"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 19 ottobre 2022

ItalianGothic. 05 Filippo Ceccarelli: «L'era che prende il suo nome (dell’uomo di Arcore n.d.r.) si configuri sul piano collettivo come un'enorme, colpevole e insensata perdita di tempo».

 

Scriveva Bruno Tinti (Roma, 19 di dicembre dell’anno 1942 – Torino, 16 di marzo dell’anno 2021) - già magistrato - in “Senza le sue leggi sarebbe in carcere” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 28 di ottobre dell’anno 2012: (…). Ma come sarebbe finita se B, invece che prescritto a vita, amnistiato, assolto per via di leggi fatte da lui stesso a suo vantaggio, fosse stato condannato come meritava? Prima di tutto sarebbe stato dichiarato delinquente abituale. Art 102 cp – Abitualità presunta dalla legge: “È dichiarato delinquente abituale chi, dopo essere stato condannato alla reclusione in misura superiore complessivamente a cinque anni per tre delitti non colposi, della stessa indole, commessi entro dieci anni, e non contestualmente, riporta un’altra condanna per un delitto, non colposo, della stessa indole, e commesso entro dieci anni successivi all’ultimo dei delitti precedenti.” I delitti non colposi per cui B ha beneficiato della prescrizione sono stati 7: Lodo Mondadori (Corruzione), All Iberian (Finanziamento illecito ai partiti), Consolidato Fininvest (Falso in bilancio), Bilanci Fininvest 1988-1992 (Falso in bilancio e appropriazione indebita), Lentini (Falso in bilancio), Mills (Corruzione). Quelli conclusi con amnistia 2: Falsa testimonianza e acquisto dei terreni di Macherio (Falso in bilancio). Quelli in cui è stato assolto perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato (B. essendosi fatto una legge sul falso in bilancio che di fatto lo depenalizzava) 2: All Iberian 2 e SME-Ariosto (entrambi falso in bilancio) In realtà B. avrebbe potuto anche essere ritenuto delinquente abituale ex art. 103 (Abitualità ritenuta dal giudice): “La dichiarazione di abitualità nel delitto è pronunciata anche contro chi, dopo essere stato condannato per due delitti non colposi riporta un’altra condanna per delitto non colposo, se il giudice, tenuto conto della specie e gravità dei reati, del tempo entro il quale sono stati commessi, della condotta e del genere di vita del colpevole sia dedito al delitto”. Questo sarebbe stato il caso della sentenza Mediaset. Ma santa prescrizione, santa amnistia e santa depenalizzazione (in concreto) del falso in bilancio lo hanno graziato. Ma non è finita qui perché i delitti commessi da B. sono tanti e tali che ben avrebbe potuto applicarsi l’art. 105 - Professionalità nel reato: “Chi trovandosi nelle condizioni richieste per la dichiarazione di abitualità, riporta condanna per un altro reato, è dichiarato delinquente o contravventore professionale qualora, avuto riguardo alla natura dei reati, alla condotta e al genere di vita del colpevole, debba ritenersi che egli viva abitualmente, anche in parte soltanto, dei proventi del reato”. (…). Ho ritenuto l’uomo di Arcore come uno dei tre uomini del secolo ventesimo – non contando il cavaliere nero del ventennio - più pericolosi e nefasti per la Storia del bel paese. Si è sempre accompagnato agli altri due che rispondono, nelle loro generalità, a Craxi Bettino ed a Renzi Matteo. Di seguito, “La follia del Cavaliere che distorce la realtà. L’ultima esibizione per riprendersi la scena” di Filippo Ceccarelli pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” di oggi,19 di ottobre 2022: Ma Berlusconi è diventato matto? (…). …il caso di Berlusconi è troppo particolare, e non solo perché con il tema della pazzia ha giocato fin dagli esordi in politica. Basti pensare al suo primissimo discorso, alla Fiera di Roma, 6 febbraio 1994. A quei tempi non aveva in volto il sorriso-rictus del joker, ma cominciò con le seguenti