Ha lasciato scritto Kahlil Gibran in “Il Profeta”: E un vecchio sacerdote disse:
parlaci della religione. Ed egli rispose: (…). Religione non è forse ogni atto
e ogni riflessione, e ciò che non è né atto, né riflessione, ma una continua
meraviglia e sorpresa che scaturisce nell’anima, persino quando le mani spaccano
la pietra o tendono il telaio? Chi può mai separare la sua fede dalle azioni, o
il suo credo dalle sue occupazioni? Chi può mai distribuire le ore davanti a sé
e dire: “Questa per Dio e questa per me; questa per la mia anima, e quest’altra
per il mio corpo?” Tutte le vostre ore sono ali che palpitano attraverso lo
spazio da tutt’uno a tutt’uno. (…). È la vostra vita quotidiana il vostro
tempio e la vostra religione. Ogni qualvolta vi entrate portate con voi il
vostro tutto. Portate l’aratro e la fucina e il mazzuolo e il liuto, le cose
che avete fatto per necessità, o per diletto. Poiché nei vostri sogni a occhi
aperti non potrete andare al di là dei vostri conseguimenti, o al di sotto dei
vostri fallimenti. E con voi portate tutti gli uomini. Poiché nell’adorazione
non potrete volare più in alto delle loro speranze, né avvilirvi oltre la loro
disperazione. E se volete conoscere Dio non siate dunque solutori di enigmi.
Piuttosto guardatevi intorno e lo vedrete giocare coi vostri bambini. E
guardate nello spazio; lo vedrete camminare dentro la nuvola, protendere le
braccia nel lampo e scendere con la pioggia. Lo vedrete sorridere nei fiori,
poi alzarsi per agitare le mani fra gli alberi. Di seguito tratto da "La verità della vita" di Lev
Nikolaevic Tolstoj - Castelvecchi editore (2022) – riportato sul quotidiano “la
Repubblica” - “Pace e pace” – dell’8
di agosto 2022: Il bene e il bello per l'umanità sono ciò che unisce gli uomini.
Ebbene, se i partigiani delle scienze e delle arti avessero davvero come scopo
il bene dell'umanità, non avrebbero ignorato il bene dell'uomo e, così facendo,
avrebbero coltivato solo le scienze e le arti che si prefiggono tale scopo. Non
ci sarebbero scienze giuridiche, scienze militari, scienze economico-politiche,
né finanziarie, che hanno come unico scopo il benessere di alcune nazioni a
discapito di altre. Se il bene fosse stato davvero il criterio della scienza e
delle arti, le ricerche delle scienze positive, del tutto inutili in relazione
al vero bene dell'umanità, non avrebbero mai acquisito l'importanza che hanno;
e lo stesso vale per i prodotti delle nostre arti, buoni al massimo a distrarre
gli oziosi. La saggezza umana non consiste nel conoscere le cose. Perché c'è
un'infinità di cose che si possono sapere; e conoscere il più possibile non
costituisce saggezza. La saggezza umana consiste nel conoscere l’ordine delle
cose che è bene conoscere, - consiste nel saper disporre le proprie conoscenze
secondo la loro importanza. Ora, di tutte le scienze che l'uomo può e deve
conoscere, la principale è la scienza di vivere in modo da fare il minor male e
il massimo bene possibile; e di tutte le arti, quella di saper evitare il male
e produrre il bene con il minor sforzo possibile. Ed ecco che tra tutte le arti
e le scienze che pretendono di servire il bene dell'umanità, la prima delle
scienze e la prima delle arti per importanza non solo non esistono, ma sono
escluse dall'elenco delle scienze e delle arti. Quelle che nel nostro mondo
vengono chiamate scienze e arti sono solo un immenso humbug, una grande
superstizione nella quale di solito incappiamo non appena ci liberiamo
dall'antica superstizione della Chiesa. Per vedere chiaramente la strada che
dobbiamo seguire si deve partire dall'inizio: dobbiamo alzare il cappuccio che
ci tiene caldo, ma che ci copre la visuale. La tentazione è grande. Nasciamo, -
o per lavoro, o meglio per una certa abilità intellettuale, ci issiamo sui
gradini della scala, e ci troviamo tra i privilegiati, i sacerdoti della
civiltà, della Kultur, come dicono i tedeschi; e ci vuole, come per un brahmano
o un prete cattolico, molta sincerità e un grande amore per la verità e per la
bontà per mettere in discussione i princìpi che ci conferiscono questa
posizione di vantaggio. Ma per un uomo serio come voi che si interroga sulla
vita non c'è scelta. Per cominciare a vedere chiaramente, l'uomo deve liberarsi
dalla superstizione in cui si trova, sebbene gli sia vantaggiosa. È una
condizione sine qua non. È inutile discutere con un uomo che si attiene a un certo
credo, anche su un solo punto. Se il campo del suo ragionamento non è completamente
libero, per quanto discuta, per quanto ragioni, non si avvicinerà di un passo
alla verità. Il suo punto fermo bloccherà ogni ragionamento e lo distorcerà.
