“AppelloperlaPace”. “È il nostro turno: contro la minaccia atomica” di Tomaso Montanari
pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi, 6 di ottobre 2022: Il
momento di scendere in piazza, in massa, è ora. Se davvero la nostra libertà,
quella che distingue le democrazie occidentali dall’autocrazia russa, è ancora
viva e vitale, è inconcepibile non usarla.
È inconcepibile la passività con la
quale noi, uomini e donne dell’Occidente, camminiamo sull’orlo dell’abisso
nucleare. È sempre sconvolgente leggere le cronache dei momenti che hanno
segnato tragicamente la storia. In certi casi la folla inneggiava alle dichiarazioni
delle guerre che presto le avrebbero decimate. Più spesso la vita continuava
con leggerezza, si finiva danzando tra le braccia della morte. Ebbene, oggi è
il nostro turno. La follia omicida di Vladimir Putin e l’irresponsabile
bellicismo delle cancellerie occidentali stanno trascinando l’umanità verso una
catastrofe. Ormai l’uso di armi nucleari nei prossimi giorni è accreditato come
possibile, se non probabile. Ma a dispetto delle dichiarazioni e dei calcoli
(spesso allucinanti) degli esperti, nessuno davvero sa cosa succederebbe dopo
il lancio di una prima atomica, anche ‘solo’ tattica. Quanto velocemente
brucerebbe la miccia, in tutto il mondo? Con quanto margine per eventi
imprevisti, per errori, per l’imponderabilità del caso? Stiamo per buttare un
fiammifero in un deposito di benzina: davvero sappiamo cosa succederà un attimo
dopo? Nel 1955 un manifesto promosso da Bertrand Russell e Albert Einstein
diceva: “In considerazione del fatto che in una qualsiasi guerra futura saranno
certamente usate armi nucleari e che queste armi minacciano la continuazione
dell’esistenza umana, noi invitiamo i governi del mondo a rendersi conto, e a
dichiararlo pubblicamente, che il loro scopo non può essere ottenuto con una
guerra mondiale, e li invitiamo di conseguenza a trovare i mezzi pacifici per
la soluzione di tutti i loro motivi di contesa”. Quel futuro è ora: l’ottobre
del 2022. Nella premessa di quella risoluzione, quei due giganti del pensiero
pacifista avevano scritto: “Il mondo è pieno di conflitti, tra cui,
tralasciando i minori, spicca la titanica lotta tra Comunismo e Anticomunismo.
Quasi chiunque abbia una coscienza politica nutre forti convinzioni a proposito
di una di queste posizioni; noi vogliamo che voi, se è possibile, mettiate da
parte queste convinzioni e consideriate voi stessi solo come membri di una
specie biologica che ha avuto una ragguardevole storia e di cui nessuno di noi
desidera la scomparsa”. Oggi dobbiamo dire: è in corso una lotta tra Occidente
e Russia (e Cina). Ciascuno di noi umani ha un giudizio più o meno chiaro circa
i torti e le ragioni. Ma ora è il momento di pensare come appartenenti
all’unica vera patria, il mondo; all’unica vera nazione, l’umanità. In un
conflitto atomico nessuna ragione potrà prevalere: solo la morte vincerà. Come
ha detto il papa parlando ai ragazzi dell’emergenza climatica, questo è il
momento di fare chiasso. È il momento di uscire di casa, di andare per strada,
chiedendo ai nostri governi democratici di ascoltare la voce dei loro popoli. I
cuori pulsanti delle democrazie sono i parlamenti, ma ci sono dei momenti così
gravi da pretendere che il popolo faccia sentire direttamente la propria voce:
in questo caso, la propria voglia di vivere. Nelle ultime ore in Italia molti
appelli e molte voci individuali invitano alla mobilitazione, e un leader di
primo piano come Giuseppe Conte ha fatto suo questo invito. È un passo
importante. Ma deve essere soprattutto la società a insorgere: le associazioni,
i sindacati, le chiese, le studentesse e gli studenti. C’è qualcosa di
insopportabile nel vivere questi giorni come giorni qualunque, quando
potrebbero essere davvero i nostri ultimi giorni: gridiamo ai nostri governi
che le Costituzioni che li legittimano nascono per difendere i popoli, non per
estinguerli. Diciamo loro: l’opzione della guerra nucleare non è un’opzione. E
non basta non cominciarla, è vitale fare di tutto (e anche di più) per non
indurre l’altro fronte a cominciarla a sua volta. Svegliamoci oggi da questa
abulia, domani sarà tardi! Di seguito,
“Bomba, Putin conosce i rischi: un solo ordigno non basterebbe”,
intervista di Stefania Maurizi ad Hans Kristensen - direttore del “Nuclear
Information Project della Federation of American Scientists” di Washington -, pubblicata
su “il Fatto Quotidiano” di oggi:
(…). Quanto è serio il rischio che la Russia
possa usare armi nucleari contro l'Ucraina? - C'è molta incertezza naturalmente.
