"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi

"Il bruco (2017)". Foto di Aldo Ettore Quagliozzi
"Il bruco" (2017). Nikon Coolpix P900. Foto macro. Stato larvale della falena diurna "Macroglossum stellatarum" volgarmente detta "sfinge colibrì".

sabato 4 giugno 2022

Eventi. 76 «È questo il vero cimento a cui siamo chiamati: uscire dal mondo che con ottusità e violenza abbiamo costruito fin qui».

 

Ha scritto la professoressa Maria Rita Gismondo – direttore di “Microbiologia clinica e Virologia” presso l’Ospedale “Luigi Sacco” di Milano – in “Guerra e povertà l’ultima piaga” pubblicato su “il Fatto Quotidiano” di oggi: Prescindendo da ogni considerazione geopolitica, non si può comunque non essere preoccupati di una conseguenza inevitabile che la guerra provocherà. Come sempre saranno i più poveri a pagare il conto più alto. Mentre l'Occidente teme che il Pil previsto per quest'anno e per i prossimi possa essere inferiore alle previsioni, che la crescita rallenti, c'è una parte del mondo, dimenticata (volutamente) che subirà conseguenze gravissime per decisioni che non ha mai preso e una guerra che forse molti dei suoi abitanti non conoscono nemmeno. È noto che ci sono 22 milioni di tonnellate di grano, orzo, girasoli e altro ancora, bloccati nei porti ucraini, che non potranno raggiungere l'Europa, l'Africa e il Medio Oriente. Il rischio è una crisi alimentare planetaria. La storia ci insegna che la fame, più che la limitazione di libertà, è causa di guerre e di morte. Il primo effetto della malnutrizione è la malattia. Nei Paesi poveri le principali cause di morte prematura sono già le malattie infettive: infezioni respiratorie acute, diarrea, Aids, tubercolosi, infezioni neonatali, malaria e altre malattie tropicali. Molte di queste, nei Paesi ricchi, sono praticamente inesistenti. La povertà innesca un circolo vizioso che alimenta le infezioni. La scarsa igiene, la mancanza d'acqua, di strumenti per limitare i contagi, ne favoriscono il diffondersi. Sono colpiti principalmente i bambini. Nel 90% dei casi, queste morti avvengono tra l'Africa subsahariana e l'Asia meridionale: l'età media in queste zone è 57 anni; nei Paesi ricchi l'età media è 80 anni e si muore per neoplasie e malattie cardiovascolari, spesso dovute al sovrappeso. Stiamo ancora vivendo la vergogna della distribuzione di vaccini: solo il 20-30% della popolazione africana è vaccinata. Ora si parla di aiuti per scongiurare la fame: l'ipocrisia impera. Siamo pronti a spendere miliardi per .la guerra e non ci siamo mai impegnati a investire nei Paesi poveri per migliorare le loro condizioni e aiutarli a essere autonomi. Stiamo per affrontare una crisi energetica. Abbiamo idea di quanta energia solare potrebbe produrre l'Africa? Vogliamo accogliere, facendoli vivere in condizioni spesso pietose, milioni di affamati? Di seguito, “La Russia e la guerra civile occidentale” di Raniero La Valle pubblicato su “il Fatto Quotidiano di oggi: (…). Quella che è in corso è (…) una guerra efferata ma circoscritta, messa, in scena come uno spettacolo, dove a contare non sono le tragiche moltitudini delle vittime, tranquillamente immolate da una parte e dall'altra, ma i primi attori solitari, i Putin, gli Zelensky, i Biden, gli Stoltenberg; è una guerra combattuta con altri mezzi l'economia, l'Intelligence, le fake news, più ancora che con le armi; una guerra in cui le armi girano da un Paese a altro, ma sono più propagandate come offerta di omertà e promemoria di sterminio, che destinate alla difesa e alla conquista; una guerra intesa a fiaccare un antagonista che si oppone a un potere mondiale esclusivo e a cacciarlo tra i paria, ma senza arrivare a distruggere tutto; una guerra preventiva fatta da un lato per fermare un cane al confine che abbaia ma non morde e dall'altro per rassicurare Paesi che nessuno minaccia. Questi sono i fatti. Ciò che invece non è avvenuto è che l'Ucraina, gestita dalla Nato, riuscisse a difendersi e a vincere la guerra. Non è avvenuto che la Russia, accusata di voler invadere l'Europa dopo l'Ucraina, fosse sconfitta, umiliata ed esclusa dal mercato globale e dal mondo civile. Non è avvenuto che Putin, mezzo zar e mezzo pazzo, fosse rovesciato dai suoi e che la Russia fosse balcanizzata, ridotta a ranghi subalterni e pressoché dissolta. Non è avvenuto che Biden, dopo aver dettato la sua legge all'Europa, si volgesse a giocare il finale di partita con la Cina. Non è avvenuto che la guerra mondiale a pezzi diagnosticata dal papa si trasformasse in una guerra mondiale