"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

martedì 9 agosto 2022

Eventi. 84 «Biden vuole la guerra e non la pace. Il suo obiettivo dichiarato è il collasso della Russia attraverso il suo dissanguamento in Ucraina».

Ha scritto il lettore D. C. su “il Fatto Quotidiano” di oggi, 9 di agosto 2022: Caro "Fatto", caro professor Orsini, sono un ricercatore in un istituto italiano. Mi occupo di anziani, attività fisica e salute e scienze sociali. Da anni vivo all'estero. Ho insegnato in Ucraina, all'Università di Lutsk, la mia ex moglie è Ucraina. Molti miei amici sono ucraini e ho ospitato alcuni di essi durante le prime fasi della guerra. Vorrei ringraziarla perché in questo Paese il pensiero critico sta morendo e lei sta facendo di tutto per continuare a proteggerlo. Non si può essere uomini di scienza o uomini colti senza farsi domande, senza mettere in dubbio e senza verificare le fonti. Purtroppo, oggi, chi si fa qualche domanda in più, chi cerca risposte viene considerato uno stupido, un no-vax o un putiniano, quando invece sta cercando soltanto di fare chiarezza. Non capisco come si possa definire stolto uno che si fa domande, quando queste sono alla base della curiosità scientifica e del progresso. Di contro, si vorrebbe far credere che la persona "intelligente" dovrebbe fidarsi alla cieca di ciò che viene detto in tv. Volevo soltanto dirle che capisco molto bene il suo discorso sull'Ucraina e non lo trovo per niente putiniano, anzi, lo trovo molto filo-ucraino. Si cerchi di limitare i danni in modo da salvare la vita di quante più persone possibile, che altrimenti sarebbero destinate alla morte, data l'impassibilità delle nostre forze politiche, oppure si agisca in maniera pratica. Ma è inutile dire "facciamo qualcosa" senza poi fare nulla. A pagare le conseguenze sono solo i poveri ucraini che aspettano ancora l'arrivo delle truppe americane e europee, perché questo è ciò che viene detto loro. Molti miei amici sui social chiedono ancora la "no-fly zone", confidando nel supporto che gli Usa avevano promesso. Un supporto che non può essere solo morale e qualche arma, perché le armi hanno bisogno di uomini, altrimenti chi le usa? Sarebbe stato molto più corretto essere chiari prima del conflitto e dichiarare la nostra impossibilità di intervento. Forse è stato fatto, ma l'Ucraina ha preferito nasconderlo ai suoi cittadini?! Non lo so... e non penso si possa discutere in questa lettera. Volevo solo darle un po' di supporto morale perché credo sia davvero difficile essere l'inquisito di turno, soprattutto quando il suo messaggio viene deviato e poi fatto fraintendere. Ps: questo scritto rappresenta solo la mia opinione personale e non ha nulla a che vedere con il centro per cui lavoro. Di seguito, “Da Draghi a Biden. Così si manipola l’opinione pubblica durante le guerre” di Alessandro Orsini pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi: Quando scoppia una guerra, i media che sostengono i governi coinvolti nell’impresa bellica ricorrono a due strategie principali per manipolare l’opinione pubblica. La prima consiste nel caricare d’importanza una serie di fatti secondari. In breve, i media filo-governativi prendono un fatto che non conta niente e lo trasformano nell’evento dell’anno. Si prenda il caso della telefonata di Draghi a Putin del 26 maggio. I media filo-governativi hanno fatto apparire quella telefonata come un evento importantissimo, ma non era affatto tale. Qual era il fatto importante da far passare in secondo piano? La risposta è semplice: la decisione di Biden, annunciata il 10 maggio, di stanziare 40 miliardi di dollari per sostenere la guerra in Ucraina: una cifra spaventosa che, sommata a quella precedente, ha portato il totale degli aiuti americani a 54 miliardi. Un altro esempio di manipolazione dell’opinione pubblica è la dichiarazione di Draghi di volere la pace in Ucraina. Ecco la manipolazione: da una parte, Draghi appoggia incondizionatamente la linea di Biden finalizzata a sirianizzare la guerra; dall’altra, dichiara di volere immediatamente la pace, ma le due cose sono incompatibili. Questo punto è di fondamentale importanza e dev’essere chiarito. Stanziare 54 miliardi di dollari per la guerra in Ucraina significa programmare una guerra perlomeno decennale. I 54 miliardi non vengono donati in un solo giorno; vengono inviati un po’ alla volta. Ai ritmi attuali, gli Stati Uniti impiegheranno più di dieci anni prima di esaurire quel fondo colossale. Biden vuole la guerra e non la pace. Il suo obiettivo dichiarato è il collasso della Russia attraverso il suo dissanguamento in Ucraina. Un altro esempio di manipolazione è la storia del finto piano di pace dell’Italia, annunciato il 19 maggio, cui i media filo-governativi hanno attribuito un’importanza enorme. Che cos’è accaduto? Draghi aveva il problema di nascondere all’opinione pubblica l’invio di una serie di spaventose macchine di morte, come gli obici FH-70. Con l’aiuto dei media filo-governativi, il governo Draghi ha spostato l’attenzione sul suo finto piano di pace, respinto dagli ucraini e ridicolizzato dai russi. Vedendo il piano di pace, ma non le armi, molti italiani hanno pensato che Draghi fosse un uomo di pace. Eppure Draghi non ha mai fatto niente per la pace perché la linea di Biden prevede la guerra. A esser chiari si fa prima: se Draghi vuole la pace, deve lasciare Biden; se vuole Biden, deve lasciare la pace. Mentre scriviamo, Biden annuncia l’invio di armi per un miliardo di dollari. Solleviamo la domanda decisiva: perché i media filo-governativi negano che l’espansione della Nato abbia avuto un peso nella guerra? La risposta è semplice: perché esiste la possibilità che nasca un movimento giovanile contro l’espansione della Nato, un po’ come accadde con la guerra del Vietnam. L’Italia non può escludere un simile scenario, soprattutto in caso di escalation nucleare. Tutto questo conduce alla seconda strategia per manipolare l’opinione pubblica che consiste nel nascondere le cause reali della guerra sotto un fiume di parole come “libertà” e “democrazia”. Molti giovani hanno capito che Biden non combatte in Ucraina per la democrazia, altrimenti lavorerebbe per rovesciare i regnanti dell’Arabia Saudita, a cui ha appena stretto la mano. Nemmeno Draghi lotta in Ucraina per la libertà, altrimenti non stringerebbe accordi con le dittature in Algeria, Angola e Mozambico. La Nato lotta in Ucraina per sé stessa. Ma l’espansione della Nato a est vale la vita di migliaia di persone? Questa è la domanda che i partiti evitano in questa campagna elettorale. Chi scrive vuole aiutare l’Ucraina come tutti gli italiani. Attenzione: una cosa è aiutare l’Ucraina; altro è sirianizzare quella guerra ovvero condannare gli ucraini a un massacro permanente.

Nessun commento:

Posta un commento