Non sappiamo se i russi lo faranno e tutti speriamo di no -.
Se Putin dovesse farlo, cosa potrebbe usare?
- Molti pensano che non impiegherebbe armi nucleari strategiche, ma tattiche, e
ci sono molte ipotesi al riguardo. Potrebbe solo trattarsi di un modo di
battersi il petto come i gorilla, da parte di Putin, che ama usare parole
grosse. I russi, di tanto in tanto, sono ricorsi alle minacce nucleari, non
solo nel contesto della guerra in Ucraina, ma anche prima. Nel 2014 e ancora
prima nel 2010, 2011 e 2008. Quindi questo può essere parte del modo in cui
cercano di apparire grandi e minacciosi, ma può anche indicare - e questa è la paura
– che se Putin perde la guerra in Ucraina, potrebbe essere disposto a
un'escalation che porti all'uso d'armi nucleari -.
Pensa che trarrebbe qualche importante risultato
militare, se usasse un'arma nucleare tattica? - Non se ne usasse una sola.
Assolutamente no. Dovrebbe ricorrere a un numero significativo, se volesse
usarle contro truppe o basi e depositi militari. Ne servono diverse per avere
un impatto reale. Nella guerra del Golfo del 1991, prima dell'attacco alle
truppe di Saddam Hussein, il Pentagono analizzò come utilizzare armi nucleari
tattiche per distruggerle, e uno dei problemi in cui s'imbatté fu il fatto che
ne servivano diverse. Le ragioni per cui [gli Stati Uniti] non le usarono
furono molte, ma anche in quello scenario ipotetico, scoprirono che la cosa non
era fattibile. E Putin si troverebbe ad affrontare lo stesso dilemma: dovrebbe
usare un certo numero di armi nucleari tattiche per avere davvero un impatto
sul corso della guerra. E quindi tutto dipende da qual è l'obiettivo: un
risultato militare oppure ridurre in uno stato di choc gli ucraini per farli
arrivare alla resa? Si può anche pensare che se l'obiettivo è scioccare
l'Ucraina, la Russia potrebbe distruggere una città o due, ma anche in questo
caso, non ci sono buone opzioni nucleari per Putin in Ucraina, esattamente come
non ce ne sono se l'Occidente volesse rispondere direttamente all'uso di
un'arma atomica in Ucraina. È una situazione veramente complicata -.
Pensa che potrebbe ricorrere a un uso solo
dimostrativo, tipo far esplodere un'arma nucleare tattica sul Mar Nero? - Il
problema con questo scenario è che non ci sarebbe danno a truppe e installazioni
militari, e questo potrebbe avere l'effetto opposto di rendere più forte e determinata
la resistenza Ucraina e la risposta dell'Occidente, portandolo ad aver ancora
più problemi in termini di sanzioni, ulteriore isolamento politico ed economico.
È anche possibile immaginare che alcuni dei suoi migliori Stati amici, come
Cina, India e Brasile, possano dire: 'Basta, Putin è andato troppo oltre'. E
quindi non mi è chiaro se ci guadagnerebbe qualcosa -.
Putin ha il controllo assoluto sul lancio di
un attacco nucleare? - No. Non ha un bottone rosso sulla sua scrivania che
possa schiacciare e farlo partire. Ha bisogno della cooperazione dei militari
russi. Può ordinare un attacco, prendere la decisione come presidente, ma i
suoi militari devono essere d'accordo di volere usare le armi nucleari e se lo
sono, l'ordine deve essere trasmesso alla catena di comando nucleare. Quindi le
armi tattiche devono essere tirate fuori dai siti in cui sono stoccate,
trasportate al fronte, dove verrebbero usate, preparate per il lancio e poi
servirebbe una decisione successiva: l'ordine di procedere, che deve venire da Putin
-.
E ovviamente queste operazioni darebbero un
preavviso... - Sì, ci vorrebbe del tempo e quindi i servizi di intelligence
occidentali ne verrebbero a conoscenza. Ma non è nemmeno chiaro se Putin vorrebbe
che tutto ciò accadesse molto velocemente, nel caso in cui decidesse di usare
armi nucleari. È possibile che preferisca tempi lunghi, in modo che gli ucraini
e l'Occidente sudino freddo mentre prepara una cosa del genere, un'intera
settimana o forse due. Potrebbe preparare una grande scena del genere, in modo
da aumentare la coercizione nei confronti dell'Ucraina e dell'Occidente -.
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