"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

giovedì 20 ottobre 2022

ItalianGhotic. 06 Michele Serra: «Siamo un Paese vecchio, che ha già scelto, da tempo, che Paese essere».

 

Ha scritto Michele Serra in “Il mito di una minoranza” pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 24 di settembre 2022: Dunque. Putin avrebbe dovuto occupare militarmente Kiev, sostituire il governo votato dagli ucraini con un governo "di persone per bene" e poi tornare a Mosca: e tutto questo casino non sarebbe successo. Non lo ha detto un reduce della Legione Straniera, non lo ha detto un pope pazzo, non lo ha detto un cabarettista, non lo ha detto un grossista di polonio. Lo ha detto un signore che è stato per quattro volte il nostro presidente del Consiglio, per lunghi anni oggetto di ammirazione e devozione per milioni di italiani, pochi mesi fa veniva accreditato come possibile candidato al Quirinale, e ancora oggi è parte minoritaria ma rilevante della coalizione che, secondo i sondaggi, andrà al governo. Siccome sono quarant'anni che scriviamo (del tutto inutilmente, e in pochi) che questo signore sta alla democrazia come Landru sta al femminismo, e Wanna Marchi sta alla scienza, ci sentiamo autorizzati a dire che tutto è già successo. È già successo molti anni fa, irrimediabilmente, e dunque niente di nuovo può davvero farci spavento: perché niente sarà mai peggiore di lui. Siamo un Paese vecchio, che ha già scelto, da tempo, che Paese essere. Possiamo riporre un barlume di fiducia solo in chi ha meno di vent'anni, anzi meno di dieci, meglio se non è ancora nato, e finalmente potrà farsi un'idea del mondo per noi inedita, ovvero non scempiata dalla constatazione, umiliante, che siamo stati contemporanei di quel signore, e soprattutto siamo stati contemporanei di chi lo ha votato. A futura memoria, chiediamo solo di essere ricordati come la sprovveduta minoranza che per un attimo credette davvero nel mito della democrazia. Dunque, personalmente ho provato a fare parte di quella “sprovveduta minoranza”. Accidenti a noi! Di seguito, “Il destino del Cavaliere finito all’angolo per mano di una donna” di Filippo Ceccarelli pubblicato sul quotidiano “la Repubblica” del 15 di ottobre ultimo: (…). Quante donne ha "creato" dal nulla Berlusconi! E quante energie ha speso per costruirgli addosso un destino, come in una fiaba, e combinare le loro esistenze sempre rifulgendo in lieta passione e generosa galanteria. A parte mamme e zie suore, la sua figura di maschio si è proiettata su un gran numero di femmine: mogli, ex mogli, amanti del primo e del secondo ciclo di intercettazioni, e poi figlie, deputate e senatrici scelte e fatte anche ministre, e olgettine, gemelline, ape regine, minorenni e così via. C'è tutta una letteratura, drammatica e spassosa a un tempo, sul rapporto tra Silvione e il femminile, nel cui scrigno segreto si scopriva che anche lui, in fondo, era un po' donna, o comunque faceva riferimento alla mitologia androgina, per quanto il povero Bondi la buttasse sul maternale, "è una mamma, il presidente è una mamma!". Ma poi, ritornato in auge e finalmente pregustando il traguardo di Padre della Patria, ecco che un brutto giorno gli si mette di traverso quella piccoletta di An che sempre lui a suo tempo aveva piazzato sulla poltrona dell'ineffabile ministero della Gioventù. "La Trottola" la chiamava con affettuoso paternalismo perché non stava mai ferma; e insomma "la Trottola", che ha vinto le elezioni, prima lo fa girare e girare, anziano, malconcio e frastornato com'è, e poi gli dice: no, io faccio come mi pare e stavolta dei tuoi interessi non me ne importa nulla, prova a metterti contro, vediamo chi ci rimette e comunque non sono ricattabile; con il che la Draghetta, appassionata di fantasy, ha sgominato il vecchio drago - al quale, secondo Veronica moglie, si "offrivano vergini in pasto". E allora, a maggior ragione: forse solo una donna non solo poteva, ma doveva farlo - per quanto all'esito abbia indirettamente e paradossalmente contribuito un'altra donna anch'essa da lui creata, Licia Ronzulli, sulla quale il Cavaliere si era incaponito. Perché la politica non sempre è un'arte feroce, ma quando si rivela tale c'è sempre un motivo che assomiglia a un insegnamento. Così viene in testa l'autunno del 2012, anniversario pieno, quando dopo la caduta e la condanna del Signore di Arcore Giorgia Meloni s'era messa in testa di fare le primarie nel Pdl, ma il Patriarca furbamente traccheggiava: un giorno diceva sì, un altro no, un altro ancora si rifiutava di cacciare i soldi, salvo poi liquidare la pretesa affidando il voto al call-center della "badante" di turno. Ebbene una mattina, con Rampelli e altri giovani ex di An, Meloni andò a fare un presidio sotto la sede di Forza Italia e più tardi raggiunse - inaudito! - Palazzo Grazioli. Qui con maschere bianche, cerotti sulla bocca e cartelli "Basta giravolte, basta dinosauri" la futura prima donna premier si candidò alle primarie, che però non si tennero mai. Il suo slogan era comunque: "Senza paura". I social diffusero anche la sua foto. Un giornalista parlamentare commentò: "Aho', pare bona!". Lei rispose che l'immagine non era "truccata". Poi, forse a riprova del mix di autoritarismo e sensibilità (…), pose la questione: "Ma sono così brutta dal vivo?".

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