“Promemoriaelettorale”. Ha scritto Diego Bianchi
in “Forza e onore, cacio e pepe”
pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 19 di agosto 2022: «Chiederei
per cortesia a tutti i sostenitori di @Azione_it di non rispondere agli
attacchi. Adesso c'è solo lavoro da fare. Non ho alcuna acredine nei confronti
del @pdnetwork. Solo il dispiacere per un'occasione mancata. Forza e onore».
"Forza e onore", scrive Calenda a margine dell'ennesimo strappo dal
Pd compiuto stavolta a soli cinque giorni di distanza dalla conferenza stampa
con Letta che ne sanciva invece l'entrata in coalizione. Avesse scritto
«tradizione e distinzione», o «orgoglio e pregiudizio», ma anche «guerra e
pace», «cacio e pepe», «pancia a terra e barra dritta», sarebbe stata la stessa
cosa, tanto parole e slogan hanno sempre meno senso col passare delle classi
dirigenti. Ma anche queste mie parole di senso rischiano di averne pochissimo.
Da quando chiuderò queste righe al momento in cui andranno in stampa, sarà
successo di tutto. Berlusconi avrà chiesto a Bonelli notizie dell'"agenda
Greta", Calenda avrà rilitigato con Renzi per una sporca dozzina di
follower, Conte sarà tornato salviniano, Carfagna e Gelmini saranno in lista
con Fratoianni, Letta sarà tornato in Francia e Di Maio sarà segretario del Pd.
Eppure, per stare alle ultime, c'erano state le strette di mano tra segretari e
capigruppo di Azione e Pd, e financo il bacio di Calenda a Letta, il tutto da
tramandare ai contemporanei e ai posteri di sinistra o quello che è, che ormai
annichiliti spulciano i social alla ricerca della forza per reggere l'onere, se
non l'onore, di trovare ancora, malgrado tutto, motivazioni sufficienti per
metabolizzare o dimenticare e andare comunque a votare qualcosa il 25
settembre. Ciò che temo si sottovaluti, forse giustamente dato il contesto
generale, è che tanto chi entra in coalizione non immaginando chi altro di
quella coalizione farà parte, quanto chi stringe accordi fidandosi di un
interlocutore recidivo nei vari ripensamenti, rischi di demolire con i fatti e
con i tweet ogni presunta capacità di leadership e lungimiranza politica. A
destra, intanto, già fanno i caroselli sui social, increduli e consapevoli di
come al momento, per stravincere le prossime elezioni, la campagna elettorale
non sia nemmeno necessario farla. Prudenza consiglierebbe loro di non muoversi
proprio, azzerare le dichiarazioni, cancellare twitter e fare tutto il
contrario di quanto sta avvenendo tra i principali esponenti dello schieramento
avverso. La buona notizia, forse l'unica per il centrosinistra, è che tutto ciò
non avverrà. Come strategia non è un granché, ma sembra la sola possibilità
rimasta di limitare i danni. Di seguito,
“Il popolo a questo establishment con la puzza sotto il naso in fondo
fa un po’ schifo”, intervista di Lorenzo Giarelli a Luciano Canfora
pubblicata sul mensile “Millennium” del mese di agosto 2022:
(…).
Le élite denigrano chi si è opposto a Draghi, deridono i percettori dei
sussidi, disprezzano il Parlamento. Si sono appropriate del linguaggio
"cattivo" dei populisti? - Questo paradosso esiste. Non posso fare a
meno di notare come i due leader di punta a cui guarda Enrico Letta verso il
voto del 25 settembre siano quelli che forse si sono portati più avanti in
quest'opera di deterioramento. Calenda ama polemizzare e questo lo rende
brusco, talvolta con un linguaggio pesante. L'altro giorno gli hanno domandato
qualcosa su Paola Taverna e lui ha risposto che non ne avrebbe parlato per
ragioni di stomaco. Mi pare una volgarità ingiustificata. Quanto a Renzi, devo
dire che da tempo si lascia andare a insulti da osteria -.
Il principio per cui i giovani "devono
soffrire" e il reddito di cittadinanza è "una vergogna" ha il
suo copyright. - I temi di un sano riformismo sociale sono strumentalmente
presentati come estremisti. In Germania hanno approvato una legge per il
salario minimo a 12 euro l'ora, notizia che qui è stata nascosta dai principali
quotidiani. Eppure la scelta mi sembra chiara: o te ne infischi dei poveri,
dici loro che si devono arrangiare e accetti un sistema come quello degli Usa
in cui puoi ritrovarti in grande difficoltà da un momento all'altro, oppure
devi trovare degli aiuti -.
