"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

domenica 28 agosto 2022

Notiziedalbelpaese. 78 Luciano Canfora: «Come diceva Tacito, la servitù spontanea resta la peggiore».

Promemoriaelettorale”. Ha scritto Diego Bianchi in “Forza e onore, cacio e pepe” pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 19 di agosto 2022: «Chiederei per cortesia a tutti i sostenitori di @Azione_it di non rispondere agli attacchi. Adesso c'è solo lavoro da fare. Non ho alcuna acredine nei confronti del @pdnetwork. Solo il dispiacere per un'occasione mancata. Forza e onore». "Forza e onore", scrive Calenda a margine dell'ennesimo strappo dal Pd compiuto stavolta a soli cinque giorni di distanza dalla conferenza stampa con Letta che ne sanciva invece l'entrata in coalizione. Avesse scritto «tradizione e distinzione», o «orgoglio e pregiudizio», ma anche «guerra e pace», «cacio e pepe», «pancia a terra e barra dritta», sarebbe stata la stessa cosa, tanto parole e slogan hanno sempre meno senso col passare delle classi dirigenti. Ma anche queste mie parole di senso rischiano di averne pochissimo. Da quando chiuderò queste righe al momento in cui andranno in stampa, sarà successo di tutto. Berlusconi avrà chiesto a Bonelli notizie dell'"agenda Greta", Calenda avrà rilitigato con Renzi per una sporca dozzina di follower, Conte sarà tornato salviniano, Carfagna e Gelmini saranno in lista con Fratoianni, Letta sarà tornato in Francia e Di Maio sarà segretario del Pd. Eppure, per stare alle ultime, c'erano state le strette di mano tra segretari e capigruppo di Azione e Pd, e financo il bacio di Calenda a Letta, il tutto da tramandare ai contemporanei e ai posteri di sinistra o quello che è, che ormai annichiliti spulciano i social alla ricerca della forza per reggere l'onere, se non l'onore, di trovare ancora, malgrado tutto, motivazioni sufficienti per metabolizzare o dimenticare e andare comunque a votare qualcosa il 25 settembre. Ciò che temo si sottovaluti, forse giustamente dato il contesto generale, è che tanto chi entra in coalizione non immaginando chi altro di quella coalizione farà parte, quanto chi stringe accordi fidandosi di un interlocutore recidivo nei vari ripensamenti, rischi di demolire con i fatti e con i tweet ogni presunta capacità di leadership e lungimiranza politica. A destra, intanto, già fanno i caroselli sui social, increduli e consapevoli di come al momento, per stravincere le prossime elezioni, la campagna elettorale non sia nemmeno necessario farla. Prudenza consiglierebbe loro di non muoversi proprio, azzerare le dichiarazioni, cancellare twitter e fare tutto il contrario di quanto sta avvenendo tra i principali esponenti dello schieramento avverso. La buona notizia, forse l'unica per il centrosinistra, è che tutto ciò non avverrà. Come strategia non è un granché, ma sembra la sola possibilità rimasta di limitare i danni. Di seguito, “Il popolo a questo establishment con la puzza sotto il naso in fondo fa un po’ schifo”, intervista di Lorenzo Giarelli a Luciano Canfora pubblicata sul mensile “Millennium” del mese di agosto 2022: (…). Le élite denigrano chi si è opposto a Draghi, deridono i percettori dei sussidi, disprezzano il Parlamento. Si sono appropriate del linguaggio "cattivo" dei populisti? - Questo paradosso esiste. Non posso fare a meno di notare come i due leader di punta a cui guarda Enrico Letta verso il voto del 25 settembre siano quelli che forse si sono portati più avanti in quest'opera di deterioramento. Calenda ama polemizzare e questo lo rende brusco, talvolta con un linguaggio pesante. L'altro giorno gli hanno domandato qualcosa su Paola Taverna e lui ha risposto che non ne avrebbe parlato per ragioni di stomaco. Mi pare una volgarità ingiustificata. Quanto a Renzi, devo dire che da tempo si lascia andare a insulti da osteria -.

Il principio per cui i giovani "devono soffrire" e il reddito di cittadinanza è "una vergogna" ha il suo copyright. - I temi di un sano riformismo sociale sono strumentalmente presentati come estremisti. In Germania hanno approvato una legge per il salario minimo a 12 euro l'ora, notizia che qui è stata nascosta dai principali quotidiani. Eppure la scelta mi sembra chiara: o te ne infischi dei poveri, dici loro che si devono arrangiare e accetti un sistema come quello degli Usa in cui puoi ritrovarti in grande difficoltà da un momento all'altro, oppure devi trovare degli aiuti -.

