Scriveva Bruno Tinti (Roma, 19 di
dicembre dell’anno 1942 – Torino, 16 di marzo dell’anno 2021) - già magistrato
- in “Senza le sue leggi sarebbe in
carcere” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” del 28 di ottobre dell’anno
2012: (…). Ma come sarebbe finita se B, invece che prescritto a vita,
amnistiato, assolto per via di leggi fatte da lui stesso a suo vantaggio, fosse
stato condannato come meritava? Prima di tutto sarebbe stato dichiarato
delinquente abituale. Art 102 cp – Abitualità presunta dalla legge: “È
dichiarato delinquente abituale chi, dopo essere stato condannato alla
reclusione in misura superiore complessivamente a cinque anni per tre delitti
non colposi, della stessa indole, commessi entro dieci anni, e non
contestualmente, riporta un’altra condanna per un delitto, non colposo, della
stessa indole, e commesso entro dieci anni successivi all’ultimo dei delitti
precedenti.” I delitti non colposi per cui B ha beneficiato della prescrizione
sono stati 7: Lodo Mondadori (Corruzione), All Iberian (Finanziamento illecito
ai partiti), Consolidato Fininvest (Falso in bilancio), Bilanci Fininvest
1988-1992 (Falso in bilancio e appropriazione indebita), Lentini (Falso in bilancio),
Mills (Corruzione). Quelli conclusi con amnistia 2: Falsa testimonianza e
acquisto dei terreni di Macherio (Falso in bilancio). Quelli in cui è stato
assolto perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato (B. essendosi
fatto una legge sul falso in bilancio che di fatto lo depenalizzava) 2: All
Iberian 2 e SME-Ariosto (entrambi falso in bilancio) In realtà B. avrebbe
potuto anche essere ritenuto delinquente abituale ex art. 103 (Abitualità
ritenuta dal giudice): “La dichiarazione di abitualità nel delitto è
pronunciata anche contro chi, dopo essere stato condannato per due delitti non
colposi riporta un’altra condanna per delitto non colposo, se il giudice,
tenuto conto della specie e gravità dei reati, del tempo entro il quale sono
stati commessi, della condotta e del genere di vita del colpevole sia dedito al
delitto”. Questo sarebbe stato il caso della sentenza Mediaset. Ma santa
prescrizione, santa amnistia e santa depenalizzazione (in concreto) del falso
in bilancio lo hanno graziato. Ma non è finita qui perché i delitti commessi da
B. sono tanti e tali che ben avrebbe potuto applicarsi l’art. 105 -
Professionalità nel reato: “Chi trovandosi nelle condizioni richieste per la
dichiarazione di abitualità, riporta condanna per un altro reato, è dichiarato
delinquente o contravventore professionale qualora, avuto riguardo alla natura
dei reati, alla condotta e al genere di vita del colpevole, debba ritenersi che
egli viva abitualmente, anche in parte soltanto, dei proventi del reato”. (…). Ho
ritenuto l’uomo di Arcore come uno dei tre uomini del secolo ventesimo – non contando
il cavaliere nero del ventennio - più pericolosi e nefasti per la Storia del
bel paese. Si è sempre accompagnato agli altri due che rispondono, nelle loro
generalità, a Craxi Bettino ed a Renzi Matteo. Di seguito, “La follia del Cavaliere che distorce la realtà. L’ultima esibizione
per riprendersi la scena” di Filippo Ceccarelli pubblicato sul quotidiano
“la Repubblica” di oggi,19 di ottobre 2022: Ma Berlusconi è diventato matto? (…). …il caso
di Berlusconi è troppo particolare, e non solo perché con il tema della pazzia
ha giocato fin dagli esordi in politica. Basti pensare al suo primissimo
discorso, alla Fiera di Roma, 6 febbraio 1994. A quei tempi non aveva in volto
il sorriso-rictus del joker, ma cominciò con le seguenti parole: "Mentre
venivo qui, pensavo, lo penso ancora, che c'era un matto che stava andando a
