"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 9 luglio 2022

Dell’essere. 51 «Viviamo in un'epoca in cui districarsi nel mondo, averne una concezione, oltretutto condivisa, è diventato impossibile».

“Della irrilevanza delle opinioni”. Ha scritto Evelina Santangelo in “Limite” pubblicato sul settimanale “L’Espresso” del 3 di luglio 2022: Oggi viviamo nel tempo in cui «tutte le opinioni sono vere» per dirla con il sofista Protagora. La tecnologia con gli smartphone ha eliminato dalla nostra quotidianità la fatica dell’apprendimento. E in Rete troviamo, almeno in potenza, tutto lo scibile umano. Peccato che averlo a disposizione non significhi affatto possederlo. E comunque quale migliore "illusione di sapere" che andare in giro con tutto lo scibile umano in tasca? Fine della mediazione culturale, dei maestri, della distinzione tra continua verifica e intrattenimento, tra ozioso scorrere pagine digitali e ricerca a fini conoscitivi. Sì, perché sapere o conoscere non coincidono con l'accumulo illimitato di informazioni come invita a fare la Rete, da consultare rapsodicamente senza un metodo, un'ipotesi da verificare, un senso da ricercare. Eppure viviamo in un'epoca in cui districarsi nel mondo, averne una concezione, oltretutto condivisa, è diventato impossibile. O comunque necessita di un sapere non illimitato, ma vasto, aperto, fondato su sinergie di saperi, su comunità scientifiche che si verificano vicendevolmente, consapevoli dei limiti, dei margini di errore, della capacità mimetica dell'impostura tra le imperanti falsificazioni. Invece sperimentiamo un dilettantismo di massa che proprio perché fragile cerca alleati e credibilità nella ripetizione ossessiva come fosse un mantra. Un surrogato di sapere che si avvale anche di una buona dose di violenza perché, non avendo senso del limite, si crede indiscutibile, assoluto, potente, garantito dalla quantità di fedeli. Di seguito, “Dagli influenti agli influencer” di Filippo Ceccarelli, pubblicato sul settimanale “il Venerdì di Repubblica” del 24 di giugno ultimo: (…). Fra passato e distopia torna utile il vecchio dizionario etimologico che rimanda al verbo latino "in-fluere", scorrere dentro, pure avvisando che il primo a parlare di influssi politici, patologici e astrologici fu - guarda guarda - fra Girolamo Savonarola. Così quando, cinque secoli dopo, Andreotti fu chiamato a dar conto della cinica massima sul potere che logora chi non ce l'ha, ecco, sembra proprio di ricordare che "il Divo" cercò di togliersi d'impaccio sostenendo che in verità non solo i politici disponevano del potere, ma sempre più spesso questo sarebbe toccato a figure esterne capaci di esercitare un'indubbia "influenza" - eccotela là - sulla vita pubblica. Tutto lascia credere che oggi Andreotti non direbbe "gli influencer", preferendo semmai "gli influenti" - che peraltro non suona affatto male. Come tutte le trasformazioni epocali la loro ascesa è inscritta nel cammino della Storia, tanto più sostenuto quanto inavvertito; per cui la pressione senza regole verso l'inesauribile e l'illimitato è figlia sì del salto tecnologico, ma anche del primato dell'economia, della pubblicità e degli spettacoli, alla faccia del conflitto d'interessi. Senza Berlusconi, d'altra parte, non ci sarebbe stato Renzi, e senza Renzi non avremmo né Grillo né Salvini; di qui la catena dell'avvicendamento porta al partito dei Ferragnez, (…). A proposito l'autore cita a buon diritto la "connessione emotiva" che necessariamente si stabilisce tra gli influenti e i loro seguaci-consumatori; ma di nuovo l'espressione ricorda molto da vicino quella "connessione sentimentale" che Gramsci poneva alla base dei partiti. Così, tra interessi miliardari, vicissitudini algoritmiche e inesorabili manipolazioni; fra galoppini cinesi, russi e sauditi, Stefano Feltri pone gli influenti sul bancone anatomico e freddamente sviscera il prezioso segreto dell'euforia social per cui di norma l'autenticità è fasulla; e quindi, al solito, guai agli ingenui. Quanto alla ricerca di antidoti, più che alle leggi meglio affidarsi al principio secondo cui ogni grande sommovimento ha in sé il suo contrario; in genere la Storia, o se si preferisce Dio, vede e provvede.

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