"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

lunedì 25 luglio 2022

Piccolegrandistorie. 26 «Non appena andai a lavorare in libreria, smisi di comprare libri. Il dolce profumo della carta che si deteriora non mi attira più».

 

Tratto da “Buoni libri cattivi libri” di George Orwell – edito da “elliot”, pagg. 144, euro 16 – riportato su “il Fatto Quotidiano” – “La fattoria degli animali in libreria: “Matti e snob” – del 20 di luglio 2022: Quando lavoravo in un negozio di libri usati (chi non lo ha mai fatto lo immagina come una sorta di paradiso dove signori attempati non fanno che curiosare per un'eternità tra gli in-folio rilegati in pelle di vitello) la cosa che soprattutto mi colpiva era la rarità dei veri bibliofili. La nostra libreria aveva un assortimento di eccezionale interesse, eppure dubito che anche solo il dieci per cento dei nostri clienti sapesse distinguere un buon libro da uno brutto. Gli snob delle prime edizioni erano molto più comuni degli amanti della letteratura; gli studenti orientali che tiravano sul prezzo dei manuali economici lo erano ancora di più, e le donne dall'aria svampita che cercavano regali di compleanno per i nipoti erano le più comuni di tutti. Molte delle persone che venivano da noi appartenevano a una tipologia umana che si rivela ovunque una seccatura ma per la quale la libreria rappresenta un'occasione speciale. Per esempio, la cara vecchietta che "vuole un libro per un invalido" (una richiesta molto diffusa, questa) e l'altra cara anziana signora che nel 1897 aveva letto un libro così bello e si chiede se si possa trovarle una copia. Sfortunatamente non si ricorda il titolo, né il nome dell'autore, né di cosa parlasse il libro, però si ricorda che aveva una copertina rossa. Ma in aggiunta a questi, esistono altri due tipi ben noti di scocciatore dai quali è frequentata ogni libreria dell'usato. Uno è la persona in declino che ha un odore di crosta di pane vecchio e viene ogni giorno, talora più volte nel corso della giornata, tentando di venderti libri scadenti. L'altro è la persona che ordina grosse quantità di libri che non ha la minima intenzione di pagare... Meno della metà della gente che ordinava i libri ritornava da noi. All'inizio la cosa mi sconcertava. Cosa li aveva spinti a farlo? Entravano a chiedere libri rari e costosi, ci facevano promettere un'infinità di volte di tenerglieli, per poi svanire e non far mai più ritorno. Tuttavia molti di loro erano dei palesi paranoici, è evidente. Erano soliti parlare di sé in maniera grandiosa e raccontare le storie più stravaganti per spiegare come gli era capitato di ritrovarsi fuori casa e senza un soldo - storie alle quali, in più occasioni, sono convinto che loro stessi credessero. In una città come Londra, per strada si trova sempre un'abbondanza di matti non del tutto dichiarati tali che tende a gravitare verso le librerie, perché la libreria è uno dei pochi posti dove bighellonare a lungo senza spendere un soldo. Alla fine si arriva a riconoscere questa gente quasi a colpo d'occhio. Pur con tutta quella spacconeria, in loro c'è qualcosa di stantio e privo di scopo. Spesso, quando ci ritrovavamo alle prese con un palese paranoico, mettevamo da parte i libri che ci aveva chiesto per poi rimetterli negli scaffali nel momento in cui se ne andava. Nessuno di loro, notai, aveva mai tentato di portarsi via un libro senza pagarlo; il solo ordinarli bastava - gli dava, credo, l'illusione di star spendendo soldi veri. Come molte librerie dell'usato, avevamo varie attività parallele. Vendevamo macchine da scrivere di seconda mano e francobolli - francobolli usati, voglio dire. I collezionisti di francobolli sono una razza strana, silenziosa, simile a un pesce, di tutte le età, ma solo di sesso maschile; le donne, a quanto pare, non riescono a vedere il peculiare fascino di incollare pezzetti di carta colorata negli album. Vendevamo anche oroscopi da sei penny redatti da qualcuno che sosteneva di aver predetto il terremoto giapponese... Facevamo un bel po' di affari con i libri per bambini, perlopiù "rimanenze". I libri moderni per bambini sono oggetti piuttosto orribili, soprattutto quando li si guarda nell'insieme... A Natale passiamo giorni febbrili alle prese con i biglietti di auguri e i calendari, che sono cose noiose da vendere, ma un buon affare per tutta la durata delle feste. Provavo interesse nel vedere il brutale cinismo col quale viene sfruttato il sentimento cristiano. I rappresentanti delle aziende di biglietti natalizi solevano venire con i loro cataloghi già a giugno... Ma la nostra principale attività secondaria era la biblioteca: come devono piacere ai ladri di libri queste biblioteche! È il reato più facile al mondo quello di prendere in prestito un libro per due penny in un negozio, rimuovere l'etichetta e venderlo in un altro negozio per uno scellino. Ciononostante chi vende libri di solito trova che gli rende di più avere un certo numero di libri rubati piuttosto che far fuggire i clienti chiedendo una cauzione... Mi piacerebbe fare il libraio di professione? Nel complesso, no... Il vero motivo per cui non mi piacerebbe stare nell'editoria tutta la vita è che mentre ci stavo ho perso il mio amore per i libri. Un libraio deve raccontare bugie sui libri, e farlo gliene accresce l'avversione; ancora peggiore è il tatto che li spolvera in continuazione e li trasporta avanti e indietro. Non appena andai a lavorare in libreria, smisi di comprare libri. Il dolce profumo della carta che si deteriora non mi attira più. Nella mia testa è troppo stretta l'associazione con i clienti paranoici e i mosconi morti.

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