Ha scritto il lettore D. C. su “il Fatto Quotidiano”
di oggi, 9 di agosto 2022: Caro "Fatto", caro professor
Orsini, sono un ricercatore in un istituto italiano. Mi occupo di anziani,
attività fisica e salute e scienze sociali. Da anni vivo all'estero. Ho
insegnato in Ucraina, all'Università di Lutsk, la mia ex moglie è Ucraina.
Molti miei amici sono ucraini e ho ospitato alcuni di essi durante le prime
fasi della guerra. Vorrei ringraziarla perché in questo Paese il pensiero
critico sta morendo e lei sta facendo di tutto per continuare a proteggerlo.
Non si può essere uomini di scienza o uomini colti senza farsi domande, senza
mettere in dubbio e senza verificare le fonti. Purtroppo, oggi, chi si fa
qualche domanda in più, chi cerca risposte viene considerato uno stupido, un
no-vax o un putiniano, quando invece sta cercando soltanto di fare chiarezza.
Non capisco come si possa definire stolto uno che si fa domande, quando queste
sono alla base della curiosità scientifica e del progresso. Di contro, si
vorrebbe far credere che la persona "intelligente" dovrebbe fidarsi
alla cieca di ciò che viene detto in tv. Volevo soltanto dirle che capisco
molto bene il suo discorso sull'Ucraina e non lo trovo per niente putiniano,
anzi, lo trovo molto filo-ucraino. Si cerchi di limitare i danni in modo da
salvare la vita di quante più persone possibile, che altrimenti sarebbero
destinate alla morte, data l'impassibilità delle nostre forze politiche, oppure
si agisca in maniera pratica. Ma è inutile dire "facciamo qualcosa"
senza poi fare nulla. A pagare le conseguenze sono solo i poveri ucraini che
aspettano ancora l'arrivo delle truppe americane e europee, perché questo è ciò
che viene detto loro. Molti miei amici sui social chiedono ancora la
"no-fly zone", confidando nel supporto che gli Usa avevano promesso.
Un supporto che non può essere solo morale e qualche arma, perché le armi hanno
bisogno di uomini, altrimenti chi le usa? Sarebbe stato molto più corretto
essere chiari prima del conflitto e dichiarare la nostra impossibilità di
intervento. Forse è stato fatto, ma l'Ucraina ha preferito nasconderlo ai suoi
cittadini?! Non lo so... e non penso si possa discutere in questa lettera.
Volevo solo darle un po' di supporto morale perché credo sia davvero difficile
essere l'inquisito di turno, soprattutto quando il suo messaggio viene deviato
e poi fatto fraintendere. Ps: questo scritto rappresenta solo la mia opinione
personale e non ha nulla a che vedere con il centro per cui lavoro. Di seguito,
“Da Draghi a Biden. Così si manipola
l’opinione pubblica durante le guerre” di Alessandro Orsini pubblicato su “il
Fatto Quotidiano” di oggi: Quando scoppia una guerra, i media che
sostengono i governi coinvolti nell’impresa bellica ricorrono a due strategie
principali per manipolare l’opinione pubblica. La prima consiste nel caricare
d’importanza una serie di fatti secondari. In breve, i media filo-governativi
prendono un fatto che non conta niente e lo trasformano nell’evento dell’anno.
Si prenda il caso della telefonata di Draghi a Putin del 26 maggio. I media
filo-governativi hanno fatto apparire quella telefonata come un evento
importantissimo, ma non era affatto tale. Qual era il fatto importante da far
passare in secondo piano? La risposta è semplice: la decisione di Biden,
annunciata il 10 maggio, di stanziare 40 miliardi di dollari per sostenere la
guerra in Ucraina: una cifra spaventosa che, sommata a quella precedente, ha
portato il totale degli aiuti americani a 54 miliardi. Un altro esempio di
manipolazione dell’opinione pubblica è la dichiarazione di Draghi di volere la
pace in Ucraina. Ecco la manipolazione: da una parte, Draghi appoggia
incondizionatamente la linea di Biden finalizzata a sirianizzare la guerra;
dall’altra, dichiara di volere immediatamente la pace, ma le due cose sono
incompatibili. Questo punto è di fondamentale importanza e dev’essere chiarito.
Stanziare 54 miliardi di dollari per la guerra in Ucraina significa programmare
una guerra perlomeno decennale. I 54 miliardi non vengono donati in un solo
giorno; vengono inviati un po’ alla volta. Ai ritmi attuali, gli Stati Uniti
impiegheranno più di dieci anni prima di esaurire quel fondo colossale. Biden
vuole la guerra e non la pace. Il suo obiettivo dichiarato è il collasso della
Russia attraverso il suo dissanguamento in Ucraina. Un altro esempio di
manipolazione è la storia del finto piano di pace dell’Italia, annunciato il 19
maggio, cui i media filo-governativi hanno attribuito un’importanza enorme. Che
cos’è accaduto? Draghi aveva il problema di nascondere all’opinione pubblica
l’invio di una serie di spaventose macchine di morte, come gli obici FH-70. Con
l’aiuto dei media filo-governativi, il governo Draghi ha spostato l’attenzione
sul suo finto piano di pace, respinto dagli ucraini e ridicolizzato dai russi.
Vedendo il piano di pace, ma non le armi, molti italiani hanno pensato che
Draghi fosse un uomo di pace. Eppure Draghi non ha mai fatto niente per la pace
perché la linea di Biden prevede la guerra. A esser chiari si fa prima: se
Draghi vuole la pace, deve lasciare Biden; se vuole Biden, deve lasciare la
pace. Mentre scriviamo, Biden annuncia l’invio di armi per un miliardo di
dollari. Solleviamo la domanda decisiva: perché i media filo-governativi negano
che l’espansione della Nato abbia avuto un peso nella guerra? La risposta è
semplice: perché esiste la possibilità che nasca un movimento giovanile contro
l’espansione della Nato, un po’ come accadde con la guerra del Vietnam.
L’Italia non può escludere un simile scenario, soprattutto in caso di
escalation nucleare. Tutto questo conduce alla seconda strategia per manipolare
l’opinione pubblica che consiste nel nascondere le cause reali della guerra
sotto un fiume di parole come “libertà” e “democrazia”. Molti giovani hanno
capito che Biden non combatte in Ucraina per la democrazia, altrimenti
lavorerebbe per rovesciare i regnanti dell’Arabia Saudita, a cui ha appena
stretto la mano. Nemmeno Draghi lotta in Ucraina per la libertà, altrimenti non
stringerebbe accordi con le dittature in Algeria, Angola e Mozambico. La Nato
lotta in Ucraina per sé stessa. Ma l’espansione della Nato a est vale la vita
di migliaia di persone? Questa è la domanda che i partiti evitano in questa
campagna elettorale. Chi scrive vuole aiutare l’Ucraina come tutti gli
italiani. Attenzione: una cosa è aiutare l’Ucraina; altro è sirianizzare quella
guerra ovvero condannare gli ucraini a un massacro permanente.
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