"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

mercoledì 27 luglio 2022

Piccolegrandistorie. 27 «A un certo punto lo vedo passeggiare davanti a tutti, come un Cristo fra le macerie. La sua figura minuta, sulle rovine».

 

Tratto da “La scorta di Enrico” di Luca Telese – Solferino editore, pagg. 416, euro 22 – riportato su “il Fatto Quotidiano” – “Ed Enrico dice alla scorta: Sisma a Napoli, andiamo” – di oggi mercoledì 27 di luglio 2022: “Enrico posso parlarti?" Al telefono della macchina è una voce inconfondibile. È Antonio Bassolino. "Cosa succede?". Non era normale che una chiamata arrivasse in macchina così. Di domenica. Non era normale quella voce (È il 23 novembre 1980 e racconta Bassolino). "Ero a casa, leggevo: improvvisamente tutto iniziò a ballare. Mia moglie mi grida: 'Antonio!' e poi corre in camera, avvolge nostro figlio in un asciugamano e scappa. Io ammiro la sua prontezza di riflessi, maledico che non posso seguirla. Mi attacco al telefono e inizio a chiedere notizie a tutti i compagni delle federazioni e delle province. Quelle che emergono sembrano le descrizioni di una tragedia biblica (...). Ma i soccorsi non arrivano". Il punto è che i media ignorano la catastrofe. Anzi, accade di peggio: "Ricordo il Tgl di quella sera" spiega Bassolino "che relegava il terremoto alla sesta notizia, per di più sbagliando: 'Grave scossa a Eboli, provincia di Potenza'". (...). Così Bassolino chiama Botteghe Oscure. Gli passano Pio La Torre (...). Bassolino gli dice: "È una catastrofe". La Torre ribatte: "Fatti un'idea. Poi informa il segretario". Bassolino esce di casa. Prima va a vedere cosa è accaduto a moglie e figlio. Li trova in piazza. (...). "Corro a piedi all'Unità, Napoli è nel caos: donne in fuga dai Quartieri Spagnoli, disperate con i figli in braccio, grida...". Con due giornalisti della redazione, Rocco DiBlasi e Vito Faenza, va in auto a cercare l'epicentro. (...). Non c'è più nulla. L'ospedale nuovo è accartocciato su se stesso, con le persone sotto e la gente che scava con le mani. "Niente soccorsi, lo Stato non c'era più" conclude Bassolino. "Chiamo Berlinguer e gli dico: 'Enrico, ci sono migliaia di morti", Ed ecco a cosa servivano i partiti, la politica, le scorte, i militanti, in un'Italia che oggi non esiste più. Menichelli (membro della scorta di Berlinguer) ricorda che stavano tornando a casa. E che Berlinguer chiede agli uomini che sono con lui: "So che siamo stanchi. Mi spiace. Ma debbiamo andare a Napoli". Subito dopo fa un'altra cosa, che si rivelerà decisiva. Chiama Sandro Pertini: "La situazione è drammatica" dice al presidente della Repubblica. Pertini non aspetta un minuto e fa una sfuriata storica, con un celebre intervento in diretta al Tg2: "Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora adesso dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi. Lo Stato deve intervenire subito". In un Paese che non ha ancora capito la gravità dei fatti, persino l'inquilino del Quirinale viene sommerso dalle critiche. (...). Pertini è inarrestabile: nonostante il parere contrario di Forlani, del Consiglio dei ministri e dei suoi consiglieri parte in elicottero sui luoghi della tragedia. Anche il segretario e la scorta sono partiti da Roma. (...). Molti di quelli che incontrano nella loro via crucis piangono e applaudono quel corteo: è uno scenario incredibile. Berlinguer non dice nulla. Bassolino rimane colpito da un'immagine: "A un certo punto lo vedo passeggiare, in controluce, davanti a tutti, come un Cristo fra le macerie. La sua figura minuta, sulle rovine". Anche Otto Grassi (membro della scorta) ricorda quel giorno. (...). E poi per lui c'è la preoccupazione della sicurezza. "La notte, date le condizioni, ci dobbiamo dividere perché non c'è una sistemazione che possa andare per tutti. Io mi ritrovo a dormire solo in una stanza con Berlinguer che riposa in quella a fianco. "Un pensiero lo tormenta. E se arrivassero degli estranei? E se qualcuno pensasse di poter colpire il segretario? È stanco per il viaggio e ha paura di addormentarsi. Così gli viene un'idea. Bussa alla porta di Berlinguer e gli chiede se può dargli i giornali della sua mazzetta. (...). Otto agguanta il pacco, esce, inizia a sfilare le doppie paginone una a una, e poi le piega come si fa con gli origami per dar loro forma evo-lume. Le distribuisce nel corridoio, tappezzando il pavimento. Quando ha finito, si è formato un tappeto di carta di due strati, che parte dalla porta dall'ascensore e non si può superare in alcun modo, se si tenta di arrivare alla stanza del segretario. Se qualcuno, invece di calpestarli, cercasse di raccogliere i fogli, sarebbe comunque costretto a fare rumore. Otto sa bene di avere un sonno leggerissimo e si mette sul letto vestito, estraendo la pistola dall'ascellare e tenendola sotto il cuscino. (...). Di prima mattina, un rumorino quasi impercettibile. Otto tende l'orecchio. Poi il suono di un passo. Esce nel corridoio con la pistola puntata su una sagoma: un uomo che di spalle si sta avvicinando alla porta di Berlinguer: "Tu adesso, bello, ti fermi, posi tutto quello che hai in mano, e ti volti, con le braccia bene in vista, così non si fa male nessuno". La sagoma si ferma. Si gira, e poi si illumina di un sorriso: "Ho pensato di portare i giornali a Enrico". È Antonio Bassolino.

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