Anche sulla guerra l'establishment ha liquidato le posizioni pacifiste come manifestazioni di vicinanza alla Russia. - Peggio: lì siamo arrivati alla caccia alle streghe -.

Al Senato, Draghi ha detto di essere lì perché così volevano gli italiani. L'élite confonde sé stessa per il Paese? - Io ho visto un uomo amareggiato, deluso, anche irritato. Gestiva un castello di carte che è andato avanti per un po', anche prendendosi alcuni meriti del governo precedente, ma poi i nodi sono venuti al pettine. E Draghi ha dimostrato di non essere capace di mediare: sarà un bravo economista, ma è un pessimo politico -.

Beppe Sala ha parlato di un Parlamento senza competenze che non si merita Draghi, Calenda se l'è presa con quel "branco di cialtroni" che ha fatto cadere il governo e lo stesso Draghi non si è certo distinto per il coinvolgimento delle Camere e dei partiti, su cui sono volati sopra la testa oltre 50 voti di fiducia in 17 mesi. Possibile che si possa svilire così il ruolo del Parlamento? - Facciamo una premessa. A dicembre fu Draghi a dire che il suo compito era sostanzialmente esaurito perché il governo aveva fatto quello per cui era stato chiamato. Un'uscita infelice che doveva servire come messaggio ai partiti in vista dell'elezione del presidente della Repubblica. Ora: se era vero quel che ha detto Draghi, come mai adesso tutti strillano indignati contro quelli che hanno fatto cadere il governo? Mi sembra buffo -.

Forse è facile sparare su questo Parlamento. - L'origine dei mali è l'articolo 67 della Costituzione, che sancisce il principio dell'assenza del vincolo di mandato. Ormai siamo arrivati a casi estremi, con un cambio di casacca ogni due eletti. E poi ci chiediamo perché il Parlamento è squalificato? Un Parlamento dove centinaia di eletti cambiano partito per seguire il proprio comodo dà il fianco al go-verno perché lo tratti nel modo in cui abbiamo visto. Fare qualcosa contro il trasformismo dovrebbe essere una priorità -.

L'astensione alle stelle è la conseguenza naturale di tutto ciò? - Da quando le élite hanno iniziato a parlare di populismo mi è parso chiaro che in fondo a loro questo popolo fa un po' schifo. In Italia abbiamo milioni di poveri che non hanno rappresentanza. Lo dico senza entusiasmo nel cuore, ma soltanto la Cgil e gli altri sindacati coprono in parte il bisogno di questa parte di popolazione di avere qualcuno che ne raccolga la voce. Ma è una surroga rispetto al dovere dei partiti -.

Nel 2013 e nel 2018 il voto "di protesta" e dei più deboli andò soprattutto ai 5 Stelle. Adesso dove andranno quei voti? - Molti si asterranno, qualcuno andrà con Giorgia Meloni dopo che per un periodo era stato Salvini a intercettare le classi più povere. A loro modo, Lega e FdI sono due partiti che hanno conservato una struttura e una buona capacità di ascolto sui territori. Infatti riescono a capire meglio di altri l'aria che tira nel Paese -.

E il Pd? Non pervenuto? - Mi ricordo che quando Maurizio Martina era segretario, a un certo punto annunciò di voler portare le riunioni della segreteria nelle periferie. Fece un paio di incontri, poi la cosa fu archiviata. Oggi il Pd è forse il partito che più rappresenta il concetto di élite con la puzza sotto il naso. Incarnano alla perfezione il distacco della politica dalla plebe. All'interno del partito c'è una parte più progressista - mi vengono in mente Andrea Orlando e Peppe Provenzano- ma quando azzardano a parlare di sociale o indicano la via di un'alleanza coi S Stelle sono guardati come reprobi -.

Élite sono anche certi giornali. Che ruolo hanno in questa fase? - Sono gruppi dirigenti che si parlano tra loro, non è più qualcosa rivolto ai normali lettori. E poi, durante il governo Draghi e nei giorni della sua caduta, i giornali mi hanno spinto a domandarmi più volte che cosa li portasse a essere così servili. Avevano già vinto, c'è un governo come piaceva a loro, che bisogno c'era di auto-suggestionarsi in quel modo? Come diceva Tacito, la servitù spontanea resta la peggiore -.

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