incontrarsi con altrettanti matti!". Applausi. Camminava su e giù per il
palco, il microfono nella mano destra: "Ebbene, pensando a questa follia
che sembra aver contagiato tutti noi e tanti altri dietro a noi, io pensavo che
si era verificata ancora una volta quell'affermazione che è contenuta in un
bellissimo libro, l'abbiamo editato ancora da poco, l'Elogio della follia di Erasmo
da Rotterdam, dove io in una prefazione dicevo: è vera la tesi che viene fuori
da queste pagine. Le decisioni più importanti, le decisioni più giuste, la vera
saggezza - e qui nuoveva l'altra mano per rafforzare il discorso - non è quella
che scaturisce dal ragionamento, dal cervello, ma quella che scaturisce da una
lungimirante visionaria follia!". Hai capito che paravento? Vaglielo a
spiegare adesso a Meloni, Salvini, Giorgetti e Lollobrigida quante volte il
Cavaliere ha dispensato alle folle e nei momenti più difficili questa storia
della visionaria follia, che in lui soltanto è destinata a convertirsi in
lungimiranza. Ecco dunque che, poche ore dopo aver fatto il bravo, ti fa
acclamare Ronzulli presidente dei senatori, annuncia la lista dei "suoi"
ministri in barba al Capo dello Stato e alla premier in pectore, di nuovo
insiste con le sue preoccupazioni per la guerra, racconta di aver fatto pace
con Putin rivelando uno scambio di doni alcolici e alla fine, previa mezza
smentita del tutto implausibile, come estremo dono di sè invoca
"Silenzio!" e dopo nemmeno un mese ripropina la solitissima
barzelletta sui potenti nell'aereo in panne. Domanda: ma non è il Berlusconi di
sempre? Quindi l'uomo che ha fatto di sé un personaggio, un po' a somiglianza
propria, un altro po' sforzandosi di assomigliare a ciò che gli italiani
vogliono che egli sia: l'attore, appunto, del suo personaggio. Forse voleva
pareggiare il conto mediatico della Canossa a via della Scrofa, forse adesso
prova a tenere la piccoletta sulla graticola, forse intende farle intorno terra
bruciata. Beato chi è convinto che ieri abbia dato i numeri. E se invece, come
mille altre volte accaduto per mezzo di gaffe, numeracci clowneschi, fissazioni
dissennate e frequentazioni pericolose avesse messo in scena il consueto e
lucido azzardo replicando quel suo potere ipnotico, furbastro, piratesco,
eppure a suo modo glorioso? E certo che c'è di mezzo la realtà. Eppure sono
ormai trent'anni che Silvione - in questo interprete sublime e assoluto del
carattere nazionale - viene a patti con essa, quindi ora l'aggiusta, ora
l'abbellisce, ora l'ignora, ora la distorce, ora l'addomestica, ora la nega; e
lo fa con tale maestria e selvaggia naturalezza che a volte sembra matto anche
solo nel credere che gli si possa credere; ma nel frattempo questa benedetta
realtà finisce per confondersi con la sua rappresentazione. Così nessuno è mai
in grado di capire "come andrà a finire", eterno e vano interrogativo
dell'epoca berlusconiana, col risultato di restare l'imprevedibile Signore
della Meraviglia. Per quanto cervellotico, tutto ciò ha poco a che fare con i
problemi del paese, però moltissimo con quelli del Cavaliere - il che spiega in
parte perché l'era che prende il suo nome si configuri sul piano collettivo
come un'enorme, colpevole e insensata perdita di tempo. E se siamo fuoriusciti
dalla logica, beh, è pur vero che la politica non è fatta solo di razionalità,
ma anche di sogni, simboli, inconscio, suggestioni, effervescenze,
allucinazioni, paranoia, nichilismi. La "parte maledetta" è sempre
lì, sul bordo, e spesso proprio chi riesce a farsela tornare utile purtroppo
vince e rivince, fino a quando qualcuno o qualcuna, col permesso di Erasmo, non
gli toglie il fiato e allora addio, addio.
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