi cristiana, Borla) a formulare una precisa diagnosi: "L'autorità romana si comporta come una personalità paranoica" in perenne contraddizione con Gesù, il cui messaggio "è stato quello dell'antinevrosi". Così può accadere che il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, veda "estremismi" là dove a Ponticelli divampa un pogrom. Non vede donne e bambini in fuga verso l'ignoto. Lo sguardo di Gesù era diverso. Dove l'occhio del fariseo "vede" un "peccatore e pubblicano", Gesù "vede un uomo" (Matteo 9, 9-11). Al fariseo Simone che "vede una peccatrice" che gli insudicia la casa (Luca 7, 36-50), Gesù corregge lo sguardo: "Vedi questa donna?". E una donna vede Gesù quando incontra la samaritana, appartenente a un'altra etnia (Giovanni 4, 1-29), a lei regala "l'acqua viva" ovvero l'amore di Dio, sicché anche lei alla fine non vede più in lui un "giudeo", ma un "uomo"; lo sguardo di Gesù aveva abbattuto le barriere etniche e religiose. (…). Ebbene, Biagio Conte nella Sua breve intera vita, non è stato un “Uomo di Dio”, ma sempre un “Uomo con Dio”.
Di seguito, Biagio Conte nel ricordo dell’amico Franco Mazzola (fondatore dell’”Oasi della speranza”) a cura di Salvo Palazzolo – in “Ecco la grotta segreta di Biagio l’eremita 9 mesi di pane e acqua pregando per la pace” - pubblicato sulla edizione di Palermo del quotidiano “la Repubblica” del 17 di gennaio 2023: Nella grotta c'è ancora il giaciglio di cartone dove dormiva. E poi il suo rosario, una penna di Radio Maria con cui scriveva tante lettere e l'immaginetta del santo Massimiliano Kolbe, il francescano polacco che ad Auschwitz si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia destinato al bunker dove i prigionieri non potevano né mangiare né bere. "Fratello Biagio si nutriva solo di pane, di acqua e della parola di Dio", racconta Franco Mazzola, l'animatore di un angolo di quiete sul fianco di monte Grifone, "L'Oasi della Speranza" si chiama, una chiesetta che guarda la città e Montepellegrino, la montagna della patrona Rosalia: "Poco più sopra c'è la grotta di Biagio - ci racconta - vieni, te la mostro". Ecco dove fratello Biagio si rifugiava in gran segreto. Per digiunare e pregare. Qui, ha vissuto il suo ultimo ritiro spirituale, prima che gli venisse diagnosticata la malattia: "In questa grotta è rimasto quasi nove mesi, dal 10 luglio 2021 al 26 marzo 2022 - spiega Franco - nell'ultimo periodo, che era l'inizio della quaresima, aveva rinunciato anche al pane, e si nutriva solo con l'eucaristia e l'acqua". L'Oasi della speranza e la grotta di fratello Biagio sono a cinque minuti dal caos di viale Regione Siciliana. Poco dopo lo svincolo di Bonagia, bisogna seguire via Nicolò Azoti, che scorre accanto alla circonvallazione, per poi girare in via Belmonte Chiavelli, che porta sulla montagna. Proprio all'inizio della Salita Mezzagno c'è l'Oasi: "Questa chiesetta l'ho costruita nel 1991, dopo la morte di mia moglie, che era incinta del nostro terzo figlio - racconta Franco Mazzola - qui un tempo, venivano a drogarsi, o a smontare auto rubate. Un anno dopo, l'allora cardinale Salvatore Pappalardo mi invitò a conoscere fratello Biagio, che allora operava alla stazione centrale. Da allora è nato un legame intenso. All'Oasi Biagio ha dismesso gli abiti civili e ha indossato il saio, era il 5 maggio 1993". Qualche tempo dopo, il missionario laico scoprì quella grotta, a poca distanza c'è il monastero di Santa Maria di Gesù, dove visse l'altro patrono di Palermo, San Benedetto il moro. "Quella grotta è diventata il suo luogo di raccoglimento - spiega Franco - dove pregava per le sofferenze del mondo". Per arrivare alla grotta di fratello Biagio bisogna camminare per un viottolo che si inerpica sulla montagna. E poi salire ancora venti gradini scavati nella terra. "È il percorso che tante persone in difficoltà hanno fatto per venire a trovare una parola di conforto. E quando scendevano dalla grotta ho visto il loro sguardo che era cambiato, più sereno". I racconti di Franco - fratello Franco come lo chiamano - toccano il cuore. Biagio si fidava ciecamente di lui, c'è un video in cui