“Storiedivitediverse” 1. Ha scritto Concita De Gregorio in “Il passaggio di Narnia” – pubblicato sul settimanale “d” del quotidiano “la Repubblica” del 20 di agosto 2022 – di una “stagione della vita” vissuta o quanto meno inseguita, caparbiamente ricercata nelle memorie, negli oggetti, nelle voci, nelle mura delle vecchie dimore – di campagna meglio – memorie che, con esse rase al suolo per i nuovi progetti, sono destinate a scomparire dalle affannose attenzioni correnti poiché non amorevolmente più accarezzate e puerilmente ricercate.
“Storiedivitediverse” 2. Ha riportato Umberto Galimberti in “Nichilismo cosmico” la lettera del giovine lettore A. M. pubblicata sullo stesso settimanale “d” del 20 di agosto ultimo: Ho 19 anni. E ascoltandola mi sfugge come la condizione nichilista che lei descrive possa assurgere a tratto esclusivo e distintivo dei giovani di oggi. Penso al mal du siècle dei giovani de/XIX secolo, oppure allo smarrimento, alla delusione, all'incomprensione dei giovani della Beat Generation Dean Moriarty e Sai Paradise, i due protagonisti di Sulla strada di Kerouac, sono, infin dei conti, alla ricerca di un significato che nemmeno esiste. Solo dopo aver macinato migliaia di chilometri capiscono che un senso non c'è, e se c'è, sta nella strada che porta al nulla, perché è la strada che detiene il mistero dell'eterno assoluto presente. Ed è in quell'assoluto presente che Dean e Sai perdono lo scopo, perdono il perché. Non è forse il giovane un oggetto sacro che esula dal suo tempo specifico, per cui la caduta nel nulla non è il tratto specifico dei giovani d'oggi? Ha così risposto Umberto Galimberti al giovine Suo lettore: Quando malinconicamente pensiamo che il nulla racchiuda il senso della vita, allora dovremmo sporgere lo sguardo in modo più profondo e abissale e scopriremo che la vita, e con lei la storia, non sono attraversate da alcun senso. Se ho capito bene la sua lettera, il nichilismo di cui lei parla fa impallidire il nichilismo di cui parlo io, quando descrivo l'attuale condizione giovanile come una condizione caratterizzata da un futuro imprevedibile che non retroagisce come motivazione, come invece accadeva alla mia generazione quando il futuro sembrava esser lì ad aspettarci, e guardarlo motivava immediatamente l'impegno e la voglia di viverlo. Oggi, invece, come scrive Nietzsche: "Manca lo scopo, manca la risposta al perché". Perché devo impegnarmi, perché devo studiare o lavorare e, al limite, perché devo stare al mondo se il futuro non è più una promessa ma, come dice Miguel Benasayag, una minaccia? Non è forse proprio per difendersi dall'angoscia che i giovani avvertono quando sporgono il loro sguardo sul futuro a indurli a bere senza misura o a drogarsi, non tanto per il piacere che alcool e droga possono dare, quanto per anestetizzarsi dall'angoscia del futuro, per cui vivono l'assoluto presente, in presa diretta ventiquattro ore su ventiquattro? Al pari di lei anch'io sostengo che la giovinezza ha qualcosa di sacro, perché nell'arco della vita rappresenta quell'età in cui si ha il massimo della potenza biologica, il massimo della potenza sessuale, il massimo della potenza ideativa, se è vero che Leopardi ha scritto L'Infinito a 21 anni, Einstein ha trovato la sua formula a 24, gli ideatori di Google e di Appie in quell'età hanno ideato quel mondo virtuale che noi oggi tutti abitiamo. E se questo è vero, una società che non impiega i giovani e tutta quella potenza che la natura ha dato loro, come può pensare di avere futuro? Ma lei guarda a un livello più abissale del mio, perché il mio sguardo non oltrepassa l'orizzonte della storia e constata che per i giovani d'oggi è difficile reperire un senso della loro esistenza. Lei invece guarda a partire dalla natura, che, essendo del tutto indifferente alla vicenda umana, assiste al succedersi delle generazioni, ognuna delle quali porta con sé quell'età sacra che è la giovinezza, per poi spegnersi onde lasciare il posto alla generazione successiva che a sua volta si spegnerà, dove ciò che si celebra non è più la storia, ma l'eterno ciclo del tempo che ripete se stesso senza ragione e senza perché, quindi senza che un senso sia da qualche parte reperibile. Qualunque sia la strada che ogni generazione intraprende per trovarlo alla fine c'è il nulla. Il suo sguardo non è dissimile da quello di Goethe là dove scrive. "Natura! Viviamo nel suo seno e le siamo estranei. Sembra che abbia puntato tutto sull'individualità, eppure niente le importa degli individui. In essa è eterna vita, divenire e moto, e tuttavia non progredisce. Il suo spettacolo è sempre nuovo, perché essa crea sempre nuovi spettatori. La vita è la sua invenzione più bella e la morte è il suo artificio per avere molta vita. Non conosce né passato né futuro. Il presente è la sua eternità". Convenga con me che, da questo punto di vista non c'è alcun senso da reperire. Ma forse questo sguardo che lei, con Goethe, propone sarebbe bene che tutti noi lo tenessimo presente ogni volta che ci angosciamo e ci distruggiamo perché non otteniamo quello che il nostro Io vuole.
"Tutti i cambiamenti anche i più attesi, hanno la loro malinconia, perché ciò che lasciamo dietro di noi è parte di noi stessi, dobbiamo morire in una vita prima di poter entrare in un ' altra". (Anatole France). "C' è solo una costante nella vita : il cambiamento. Se resistiamo al cambiamento soffriremo inutilmente. Dobbiamo accettare che tutto cambi : le persone, le situazioni, i sentimenti, la vita. E dobbiamo accettarlo come un albero fa con il vento : piegandosi, ma non spezzandosi ". (Anonimo). " Il cambiamento non è mai doloroso, solo la resistenza al cambiamento lo è ". (Buddha). " Si guarisce, si guarisce da tutto. Dalle assenze, dai ricordi, dalle dipendenze. Col tempo, non si elimina, si accantona, si fa da parte. Ti accorgi che, quello da cui non sapevi staccarti, quello per cui avresti creduto di morire senza, non è più insostituibile. Indispensabile. Perché, si sa, tutto passa, anche se niente si dimentica ". (Anonimo). "Non siamo i personaggi di una favola a lieto fine, siamo anime tormentate, condannate a vagare sulla terra senza pace e senza motivo, abbiamo il fuoco che ci brucia dentro e il vuoto attorno ". (Lucrezia Beha). " Annullate spazio e tempo nutrendovi d'amore ".(Carlo Prevale). Grazie, carissimo Aldo, per l'opportunità che mi regali con la condivisione di tanti tuoi preziosi post, come questo, perché mi sono di grande aiuto in quella difficile impresa che è la conoscenza del mio vero sè... Buona continuazione.
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