intera e totale, fino al ricorso alle armi nucleari, a cominciare dalle ormai demitizzate atomiche tattiche e di teatro. Tutto questo non è avvenuto e non avverrà, perché questa non è una guerra tra due mondi estranei e nemici, ma è una guerra civile interna all'Occidente di cui la Russia di Putin, approdata al mercato neoliberale e sfigurata dagli oligarchi, ormai fa parte. In questo senso è una buona notizia: non è una guerra senza chiaroscuri e senza speranze, come ce l'hanno venduta gli analisti e i crociati nostrani, ma una guerra che ancora possiamo prendere in mano, arginare, far finire, riportare alla ragione. Il precedente per capire questa guerra non è infatti la guerra nascosta nell' equilibrio del terrore del secolo scorso, ma è la guerra del Golfo in cui abbiamo dissipato il dividendo della pace che ci era stato offerto dalla caduta, o rimozione, del Muro di Berlino. Fu allora che perdemmo il patrimonio degli ideali e i frutti della rinascita seguiti ai conflitti mondiali del Novecento. Quando la guerra del Golfo fu intentata ci volle molta fatica e un gran uso di menzogne perché le opinioni pubbliche, ormai persuase del ripudio e della irrazionalità della guerra ne accettassero il ripristino e il ritorno come indissolubile compagna dell'uomo nella storia. Padre Ernesto Balducci, di cui a ragione si celebra ora il centenario della nascita, disperato al vedere lo scacco delle speranze di un mondo nuovo, scrisse che essa annunciava "il declino, anzi la fine dell'Età Moderna”, che voleva dire per lui "la fine dell'età dell'egemonia mondiale euroatlantica, cioè di quel sistema di legge e di mercato identificato con la coalizione occidentale che - diceva - "ha reciso nella coscienza profonda dei popoli del Sud la speranza di una conquista pacifica del diritto a prendersi in mano la propria storia". Quei popoli che anche allora il conflitto in Medio Oriente aveva messo ai margini del sistema sono quelli stessi che oggi si sono rifiutati di schierarsi nella guerra che si combatte in Europa, gli 82 Paesi che non hanno votato per l'esclusione della Russia dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu; tra loro c'è tutta l'Asia, escluso il Giappone, gran parte dell’Africa, dell'America Latina, del Medio Oriente, una parte preponderante cioè della popolazione della Terra, che la Terra vorrebbe salvaguardare, conservare, difendere, il vero mondo che non va umiliato ed escluso, come invece l'America atlantica vuole fare della Russia. A maggior ragione si può dire che la riesumazione della guerra in Ucraina chiude l'Età Moderna; ciò significa andare oltre un mondo fatto a misura dell'Occidente, secondo il modello economico, culturale, politico che per secoli si è imposto come normativo, eccelso e atroce nello stesso tempo. La Chiesa cattolica, che a lungo l'ha fatto proprio, è giunta a prenderne le distanze: da quando nel Concilio Vaticano II il cardinale Lercaro e Dossetti sostennero che la povertà della Chiesa dovesse consistere anche nel distacco dalle ricchezze dell'”organon" culturale dell'Occidente, fino a papa Bergoglio che ha messo la Chiesa "in uscita". L'altro grande esodo in corso dalle strettoie dell'ideologia storicamente egemone, è quello dell'universo femminile, discriminato nella realtà e nel diritto dal privilegio maschile (…). E allora, è questo il vero cimento a cui siamo chiamati: chiudere la parentesi infausta che abbiamo aperto ripristinando la guerra dopo la fine dei blocchi, uscire dal mondo che con ottusità e violenza abbiamo costruito fin qui e intraprendere la ricostruzione della storia quale avevamo cominciato a concepirla nel Novecento: dalla Carta atlantica di Roosevelt e Churchill in piena guerra mondiale (niente a che fare col Patto atlantico) al pensiero politico nuovo di Gorbaciov; dalla Dichiarazione di Nuova Delhi per "un mondo libero dalle armi nucleari e non violento" alla Carta di Abu Dhabi che attribuisce il pluralismo delle religioni alla stessa volontà divina; dalle Costituzioni postbelliche all’”uscita dal sistema di dominio e di guerra" dei convegni della Sinistra cattolica a Cortona; dal Progetto per un'etica mondiale di Hans Kung alla Carta di Algeri per il diritto e la liberazione dei popoli, dal Concilio ecumenico Vaticano II alla "Fratres omnes" di papa Bergoglio. Questo è il futuro, al netto della Bomba, a condizione cioè che la Bomba sia licenziata e interdetta, come già stabilisce il Trattato più importante e profetico che l'Onu abbia mai partorito.

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