"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 3 ottobre 2022

Notiziedalbelpaese. 99 Michele Serra: «Siamo un popolo di non adulti, chissà quando e chissà come riusciremo a venirne fuori».


Prolegòmenipostelettorali”. 1 “Confusi alla meta” di Diego Bianchi, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 30 di settembre 2022:

«A chi se dovemo affidà tra tutti sti papponi che ce  stanno?» mi chiede un vicino mentre esco di casa. Non sono più da tempo nelle condizioni di convincere le persone della bontà di votare per questo o quel partito, mentre mi viene abbastanza facile trovare argomenti per non votare questo o quel partito, il tutto ancora saldamente convinto della necessità di dover comunque andare a votare. Ragion per cui, confuso e infelice, nel momento in cui scrivo, a pochi giorni dal voto, registro le dichiarazioni altrui con sincera curiosità e malcelata passione morente. Il vicino di casa è tale da quando sono nato, parliamo solo di calcio, lombrosianamente l'ho sempre classificato di destra. «Io voto Conte», mi fa, «perché è stato bravo con la pandemia». Registro mentalmente un potenziale flusso elettorale da destra verso colui che, manifestatosi da Carneade nell'agone politico come premier di un governo con Salvini ministro dell'Interno, oggi prende voti perché "leader di sinistra". Pochi metri per salire in macchina e un signore autodefinitosi di sinistra mi fa la stessa domanda del mio vicino. Abbozza l'idea di votare Rizzo. Vedendomi muto e depresso nel tentativo di mettere in moto la macchina, si affretta a specificare che comunque «non è tanto convinto». Giorni dopo un mio amico col quale sono cresciuto da giovane comunista (eravamo nella Fgci), mi dice di essere indeciso tra Conte e l'astensione, che poi è l'umore di parte significativa di altri vecchi ex giovani comunisti che leggo in chat. Al comizio di chiusura di campagna elettorale della coalizione di destra, un signore ci tiene a dichiararmi il suo voto per la Meloni pur avendo votato Pci in passato. La sua transizione da sinistra a destra giura essere definitiva. In sintesi: o la Meloni o morte. Il meno disorientato tra coloro che incontro nei giorni precedenti il voto è inevitabilmente un giovane, ventunenne di Sara, che con la maglietta di Gioventù Nazionale (la giovanile di Fratelli d'Italia) mi racconta di come, all'età di otto anni, sia diventato di destra perché tutti attaccavano Berlusconi. «Per me è un idolo», afferma grato poco prima che l'idolo salga sul palco sorretto a braccia, comunque più in forma, per eloquio e contenuti, dello sconclusionato Salvini che lo seguirà negli interventi. «A regà, chi canta così vota la Bonino! Fori sta voce!», urla al megafono un altro giovane "fratello d'Italia". Giovani di destra, molto di destra, troppo di destra, pronti alla vittoria, che a furia di chiedersi dove sia, ora la vedono a un passo. Chissà fra trent'anni se e quanto saranno confusi e infelici.

Prolegòmenipostelettorali”. 2 “Nella testa di chi non ha votato” di Michele Serra, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 30 di settembre ultimo: (…): non è possibile distinguere, come se fossero due mondi separati, politica e popolo. In crisi non è solamente la politica, è lo spirito di comunità, la voglia di associarsi e di spendere qualche energia per la cosa pubblica. Si usa dire, in questi casi, che il volontariato non è affatto in crisi, che milioni di italiani dedicano tempo agli altri. Ma il volontariato è una cosa molto diversa: è una scelta individuale, un'esperienza della persona, una risposta "privata", utile e importante, al disastro pubblico. È una specie di privatizzazione della politica che comunque non colma la voragine progettuale e ideale nella quale si dibatte la Polis, o ciò che ne rimane. (…), in questo quadro desolante, fa specie l'astensionismo di sinistra. Ne intuisco le ragioni (lo sfinimento, la delusione) ma pure io lo inquadro nella deriva individualista che tende a spezzare i vincoli sociali in favore degli umori e dei malumori individuali. Votare è, per lo meno, un'occasione per uscire di casa e provare, ognuno come sa e come può, a incrociare la propria opinione con quella degli altri. Votare significa partecipare a una discussione, ritenerla, anche quando è scadente, indispensabile. Non votare equivale a scegliere la scena muta, le labbra cucite, le braccia incrociate, l'alzata di spalle. Lo hanno fatto milioni di italiani, tra i quali quelli di sinistra sono, per quanto mi riguarda, i meno comprensibili, perché la sinistra, almeno in teoria, è la componente politica più disposta a socializzare, a battersi, a parlare, nonché, sempre in teoria, la meno individualista. E l'astensione è il trionfo dell'individualismo.

Prolegòmenipostelettorali”. 3 Da una corrispondenza di Michele Serra sullo stesso numero del settimanale “il Venerdì di Repubblica”: Sì, c'è qualcosa che non quadra. Probabilmente la cognizione della politica, in una larga parte dell'elettorato, è molto più vaga e volatile di quello che sembra a chi legge i giornali e segue i talk-show televisivi. Cose che a noi paiono incongruenti o assurde, tali non sono per una buona metà dell'elettorato, che va a votare secondo l'umore del momento, mi viene da dire secondo le mode, senzafare troppe congetture logiche, o calcoli razionali, tantomeno inseguendo una coerenza ideale o etica. Sentivano ogni dieci secondi "Draghi, Draghi!", e gli piaceva Draghi. Hanno sentito ogni dieci secondi "Meloni, Meloni!", e gli piace Meloni. La recente visione del documentario su Wanna Marchi rinforza l'idea, spaventosa, della manipolabilità delle masse, che assorbono come spugne qualunque sostanza, anche venefica, che in qualche maniera le attiri e le seduca. Conservo nel merito un'opinione nemmeno novecentesca, forse addirittura ottocentesca: senza cultura non esiste possibilità di progresso e di emancipazione. L'ignorante è come l'affamato, con lo svantaggio che il cervello vuoto non si fa sentire come lo stomaco vuoto.

Prolegòmeniprelettorali”. “Sopravviveremo anche a queste” di Michele Serra, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 23 di settembre 2022: Non amo l’idea del presidenzialismo ma per onestà va riconosciuto che non è sempre coincidente con una concezione autoritaria del potere. Non lo è, per esempio, negli Stati Uniti e in Francia. Vero è che qui in Italia il presidenzialismo, assai meglio del parlamentarismo, sarebbe in perfetta sintonia con l’idea scellerata dell’uomo forte, che deriva dalla sostanziale puerilità di moltitudini di italiani: preferiscono un Padre da omaggiare piuttosto che accettare la responsabilità e la fatica di crescere. Siamo un popolo di non adulti, chissà quando e chissà come riusciremo a venirne fuori. (…). La destra, anche quella che agita il drappo del populismo, considera le disuguaglianze sociali l’effetto di una selezione naturale che va accettata per quello che è. Mancano solo due giorni al voto, i giochi a questo punto sono quasi fatti, bisognerà accogliere con serenità l’esito, qualunque esso sia. In caso di vittoria delle destre – queste destre – giova comunque ricordare che già nel 1994 le elezioni furono vinte da una coalizione di leghisti, neofascisti, forzisti, cattolici di destra, capeggiata dall’inventore del populismo italiano, Berlusconi. Ne siamo usciti vivi: sputtanati in mezzo mondo, malconci, indeboliti, ma vivi. Sopravviveremo anche a queste elezioni.

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