annunciava in chiesa, prima di tornare in città: "Maria mi ha detto tante parole quassù, che poi Franco un giorno vi dirà". Oggi, fratello Franco si limita a dire: "Nella sua grotta, Biagio aveva vissuto un'intensa esperienza di preghiera e di dialogo con la Madonna, a cui era devotissimo. Prima di andare via, aveva voluto realizzare anche una piccola grotta vicino la chiesa, proprio per ospitare la statua di Maria". Adesso, i volontari dell'Oasi, hanno sistemato una grande foto di Biagio Conte all'ingresso della chiesa. Ognuno di loro conserva un ricordo, un racconto del missionario che veniva a pregare e a digiunare sulla montagna. "Mia moglie gli preparava il pane", sussurra Michele. Calogero, che abita accanto l'oasi, lo andava a trovare la sera, con un po' d'acqua. "Gli avevamo portato anche una coperta - ricorda Matilde Gammino, che fa la neurologa a Villa Sofia - ma non la volle". Dice ancora fratello Franco: "Lui faceva penitenza e pregava per la pace nel mondo, per la giustizia, per i poveri. E aveva sempre davanti Palermo, città martoriata la chiamava. Ma invitava a non perdere mai la speranza". Questo è davvero un angolo di quiete. Franco ricorda che la sera del 27 maggio 1993 all'Oasi arrivò don Pino Puglisi con alcuni ragazzi di Brancaccio: "Mi disse: "Restiamo qui tutta la notte, per vedere l'alba sulla città". Davanti alla grotta, il tempo sembra fermarsi. E i racconti di fratello Franco sembrano riportare Biagio qui. "Con il suo sorriso grande, anche quando faceva tanto freddo e lui stava a piedi scalzi. Quando poi iniziavamo a dire il santo rosario, arrivavano gli uccellini ad allietarci con i loro cinguettii". Qui, davanti alla grotta di fratello Biagio, si comprende perché questo uomo ha parlato a tutti. Ai credenti, ma anche ai non credenti; ai cristiani, ma anche ai musulmani. Ha parlato a tutti perché si era fatto davvero povero: in questa piccola grotta faceva anche fatica a distendersi, ed era difficile pure stare seduto. "In quei nove mesi ogni tanto aveva dei dolori pesanti - raccontano - ma pensavamo fossero dovuti al freddo intenso". Invece, la malattia si era già fatto spazio in un corpo debilitato. "E lui non smetteva di pregare per Palermo, per tutti gli uomini che soffrono". Ora, quella preghiera silenziosa è già un monito per la città: ""Occupatevi dei poveri", ha continuato a ripetermi anche negli ultimi giorni", sussurra Franco: "Un monito per i nostri governanti". Adesso che è morto, nella grotta di fratello Biagio c'è invece in bella evidenza un bambinello Gesù appena nato. E una candela del battesimo. C'è anche un'immagine di Carlo Acutis, morto a quindici anni per una malattia fulminante: in ospedale, il giovane oggi beato disse alla madre che offriva le sue sofferenze alla Chiesa e che gli avrebbe dato molti segni della sua presenza. "Io sono sicuro che Biagio continuerà a indicarci la strada", dice fratello Franco. E mentre lo dice guarda fra i cespugli: "Cos'è questo? È il bastone di Biagio. Lui non smetterà di sostenere Palermo con le sue preghiere".

1 commento:

  1. "Dopo il verbo amare il verbo aiutare è il più bello del mondo". (Anonimo). "La cosa più mirabile del mondo, dice un certo filosofo, è un uomo buono che lotta contro l'avversità, ma c'è una cosa ancora più mirabile:un uomo buono che viene a soccorrerlo". (Oliver Goldsmith). "La solidarietà è l'unico investimento che non fallisce mai". (Henri David Thoreau). "Il primo passo nell'evoluzione dell'etica è un senso di solidarietà con altri esseri umani". (Albert Schweitzer). "Il mondo dovrebbe essere così: chi ha bisogno va aiutato". (Gino Strada). "Non ho fatto mai il mio interesse, non ho mai tolto a nessuno in questi trenta anni di cammino e di operato, aiutando gli abbandonati della stazione e sotto i portici della città". (Fratel Biagio). Grazie per questo post che attendevo ed ero certa che non sarebbe mancato... Lo considero molto prezioso perché preziosa è la testimonianza di vero cristiano, incarnata da questo Santo dei nostri tempi. Grazie ancora per questo dono e buona continuazione.

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