parole: "Mentre venivo qui, pensavo, lo penso ancora, che c'era un matto che stava andando a incontrarsi con altrettanti matti!". Applausi. Camminava su e giù per il palco, il microfono nella mano destra: "Ebbene, pensando a questa follia che sembra aver contagiato tutti noi e tanti altri dietro a noi, io pensavo che si era verificata ancora una volta quell'affermazione che è contenuta in un bellissimo libro, l'abbiamo editato ancora da poco, l'Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam, dove io in una prefazione dicevo: è vera la tesi che viene fuori da queste pagine. Le decisioni più importanti, le decisioni più giuste, la vera saggezza - e qui nuoveva l'altra mano per rafforzare il discorso - non è quella che scaturisce dal ragionamento, dal cervello, ma quella che scaturisce da una lungimirante visionaria follia!". Hai capito che paravento? Vaglielo a spiegare adesso a Meloni, Salvini, Giorgetti e Lollobrigida quante volte il Cavaliere ha dispensato alle folle e nei momenti più difficili questa storia della visionaria follia, che in lui soltanto è destinata a convertirsi in lungimiranza. Ecco dunque che, poche ore dopo aver fatto il bravo, ti fa acclamare Ronzulli presidente dei senatori, annuncia la lista dei "suoi" ministri in barba al Capo dello Stato e alla premier in pectore, di nuovo insiste con le sue preoccupazioni per la guerra, racconta di aver fatto pace con Putin rivelando uno scambio di doni alcolici e alla fine, previa mezza smentita del tutto implausibile, come estremo dono di sè invoca "Silenzio!" e dopo nemmeno un mese ripropina la solitissima barzelletta sui potenti nell'aereo in panne. Domanda: ma non è il Berlusconi di sempre? Quindi l'uomo che ha fatto di sé un personaggio, un po' a somiglianza propria, un altro po' sforzandosi di assomigliare a ciò che gli italiani vogliono che egli sia: l'attore, appunto, del suo personaggio. Forse voleva pareggiare il conto mediatico della Canossa a via della Scrofa, forse adesso prova a tenere la piccoletta sulla graticola, forse intende farle intorno terra bruciata. Beato chi è convinto che ieri abbia dato i numeri. E se invece, come mille altre volte accaduto per mezzo di gaffe, numeracci clowneschi, fissazioni dissennate e frequentazioni pericolose avesse messo in scena il consueto e lucido azzardo replicando quel suo potere ipnotico, furbastro, piratesco, eppure a suo modo glorioso? E certo che c'è di mezzo la realtà. Eppure sono ormai trent'anni che Silvione - in questo interprete sublime e assoluto del carattere nazionale - viene a patti con essa, quindi ora l'aggiusta, ora l'abbellisce, ora l'ignora, ora la distorce, ora l'addomestica, ora la nega; e lo fa con tale maestria e selvaggia naturalezza che a volte sembra matto anche solo nel credere che gli si possa credere; ma nel frattempo questa benedetta realtà finisce per confondersi con la sua rappresentazione. Così nessuno è mai in grado di capire "come andrà a finire", eterno e vano interrogativo dell'epoca berlusconiana, col risultato di restare l'imprevedibile Signore della Meraviglia. Per quanto cervellotico, tutto ciò ha poco a che fare con i problemi del paese, però moltissimo con quelli del Cavaliere - il che spiega in parte perché l'era che prende il suo nome si configuri sul piano collettivo come un'enorme, colpevole e insensata perdita di tempo. E se siamo fuoriusciti dalla logica, beh, è pur vero che la politica non è fatta solo di razionalità, ma anche di sogni, simboli, inconscio, suggestioni, effervescenze, allucinazioni, paranoia, nichilismi. La "parte maledetta" è sempre lì, sul bordo, e spesso proprio chi riesce a farsela tornare utile purtroppo vince e rivince, fino a quando qualcuno o qualcuna, col permesso di Erasmo, non gli toglie il fiato e allora addio, addio.

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