Anche sulla guerra l'establishment ha
liquidato le posizioni pacifiste come manifestazioni di vicinanza alla Russia.
- Peggio: lì siamo arrivati alla caccia alle streghe -.
Al Senato, Draghi ha detto di essere lì
perché così volevano gli italiani. L'élite confonde sé stessa per il Paese? -
Io ho visto un uomo amareggiato, deluso, anche irritato. Gestiva un castello di
carte che è andato avanti per un po', anche prendendosi alcuni meriti del
governo precedente, ma poi i nodi sono venuti al pettine. E Draghi ha
dimostrato di non essere capace di mediare: sarà un bravo economista, ma è un
pessimo politico -.
Beppe Sala ha parlato di un Parlamento senza
competenze che non si merita Draghi, Calenda se l'è presa con quel "branco
di cialtroni" che ha fatto cadere il governo e lo stesso Draghi non si è
certo distinto per il coinvolgimento delle Camere e dei partiti, su cui sono
volati sopra la testa oltre 50 voti di fiducia in 17 mesi. Possibile che si
possa svilire così il ruolo del Parlamento? - Facciamo una premessa. A dicembre
fu Draghi a dire che il suo compito era sostanzialmente esaurito perché il
governo aveva fatto quello per cui era stato chiamato. Un'uscita infelice che
doveva servire come messaggio ai partiti in vista dell'elezione del presidente
della Repubblica. Ora: se era vero quel che ha detto Draghi, come mai adesso
tutti strillano indignati contro quelli che hanno fatto cadere il governo? Mi
sembra buffo -.
Forse è facile sparare su questo Parlamento.
- L'origine dei mali è l'articolo 67 della Costituzione, che sancisce il
principio dell'assenza del vincolo di mandato. Ormai siamo arrivati a casi
estremi, con un cambio di casacca ogni due eletti. E poi ci chiediamo perché il
Parlamento è squalificato? Un Parlamento dove centinaia di eletti cambiano
partito per seguire il proprio comodo dà il fianco al go-verno perché lo tratti
nel modo in cui abbiamo visto. Fare qualcosa contro il trasformismo dovrebbe
essere una priorità -.
L'astensione alle stelle è la conseguenza
naturale di tutto ciò? - Da quando le élite hanno iniziato a parlare di
populismo mi è parso chiaro che in fondo a loro questo popolo fa un po' schifo.
In Italia abbiamo milioni di poveri che non hanno rappresentanza. Lo dico senza
entusiasmo nel cuore, ma soltanto la Cgil e gli altri sindacati coprono in
parte il bisogno di questa parte di popolazione di avere qualcuno che ne raccolga
la voce. Ma è una surroga rispetto al dovere dei partiti -.
Nel 2013 e nel 2018 il voto "di
protesta" e dei più deboli andò soprattutto ai 5 Stelle. Adesso dove
andranno quei voti? - Molti si asterranno, qualcuno andrà con Giorgia Meloni
dopo che per un periodo era stato Salvini a intercettare le classi più povere.
A loro modo, Lega e FdI sono due partiti che hanno conservato una struttura e
una buona capacità di ascolto sui territori. Infatti riescono a capire meglio
di altri l'aria che tira nel Paese -.
E il Pd? Non pervenuto? - Mi ricordo che
quando Maurizio Martina era segretario, a un certo punto annunciò di voler
portare le riunioni della segreteria nelle periferie. Fece un paio di incontri,
poi la cosa fu archiviata. Oggi il Pd è forse il partito che più rappresenta il
concetto di élite con la puzza sotto il naso. Incarnano alla perfezione il
distacco della politica dalla plebe. All'interno del partito c'è una parte più
progressista - mi vengono in mente Andrea Orlando e Peppe Provenzano- ma quando
azzardano a parlare di sociale o indicano la via di un'alleanza coi S Stelle
sono guardati come reprobi -.
Élite sono anche certi giornali. Che ruolo
hanno in questa fase? - Sono gruppi dirigenti che si parlano tra loro, non è
più qualcosa rivolto ai normali lettori. E poi, durante il governo Draghi e nei
giorni della sua caduta, i giornali mi hanno spinto a domandarmi più volte che
cosa li portasse a essere così servili. Avevano già vinto, c'è un governo come
piaceva a loro, che bisogno c'era di auto-suggestionarsi in quel modo? Come
diceva Tacito, la servitù spontanea resta la peggiore -.
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