C'è la fede religiosa, e c'è la fede nella nostra civiltà. Sono del tutto
analoghe. Un cattolico dice: «Io posso ragionare, ma non al di là di ciò che mi
insegnano le Scritture e la tradizione, che detengono la verità intera e
immutabile». Un credente nella civiltà dice: «Il mio ragionamento si ferma
davanti ai dati della civiltà: la scienza e l'arte. La nostra scienza
costituisce la totalità della vera conoscenza dell'uomo. Se non possiede ancora
tutta la verità, la possederà. La nostra arte con le sue tradizioni classiche è
l'unica vera arte». - I cattolici dicono: «Esiste fuori dell'uomo una cosa a sé
stante, come dicono i tedeschi: è la Chiesa». La gente del nostro mondo dice:
«C'è una cosa a sé stante al di fuori dell'uomo: è la civiltà». - È facile per
noi vedere gli errori di ragionamento nelle superstizioni religiose, perché non
le condividiamo. Ma un credente religioso, anche cattolico, è pienamente
convinto che esista una sola vera religione - la sua; gli sembra persino che la
verità della sua religione sia provata dal ragionamento. Lo stesso vale per noi
che crediamo nella civiltà: siamo pienamente convinti che esista una sola vera
civiltà - la nostra; ed è quasi impossibile per noi vedere la mancanza di
logica in ogni nostro ragionamento che vuole provare che, di tutte le epoche e
di tutti i popoli, solo la nostra epoca e quei pochi milioni di uomini che
abitano la penisola chiamata Europa siano in possesso della vera civiltà, fatta
di vere scienze e vere arti. Per conoscere la verità della vita, che è così
semplice, non serve qualcosa di positivo: - una filosofia, una scienza
profonda; - è necessaria una sola qualità negativa: - non avere superstizioni.
Bisogna mettersi nello stato di un bambino, o di un Cartesio, e dire a se
stessi: - Non so niente, non credo a nulla, e non voglio altro che conoscere la
verità della vita che sono costretto a vivere. E la risposta è stata data per
secoli, ed è semplice e chiara. Il mio sentimento interiore mi dice che ho
bisogno del bene, della felicità per me, per me solo. La ragione mi dice: tutti
gli uomini, tutti gli esseri desiderano la stessa cosa. Tutti gli esseri, che
come me sono in cerca della felicità individuale, mi schiacceranno: - questo è
chiaro. Non posso possedere la felicità che desidero; ma la ricerca della
felicità è la mia vita. Non poter possedere la felicità, e non tendervi, non è
vivere.
"I religiosi subiscono il lavaggio del cervello fin dall'infanzia e vengono condizionati in modo da credere di essere induisti, sikh, musulmani, cattolici. Le religioni parlano di amore e di libertà, ma insistono sul condizionamento della mente".(Jiddu Krishnamurti). "Da una certa età in avanti, ognuno è figlio di se stesso e non può più invocare - come alibi - i condizionamenti subiti in precedenza". (Claudio Lamparelli). "Verifica le tue credenze, ti condizionano la vita, nel bene e nel male, vere o false che siano". (Enzo Raffaele). "Gli uomini possono essere manipolati in tutti i modi. Solo la mente disciplinata può davvero discernere la realtà".
RispondiElimina(George Orwell). Grazie per questo post interessantissimo e stupendo che già fa parte di quelli, secondo me, più preziosi. Buona continuazione.