"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 5 ottobre 2022

Dell’essere. 55 «La voce, quel che ci fa unici al mondo: la cosa che più somiglia all’esistenza dell'anima, alla prova di qualcosa come un dio».


“Stella Di Mare”
(1979)

 Così stanco da non dormire

Le due di notte e non c’è niente da fare

Mi piace tanto poterti toccare

O stare fermo e sentirti respirare

Dormi già, pelle bianca

Come sarà la mia faccia stanca

Provo a girare il mio cuscino

È una scusa per venirti più vicino

Provo a svegliarti con un po' di tosse

Ma tu ti giri come se niente fosse

Spengo la luce, provo a dormire

Ma tu con la mano mi vieni a cercare

Tu come me

Tu come me

Che le stelle della notte fossero ai tuoi piedi

Che potessi essere meglio di quello che vedi

Avessi qualcosa da regalarti

E se non ti avessi, uscirei fuori a comprarti

Stella di mare tra le lenzuola

La nostra barca non naviga, vola, vola, vola!

Tu voli con me

Tu voli con me

Tu vola che si è alzato il vento

Vento di notte, vento che stanca

Stella di mare, come sei bella

Come sei bella e come è bella la tua pelle bianca, bianca, bianca!

Tu come me

Tu come me

Tu come me

Tu come me

Chiudi gli occhi e non guardarti intorno

Sta già entrando la luce del giorno

Chiudi gli occhi e non farti trovare

Pelle bianca di luna, devi scappare

Dormi ora, stella mia

Prima che il giorno ti porti via, via via

Tu come me

Tu come me

Ora non voli, si è fermato il vento

Posso guardare la tua faccia stanca

E quando dormi come sei bella

Come sei bella e come è bella la tua pelle bianca, bianca, bianca!

Tu come me

Tu come me

Tu come me

Tu...

Tu...

Tu...

 
Di seguito, “Per chi non la cantava” di Concita De Gregorio pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del primo di ottobre 2022: (…). La storia - forse è una favola - dice che le voci più belle della storia del mondo sono custodite in uno scrigno. Lo scrigno sta dentro una teca di cristallo, la teca di cristallo sta dentro un castello, il castello sta nel cuore della Foresta Nera. Irraggiungibile il castello, impenetrabile la foresta: mille e mille gli ostacoli per gli sciagurati viandanti, per i predoni avidi e i curiosi impavidi, i mistici e gli affaristi, i seguaci devoti. Nessuno riesce ad aprire lo scrigno. È come la spada nella roccia: non c'è modo di toglierla da lì finché un giorno, un bambino. Insomma questa teca di cristallo esiste veramente (sarà un materiale più moderno e impenetrabile, immagino) e la foresta anche, non so se sia Nera. Il tesoro che custodisce sono voci incise su nastro (o qualcosa di simile a un nastro, abbiate pietà della mia immaginazione novecentesca): voci in purezza, voci assolute, solo voci. Voi sapete che la voce è il più misterioso dei segreti del corpo umano: nessuno sa dove abiti, che strade prenda prima di sgorgare, come possano esserci miliardi di voci tutte diverse. Nessuna, proprio nessuna, è uguale a un'altra. È, la voce, quel che ci fa unici al mondo: la cosa che più somiglia all’esistenza dell'anima, alla prova di qualcosa come un dio. Tra le voci nella teca c'è quella di Lucio Dalla che canta Stella di Mare. Già qui mi commuovo, la sua voce sola senza strumenti e quel che dice Stella di Mare, ma poi succede che qualcuno prenda la spada e la sfili dalla roccia. Cesare Cremonini da Bologna parte, attraversa la foresta, arriva, apre la teca ed ecco: può prenderla, può avere quella voce. Ora è sua. Solo un po', certo: anche sua oltre che nostra. Il duetto tra la voce di Cremonini e quella di Dalla che cantano insieme non ve lo posso raccontare, lo dovete ascoltare. È una sorgente di meraviglia, un volta pagina nell'idea di tempo. Perché questo è il punto, quando qualcuno che non c'è più torna, invece, c'è e vive adesso: suona la sua voce, il suo canto. II tempo. Quello che spiegano i fisici che studiano i quanti quando ti dicono che il tempo non esiste, il tempo è indimostrabile, è solo un'idea: tutto è sempre ora. «Non chiedermi quando», mi pregava una vecchia amica nel raccontarmi la sua vita. Ricordo tutto, ma è tutto nel presente: è tutto solo adesso. Cesare mi ha raccontato che ha deciso di incidere di nuovo Stella di Mare, di farlo in duetto con la voce di Dalla, perché si è reso conto che ai suoi concerti - quando la intonava - i ragazzi non la cantavano: non la conoscevano «e questo non può essere», ha sorriso. Non può essere, no. Il tempo non esiste, ma due regole Io scandiscono: non possiamo prevedere dove andremo, non possiamo dimenticare da dove veniamo. Da qualche parte Stella di Mare abita dentro di noi, anche dentro chi non sa di conoscerla. Ora lo sa. Una favola, ma forse è una leggenda, per cui alcune preziosissime voci sono custodite in una teca di cristallo.

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